31 dicembre 2008

2008: un anno nero

L’elezione del nero Barak Obama a presidente degli Stati Uniti d’America ha aperto uno spiraglio di luce nel buio mondiale di oggi. Oltre a rappresentare i “normali”, rappresenta i diversi, i più deboli, gli immigrati, i senza tetto, i disoccupati, quelli di religione diversa dalla nostra, chi ha perso il posto di lavoro, chi non riesce con i soldi che ha ad arrivare alla fine del mese, i ricercatori che sono costretti ad emigrare per poter lavorare, quelli che non rubano, quelli che aiutano gli altri a star meglio, le donne violentate, quelli che hanno un colore della pelle diversa dalla nostra, i nostri sogni che non riusciamo a realizzare. Tutti sperano che Obama possa fare miracoli, come un Messia laico: dar da mangiare agli affamati, curare i malati, posti di lavoro ai disoccupati, ordinazioni alle industrie, soldi alle banche. Ma i miracoli sono rari o forse non esistono. Gli americani però hanno avuto coraggio, si sono e ci hanno regalato un sogno.
Ma in contrapposizione a questo nero positivo, il 2008 ci ha lasciato un anno di nero buio negativo.
Gli israeliani stanno massacrando i palestinesi abitanti nella striscia di Gaza, con bombardamenti aerei indiscriminati, uccidendo anche donne e bambini. Dicono di voler annientare i terroristi di Hamas. Ma non potranno mai riuscirci. Hamas è un movimento politico che ha vinto le elezioni e rappresenta la maggioranza del mondo palestinese. Se gli attivisti di Hamas sono terroristi, allora tutti i palestinesi sono terroristi, e ciò non può essere vero. Ritengo invece che l’operazione “Piombo fuso” abbia come obiettivo quello di svuotare gli arsenali dell’industria bellica israeliana, per produrre nuove armi sempre più sofisticate. L’industria delle armi da guerra è forse la più fiorente attività economica israeliana. L’arsenale bellico di Hamas invece è costituito da poveri razzi Qassam, mortai imprecisi e migliaia di volontari pronti a morire. La sproporzione è enorme. E’ come se ad uno che ti dà un pugno tu gli spari in fronte. Nella striscia di Gaza si combatte la biblica battaglia di Golia israeliano contro Davide palestinese. Nel racconto biblico a vincere fu Davide, che prima tramortì Golia con una pietra lanciata da una fionda e poi lo uccise con la sua stessa spada. Non sempre vincono i più forti.
Il 2008 ci ha lasciato una delle più gravi crisi economiche mondiali dell’era contemporanea. Le grandi società economiche sono in crisi, quelle automobilistiche, quelle bancarie, quelle edilizie. Gli speculatori di Borsa stanno bruciando ingenti capitali. Ma la crisi è anche ambientale, culturale, politica, morale. Le conseguenze su di noi poveri e singoli consumatori sono pesanti. Il capitalismo senz’anima ha fallito.
All’Italia il 2008 ha riportato la grande sventura della vittoria di Berlusconi nelle elezioni di primavera. Il buio è pesto. Metà degli italiani ne sono consapevoli, l’altra metà ne è inconsapevole. L’attuale maggioranza di Governo, più che porre attenzione a migliorare le condizioni di vita dei cittadini italiani, è impegnata a risolvere i problemi giudiziari del Cavaliere. In Italia la democrazia reale è in pericolo. Il cielo è sempre più nero. Il buio italiano potrà cominciare a diradarsi quando Berlusconi scomparirà definitivamente dalla scena politica italiana.

24 dicembre 2008

Newsweek: il Berlusca non c’è

Il settimanale americano Newsweek ha stilato la lista dei 50 personaggi più potenti al mondo. A conferma di quello che noi pensiamo, che il Berlusca nello scacchiere mondiale valga quanto il due di bastone a briscola e cioè niente, il nostro PresDelCons non vi compare per niente. Per questo affronto, Lui è incazzato nero. A nulla sono valse le corna fatte al ministro degli Esteri spagnolo Josep Piqué durante la foto ricordo di una riunione della comunità europea, il cucù alla Merkel nel vertice italio-tedesco di Trieste, la corte alla presidente della Finlandia, le barzellette raccontate in giro per il mondo. Niente da fare, a Berlusconi nemmeno uno strapuntino come buffone di corte dell’intero mondo. E Lui si vendica minacciando di farsi eleggere Presidente unico ed assoluto dell’Italia unita.
Tutti gli altri paesi del G8 hanno loro rappresentanti nella classifica, manca solo l’Italia, per (de)merito di Berlusconi. Il presidente francese Sarkozy si è addirittura piazzato al 3° posto, dopo il presidente-eletto degli Usa Barack Obama (1°) ed il presidente cinese Hu Jintao (2°). Il capo della Chiesa cattolica romana, Papa Benedetto XVI Ratzinger, ospitato in territorio italiano, conquista un modesto 37° posto. Molto vicino al 42° posto del terrorista globale, leader di Al-Qaeda, Osama bin Laden. Il premier britannico Gordon Brown si piazza al 7° posto. All’8° posto la premier tedesca Angela Merkel.
Complessivamente le donne presenti in lista, compresa la già citata Merkel, sono solo sette: il prossimo segretario di Stato Usa Hillary Clinton (13°), il presidente del Partito del Congresso indiano Sonia Gandhi (17°), la moglie di Bill Gates Melinda Gates (23°), il presidente della Camera dei rappresentanti Usa Nancy Pelosi (24°), il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della salute Margaret Chan (44°), la regina dei talk-show tv Usa Oprah Winfre (47°). Pure le donne hanno annullato Berlusconi.
Se vuole contare qualcosa nel mondo, all’Italia urge liberarsi per sempre del Berlusca.

