31 dicembre 2006
Addio 2006
In questo mio diario voglio ricordare il 2006 non solo per questa immane tragedia irachena, ma anche per altri tre fatti.
Primo. La vittoria di Prodi e della sinistra nelle elezioni politiche. In questi primi mesi di governo si sarebbe potuto far molto di più. Ma mi accontento. Il peggiore governo Prodi sarà sempre meglio del migliore di Berlusconi.
Secondo. La chiesa cattolica ha rifiutato il funerale religioso a Pirgiorgio Welby, che aveva chiesto di essere lasciato morire in pace. La chiesa cattolica dimostra ancora una volta di essere un sepolcro imbiancato. Ha concesso il funerale religioso ai peggiori delinquenti.
Terzo. La mia Juventus quest'anno è stata condannata a giocare in serie B. Se le accuse erano vere, la condanna è meritata. Ma dubito che il mondo del calcio saprà trovare la forza di redimersi.
17 dicembre 2006
Moana Pozzi nel presepe
Moana Pozzi nuda è andata a finire in un presepe.
Per me niente di strano, considerato anche che Moana a modo suo era molto religiosa. Si era circondato nella sua casa di molti oggetti di arte sacra, collezionava statue, inginocchiatoi e acquasantiere, alle pareti aveva affisso numerosi quadri di argomento sacro, di fronte al letto bianco c'era un grande angelo.
Nel presepe allestito dall'artista Wolfango Peretti Poggi, nella sala D'Ercole del palazzo comunale di Bologna, fa bella mostra di sé tra altre 172 statuine anche quella di Moana Pozzi nuda e terrorizzata inseguita dalla morte a cavallo con tanto di falce.
I bigotti si sono scatenati ed hanno censurato questa pregnante espressione artistica. L'autore Wolfango ha avuto gioco facile a bollare come fasulla questa polemica fatta da bigotti e intransigenti che si equivalgono ai fondamentalisti musulmani. Il mio presepe - ha ancora detto - si rifà al dettato francescano. L'idea è quella di far partecipare tutti. Ci sono moltissimi simboli: c'è il padre eterno che rappresenta il bene, il diavolo che rappresenta il male, ma ci sono anche la morte e Moana che rappresenta la vita nella sua espressione più esplicita e seducente e cioè la carne, la natura. Accanto a Cristo - conclude - c'erano i reietti, i ladri, gli assassini e le prostitute.
Da molti anni ho smesso di fare il presepe, ma vi è stato un periodo che ne facevo di molto grandi e belli, con ruscelli veri, neve che cadeva, le quattro stagioni che si succedevano con uno spettacolare gioco di luci. La mia specialità era la costruzione della grotta della natività, dove a circondare Giuseppe, Maria, il Bambino, il bue e l'asinello, vi erano tre schiere sterminate di angeli, prodotte da fenomenali giochi di specchi e movimentate da motorini elettrici. Allora non ci avevo pensato, perchè ancora non conoscevo e non amavo Moana, ma se dovessi rifarlo oggi un presepe nella grotta ci metterei volentieri, vicino al bambinello, Moana magari nuda a rappresentare l'umanità sofferente che invano aspira alla gioia senza mai raggiungerla.
Il presepe rappresenta la vita ed al suo interno può quindi trovare legittimamente posto qualsiasi espressione di vita. I bigotti, i farisei e le anime candide sono libere di criticare, ma non di censurare. Ognuno il presepe se lo costruisce come più gli aggrada.
2 novembre 2006
Il Quarto del Vizi Capitali, thriller di Fernando Palermo
L'Inghilterra e la Puglia sono i teatri dove vengono recitate le scene con i diversi morti ammazzati. I personaggi sono professori universitari, medici ospedalieri, poliziotti, terroristi. Quasi tutti mentono a se stessi e agli altri. Ma, come in ogni thriller, alla fine la verità verrà fuori. I colpevoli verranno smascherati.
Si invidiano gli altri perché hanno avuto la forza ed il coraggio di fare ciò che noi non siamo riuscito a fare. Ci si mostra e si è furbi e superficiali, per non sembrare agli altri fuori della regola. La mediocrità è la legge da rispettare. Si ammazza per rivalità, invidia, gelosia.
Ma talvolta, anche se molto raramente, l'invidia può essere costruttiva. Invidiando talvolta si diventa migliori, se riusciamo ad eliminare dentro di noi le cause della nostra inferiorità. Non si diventa migliori, eliminando i migliori. Non c'è persona più pericolosa dell'ignorante supponente.
Man mano che si va avanti nella lettura del libro nascono spontanei collegamenti ad altri fortunati libri, laddove si parla di Santo Graal, di discendenti di Cristo per opera della Maddalena, di soluzioni di anagrammi.
Forse il libro è un po' frammentario, le storie non sempre si intersecano bene tra loro. A meno che questo mio giudizio non sia dettato dall'invidia.
Io ho apprezzato di più l'unitarietà del primo romanzo L'amore lontano.
Fernando Palermo, Il Quarto dei Vizi Capitali, F&D Editore, luglio 2006, pp. 160, € 11,00 [acquistabile anche su ibs]
25 ottobre 2006
Mel Gibson: film sui briganti
La notizia è stata lanciata dalle agenzie Adnkronos e Ansa il 22 ottobre. Molti giornali l'hanno ripresa.
Mel Gibson è tornato in Basilicata, sui luoghi dove girò The Passion; questa volta per scegliere i luoghi dove mettere in scena la "resistenza stracciona" dei briganti contro il Regno dell'Italia unita e il Risorgimento.
Gibson è stato anche visto, confuso tra la folla, nel parco della Grancìa, a una quindicina di chilometri da Potenza, mentre assisteva allo spettacolo La storia bandita, che rievoca le imprese dei briganti contro l'occupante piemontese.
Forse Gibson, dopo Braveheart e Il patriota, vuole realizzare una storia legata al brigantaggio meridionale che, con la sua epopea di guerra di popolo alimentata da spinte indipendentiste, si inserirebbe nella stessa linea ideologica dei due film precedenti.
Io non apprezzo molto Gibson regista, mi riferisco in modo particolare a The Passion, film che altrove ho definito di bassa macelleria. Ma che uno del calibro di Gibson faccia un film sui briganti mi intriga molto. Siccome presumo che saranno molti ad andare a vederlo, certamente contribuirà a far conoscere l'altra storia, quella dei vinti.
Speriamo che Gibson questo film lo faccia veramente.
23 ottobre 2006
Voti alla Festa del Cinema di Roma
Ecco i miei voti ai 25 film visti alla Festa del Cinema di Roma
Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbush di Steven Shhainberg - Voto: 5
Le voyage en Arménie (Armenia) di Robert Guédiguian - Voto: 7
Uno su due di Eugenio Cappuccio - Voto: 5
N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì - Voto: 7
Akumu Tantei (Nightmare Detective) di Shinya Tsukamoto - Voto: 4
The Departed di Martin Scorsese - Voto: 5
Les Ambitieux di Catherine Corsini - Voto: 6-
Le Dernier Caravanserail. Le fleuve cruel di Ariane Mnouchkine - Voto: 2
Alatriste di Agustin Diaz Yanes - Voto: 5
L'Heritage di Temur e Gela Babluani - Voto: 7-
The Hoax (L'imbroglio) di Lasse Hallström - Voto: 6-
Mon Colonel di Laurent Herbiet - Voto: 6½
Checosamanca 1. Politica di autori vari - Voto: 6-
La sconosciuta di Giuseppe Tornatore - Voto: 6-
This is England di Shane Meadows - Voto: 6½
Le concile de pierre di Guillaume Nicloux - Voto: 5
Il mondo addosso di Costanza Quatriglio - Voto: 6
Salvatore - Questa è la vita di Gian Paolo Cugno - Voto: 6½
Nacido y criado di Pablo Trapero - Voto: 4
The Prestige di Christopher Nolan - Voto: 6
Viaggio segreto di Roberto Andò - Voto: 6
Borat di Larry Charles - Voto: 5
Efter Brylluppet (Dopo il matrimonio) di Susanne Bier - Voto: 7
American Vertigo di Michko Netchak - Voto: 4
Izobrajaya Zhertvy (Playing the Victim) di Kirill Serebrennikov - Voto: 6-
Su questi film scriverò (forse) delle recensioni.
13 ottobre 2006
Festa del Cinema Roma
Per arrivare ieri a Roma con il treno, i quasi normali problemi. L’anno scorso per arrivare alla Mostra del Cinema di Venezia il treno ha portato 12 ore di ritardo, per un blocco ferroviario per sciopero di agricoltori. Quest’anno per la Festa del Cinema di Roma, con il treno solo tre ore e mezzo di ritardo.
Ho ritirato l’accredito culturale ed ho cercato di capire qualcosa leggendo depliant, programmi, carte varie. Ho cercato di farmi un programma dei film da vedere domani.
Ora che sono qui sento lontane le diatribe su Venezia e Roma. Ora conta solo Roma.
Non riesco a risolvere il problema del collegamento ad internet.
Roma, 12 ottobre 2006
10 ottobre 2006
Berlusconi: assente
Nel numero da martedì 10 ottobre 2006, il direttore Franco Bechis attacca Silvio Berlusconi per le sue assenze sistematiche dalla Camera di deputati. Da quando è in carica il governo Prodi sono state approvate dieci leggi. Berlusconi non ha partecipato alle votazioni finali otto volte. Le due volte che è stato presente ha votato sì, come la maggioranza di Prodi. Berlusconi è diventato il fantasma dell'opposizione.
Lui parla solo sui giornali e in televisione. Alla Camera perderebbe tempo. E che ci va a fare in Parlamento? Lui è entrato in politica solo per fare il presidente.
