Sono stato, sabato scorso 24 febbraio, a Napoli (a 372 km dal mio paese di residenza) per la presentazione del libro di Gennaro De Crescenzo: Contro Garibaldi – Appunti per demolire il mito di un nemico del sud. Tra i presentatori del libro vi era lo storico e giornalista Lorenzo Del Boca, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Non sono un neoborbonico, né un antiunitario. L’unità d’Italia andava fatta, ma non con un atto di annessione, tout court, da parte del regno sabaudo.
Su Garibaldi ci hanno raccontato, e continuano a raccontarci, un sacco di menzogne. Sarebbe ora che si cominciasse a ripristinare la verità. Scrive De Crescenzo: «Non è più il tempo dei Garibaldi “alti, belli, biondi, con gli occhi azzurri” e intoccabili delle figurine o degli sceneggiati televisivi. A circa un secolo e mezzo dall’unificazione italiana, è più che necessario parlare di saccheggi, di popoli massacrati, di paesi devastati, di milioni e milioni di Meridionali deportati verso i paesi più sperduti del mondo».
Nei fatti l’”eroe dei due mondi” fu pirata e corsaro, mercenario e negriero, artefice di saccheggi omicidi e ruberie varie, probabile complice dell’assassinio di sua moglie Anita, amministratore incapace, massone e ateo. Solo una propaganda interessata e gigantesca ha potuto trasformarlo in eroe nazionale.
Per capire chi era e come veniva considerato ai suoi tempi Garibaldi, sentite cosa scriveva il 13 settembre 1860 il giornale torinese Piemonte in un articolo intitolato “Il creduto prodigio di Garibaldi”.
«Le imprese di Garibaldi nelle Due Sicilie parvero sinora così strane che i suoi ammiratori han potuto chiamarle prodigiose. Un pugno di giovani guidati da un audacissimo sconfigge eserciti, piglia d'assalto le città in poche settimane, si fa padrone di un reame di nove milioni di abitanti. E ciò senza navigli e senz'armi... Altro che Veni, Vedi, Vici! Non havvi Cesare che tenga a petto di Garibaldi. I miracoli però non li ha fatti lui ma il generale Nunziante e li altri ufficiali dell'esercito che, con infinito onore dell'armata napoletana, disertarono la loro bandiera per correre sotto quella del nemico; i miracoli li ha fatti il Conte di Siracusa colla sua onorevolissima lettera al nipote; li ha fatti la Guardia Nazionale che, secondo il solito, voltò le armi contro il re che gliele avea date poche ore prima; li ha fatti il Gabinetto di Liborio Romano il quale, dopo aver genuflesso fino al giorno di ieri appié del trono di Francesco II, si prostra ai piedi di Garibaldi. Con questi miracoli ancor io sarei capace di far la conquista, non dico della Sicilia e del Reame di Napoli, ma dell'universo mondo. Dunque non state a contare le prodezze di Sua Maestà Garibaldi I. Egli non è che il comodino della rivoluzione. Le società segrete che hanno le loro reti in tutto il paese delle Due Sicilie, hanno di lunga mano preparato ogni cosa per la rivoluzione. E quando fu tutto apparecchiato si chiamò Garibaldi ad eseguire i piani [...]. Se non era Garibaldi sarebbe stato Mazzini, Kossuth, Orsini o Lucio della Venaria: faceva lo stesso. Appiccare il fuoco ad una mina anche un bimbo può farlo. Di fatto vedete che dappertutto dove giunge Garibaldi la rivoluzione è organizzata issofatto, i proclami sono belli e fatti, anzi stampati. In questo modo credo che Garibaldi può tranquillamente fare il giro del mondo a piantare le bandiere tricolori del Piemonte. Dopo Napoli Roma, dopo Roma Venezia, dopo Venezia la Dalmazia, dopo la Dalmazia l'Austria, caduta l'Austria il mondo è di Garibaldi, cioé del Piemonte! Oh che cuccagna! Torino capitale dell'Europa, anzi dell'orbe terracqueo. E noi torinesi padroni del mondo!».
Il libro di De Crescenzo, pubblicato nel dicembre 2006, è molto snello, di sole 86 pagine, e si legge d’un fiato.
Lo stesso 24 febbraio, sempre a Napoli, veniva presentato un altro libro su Garibaldi, anch’esso pubblicato nel dicembre 2006, di Luciano Salera: Garibaldi, Fauché e i Predatori del Regno del Sud – La vera storia dei piroscafi Piemonte e Lombardo nella spedizione dei Mille. Questo più corposo, di 518 pagine. E’ una contro-storia documentata sul mito risorgimentale di Garibaldi.
Nell’aprile 2006 era stato pubblicato di Gilberto Oneto: L’iperitaliano, Eroe o cialtrone? Biografia senza censure di Giuseppe Garibaldi. L’autore appartiene all’area leghista del profondo nord. Anche in questo libro, di 316 pagine, si parla male di Garibaldi.
Tutti e tre questi libri sono militanti, contro Garibaldi. Ma non meno militanti sono le celebrazioni che si stanno tenendo in tutta Italia, con larga profusione di mezzi e soldi pubblici.
- Gennaro De Crescenzo: Contro Garibaldi – Appunti per demolire il mito di un nemico del sud, Editoriale il giglio, Napoli 2006, pp. 103
- Luciano Salera: Garibaldi, Fauché e i Predatori del Regno del Sud – La vera storia dei piroscafi Piemonte e Lombardo nella spedizione dei Mille, Controcorrente edizioni, Napoli 2006, pp. 542
- Gilberto Oneto: L’iperitaliano, Eroe o cialtrone? Biografia senza censure di Giuseppe Garibaldi, il Cerchio, Rimini 2006, pp. 324