21 dicembre 2008

PD fusione a freddo

Certamente non farò come Berlusconi e i berlusconiani che, non essendo del Pd, pretendono di dettare i comportamenti che i “democratici” italiani devono tenere. Tantomeno voglio dare consigli. Sono interessato invece a che il Pd, la più grande forza della sinistra e attualmente l’unica presente nel Parlamento, esca dalle secche in cui si trova e prenda il largo, nell’interesse di tutta la sinistra e di tutti i democratici che vogliono far uscire per sempre l’Italia dall’involuzione e dal pericolo berlusconiani.
Quando dalla fusione a freddo tra Ds e Margherita nacque il Pd, io non vi entrai e segui Mussi nella Sinistra Democratica. Ma noi, insieme a tutti gli altri della cosiddetta sinistra radicale, abbiamo fatto una brutta fine. Come tanti altri, illudendomi di poter battere Berlusconi, votai Veltroni. Con conseguente doppia fregatura: Berlusconi vinse e noi della sinistra sparimmo dal Parlamento.
Ed ora che fare? Ipotesi e proposte sono tante e confuse. Una cosa però è certa. Finché andremo divisi e sparpagliati continueremo a perdere, lasciando per sempre l’Italia in mano al berlusconismo e condannandoci all’opposizione eterna.
Dopo aver auspicato che finiscano le guerre tra i big di sempre all’interno del Pd, pensiamo a trovare le medicine adatte per rivitalizzare noi della sinistra “radicale”. O moriremo tutti e per sempre.

13 dicembre 2008

Uniti contro la Carfagna

Se mi fossi trovato a Roma oggi sarei stato in Piazza Farnese. A manifestare contro il Disegno di legge recante “Misure contro la prostituzione”, promosso dal Ministero per le pari opportunità di Mara Carfagna. Erano presenti prostitute, gay, trans, operatori di strada, associazioni laiche e cattoliche. Contro il perbenismo di facciata e controproducente dell’attuale governo. “E' la loro morale che inquina le strade”, recitava uno striscione.
Il ddl, nelle intenzioni e nelle dichiarazioni della Carfagna, avrebbe voluto essere un “durissimo schiaffo” alla prostituzione. Nei fatti è un ritorno alle “case chiuse” di prima della Legge Merlin. La prostituzione non la si vuol far scomparire, la si vuol solo nascondere. «La tipica logica che porta a spazzare l’immondizia sotto il tappeto», ha detto Andrea Morniroli dei “Cantieri sociali”. E comunque sull’equazione “prostituzione uguale immondizia” si dovrebbe forse riflettere.
E’ stato gioco facile rinfacciare alla Carfagna la sua doppia morale; lei il suo corpo ha potuto venderlo posando nuda sui calendari, non possono venderlo invece le prostitute. Sono state vendute delle t-shirt con una foto del calendario dell'allora soubrette Mara Carfagna, sottotitolate: “Che orrore vendere il proprio corpo”. Sergio Ravasio di “Certi diritti” ha detto: «Il ministro Carfagna dovrebbe essere più coerente. Non può dire, in tono ripugnante, che non bisogna vendere il proprio corpo, quando in passato ha posato nuda per calendari».
Ci opponiamo al ddl della Carfagna perché con esso si vuole costringere le persone ad esercitare la prostituzione al chiuso, dove è più difficile difendersi dalla violenza e dove aumenta la precarietà. Con la sua impostazione esclusivamente repressiva toglie ogni prospettiva futura per chiunque voglia abbandonare la prostituzione. Chi esercita la prostituzione si vedrà drasticamente ridotte le possibilità di accedere all’assistenza e protezione sociale in quanto sarà sempre più irraggiungibile dagli operatori sociali ma anche dalle forze dell’ordine. Il ddl, criminalizzando la prostituzione, aumenta la stigmatizzazione e il pregiudizio verso chi la pratica, esponendo le persone a violenze, persecuzioni, discriminazioni e maggior emarginazione. Si limita la libertà, l’autodeterminazione e si ledono i diritti delle persone.
La prostituzione potrebbe sembrare un fatto marginale, ma forse non lo è se in Italia sono 9 milioni gli uomini che comprano sesso e 70 mila le prostitute che lo offrono.
In Italia si è creato un pericoloso clima di intolleranza verso tutte le persone socialmente più deboli, facendole diventare il capro espiatorio su cui sfogare le frustrazioni di un Paese che continua ad impoverirsi sempre più e non solo economicamente.
La “sicurezza” sta diventando l’abbaglio e il pretesto per escludere e discriminare i più deboli, idiversi e gli stranieri, nei confronti dei quali sono aumentate aggressioni, violenze, discriminazioni. Sulla paura e sull’insicurezza si costruiscono campagne che non risolvono ma ingigantiscono i problemi, dei quali si continua a non considerare le cause cercando semplicemente di eliminarne gli effetti.