Ha minacciato di scendere in piazza contro la Finanziaria. Ma statene certi non lo farà. Lui frequenta solo le piazza virtuali sventolando sondaggi virtuali che non contano niente, specialmente ora che non ci sono votazioni alle porte.
Il campo dove si svolge il gioco della democrazia è il Parlamento, ma lui non sa cosa sia la democrazia. Lui scende in campo solo da Bruno Vespa.
Eppure qualche errore del centrosinistra lo si potrebbe correggere in Parlamento, specialmente in Senato dove Prodi ha una maggioranza risicata. Scrive Bechis: «Ci riuscivano i vecchi comunisti, quando imperava la Dc. Ma avevano un'arma segreta: ogni mattina alle 9 erano tutti in Parlamento...».
Ma che vorreste che Berlusconi imiti i comunisti? Non sia mai.
9 ottobre 2006
Governo Prodi: luna di fiele
Voglio sperare (o forse illudere) che abbia ragione il viceministro Visco, quando afferma: «Sapevamo che la situazione era drammatica, un iniziale calo di popolarità era scontato».
I sondaggi sul governo di centrosinistra sono neri.
Prodi però si dice sereno: «Non mi turbo assolutamente - ha chiarito - perché il dovere di governare non è quello di "accontentare" ma quello di fare l'interesse del paese. Faremo correzioni, ha aggiunto, ma senza rinunciare ai principi cardine della manovra che sono quelli della equità, del rigore e dello sviluppo».
Ma intanto il 52,5% degli elettori ritiene che se si votasse oggi vincerebbe il centrodestra. Berlusconi gode.
Nando Pagnoncelli, dando i numeri di un sondaggio, rileva che mentre a luglio il 57% degli italiani esprimeva un giudizio positivo sul governo Prodi, oggi quella percentuale è precipitata al 41%.
Il cielo è sempre più plumbeo per Prodi e sempre più blu per Berlusconi.
Secondo un altro sondaggio il 50% degli italiani ritiene che il governo cadrà in anticipo rispetto alla scadenza naturale, 8 su 10 sono insoddisfatti della situazione del Paese, 2 su 3 non gradiscono la Finanziaria.
Bisogna ricorrere ai ripari, correggere gli errori e per il futuro farne di meno.
L'indulto non è sceso giù quasi a nessuno nel centrosinistra. L'idea che si potessero toccare le pensioni e le aperture sui diritti di cittadinanza per gli immigrati hanno fatto il resto.
La luna di miele tra Prodi e gli italiani è diventata luna di fiele. Qualcosa di buono è stato fatto, ma non si è riuscito a farlo sapere e a farlo capire. Ci manca la capacità di comunicare. Su questo dovremmo imparare da Berlusconi, il grande comunicatore (anche se poi l'elezioni le ha perse).
Ma forse non è solo questione di comunicazione. Beppe Fioroni ha detto: «Prima vivevamo in un mondo virtuale gestito dal grande Fratello. Ora dalla virtualità siamo passati alla realtà, che è peggio del previsto. Ma ripristinare i conti è un obbligo morale».
Il settimanale inglese The Economist spara a zero contro Prodi. «Coloro che avevano sperato che il governo Prodi avrebbe messo fine al gioco delle tre carte sui conti pubblici - scrive in un suo articolo - devono essere rimasti delusi da questa prima Finanziaria. Non ci sarà sviluppo e Regioni e Comuni aumenteranno le imposte». Ma forse agli inglesi qualunque cosa si faccia in Italia, non gli andrà mai bene.
Ma qualcosa per bloccare la frana bisogna però farla. Alla fine, in democrazia, per vincere contano i voti.
8 ottobre 2006
Anna Politkovskaja: il potere continua ad uccidere
«La sua uccisione sembra essere una punizione per i suoi articoli», ha detto Dimitri Muratov, direttore della Novaia Gazeta, giornale per il quale scriveva la Politkovskaja. Tra gli azionisti del bisettimanale "Novaia Gazeta" vi è l'ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov.
Anna Politkovskaja aveva ottenuto fama mondiale e premi internazionali per le sue inchieste sugli abusi sui diritti umani commessi dal governo Putin, in particolare in Cecenia. Aveva scritto, attaccando Putin, anche delle violenze delle truppe russe sui civili ceceni, dei morti del teatro Dubrovka, della strage di bambini a Beslan.
Era stata arrestata ed aveva subito un altro tentativo di omicidio.
Le indagini sulla sua uccisione sono condotte direttamente dal Procuratore generale della Russia, Yuri Chaika.
Ma il segretario dell'Ordine dei giornalisti russi Igor Iakovenko è scettico sui risultati del lavoro investigativo ufficiale. «Faremo una nostra indagine», ha detto alla radio Eco di Mosca, «non c'è nessuna speranza che l'inchiesta delle forze dell'ordine porti a dei risultati, come dimostrano casi precedenti».
Sono almeno dodici i giornalisti uccisi nella Russia di Putin. Tre nel corso del 2006. E su nessuna di queste morti è stata fatta piena luce.
Anna Politkovskaja sosteneva che sono proprio le scelte politiche di Putin ad alimentare il terrorismo che dovrebbero eliminare. In questo Putin è stato aiutato enormemente dalla teoria della "guerra al terrore" di Bush e Blair. I sequestri, le uccisioni extragiudiziarie, le sparizioni, le torture e gli stupri non eliminano il terrorismo, ma lo alimentano.
Putin ha cercato di convincere la comunità internazionale che anche lui sta combattendo il terrorismo globale, che anche lui partecipa a questa guerra così di moda oggi.
Anna Politkovskaja aveva quarantotto anni ed era madre di due figli. Raccontava nei suoi articoli di un potere sempre più invadente e verticistico sotto Putin, e del sonno delle coscienze fra i russi.
7 ottobre 2006
I libri di Francoforte
Non ci saranno solo libri, ma anche film, musica, serial tv, videogiochi. Ma è ovvio che la parte del leone continuerà a farla il libro gutenberghiano. Nel 1999 a Francoforte fu lanciato l'e-book, annunciato come strumento mirabolante che avrebbe dovuto sostituire il libro di carta; ma oggi dell'e-book non se ne parla più. Fallito. Il libro di carta da toccare, sfogliare, odorare crediamo che continuerà a mantenere per sempre il suo fascino.
Ma nello stesso 1999 furono anche lanciati, in un minuscolo stand giapponese, i brutti timidi buffi esserini dei Pokemon.
Fra i banchi della Fiera si annidano potenziali best-seller, capolavori ignoti, gli affari dell'anno dopo. Agenti e giornalisti si aggirano famelici, in cerca di novità.
L'Istituto Italiano di Cultura presenterà, in dibattiti e incontri, 11 autori: Luciano Canfora, Dacia Maraini, Davide Paolini, Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo, Grazia Livi, Gianni Celati, Alessandro Nova, Valeria Parrella, Riccardo Campa, Ugo Riccarelli.
Prima o poi alla Buchmesse di Francoforte dovrei andarci.
6 ottobre 2006
Non sparate sulla Croce Rossa
Ma le porcate sono porcate. Chiunque le faccia. E qualcuna certamente ne è stata fatta con la minacciata finanziaria, se sindaci di sinistra del calibro di Veltroni, Cofferati, Chiamparino e Domenici l'hanno bocciata. Il rischio che loro denunciano è che quello che a livello centrale i cittadini dal reddito medio-basso riescono a guadagnare, poi a livello locale saranno costretti a sborsarlo al doppio. Anzi Chiamparino prevede conseguenze peggiori ancora. Ha quantificato che i tagli per Torino, se venisse confermata la Finanziaria così come è stata presentata da Padoa-Schioppa, sarebbero tra i 184 e i 196 milioni di euro. «Significa - ha spiegato Chiamparino - che al netto dalle spese per il personale, si taglierebbero tutti i servizi all'assistenza, alla scuola e al lavoro. E se anche applicassimo il massimo delle tasse per quanto riguarda l'Ici e l'Ire, non arriveremmo comunque a coprire la metà dei tagli che la Finanziaria ci chiede».
Mentre le critiche avanzate da tutti i Sindaci di sinistra fanno preoccupare il governo, che è già ricorso ai ripari, non gliene fa un baffo (e anche a noi non fregano niente) le minacce di Berlusconi di scendere in piazza. Qualcuno ha detto che se veramente quest'ultima minaccia venisse messa in atto, piazzando le telecamere si individuerebbero sicuri evasori fiscali.
Per tutte, io voglio citare una porcata, che colpirebbe tutti, ma ovviamente maggiormente i più poveri, e cioè il ticket sul pronto soccorso. Ma a chi gli è venuta questa idea? Bisognerebbe ricoverarlo e dimetterlo ogni giorno.
Mi consola il fatto che pare, a detta di sondaggisti come Piepoli e Weber, stia passando nell'opinione pubblica il messaggio che l'attuale governo voglia colpire i ceti medio-alti, per una ridistribuzione più equa della ricchezza. Ma in questa direzione bisogna fare molto e molto di più. Berlusconi, in proporzione a me, non paga niente.
5 ottobre 2006
Partito Democratico, dubbi
L'idea di formare, come negli Stati Uniti, due grandi raggruppamenti che si sarebbero contrapposti nelle tornate elettorali, mi intricava molto. Ma ero consapevole che si trattava solo di un pio desiderio. In Italia mai si sarebbe riuscito ad aggregare partiti e partitini, né a destra né a sinistra. La frammentazione è connaturata alla politica italiana.
Il Partito Democratico, a cui si vuol dare vita oggi, è tutt'altra cosa rispetto a quel mio sogno di allora. Oggi si vuol mettere insieme l'inconciliabile. Le contraddizioni sono molte, insuperabili. Ed anche le resistenze sono tante, sia nei ds di Fassino che nei dl di Rutelli.
