Il Berlusca prima ci ha tolto il piacere di gridare negli stadi di calcio "Forza Italia", derubricando quel grido nazionale a grido di parte, la sua parte; come se l'Italia appartenesse solo agli affaristi, ai falsificatori di bilanci, ai corruttori dei giudici, agli amici dei mafiosi con i quali bisogna convivere, agli amnistiati, ai prescritti, e non anche agli onesti cittadini che si fanno tanto di culo per portare un pezzo di pane a casa, che credono che bisogna aiutare ed accogliere chi ha bisogno, che ritengono che le tasse devono essere pagate da tutti anche dai "dritti", che vogliono che i delinquenti vadano in galera e non in parlamento, che credono che lo stato deve assicurare pari opportunità di accesso alla cultura per tutti, che credono che non vi siano più uguali di altri di fronte alla legge, che credono che bisogna dare di più a chi ha meno, che credono che il valore di una persona non si misuri per i soldi che ha, che non vogliono essere rappresentati da berlusconi. L'Italia appartiene pure a loro. Il berlusca chiamando " Forza Italia" il suo partito li ha scippati di una cosa che gli appartiene.
Ora il berlusca ne sta pensando una più grossa ancora, vuol fondare un partito per iscrivere nel popolo italiano solamente quelli che voteranno per lui, gli altri vadano a fare in culo, non possono appartenere al popolo italiano. Al congresso del Ppe in corso a Roma il berlusca, snobbando i suoi "compari" Fini e Casini, ha lanciato un appello ai "moderati" per la creazione del "Partito del Popolo Italiano". La proposta è stata accolta con gelo. Casini gli ha risposto: «Ora pensiamo a vincere queste elezioni». Fini in modo secco l'ha freddato: «Dov'è la novità...». Più caustico ancora è stato il bastian contrario Follini: «Ho apprezzato Casini più di Berlusconi. Un conto è un partito popolare, tutt'altro conto è un partito populista».
E noi che siamo il popolo vero, il 9 aprile diamoci una mossa ed intoniam
Bandiera Rossa
Avanti o popolo, alla riscossa,
Bandiera rossa, Bandiera rossa
Avanti o popolo, alla riscossa,
Bandiera rossa trionferà.
Bandiera rossa la trionferà
Evviva il comunismo e la libertà.
Degli sfruttati l'immensa schiera
La pura innalzi, rossa bandiera.
O proletari, alla riscossa
Bandiera rossa trionferà.
Bandiera rossa la trionferà
Il frutto del lavoro a chi lavora andrà.
Dai campi al mare, alla miniera,
All'officina, chi soffre e spera,
Sia pronto, è l'ora della riscossa.
Bandiera rossa trionferà.
Bandiera rossa la trionferà
Soltanto il comunismo è vera libertà.
Non più nemici, non più frontiere:
Sono i confini rosse bandiere.
O comunisti, alla riscossa,
Bandiera rossa trionferà.
Avanti o popolo, alla riscossa,
mandian il berlusca nella fossa. (1)
(1) Nel senso di mandare a casa, dove si è fatto costruire già il mausoleo.
Berlusconi:«Sì al Partito del Popolo Italiano»
Berlusconi rilancia il partito unico. Fini prudente, gelo dall'Udc
Berlusconi: «facciamo il partito unico». Casini: «meglio il grande centro»
31 marzo 2006
30 marzo 2006
Tutti liberi
Come il papa è libero di dire che cavolo vuole per propagandare i suoi principi morali e religiosi, così i cittadini italiani sono liberi di scegliere e votare cosa e chi cazzo vogliono per affermare ed attuare i loro principi laici e civili. E' già avvenuto con il divorzio e l'aborto. Il papa diceva una cosa, i cittadini italiani ne hanno fatto un'altra.
La stessa cosa mi auguro avverrà nelle prossime elezioni del 9 e 10 aprile. I separati e i divorziati Casini e Berlusconi vogliono far credere che il papa ha detto di votare per loro, i cittadini italiani voteranno per Prodi e Bertinotti regolarmente sposati una sola volta.
Papa Ratzinger, nel discorso rivolto oggi ai 500 congressisti del Partito popolare europeo riuniti a Roma, ha rinnovato la sua condanna del divorzio in difesa «della naturale struttura della famiglia quale unione tra un uomo e una donna basata sul matrimonio», ha ribadito la sua dura condanna dell'aborto in difesa della «protezione della vita in ogni suo stadio, dal concepimento fino alla morte naturale», ha richiesto il riconoscimento delle radici cristiane dell’Unione europea; tutte e tre battaglie già perse, perché già esistono leggi che difficilmente verranno cambiate. Ed anche sull'altra battaglia contro i Pacs, per il riconoscimento delle coppie di fatto, non è per niente detto che Ratzinger vinca. Pare che la maggioranza degli italiani tenda per la soluzione più civile che tiene conto di situazioni consolidate e liberamente scelte.
