Questo
racconto lungo dà il titolo ad un libro di Riccardo Bacchelli, che raccoglie
complessivamente undici racconti, definiti disperati. Il titolo originario del
racconto era Campagna contro i briganti e apparve sulla rivista
“L’Illustrazione Italiana”, nel 1936 (così leggiamo nello Scaffale pugliese in internet). Tacca
del Lupo è il luogo dove si svolgono i fatti. Si trova sul Gargàno, in
provincia di Foggia.
I personaggi del racconto sono di fantasia.
L’azione si svolge tra il 1863 e il 1864.
Protagonista del racconto è il capitano
piemontese Sgaralli, che con i suoi bersaglieri dà la caccia al brigante
Raffa-raffa.
Il brigante di Bacchelli aveva un buon
numero di seguaci ben armati ed era sostanzialmente un delinquente, che aveva
rapita per lussuria per otto giorni Zitamaria, moglie del carbonaio
Scianguglia. Bisognava vendicarla. Quest’ultimo si offrì al capitano nella
ricerca del brigante. Lo trovò e in un duello rusticano col coltello lo uccise.
Bacchelli non ha una buona considerazione
dei briganti e giustifica le rappresaglie dei piemontesi. Ma «anche la
rappresaglia, benché giusta, era stata troppo atroce».
Altri episodi ed altri personaggi vengono
narrati. L’autore ha simpatia per i legittimisti stranieri. Don José Borges,
«cascato con un manipolo di brava gente sua fedele nella sciagurata compagnia
dell’immondo ladrone Crocco, era riuscito a scampare fino al confine
pontificio», dove venne preso e fucilato dai piemontesi. Bacchelli scrive e
riporta che Borges stava andando a dire al Re di Napoli che era difeso soltanto
da sciagurati e scellerati. Nel racconto, don Diego Silvestre, gentiluomo
catalano che era stato agli ordini del generale Borges, viene giustiziato, ma
Sgaralli gli riserva un trattamento speciale.
Altro personaggio è don Filippo Sicèli, già
spia e uomo della polizia borbonica. Le autorità superiori avevano ordinato a
Sgaralli di servirsi del suo aiuto. Don Filippo era attivo, astuto, zelante,
ambizioso.
Le famiglie “bene” del Gargàno
appartenevano, come altrove, ai galantuomini (avvocati, medici, liberali
ambiziosi), ai nobili (poveri in canna, ignoranti, fanatici reazionari), ai
mezzi galantuomini (bottegai e piccoli proprietari); tutti badavano ai loro
interessi ed erano, per la maggior parte, delusi e scontenti del nuovo regime
piemontese.
Si racconta anche la storia dell’Eremita,
che per la gente era per metà un sant’uomo e per metà un mentecatto. Viveva in
un convento disabitato ed in rovina. La sua storia è legata al fazzoletto
carpito dalla testa della donna che si doveva sposare. Con quel sistema
Scianguglia aveva sposato Zitamaria.
Quando il brigantaggio finì, i soldati
tornarono alle loro case, nel nord.
Bacchelli in pratica prende spunto dai
briganti per raccontare una storia col suo stile.
Nel 1952 Pietro Germi da questo racconto
trasse un omonimo film.
Rocco Biondi
Riccardo Bacchelli, Il brigante di Tacca del Lupo, ed altri
racconti disperati, Garzanti, 1942 (terza edizione), pp. 258