Si va verso quella meta con un'operazione quasi verticistica, coinvolgendo poco o niente la base. E già 43 esponenti della sinistra ds hanno detto no. Tra di essi vi sono: Giovanni Berlinguer, Piero Di Siena, Claudio Fava, Marco Fumagalli, Fabio Mussi, Pasqualina Napoletano, Giulia Rodano, Cesare Salvi, Alba Sasso; per citare solo quelli che per ragioni diverse conosco meglio. Dicono: «Non possiamo accettare che gli stati maggiori si facciano interpreti, senza chiare verifiche democratiche, della volontà popolare, e in nome e per conto dei militanti e degli elettori, procedano alla fusione tra Ds e Margherita, non possiamo accettare che nasca un partito che non contenga, né nel nome né nel simbolo, le parole "sinistra" e "socialismo"».
Ma dubbi sulla nascita del Partito Democratico vengono avanzati anche da esponenti della maggioranza dei ds. Caldarola per esempio ritiene che l'appartenenza del nuovo partito al Pse - Partito del Socialismo Europeo - sia una precondizione per la sua adesione.
Esattamente il contrario di quello che chiede Castagnetti della Margherita. «La cultura cattolico-democratica deve essere tra le culture di riferimento del Partito Democratico. Una prima conseguenza è che il nuovo partito non può finire nel Pse, che è la casa socialista».
Anch'io pongo come condizione per una mia eventuale adesione al Partito Democratico che esso faccia parte a livello europeo del Partito del Socialismo Europeo.
3 ottobre 2006
Dopo i briganti: si riparte
Ma ora tutto è finito. Tutto ha funzionato quasi alla perfezione. Nessun relatore ha dato forfait.
Vi è stata una grande partecipazione di pubblico fin dal primo giorno. La sala era sempre piena.
Il fenomeno del brigantaggio meridionale è stato sviscerato da molteplici punti di visti. Relatori pugliesi, calabresi, lucani, campani hanno documentato ed illustrato le gesta dei briganti regione per regione.
E' stato fatto il punto sulla situazione degli studi sul brigantaggio ad oggi, con relazioni competenti ed avvincenti. I relatori erano forse i massimi conoscitori della materia. Valentino Romano, Ulderico Nisticò, Rosario Quaranta, Mario Guagnano, Dino Levante, Vincenzo Labanca, Antonio Trinchera, Alessandtro Romano, Raffaelle Nigro, sono nomi molto conosciuti da chi si interessa dell'argomento. Per la prima edizione della "Settimana dei Briganti" abbiamo privilegiato gli studiosi "irregolari" rispetto agli accademici. Daremo nei prossimi anni spazio anche a questi ultimi.
Alcuni amici lettori di questo mio blog sono stati presenti fisicamente al convegno. Li ringrazio e li saluto caramente.
Dopo l'intervallo della "Settimana dei Briganti" da domani riparto con le mie riflessioni in questo diario.
25 settembre 2006
Settimana dei briganti: si parte
Oltre me, hanno fatto parte del comitato organizzatore del convegno lo scrittore e giornalista "Rai" Raffaele Nigro, l'appassionato lettore di tutto ciò che viene pubblicato sul brigantaggio e responsabile dell'associazione "Democrazia e partecipazione" Vito Nigro, il profondo studioso del brigantaggio meridionale Valentino Romano, il giornalista della "Gazzetta del Mezzogiorno" Angelo Sconosciuto.
Si cercherà di dare una risposta alla domanda: "Chi erano i Briganti?". Valentino Romano inquadrerà il fenomeno del brigantaggio nella più generale storia del Sud, Ulderico Nisticò parlerà del brigantaggio in Calabria, Rosario Quaranta affronterà il tema del brigantaggio preunitario nel Salento, Mario Guagnano presenterà il brigantaggio in Puglia, Rocco Biondi (io) effettuerà un viaggio sul brigantaggio nei siti internet, Dino Levante presenterà i libri che sono stati pubblicati nel tempo sul fenomeno del brigantaggio, Valentino Romano ancora mostrerà la vita quotidiana dei briganti e delle brigantesse con particolare attenzione ai loro cibi, Vincenzo Labanca scrittore di fortunati romanzi sul brigantaggio illustrerà cosa vi è di storico e cosa vi può essere di inventato quando si parla di briganti, Maria Santina Faggiano Semeraro presenterà i risultati di una ricerca fatta dai ragazzi di una scuola media dal titolo "L'altro volto brigantaggio", Alessandro Romano esaminerà le cause che hanno portato al brigantaggio, Raffaele Nigro presenterà in prima nazionale il suo ultimo libro "Giustiziateli sul campo" che affronta il fenomeno del brigantaggio nella letteratura e nell'arte in genere.
Un programma molto nutrito, come si vede. Inoltre nelle varie giornate saranno effettuati degli eventi sul tema brigantaggio.
In epigrafe al programma ho poste le seguenti tre frasi tratte dal romanzo di Raffele Nigro "I fuochi del Basento", che possono costituire una buona introduzione al convegno: 1) Io ora non combatto per rubare e per farmi ricco, ma per l'emancipazione dei contadini, per affrancarli dalle servitù, dalle decime, dai terraggi; 2) Nessuno ricorda mai gli sconfitti. Ma ogni tanto si affaccia un Giannone, un Cuoco e fa giustizia. Cent'anni dopo i fatti, magari. 3) L'idea di uno Stato in cui fossero i contadini a governare non morì.
Sito internet sul convegno: http://www.settimanadeibriganti.it/
23 settembre 2006
I libri mancano
Il quadro che emerge dalla ricerca è desolante, nel 2005 più della metà degli italiani (57,7%) non ha preso in mano neanche un libro, mentre il 42,3% ne ha letto solo uno, solamente il 5,7% degli italiani ha letto almeno un libro al mese.
Gli italiani, mediamente, spendono in un anno per i libri, compresi quelli scolastici, quanto destinano per una cena in trattoria. E cioè 64 euro contro i 209 dei norvegesi.
Il pil (la ricchezza nazionale) cresce con l'aumento della lettura. Le percentuali di ricchezza regionali lo dimostrano. La Lombardia, che contribuisce al Pil nazionale per il 18,9% ha il 20% di lettori, mentre la mia Puglia con il 4,7% del Pil ha il 4,6% di lettori.
Gli investimenti in acquisto di libri negli ultimi tre anni sono calati del 16,9%.
112 comuni con più di 20mila abitanti non hanno nemmeno una libreria.
Al sud e nelle isole appena il 5% dei comuni possiede almeno una libreria.
Le risorse annue destinate dalle biblioteche pubbliche per l'acquisto di nuovi libri di lettura si aggirano solo intorno ai 2 euro pro capite.
Le biblioteche scolastiche sono quasi del tutto assenti e meno di un istituto su quattro ha una collocazione dei libri a scaffale aperto.
Solo il 13,6% degli studenti e addirittura il 2% dei docenti frequenta le biblioteche scolastiche esistenti.
Si conferma basso anche l'investimento annuo delle scuole per i libri: 3,31 euro per studente, ovvero un cappuccino e una brioche al bar.
Purtroppo, quindi, la scuola non incoraggia alla lettura, contraddicendo così ad uno dei suoi obiettivi primari.
La lettura significa formazione continua e permanente.
Bisogna riuscire a portare alla lettura lo sterminato pubblico televisivo, formato per il 90 per cento da non lettori assoluti o lettori deboli.
La scuola dovrebbe stare in prima fila in questa missione. Ma chi forma i formatori? C'è bisogno di missionari del libro e della lettura. Io mi ritengo uno di questi. Ma si può fare sempre di più.
Lo Stato dovrebbe incentivare la lettura. In Francia a questo scopo lo Stato spende dodici milioni di euro l'anno, la Spagna otto, l'Italia zero.
21 settembre 2006
Vespa con poca dignità
«Se riducono da quattro a tre le puntate settimanali di Porta a porta, mi cerco un altro posto».
E poi si vanta di essere un moderato, mai sanzionato né rimproverato, che ha ottenuto sempre ottimi risultati. Si è dimenticato di essere stato, regnando Berlusconi, il suo servo prono, che zittiva chiunque si avventurasse di criticare il suo signore Berlusconi.
A meno che ora non si riprometta di cambiare padrone. Senza pudore. Detronizzato Berlusca, vuol passare armi e bagagli al servizio Prodi.
Lui si ritiene un uomo per tutte le stagioni. Non capisce perché lo si vuol punire. Lui è sempre al soldo del vincitore. Chi vince ha sempre ragione.
Lui si pone e propone come notaio di qualunque patto con gli italiani, purché rimanga sempre in televisione.
Lui non ha idea politica alcuna, Prodi vale quanto Berlusconi. Quel che conta sono i milioni dei contratti che riesce a strappare ai dirigenti della televisione.
La piaggeria nei confronti dell'ultimo signore è la sua professione. Sinistra e destra, sopra e sotto, sono la stessa cosa.
Di uno come lui forse non ci si può indignare. Di uno come lui ci dovremmo solo vergognare. Di uno come lui non sappiamo che fare.
Se veramente se ne andasse dalla televisione pubblica, non lo rimpiangeremmo per niente. Lui pensa solo a farsi gli affari suoi, come Berlusconi.
Noi pensiamo che la vita debba essere vissuta con più dignità.
20 settembre 2006
Il bordello Università
Ma questa non è una novità, forse l'Università è un bordello da quando è nata. Mussi vuol farla diventare un convento.
Si è dato tempo un anno per farlo, e se non ci riesce ha detto che se ne va. Io penso che fra un anno si sarà dimenticato di aver fatta questa affermazione.