Fassino, dei ds, rimarca l'importanza di «distinguere nettamente il discorso di un Papa che parla come capo della Chiesa e quindi afferma i valori in cui la Chiesa crede e per i quali si batte, dalla funzione dello Stato, che deve tenere conto delle opinioni di tutti».
Enrico Boselli, della Rosa nel Pugno, è più chiaro ancora: «Dalle parole del Papa che parla di principi non negoziabili da parte della Chiesa emerge una concezione di Stato che è agli antipodi di quella su cui si basa lo Stato laico, democratico e liberale».
«Vita e matrimonio principi non negoziabili»
Il Papa "E' un diritto della Chiesa intervenire nel dibattito politico"
Ratzinger ai popolari europei: ecco cosa dovete fare
Il papa ai Popolari: su vita e matrimonio non si negozia
29 marzo 2006
Così parlò un ........
«Io sono assolutamente sereno e soddisfatto di silvio berlusconi presidente del consiglio, così come sono orgoglioso di Silvio Berlusconi imprenditore che ha costruito belle cose in Italia, come sono orgoglioso di Silvio Berlusconi presidente di calcio».
Sapete chi è quel coglione che ha detto queste cose? Silvio Berlusconi medesimo. Le ha dette nella conferenza stampa di oggi a Palazzo Chigi. Siccome nessuno più, salvo Bonaiuti e Bondi, tesse le lodi sperticate del capo, se le tesse lui stesso.
Già a margine della riunione del Ppe aveva detto: «Mi stupisco di quanti provvedimenti abbiamo fatto»... Nella stessa occasione aveva sferrato un altro duro attacco contro i giornali italiani, in modo particolare contro il Corriere della Sera e l'Unità, rei di aver parlato con gli stessi toni della sua gaffe contro la Cina, a proposito dei "bambini bolliti". Entrambi i quotidiani titolavano infatti: “Bambini bolliti, Cina contro Berlusconi”. E il Cavaliere li mostra a riprova non della sua gaffe ma per dimostrare che c’è un complotto contro di lui. Gli sfugge che non di complotto si tratta, ma di prese di posizioni consapevoli, contro le sue malefatte. Persino quelli del suo ambiente, gli imprenditori, gli hanno voltato le spalle.
E a proposito dei "bambini bolliti" il presidente Ciampi dalla Germania derubrica Berlusconi a fatto transeunte: «Lasciamo stare polemiche legate a fatti transeunti dell'Italia», ha detto Ciampi, in riferimento ai rapporti con Pechino. «Italia ed Europa - ha aggiunto - devono intensificare la loro presenza in Cina come in India».
Berlusconi, nuovo show contro l'Unità. E «la sinistra che aumenta le tasse»
Ciampi e la Cina: "Polemiche italiane" - Berlusconi precisa, Prodi attacca
Sapete chi è quel coglione che ha detto queste cose? Silvio Berlusconi medesimo. Le ha dette nella conferenza stampa di oggi a Palazzo Chigi. Siccome nessuno più, salvo Bonaiuti e Bondi, tesse le lodi sperticate del capo, se le tesse lui stesso.
Già a margine della riunione del Ppe aveva detto: «Mi stupisco di quanti provvedimenti abbiamo fatto»... Nella stessa occasione aveva sferrato un altro duro attacco contro i giornali italiani, in modo particolare contro il Corriere della Sera e l'Unità, rei di aver parlato con gli stessi toni della sua gaffe contro la Cina, a proposito dei "bambini bolliti". Entrambi i quotidiani titolavano infatti: “Bambini bolliti, Cina contro Berlusconi”. E il Cavaliere li mostra a riprova non della sua gaffe ma per dimostrare che c’è un complotto contro di lui. Gli sfugge che non di complotto si tratta, ma di prese di posizioni consapevoli, contro le sue malefatte. Persino quelli del suo ambiente, gli imprenditori, gli hanno voltato le spalle.
E a proposito dei "bambini bolliti" il presidente Ciampi dalla Germania derubrica Berlusconi a fatto transeunte: «Lasciamo stare polemiche legate a fatti transeunti dell'Italia», ha detto Ciampi, in riferimento ai rapporti con Pechino. «Italia ed Europa - ha aggiunto - devono intensificare la loro presenza in Cina come in India».
Berlusconi, nuovo show contro l'Unità. E «la sinistra che aumenta le tasse»
Ciampi e la Cina: "Polemiche italiane" - Berlusconi precisa, Prodi attacca
28 marzo 2006
Bolliamo Berlusconi
Berlusconi ci ha fatto fare una figura di merda pure con i cinesi. Ma come gli vengono in mente certe trovate? O chi gliele prepara? Durante una manifestazione elettorale sabato a Napoli, Berlusconi sguainando una spada ha affermato che «all'epoca di Mao, in Cina non mangiavano i bambini ma li bollivano per poi usarli come fertilizzante per i campi».