11 dicembre 2008

Prima uomini poi briganti - Borges

La vigilia e la festa dell’Immacolata le ho passate sulle tracce dei briganti. Con l’amico avv. Vito Nigro, domenica 7 eravamo a Filiano, in provincia di Potenza, dove nella serata, presso la biblioteca comunale, partiva una settimana dedicata al brigantaggio. L’accattivante titolo del programma era “Prima uomini poi briganti, l’altro volto del Brigantaggio”. Questo tema è stato appunto trattato nel Convegno tenutosi domenica 7, dove hanno relazionato Pietro Golia, Costantino Conte, Valentino Romano, Edoardo Vitale. Tutti amici e studiosi che sono passati, tra i tanti altri, nelle tre settimane di studio sul brigantaggio meridionale, che abbiamo tenute negli anni scorsi a Villa Castelli (Brindisi). La nostra idea di una settimana intera dedicata ai briganti meridionali, nostri antenati che hanno dato la vita per la loro e nostra sopravvivenza di meridionali, sta facendo scuola. Ne siamo immensamente felici, e ci auguriamo che queste settimane si moltiplichino su tutto il territorio nazionale. I nostri padri briganti se lo meritano. Rivalutiamo il loro sacrificio e diamo il nostro contributo a riscrivere la storia che portò all’unità d’Italia, facendo conoscere anche le loro ragioni. Qualcuno ha scritto a proposito del brigantaggio meridionale: «Un popolo intero assumeva il titolo di brigante».
Lunedì 8 dicembre eravamo a Sante Marie, in provincia dell’Aquila, a circa 400 km da Filiano. A Sante Marie, nella cascina Mastroddi, il 7 dicembre 1861 fu arrestato dai piemontesi il generale legittimista José Borges, che il giorno successivo fu fucilato in una piazza di Tagliacozzo. Borges dalla Spagna era venuto nel meridione, per organizzare la rivolta contro i piemontesi, nella speranza di riportare i Borboni sul trono dell’ex Regno delle Due Sicilie. Da diversi anni ormai si celebra, attorno ad un cippo commemorativo nei pressi della cascina Mastroddi, il sacrificio di Borges. Organizzatore dell’evento è il neoborbonico “Comitato per la ricerca e la divulgazione della Verità storica”. I neoborbonici, anche se da un punto di vista molto di parte, sono attivamente e meritoriamente impegnati nella rivalutazione del brigantaggio meridionale. Il Sindaco di Sante Marie, nel suo intervento, affermava che Borges non era un brigante ma un soldato. Noi invece riteniamo che Borges sia stato un “brigante”, convinti che al termine brigante debba ormai essere data una connotazione positiva, nell’accezione di difensore degli oppressi del Sud.

7 dicembre 2008

Giù le mani da Internet

Berlusconi vuole regolamentare Internet. O forse l’affermazione di voler portare su questo tema una sua proposta al prossimo G8 è semplicemente frutto del suo narcisismo malato. Comunque bisogna vigilare. Internet è il più grande fenomeno mondiale dei nostri tempi. Chi si crede dio si sente autorizzato a dire la sua su di esso. E qualcuno potrebbe approfittare della stravaganza del barzellettiere di stato per tentare di mettere il bavaglio ad internet anche nei paesi “democratici” occidentali. Molti ne avrebbero interesse a farlo. A cominciare dal cavalier Berlusca, che farebbe oscurare tutti i siti e blog che parlano male di lui. In pratica quasi tutti quelli che si interessano di politica. Ma anche potentati economici potrebbero sperarne grandi vantaggi.
Nel mondo la mappa del controllo su internet è molto vario e frastagliato. La desumo da la Repubblica del 4 dicembre 2008. Si va dai paesi in cui vi è una censura totale, quali per esempio Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Egitto, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam. In Italia ed in molti altri paesi sono stati istituiti dei filtri che bloccano l’accesso a siti sospetti di attività criminali. All’estremo opposto si trovano gli Stati Uniti d’America dove è in preparazione una legge che si prefigge di aiutare i provider che denunciano pressioni censorie da stati stranieri.
In Italia comunque eludere i filtri censori non è illegale. Non esiste infatti nessuna norma che lo vieti. Gli unici obblighi previsti, con le relative sanzioni, sono per i provider, non per gli utenti.
L’uscita di Berlusconi ha suscitato la reazione contraria degli internauti. Il web è insorto. Gli interventi nei blog sono stati spietati. In Facebook, nel giro di poche ore, si sono formati gruppi affollatissimi in difesa della libertà in internet. Un eventuale controllo può nascere solo dall’interno dei fruitori, non imposto dall’esterno. Siamo contrari a qualsiasi tipo di censura esterna. Il web non può che essere democratico.