Vuol riformare le modalità di reclutamento, vuol istituire un'agenzia di valutazione per i docenti, vuol contrattualizzare il rapporto di lavoro dei docenti universitari (basta con i baroni, docenti a termine e non a vita), vuol fermare i cervelli in fuga pagando di più i ricercatori. Si vede che Mussi non vive nell'Università.
In un convegno di Confindustria ha promesso che nella finanziaria farà stanziare un miliardo e mezzo per tre voci: Università, ricerca ed incentivi alle imprese. Ci riuscirà? Io ne dubito molto.
Tutti i nuovi ministri dell'università, appena insediati, hanno più o meno promesse questa cose. Ma le cose vanno sempre a peggiorare.
Con la Moratti si è toccato il fondo. Si è allora costretti a salire.
Sarà mai possibile entrare a far parte del corpo docenti, senza essere stati mandati da qualcuno? Forse è proprio strutturalmente impossibile.
Ricordo che quando, molti anni fa, mi laureai a Roma con centodieci e lode, ritenni ingenuamente di poter chiedere alla titolare di poter fare l'assistente presso la sua cattedra, quella mi guardò meravigliata. Da dove venivo, chi mi mandava? Mi aveva seguito per quattro anni e mi conosceva quasi come le sue tasche. Ma quando le chiesi di fare l'assistente mi rinnegò e spergiurò di non conoscermi, senza aspettare che il gallo cantasse nemmeno una volta.
Allora erano i tempi in cui si potevano fare gli esami anche solo suonando il piffero. Tanto per quello che valevano, andava bene anche così. Ma io avevo studiato. Ma non contava niente lo stesso. Non mi mandava nessuno.
Pare che ancora oggi il mondo non sia cambiato, né accenni a cambiare.
19 settembre 2006
Il Papa cacciatore
Non ho capito di che religione sia quel tal Shujaat Ali, che ha disegnato le vignette contro Bendetto XVI, trasmesse sulla televisione araba al Jazeera. Sarà per caso musulmano? Una cosa è certa, se quelle vignette avessero avuto come soggetto Maometto o simboli legati all’Islam sarebbe successo il finimondo. Le vignette danesi insegnano.
Il papa Benedetto XVI viene raffigurato armato di fucile, intento ad ammazzare le colombe di pace che Giovanni Paolo II lancia da San Pietro.
Diventa chiaro allora che gli islamici estremisti cercano occasioni per attaccare le altre religioni. E questa non è una cosa buona.
Ma per fortuna anche fra gli islamici ci sono i moderati democratici. A sorpresa uno di questi si è dimostrato essere il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, che ha dichiarato: «Musulmani, cristiani ed ebrei e tutti coloro che credono nelle religioni, se sono veramente seguaci della religione, devono essere fautori della pace, della fratellanza e della tranquillità». Ben detto, da sottoscrivere pienamente.
Karol Wojtyla non avrebbe commesso la "gaffe" a cui è incorso il suo successore. Il professore Ratzinger ha prevalso sul teologo, il teorico ha prevalso sul predicatore, lo scienziato sul pontefice.
Ma l'odio contro il Papa occidentale viene ogni giorno fomentato. Nelle librerie di Istambul è in testa alle classifiche di vendite, e da molto prima che scoppiasse il caso della lezione di Ratisbona, un giallo intitolato Papaya Suikast, Attentato al Papa, sottotitolo: «Chi ucciderà Benedetto XVI a Istanbul?»
In ogni parte del mondo si ha bisogno di tolleranza, di equilibrio, di pace. Ed è quello che vogliamo noi. E per fortuna siamo in tanti.
La strada da fare è tanta. E dopo l'ultimo scivolone di papa Ratzinger più in salita.
Sulla stampa mondiale si è levato un coro di critiche contro il professor Ratzinger, che purtroppo è anche Papa. Il Times si è chiesto se Benedetto XVI «si rendesse conto di quale sarebbe stato l'effetto delle sue parole». Forse no.
17 settembre 2006
Uccio Biondi: pittore dell'anima
Con Uccio ho lavorato assieme per alcuni anni. Lo conosco quindi abbastanza bene e mi onora della sua amicizia, poco frequentata ma intensa. Di contro io nutro una profonda stima di lui.
Artista affermato in Italia e all'estero. Molti importanti critici hanno scritto di lui.
La sua più che trentennale attività artistica per la prima volta viene mostrata in un percorso antologico che raccoglie alcune delle sue più significative opere che vanno dal 1973 al 2006. Cornice eccezionale dell'evento sono i saloni dell'imponente castello normanno svevo di Mesagne in provincia di Brindisi.
Viene offerta al visitatore la produzione/testimonianza della vita di un artista che affascina e ti prende.
Uccio Biondi mi piace definirlo un pittore dell'anima, da quella materica figurativa a quella astratta informale. I suoi quadri mostrano l'anima sofferente ma dignitosa dei contadini del sud, l'anima dei corpi femminili che si donano alla visione, l'anima dei colori che da soli comunicano gli stati d'animo dell'artista, l'anima che si legge sui volti dei ritratti delle 55 ragazze che ci accolgono quasi tutte con un sorriso.
L'opera di Uccio Biondi si snoda, per fasi successive, dal realismo politico, al realismo esistenziale, all'informale, alla ritrattistica.
«Biondi, da terra mia a monne terranee», si intitolano la mostra ed il catalogo, dove "terra mia" è la terra arida ed avara del sud e "monne terranee" sono le donne delle terre del mediterraneo.
Donato Valli scriveva, di Uccio Biondi primo periodo, che dipingeva in dialetto, accostandolo al suo concittadino Pietro Gatti grande poeta in vernacolo. Biondi ha illustrato i libri di poesia di Gatti. Ora Biondi dipinge, quasi correttamente, in una lingua internazionale che tutti capiscono.
Ma Uccio Biondi non è ancora pago di quello che ha fatto. Ci stupirà ancora.
http://www.ucciobiondi.it/
[Nella foto - Uccio Biondi: Smack!]
16 settembre 2006
Il Papa può dire cazzate?
Nel discorso tenuto martedì scorso in Germania, il Papa ha citato l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo, vissuto nel 14esimo secolo, che disse: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava".
I musulmani hanno reagito con rabbia a questa citazione e hanno chiesto le scuse del papa, per dissipare l'impressione che anch'egli partecipi alla campagna contro l'Islam.
Dal Vaticano si sono subito affrettati a dire che il papa è stato frainteso, non voleva dire quello che ha detto. Ma se il papa voleva semplicemente dire che non vi può mai essere una motivazione religiosa della violenza, io concordo pienamente con lui. Ha perfettamente ragione il gesuita Samir Khalil Samire quando afferma: «Chiunque sia, cristiano o musulmano, se segue la violenza, va contro la ragione e contro Dio, che è la fonte della ragione».
Ma comunque quella citazione papa Ratzinger poteva risparmiarsela. In un momento storico difficile e sull'orlo di una crisi di nervi, in cui viviamo, bisogna soppesare bene le parole, specialmente se uno è papa. Andare a pescare una frase di sette secoli fa, fa sospettare che la si fa propria. Abbiamo bisogno di pompieri e non di fuochisti. Non bisogna dare corda ai gruppi del radicalismo islamico.
La chiesa cattolica dovrebbe affrontare questi argomenti con un po' di dovuto pudore; non dimentichi le crociate, che furono una violenza istituzionalizzata, fatta benedire da Dio.
Ricerchiamo le cose che ci uniscono, per superare quelle che ci dividono.
Il versetto 99 della decina sura (capitolo) del Corano dice: «Se volesse il Signore, tutti quelli che sono sulla terra crederebbero. Ma tu non puoi prendere la gente per il collo perché credano!». Ho trascritto il versetto dal Corano tradotto dal cattolico Federico Peirone per la Mondadori. L'ebreo Moni Ovadia, con terminologia più moderna, l'ha tradotto: «Se Allah avesse voluto fare di tutti gli uomini dei credenti, lo avrebbe fatto. Chi sei tu dunque per imporre con la forza ad un uomo di credere a suo dispetto?». Non posseggo la traduzione di un islamico, ma credo che non sarebbe diversa nella sostanza.
15 settembre 2006
Professori: missionari o impiegati?
I professori non sono più un punto di riferimento per i loro studenti. Vivono la la loro professione con alienazione. E i ragazzi apprendono a prescindere dalla scuola, da soli. Il problema è su cosa apprendono. Le nuove tecnologie forse creano degli analfabeti.
La Moratti aveva contribuito all'affossamento dell'insegnamento. Ora che lei non c'é più bisogna riprendere il gusto dell'essere a scuola, sia per i docenti che per gli studenti. Bisogna ritornare a pensare e a credere che la formazione è essenziale alla competizione sociale e allo sviluppo del paese. Bisogna ricollegare la scuola ai bisogni della società.
Una volta si diceva che la scuola deve insegnare il metodo per affrontare e risolvere i problemi reali della società. La scuola quindi non deve solo insegnate a leggere e a far di conto, ma anche a pensare.
Si dice che i professori sono sottopagati e quindi non sono pungolati a formare se stessi per poi formare gli altri. E forse è vero. I docenti per essere veramente tali, devono aggiornarsi continuamente. L'insegnamento non è un mestiere che lo si impara una volta per sempre.
Bisogna ridare all'università il rigore di una volta. Negli ultimi anni le lauree triennali hanno trasformato le università in licei superiori. Si fa quello che non si è fatto nelle scuole superiori.
Forse oggi per la scuola vale quello che Bartali diceva del ciclismo: «L'è tutto sbagliato. L'è tutto da rifare».
Questo allarme è stato lanciato, in un'intervista, dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita, che da più di trent'anni studia i problemi della scuola.
14 settembre 2006
Viva la Rai
La destra grida alla lottizzazione. Buffoni, e che avete fatto in tutti questi cinque anni che siete stati al potere. O a lottizzare siete abilitati solo voi?
Sarà dura liberarsi dal veleno inculcato da berlusconi nelle istituzioni. Lo avevano già fatto gli scudocrociati democristiani. Ma con un po' più di pudore. E poi non erano padroni di una seconda televisione privata.
Ha ragione D'Alema quando dice che siamo stati troppo buoni, a non cacciarli subito a casa, tutti i berluscones.
Berlusconi ha già in mano il 50% dell'informazione con le sue televisioni e i suoi giornali. L'altro 50% tocca tutta a noi. Altrimenti se il pubblico lo si divide a metà, lui ha il 75% e noi solo il 25%.
Forse le anime buone diranno che questa è pura farneticazione. Ma ricordatevi che Berlusconi ci ha già chiamati una volta coglioni. Non ce lo facciamo dire un'altra volta ancora.
Non vogliamo più panini nei telegiornali. Lui si mangi i suoi hamburger a Mediaset, noi ci mangiamo le nostre pagnotte nella Rai.
Quando lui si prenderà Curzi o Santoro a dirigere il suo telegiornale, noi ci prenderemo Ferrara. E solo allora saremo pari.
Ma qualcuno mi dirà che sto confondendo il pubblico con il privato. Ed io rispondo che loro confondono il privato con il pubblico.
Berlusconi è la più grande contraddizione. A lui magnate dell'informazione gli consentiamo di diventare pure capo dell'amministrazione (capo del governo).
E' il più grande conflitto d'interessi. Si fa le leggi che interessano a lui solamente.
Dicono che Gianni Riotta abbia tutte le carte in regola per ridarci un Tg1 informato e completo. Speriamo che non gli succeda quello che successe a Gad Lerner, che pure lui aveva le carte in regola.
Dicono pure che Riotta sia stato trotzkista. Ma vedrete che ora diventerà riformista.
Dicono pure che Riotta sia interista. E questo non glielo perdono.
13 settembre 2006
I fuochi del Basento - Libro
Il libro I fuochi del Basento ottenne nel 1987 il premio Super Campiello ed il Premio Napoli narrativa.
Scrittura dura da masticare, specialmente nella prima parte.
I fatti narrati nel libro sono un misto di cronaca e di immaginazione, come la Storia del resto.
Dal libro ho tratto tre frasi, che ho posto come epigrafe alla settimana di studi sul brigantaggio. Sintetizzano, a mio parere, lo spirito del libro di Raffaele Nigro e l'anima più o meno nascosta dei briganti "buoni". Eccole: «Io ora non combatto per rubare e per farmi ricco, ma per l'emancipazione dei contadini, per affrancarli dalle servitù, dalle decime, dai terraggi»; «Nessuno ricorda mai gli sconfitti. Ma ogni tanto si affaccia un Giannone, un Cuoco e fa giustizia. Cent'anni dopo i fatti, magari»; «L'idea di uno Stato in cui fossero i contadini a governare non morì».
La vita dei briganti era piena di fatica e di batticuore: «Si getta erba bagnata e terriccio sui tizzoni dove si sono arrostite due patate, un passero, se va bene una gallina, e si fugge verso il cuore degli intrichi, tra le canne e gli acquitrini, a cavallo chi ne ha uno, a piedi gli altri, con la tromba i comandi, le schioppettate nelle orecchie, la morte dietro la nuca».
Nel libro si vive anche il sesso puro dei contadini. Ma Angelo Michele aveva solo attenzione per l'imboccatura della camicia di Teresa Addolorata, i suoi occhi erano unghie: «E se verrai nella pagliera ti farò vedere il bastoncino del re. Il re comanda e tutti ubbidiscono, e si fa piccolo e grande a seconda della richiesta». Un bastone magico!
«Nella strada polverosa passò una squadra di mietitori. Scalzi e laceri come sono i braccianti della Puglia». Questa cosa me la raccontava anche mio padre.
Il dotto don Tommaso Bindi al figlio del brigante Francesco Nigro così ricordava il padre: «Ma questo può dirti tutto: non sapeva leggere, eppure aveva accumulato nelle grotte di Monticchio più libri di questa biblioteca; uno così, non è un uomo che fa meraviglia?».
Ne I fuochi del Basento i morti continuano a vivere sulla terra e fanno da guida ai vivi. «Benvenuto in queste case. Io sono Pietropaolo, tuo fratello, morto in tenera età e comandato dall'angelo a seguirvi, tutti di casa, nel bene e nel male. Sii qui dentro il padrone e il servo e non temere i nemici».
Ma i morti si fanno compagnia anche tra loro. La sera che don Tommaso Maria fu seppellito, Francesco Nigro lo aspettò al cancello del cimitero. Erano visibilmente commossi e sorpresi, entrambi. «Eccellenza, vi aspettavo». «Dove si va?» chiese don Tommaso Maria. «Eccellenza, per qualunque strada» spiegò Francesco, «perché qui ogni posto è buono».
11 settembre 2006
E se Bin Laden non fosse mai esistito?
Se le Torri gemelle non ci fossero mai state? Se l'abbattimento delle due Torri fosse un'invenzione cinematografica?
Se l'uomo non fosse veramente mai andato sulla luna? E lo sbarco fosse stato un montaggio televisivo?
Se l'olocausto degli ebrei non ci fosse mai stato? Se fosse un'invenzione di alcuni storici, per incastrare Hitler?
La guerra in Iraq è stata imbastita da Bush, costruita su due menzogne colossali: 1) Il possesso di armi di distruzioni di massa da parte di Saddam Hussein, 2) Il legame tra Saddam e Bin Laden. In un rapporto i servizi di intelligence americani hanno affermato: «Saddam Hussein non solo rifiutò di aiutare Bin Laden, ma si attivò immediatamente per bloccare infiltrazioni di Al Qaeda in Iraq».
Il senatore democratico John Rockfeller ha affermato: «Sembra paradossale ma ormai sono convinto che l'America e il mondo sarebbero più sicuri se Saddam fosse rimasto al suo posto».
La commissione Servizi del Senato americano, presieduta da Rockfeller, ha pubblicato il rapporto definitivo sulla mancanza di collegamenti fra l'Iraq e gli attacchi dell'11 settembre.
E se i Servizi americani sapessero dell'imminente attacco alle torri gemelle e non avessero fatto niente per impedirlo?
Michel Chertoff, capo della sicurezza nazionale americana, ha fatto sapere che vi sarà un nuovo attentato terroristico di grandi dimensioni: «La questione non è se accadrà, ma quando». Bella sicurezza!
Ma Bin Laden esiste? Fonti dell'antiterrorismo americano affermano: «Il commando speciale che ha il compito di catturare o uccidere il capo di Al Qaeda non riceve un indizio credibile da oltre due anni. Nessuna indicazione dalla vasta rete di intelligence, non una soffiata dagli informatori, tacciono i sofisticati sistemi di intercettazione elettronica e i satelliti spia. Non abbiamo più una pista». Ma Bin Laden viene veramente cercato?
Fra cinquant'anni vi saranno degli storici che negheranno che vi sono stati dei morti al ground zero. Come oggi negano che vi sia stato l'olacausto degli ebrei.
Ma i morti veri dell'una e dell'altra tragedia restano, nessuno li farà resuscitare.
La storia è menzogna o mentono gli storici?
10 settembre 2006
E' finita la mostra del cinema di Venezia
Per non soffrire molto non ho voluto leggere sui giornali o vedere in tv nulla sulla Mostra. Ho fatto finta che non esistesse.
Ma ora è finita. Ed allora mi appunto i titoli di tutti i film premiati, per tentare di vederli nelle sale, quelli che arriveranno.
Non potendo entrare nel merito dei film, faccio qualche considerazione su qualcosa che ho letto sui giornali di oggi, a mostra finita.
r.b. (sono le mie iniziali, ma purtroppo non sono io) ha scritto che i premi assegnati quest'anno «sono segnali di una voglia di cinema impegnato, che parli di malesseri contemporanei, del disagio dei molti piuttosto che dell'opulenza dei pochi». La giuria ha dimostrato apprezzabile coraggio.
Un premio fuori ordinanza è stato assegnato dall'U.A.A.R. (Unione atei e agnostici razionalisti, che ha nel comitato promotore anche Sergio Staino) per «un film che evidenzi i valori del laicismo». La giuria ha assegnato il globo d'oro al film Azul oscuro, casi negro (Blu scuro, quasi nero) del regista spagnolo Daniel Sanchez Arevalo, con questa motivazione: «Mostra con realismo e umorismo come la vita, i sentimenti, i desideri siano troppo complessi per essere ingabbiati nell'asfittico modello della "famiglia naturale" cara alle religioni».
Nelle giornate veneziane del cinema è stato rilanciato il Festival di Beirut (Beirut International Film Festival) per un dialogo tra le culture e a sostegno della Cineteca libanese. La 7° edizione del Festival di Beirut avrà luogo dal 4 all'11 ottobre 2006, dopo un’interruzione di tre anni, nonostante la drammatica situazione della città e del Libano. Colette Naufal, dal 1997 Direttore del Beirut International Film Festival, e fondatrice della Beirut Film Foundation nel 2003, ha annunciato che «componenti della comunità internazionale del cinema si stanno accordando per firmare una dichiarazione di solidarietà verso la prossima edizione del Beirut International Film Festival. La dichiarazione segnerà il lancio della campagna di pace MakeFilmsNotWar, che dopo Venezia continuerà a promuovere il dialogo nel mondo e il rispetto dei diritti umani, invece dell’odio, dell’oppressione e della guerra».
Ed ora dal 13 ottobre comincia la Festa del cinema di Roma. Quasi una sfida a Venezia.
Veltroni ha detto che il suo sarà un festival cittadino con una giuria composta da gente comune che va al cinema ed avrà un approccio più popolare contro la tradizionale appariscente mondanità di Venezia.
9 settembre 2006
Moana Pozzi pensiero 10°: la morte
La morte. E' un'ossessione, l'idea di un coma mi terrorizza. Non tenterei mai il suicidio, neppure per un grande amore.
La vecchiaia non ha nulla di poetico: la temo, come temo la morte. E allora non ci penso: continuerò a recitare fino a quando la bellezza me lo permetterà. Poi farò qualcos'altro.
Penso alla vecchiaia con orrore e non riesco a trovarci nessun aspetto piacevole o costruttivo. Le uniche cose che mi fa venire in mente sono il decadimento fisico e la morte.
L'Aids? E chi non la teme? Ma non temo meno un incidente stradale, una rapina a mano armata, un ictus, un infarto. un cancro.
Non mi sento una peccatrice per quello che faccio, anche se riconosco che una volta, quando stavo per morire in un incidente, ho pensato a Dio. Ma forse è stata l'educazione cattolica che ho ricevuto.
Vorrei morire soffrendo il meno possibile. Come cristiana, dico che non ho paura, ma la morte è un passaggio troppo sconvolgente per non fare paura.
La vera infelicità? La vita che finisce.
Credo nella vita dopo la morte e immagino il Paradiso come un posto in campagna con tanti alberi, pieno di tutto quello che abbiamo amato sulla terra.
Morire non mi fa paura, temo solo la sofferenza fisica. Quando succederà desidero essere cremata, non voglio il funerale, lapidi e fotografie. Le mie ceneri dovranno essere sparse nel mare.
Vorrei sognare l'eternità, deve essere molto bello.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
Moana Pozzi pensiero 4°: educazione e sesso
Moana Pozzi pensiero 5°: sesso e pornografia
Moana Pozzi pensiero 6°: la solitudine
Moana Pozzi pensiero 7°: il corpo
Moana Pozzi pensiero 8°: la casa e i vestiti
Moana Pozzi pensiero 9°: il cinema
8 settembre 2006
Rai: siamo troppo buoni
Questa è la domanda che Santoro vorrebbe fare a Berlusconi, nella prima puntata del suo nuovo programma Anno Zero. Santoro infatti ha detto che nonostante tutto lo inviterà. Vorrebbe così consumare a freddo la sua vendetta. Ma io penso che Berlusconi non accetterà. Non è fesso fino a questo punto. Ma non si mai. Talvolta ha la faccia peggio del culo. Staremo a vedere.
Cose turche (per modo di dire, non si offendano i turchi veri) stanno avvenendo in questi giorni alla Rai. Nel consiglio di amministrazione vi è ancora una maggioranza di destra. In pratica comanda ancora Berlusconi, che sta imponendo di resistere, di non cambiare niente. Deve far passare la sua guerra contro la politica del governo Prodi, contro la finanziaria, contro l'ipotetica legge sul conflitto d'interessi.
Ma perché in Rai deve ancora comandare Berlusconi? Quando al governo stava lui ha cacciato tutti quelli che non la pensavano come lui. Secondo lui, era un suo diritto. Ora che al governo non sta più lui, noi vogliamo essere democratici. Ma io credo che essere troppo buoni significa essere fessi.
Ed i suoi scherani in Rai non perdono l'arroganza. Clemente Mimun (ma è un nome d'arte?) dichiara spocchiosamente: «La mia faziosità è stata irrilevante se paragonata a quella del tg3». E nessuno gli sputa in faccia. Siamo troppo buoni. E si permette di insultare, con la forza che gli proviene dall'avere alle spalle il padrone: «E chi stabilisce cosa è la qualità? Furio Colombo, o il mago Otelma?».
Di persone simili non ne abbiamo bisogno. Cacciamole tutte. Per ripristinare la democrazia. Via veline e velinari dalla Rai (veline in senso giornalistico).
E non mi venite a dire che quando ragiono così, ragiono come Berlusconi. Anche la democrazia ha i suoi limiti invalicabili.
7 settembre 2006
Follini verso il centrosinistra
Il cavaliere/bovaro sta ormai perdendo il controllo della situazione. Dalla Casa delle libertà (non ho mai capito cosa significhi questa espressione) qualcuno comincia ad andare verso la libertà.
Pier Ferdinando Casini, ieri alla festa de l'Unità di Pesaro, ha detto: «Non accetto l'idea che il centrodestra viva e muoia con Berlusconi. Se tra cinque anni ci ripresentiamo con Berlusconi è sicuro che perdiamo». Berlusconi addio.
Marco Follini, il più recalcitrante di tutti e da molto tempo, continua a sparare cannonate contro gli altri appartenenti a quella che era la sua coalizione: «Io credo che dietro l'afonia della casa delle libertà ci sia un fatto nudo e crudo: che la casa delle libertà non esiste più. Una coalizione che comincia con Alessandra Mussolini e finisce con Bruno Tabacci è stata un'anomalia che solo la forte leadership di Berlusconi ha consentito di realizzare. Non so se oggi quella leadership esiste ancora. Di certo quella anomalia non può esistere più». Berlusconi addio.
In una lettera al Corriere della Sera Follini scrive che il bipolarismo avrebbe avuto bisogno di una declinazione più rigorosa, come avviene appunto negli altri paesi europei. Noi l'abbiamo ridotto a un caravanserraglio, anzi a due [centrodestra e centrosinistra]. È ovvio che il caravanserraglio che ha vinto governa (non proprio splendidamente), e quello che ha perso un po' si dispera e un po' sta zitto. Ma per ritrovare la parola occorre cambiare strada. C'è bisogno di opposizione? Certo. Ma c'è anche bisogno di un po' di opposizione a questa casa delle libertà ormai diroccata. Berlusconi addio.
Mentra Casini per impallinare Berlusconi aveva scelto la festa dei Ds a Pesaro, Follini sparava i suoi pallettoni dalla festa della Margherita a Caorle. «Anch'io non voglio morire berlusconiano - ha detto - Credo che esista un grande spazio al centro per non morire né berlusconiani né socialdemocratici. Ma per coltivare quello spazio occorre saper vivere di vita propria». Berlusconi addio.
«Se l'Udc dichiarerà la fine della Casa delle libertà, sarò con l'Udc; se l'Udc resterà nella Cdl, potrà farlo anche senza di me», ha sparato con chiarezza Follini. Casini addio.
E' un'altra tappa di avvicinamento di Follini al centrosinistra? Io credo di sì, anche se lui lo nega. Credo che sia abbastanza intelligente per non credere veramente che sia possibile in Italia ricostruire il grande centro. La democraziacristiana è morta e sepolta per sempre.
6 settembre 2006
Berlusconi ha perso la voce
E' certo però che Berlusconi da quando ha perso il potere ha perso pure la voce. E' caduto in depressione. E per uscirne si è ritirato in Sardegna, come Napoleone a Sant'Elena, a meditare una ormai improbabile rivincita.
Ed intanto si consola abbracciando veline, facendo eruttare vulcani finti, cantando con Apicella, mascherandosi da carnevale.
Il potere logora chi non ce l'ha, diceva quel vecchio volpone di Andreotti. Niente potere, niente parole.
«Il dibattito proprio no», diceva l'acerrimo nemico regista del Caimano, Nanni Moretti. Il rischio di buscarle è troppo grosso. Allora è meglio lasciare la sedia vuota. In certi casi ci si fa notare di più non essendoci che essendoci. Meglio meditare che essere sconfitto.
Ed allora è facile perdere la voce, diventare afoni. «Lo stress da fine del potere fa crollare il sistema immunitario», ha sentenziato Giuseppe Fioroni.
E poi la sfida fra capocomici, tra lui e Benigni, a due feste della sinistra, era persa in partenza. Non c'era partita. Tanto valeva inventarsi una tracheite.
Non ci si poteva fidare nemmeno delle ferree regole d'ingaggio che erano state pattuite con Rutelli.
E Mentana si è presa una pizzicata: «Guardate che la tracheite è un disturbo molto serio per un cantante».
Ma la migliore battuta l'ha fatta Antonio Socci su Libero, descrivendo Berlusconi sul «caviale del tramonto».
I ragazzi margheritini possono ammainare lo striscione: «Silvio, quando arrivano le ragazze?». Sarà per un'altra volta. Forse mai.
5 settembre 2006
I comici: Benigni e Berlusconi
Benigni ha scelto di recitare il quinto canto dell'Inferno, quello di Paolo e Francesca. Benigni sarebbe stato Paolo e Berlusconi Francesca. Sarebbe stato comico e divertente sentire Berlusconi/Francesca recitare: «Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria». E Benigni/Paolo a consolarlo.
Ma pare che Berlusconi abbia sbagliato festa e sia andato alla Festa della Margherita di Rutelli a Caorle. Si sarebbe accontentato di Apicella e avrebbe rappresentato la parte di se stesso. Ed il pubblico si sarebbe scompisciato dalle risate. Pochi intimi per Berlusconi contro i 30 mila di Benigni.
I margheritini non hanno apprezzato tanto. Non hanno gradito un comico sul viale del tramonto. E per farli consolare Rutelli darà al suo pubblico Bruno Vespa.
Ed intanto il consigliere Ferrara sta tentando di convincere re Berlusconi ad abbandonare le scene. Meglio cadere in piedi. Prima di diventare un teschio sbranato dal conte Ugolino.
Ma il confessore Baget Bozzo la pensa diversamente. «Non ci sono alternative alla sua leadership». Berlusconi è condannato a restare a guidare il suo popolo. «Solo Silvio può parlare al nostro popolo». Dopo di lui il diluvio.
Io invece, più modestamente, ma forse è solo un pio desiderio, credo che ormai Berlusconi sia finito. E cadde come corpo morto cade. Amen.
4 settembre 2006
Disarcioniamo il cavaliere
Il conflitto d'interessi di Berlusconi è grande quanto l'Italia e forse di più.. Da solo possiede un partito, tre reti televisioni, grandi giornali, grandi case editrici. Si trova al quattordicesimo posto fra i più ricchi del mondo.
L'Italia è l'unico paese democratico del mondo che consente ad uno come lui di diventare presidente del consiglio.
Lui rappresenta, come dice Furio Colombo, il più vistoso simbolo al mondo di violazione delle regole democratiche attraverso l'esercizio continuato del più grande conflitto di interessi che si sia mai verificato in una democrazia.
Se il centrosinistra, che ho contribuito a far vincere con il mio voto, non fa subito una seria legge sul conflitto d'interesse "contro Berlusconi", non merita più la mia fiducia. Tutte le promesse fatte in campagna elettorale sarebbero chiacchiere.
Non riesco a capire cosa va cianciando Clemente Mastella quando dice che è intempestivo e sbagliatissimo affrontare ora il problema del conflitto di interessi. Cosa dobbiamo aspettare? Che lo prendiamo per altri cinque anni nel .... di dietro? Non ci sono bastati i cinque anni passati?
E' ora di dichiarare incandidabile chi possiede, direttamente o indirettamente, quasi tutti i mezzi di informazione in Italia. In nessun paese democratico si può essere monopolisti televisivi e stare al vertice del sistema politico, ha detto giustamente Francesco Pardi.
O dobbiamo mettere il cavaliere al posto del bambinello nel presepe della politica italiana, per farci apprezzare dal centrodestra nella speranza di niente , come ha scritto Padellaro?
E' ora di smetterla di continuare a temere il cavaliere. Disarcioniamolo.
3 settembre 2006
Moana Pozzi pensiero 9°: il cinema
Ma passa abbastanza presto al porno, nella scuderia di Riccardo Schicchi
Poi arrivano i film dei «siciliani», prodotti dalla Jolly Film di Palermo. Sono i siciliani che la portano a girare film in America, con Gerard Damiano.
In seguito arrivano le produzioni di Nicolino Matera, specialista di porno all'ingrosso. Decine di film senza trama che la vedono macchina di sesso senza senso.
3 giugno 1982: oggi ho fatto l'ennesimo provino. Se a venticinque anni non sono riuscita a diventare famosa, cambio lavoro.
Non mi posso definire una vera attrice perché amo interpretare quasi esclusivamente me stessa e la decisione un po' pazza di diventare una pornodiva è nata dal preciso desiderio di fare qualcosa nello spettacolo di poco tradizionale e scioccante.
Appena arrivata a Roma, per guadagnare qualcosa risposi a delle inserzioni sul Messaggero: «Cercasi modella per pittore». Iniziai a posare nuda per aspiranti artisti e mi ritrovai nelle case di vecchi che volevano semplicemente fare i guardoni e negli studi di chi pensava di fare sul serio. Mi davano diecimila lire all'ora.
Poi mi iscrissi alla scuola di teatro Fersen a Roma, una scuola molto seria che ho frequentato per tre anni.
Dopo un anno di comparsate in varie commedie all'italiana e di innumerevoli provini mi proposero di girare un film porno e accettai con curiosità.
Fu facile e divertente, lavorai senza vergogna e senza preoccupazione, mi sembrava naturale fare delle scene di sesso «sul serio».
Feci l'amore con quattro uomini. Mi ricordo che uno di loro mi eccitava molto, si chiamava Marco e durante le pause della lavorazione mi scopava in un bagno appoggiata a un lavandino...
Il primo film hard che ho fatto invece è stato Valentina, ragazza in calore del 1981, poi mi sono affermata definitivamente con Fantastica Moana. Ho partecipato complessivamente a venticinque film tra porno e non.
Mi piacerebbe, come no, lavorare con Win Wenders o Pedro Almodòvar. Per arricchirmi e per crescere, ma non per redimermi. Non voglio cambiare. La vita che ho scelto è questa.
I miei genitori volevano fare di me una ragazza tanto per benino. Li avevo delusi.
L'hard mi diverte. Il porno per me non è una sofferenza. Tanto, se uno non mi piace, non ci lavoro.
Gli attori porno sono una massa di disperati. I film a luce rosse al novantanove per cento sono una realtà squallida.
Comunque, anche i film porno piacciono a tanta gente, gente importante.
In un film porno l'interprete deve metterci l'anima, solo così ne può scaturire un personaggio con un'anima.
Non considero la pornografia e le altre forme espressive incompatibili. Si possono fare film porno, film normali, televisione, teatro e altre cose.
Io mi vanto di non essere mai dovuta andare a letto con nessuno per avere una parte.
Mi piacerebbe fare i film seri, diventare famosa nel grande cinema. Io sono convinta che, prima o poi, arriverà anche per me l'occasione giusta.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
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Moana Pozzi pornostar e spia
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Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
Moana Pozzi pensiero 4°: educazione e sesso
Moana Pozzi pensiero 5°: sesso e pornografia
Moana Pozzi pensiero 6°: la solitudine
Moana Pozzi pensiero 7°: il corpo
Moana Pozzi pensiero 8°: la casa e i vestiti
1 settembre 2006
Berlusconi! Chi era costui?
E' stato cancellato dallo scenario mondiale. Se qualcuno lo ricorda ancora, lo fa negativamente. Qualcuno ha scritto che dopo di lui chiunque avrebbe fatto bella figura. Ma pare che Prodi e D'Alema abbiano qualche merito in più del semplice venire dopo di lui.
Lo storico americano James Miller, autore di vari libri sull'Italia moderna, ha scritto che il governo Prodi è stato una piacevole sorpresa per il Dipartimento di stato americano, abituato all'obbedienza senza condizioni di Silvio Berlusconi. In Italia, gli americani con Berlusconi avevano un seguace, con Prodi ora hanno un alleato.
I giornali americani hanno riconosciuto che l'Italia, con Prodi e D'Alema, facendo un passo indietro dal giuramento di fedeltà di Berlusconi a Washington ha allineato e avvicinato gli interessi europei e americani.
I giornali mondiali che contano hanno preso atto che l'Italia è tornata in seria A nello scacchiere mondiale. E dentro Forza Italia (mai altro partito in Italia ha avuto un nome più folcloristico) sono scoppiati i mal di pancia. Le dichiarazioni dei portavoce del capo di quel partito hanno sempre dato fastidio, ora fanno solo pena.
All'Italia comincia ad essere riconosciuto il ruolo di potenza globale, una potenza cioè che non si muove solo per tutelare i propri interessi nazionali ma agisce, come nel caso del conflitto israelo-palestinese, soprattutto per la pace. Lo ha detto l'ex ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, Francesco Paolo Fulci.
L'Italia sta proponendo e sperimentando, per affrontare e risolvere i problemi mondiali, la via del multilateralisno, contro l'unilateralismo della gestione Bush.
Berlusconi è stato meno di un carneade.
30 agosto 2006
Libano, un buon lavoro
Dirò qualcosa invece dell'aspetto economico della missione.
I militari che partecipano alla missione percepiscono una buona, ottima direi, indennità. Andare in Libano costituisce un ottimo lavoro. Come per le altre missioni, del resto; ma questa in Libano è più vantaggiosa ancora. Chi è partito per il Libano riuscirà a mettersi da parte un bel gruzzoletto di soldi. La stragrande maggioranza dei militari sono giovani. I soldi possono servire per mettere su famiglia o per arricchire le dotazioni della propria casa, per chi già ce l'ha.
Si spiega per questo motivo l'entusiasmo con cui i militari partono. Il marito, militare, di una mia nipote è stato già due volte in Iraq. Vi ha partecipato con grande interesse. Talvolta nasce una gara fra chi vuol partire.
L'indennità media giornaliera è di 200 euro. Non poco.
L'entità della cifra varia a seconda dei gradi: ai caporali spettano 166 euro, da maresciallo a capitano 189 euro, da maresciallo capo a tenente colonnello 200 euro, da colonnello a generale 209 euro. Il generale di Corpo d'armata avrà 217 euro al giorno.
Io, dipendente statale, prendo circa 40 euro al giorno. Non mi lamento, ma noto la differenza. Forse avrei dovuto fare il militare. Non so però quanto prendono i militari pari grado che restano in Italia.
Aggiungo un'annotazione che non c'entra niente con quello che ho detto finora. I soldati italiani in Libano potranno imparare l'arabo tramite lezioni in formato Mp3 da ascoltare con l'i-Pod e sui cd audio. Fanno parte del kit in dotazione di ogni militare.
Militari italiani che siete partiti per il Libano, non so qual'è la formula d'augurio che si usa in questa occasione (non ho fatto il militare); comunque vi auguro un in culo alla balena. E tornate tutti.
29 agosto 2006
Vecchietti arzilli e fregati
Qualcuno poi, con la promessa di consumare completamente, si è lasciato portare sull'altare o al municipio per un matrimonio regolare. Ed essendo comuni a quell'età ipertensioni con ictus, ischemie e complicanze cardiovascolari, come ha sentenziato un medico, il passo dal piacere di una scopatina a letto alla pace eterna del cimitero è breve. E le vedove "assassine" ereditano case, terreni e pensioni di reversibilità; ma la migliore eredità è la cittadinanza italiana. Per le prime si inalberano i parenti italiani, per le seconde s'offendono i filoleghisti buntemponi.
Per non parlare poi di chi ottiene il divorzio, per incapacità dei vecchi alla consumazione, e si assicura il mantenimento con sentenza del tribunale. In questi casi la cittadinanza italiana diventa secondaria.
C’è chi ritiene una bufala i dettagli sul tariffario. Ma c’è pure chi conferma e confessa. Si dice anche che una scrittrice del luogo, che si travestiva da extracomunitaria per fare esperienza sul campo, abbia dato alle stampe un libro dove si narrano le avventure con i poveri ed ignari vecchietti.
Il sindaco comunista del luogo, che pare sia gay, in una dichiarazione all'Ansa, l'ha buttato sul morale e sul sociale: «In questa vicenda le vere vittime appaiono le ragazze extracomunitarie, giovani e belle che per necessità finiscono nelle mani dei vecchi. Ma c'é da provare un sentimento di commiserazione anche per questi anziani che non si rassegnano. Speriamo almeno - conclude il sindaco - che queste esperienze servano a che possano ritrovare sé stessi. Come il Manzoni ne "La Pentecoste", chiedo a Dio che conceda la serenità a questi anziani».
Sono sicuro che i buoni vecchi si stanno ancora toccando e che il voto a quel sindaco non glielo daranno più.
L'ideale sarebbe se si costituisse, e non solo a Gela, un'associazione di pie donne che dessero i loro servigi agli anziani gratis. Prima o poi potrebbe fare comodo anche a noi.
28 agosto 2006
I bongo bongo siamo noi
Ma non solo di fronte alla morte, anche di fronte alla vita dovremmo essere considerati tutti uguali, con gli stessi diritti ad avere cibo per sfamarci, una casa per coprirci, una scuola che ci dia cultura. Chi fugge dal proprio paese povero per avventurarsi nei nostri paesi ricchi insegue quei bisogni primari.
E noi abbiamo l'obbligo di accoglierli e metterli in regola. Altrimenti gli irregolari siamo noi. L'Italia sarà veramente cattolica solo quando e se considererà tutti gli altri uguali a noi, da qualunque parte del mondo provengano. Solo chi è bongo bongo per conto suo può affibbiare questo appellativo agli altri.
I cosiddetti clandestini o irregolari contribuiscono in maniera rilevante alla nostra ricchezza nazionale; dovremmo ringraziarli.
Le badanti straniere, quasi un milione, sono una risorsa molto utile per il nostro paese. L'Italia è il paese con il più alto tasso nel mondo di ultra sessantacinquenni. Le badanti fanno risparmiare allo Stato una quantità ingente di risorse.
Di persone come Ines ne abbiamo assoluto bisogno, non perché muoiono per noi, ma perché ci aiutano a vivere di più e meglio.
27 agosto 2006
Moana Pozzi pensiero 8°: la casa e i vestiti
L'ultima casa di Moana si trova all'Olgiata in Roma. Ora è stata acquistata da una famiglia che non appartiene al mondo del porno, ma che è rimasta affascinata dal fatto che quella fosse stata la casa di Moana. E' stata molto modificata, ma sono restati intatti il bagno nero ed il terrazzo, così come li volle Moana.
Amo la mia casa, la curo in tutti i particolari e la arredo con oggetti e mobili ricercati (adoro gli stili Barocco e Neoclassico).
La mia prima casa, a cinquanta metri da piazza San Pietro. La mia casa è tutta azzurra: soffitti, pareti, moquette. Solo il bagno è nero e oro con tanti specchi e conchiglie e lo considero l'ambiente più importante. Qui mi rilasso e penso, mentre mi faccio lavare da un uomo che mi piace.
Mi piace circondarmi di oggetti di arte sacra e colleziono statue, inginocchiatoi e acquasantiere. Alle pareti ho messo numerosi quadri raffiguranti sacrifici, Gesù; di fronte al letto bianco c'è un angelo.
Ora dormo in una stanza tutta rosa in un letto a baldacchino Luigi XVI e preparo le mie cene in una cucina di marmo nero.
Cucinare è uno dei miei divertimenti, mi riesce bene e lo faccio quasi tutte le sere. Mangio molto, soprattutto insieme alla persona che amo. Questa è la mia cena ideale per un incontro d'amore: gnocchi al pesto con molto aglio, fegato alla veneta con molta cipolla e banane fritte.
Un'altra mia passione sono le fontane: in terrazza ne ho una seicentesca di marmo bianco e nell'ingresso due dell'Ottocento.
Se dipendesse da me, le giornate comincerebbero a mezzogiorno. Di notte mi piace stare in casa a fare l'amore e a guardare la televisione, oppure esco e vado nei miei locali preferiti, poco frequentati dalla gente tradizionale: bar e discoteche gay, club privati conosciuti solo da un piccolo giro di persone.
Amo tutto ciò che è d'oro. Possiedo gioielli bellissimi (regali di amanti e miei acquisti) e quando li indosso mi sento meglio fisicamente. Nell'agosto del 1987 mi ero fidanzata con Massimo, un noto gioielliere di Milano. Ricordo che prima di fare l'amore si divertiva a farmi indossare i gioielli che mi regalava. Io mi divertivo più di lui!
Il mio hobby preferito è collezionare vestititi e scarpe. Le scarpe (porto il numero quaranta) sono allineate dentro una vetrina e i loro tacchi non hanno mezze misure: o sono rasoterra o a spillo e altissimi (almeno dieci centimetri).
La maggior parte dei miei abiti li disegno da sola e poi li faccio realizzare da un mio amico costumista. Sono molto gelosa della stanza guardaroba, non faccio entrare nessuno e la tengo sempre chiusa a chiave.
Sono freddolosa e amo le pellicce morbide e calde. Ne possiede dieci che elenco in ordine di preferenza: visone bianco, visone rosa, visone rosso, marabù nero, zibellino, volpe bianca, volpe nera, visone selvaggio, visone nero e volpe rossa.
La biancheria la compro nei negozi più particolari di New York, Londra, Parigi.
La biancheria intima la porto sempre ed è la mia passione. La uso per sentirmi più femminile e per il gusto di farmela togliere. Di reggiseno porto la quarta misura, di mutandine la seconda, di reggicalze la prima.
Una cosa è certa: nessuno, anche se suonasse a casa mia alle ore più strane, mi troverà mai con i bigodini in testa.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
Moana Pozzi pensiero 4°: educazione e sesso
Moana Pozzi pensiero 5°: sesso e pornografia
Moana Pozzi pensiero 6°: la solitudine
Moana Pozzi pensiero 7°: il corpo
25 agosto 2006
Dopo di me il diluvio
Il berlusca è tranquillo: «Qui infiltrati della sinistra che mi fischiano non ce ne sono..»
E si dichiara «condannato a restare in politica». Non vi può essere altro capo all'infuori di lui. Tutti i Casini sono avvertiti.
L'ingresso del cavaliere alla Fiera di Rimini è stato salutato da trombe e cori da stadio e dall'immancabile "Chi non salta comunista é!".
Ha parlato di tutto: di economia, della sinistra, del Ponte di Messina, delle banche, del Libano, del trapianto di capelli.
Ma il piatto più forte l'ha servito quando ha parlato di immigrazione. «Cinque anni sono pochi, però ribadisco che per diventare cittadini italiani devono dimostrare di conoscere la nostra lingua, la storia, la geografia e i fondamenti dello Stato, come la Costituzione».
Lui insomma, il berlusca, è un extracomunitario. E chissà se gli basta una vita intera per diventare italiano.
Propone di trasformare la Cdl in una "federazione di partiti".
Roberto Calderoli si iscrive subito. «È lui l´unico vero leader, lui ha i coglioni, la sinistra invece è votata dai coglioni». E ho detto tutto.
24 agosto 2006
Poeti, andate a zappare
Eco scrivendo, criticandola, di una intervista a Nanni Balestrini, pubblicata su Liberazione, nella quale si parla del ruolo positivo svolto da internet per la poesia, dice che Balestrini segnala alcuni indirizzi internet affidabili, che parlano di poesia.
Io di indirizzi internet che parlano di poesia non ho trovato traccia nell'intervista di Balestrini. Alcuni indirizzi internet sulla poesia invece ho trovato in un articolo non firmato sul Corriere della Sera.it, dove si parla dell'intervento di Balestrini.
Eco invita, non tanto garbatamente, i tanti poeti che pubblicano le loro poesie su internet (l'ho fatto anch'io nel mio sito personale) ad andare a zappare.
E' ovvio che noi dilettanti che pubblichiamo le nostre poesie su internet potremmo mandare lui a fare in c...
Nanni Balestrini aveva detto nell'intervista: «Per fortuna c’è internet, che permette di far circolare ovunque, rapidamente e economicamente, le poesie di tutti. E’ un ottimo strumento, il solo inconveniente è che si fa un po’ fatica ad orientarsi in mezzo a tutta questa abbondanza. Ma con un po’ di pazienza si arriva a individuare dove si trovano le cose che interessano, e in più si possono avere rapporti diretti con gli autori. Rimane certo la nostalgia per la carta stampata e rilegata, che del resto esiste solo da pochi secoli, ma tutto sommato penso che i vantaggi della rete siano superiori, si possono far circolare anche immagini e suoni, cosa interessante con l’importanza crescente che mi sembra abbia l’aspetto orale nella poesia oggi».
Concordo totalmente con Balestrini.
Non concordo per niente con Giuseppe Conte che ha scritto: «se vai su Internet a cercare la poesia, trovi tanto materiale inerte, esternazioni emozionali da scemi del villaggio: i blog sono fatti per lo più da esibizionisti. Si trova la fuffa peggiore, senza un orientamento». Da querela morale.
Mauro Bersani assume una posizione più conciliante: «A un editore la rete offre la possibilità di fare scouting, ma tendenzialmente si continua a lavorare con i sistemi tradizionali, leggendo le riviste e valutando gli invii che arrivano spontaneamente. Quanti? Due o tre al giorno...».
Balestrini: «Poeti, abbandonate i libri, scrivete e conoscetevi su internet»
Oggi Montale pubblicherebbe su Internet
Dove mandare i poeti?