La destra vuole fare terra bruciata contro tutti. Dopo gli insulti alla Libia, all'Olanda, alla Francia, ecco quelli contro la Cina.
I cinesi non l'hanno presa bene e si sono incazzati. Il loro governo ha definito «affermazioni senza alcuna base» le dichiarazioni di Berlusconi. «Le parole e i comportamenti dei leader italiani dovrebbero favorire la stabilità e lo sviluppo di relazioni amichevoli tra la Cina e l'Italia», hanno ancora detto i cinesi. La Cina festeggia il 2006 come anno dell'Italia ed un insulto del genere non se l'aspettava. Ma Berlusconi in politica estera si muove come un elefante fra bicchieri di cristallo.
Con la Cina non si può più tanto scherzare. Pechino detiene la più grande riserva di valuta del mondo, con i suoi 853,7 miliardi di dollari americani.
Berlusconi a Napoli aveva sparato a zero su Prodi definendolo "un poveretto" e su Fassino "ricercato come testimonial delle pompe funebri". E si era pure esibito nella solita sequela di insulti contro i giudici.
E' arrivata l'ora che siamo noi a bollire Berlusconi, a fuoco lento. Speriamo che sarà cotto a puntino il 9 aprile. Anche se il suo concime pensiamo sia velenoso pure per la terra.
"Bambini bolliti", Prodi: «Un'altra gaffe di Berlusconi»
La destra vuole fare terra bruciata contro tutti. Dopo gli insulti alla Libia, all'Olanda, alla Francia, ecco quelli contro la Cina.
I cinesi non l'hanno presa bene e si sono incazzati. Il loro governo ha definito «affermazioni senza alcuna base» le dichiarazioni di Berlusconi. «Le parole e i comportamenti dei leader italiani dovrebbero favorire la stabilità e lo sviluppo di relazioni amichevoli tra la Cina e l'Italia», hanno ancora detto i cinesi. La Cina festeggia il 2006 come anno dell'Italia ed un insulto del genere non se l'aspettava. Ma Berlusconi in politica estera si muove come un elefante fra bicchieri di cristallo.
Con la Cina non si può più tanto scherzare. Pechino detiene la più grande riserva di valuta del mondo, con i suoi 853,7 miliardi di dollari americani.
Berlusconi a Napoli aveva sparato a zero su Prodi definendolo "un poveretto" e su Fassino "ricercato come testimonial delle pompe funebri". E si era pure esibito nella solita sequela di insulti contro i giudici.
E' arrivata l'ora che siamo noi a bollire Berlusconi, a fuoco lento. Speriamo che sarà cotto a puntino il 9 aprile. Anche se il suo concime pensiamo sia velenoso pure per la terra.
"Bambini bolliti", Prodi: «Un'altra gaffe di Berlusconi»
27 marzo 2006
Kilombo - Qualcuno ha sbagliato casa
Un post aggregato oggi su kilombo da un certo "abele", dal titolo Moretti si è alleato con Berlusconi, mi ha fatto indignare ed ha avverato il mio timore che potessero iscriversi degli infiltrati. Mi sono tornati alla mente i mille mercenari assoldati da Berlusconi per la campagna elettorale nel lontano dicembre 2004. Non può non appartenere (appartiene quindi) a questa categoria (infiltrati, mercenari, consapevolmente o inconsapevolmente) chi scrive che un'eventuale sconfitta del centrosinistra, nelle imminenti elezioni, «è causa del fatto che è stato imposto agli elettori un leader inaccettabile, boiardo della vecchia DC più degenere, colluso con le peggiori lobbies economiche, coinvolto in vicende losche e meschine, e totalmente nullo politicamente»; dimenticando, o facendo finta di dimenticare, che Prodi per prima era stato scelto come capo della coalizione da tutti partiti del centrosinistra e poi è stato votato nelle primarie, dell'ottobre 2005, da 4.300.000 (quattromilionitrecentomila) liberi cittadini.
L'art. 3 della carta di kilombo recita: «Kilombo intende rappresentare un libero spazio di discussione pubblica, scambio paritario di conoscenze e mobilitazione democratica, tra cittadini che si riconoscono nella storia della sinistra parlamentare ed extraparlamentare e/o nelle attuali formazioni politiche o gruppi e associazioni di sinistra e/o che condividano dall’esterno le battaglie civili e sociali di tali partiti, gruppi o associazioni. Kilombo si prefigge lo scopo di far incontrare e mettere a confronto le diverse anime della sinistra (da quelle radicali a quelle riformiste) esaltandone i punti di divergenza e di contatto, in una tensione politico-culturale di accomunamento delle differenze». Abele con tutto questo non ha niente a che fare.
Tra me, che non mi firmo "caino" ma con il mio nome e cognome veri assumendomi tutte le responsabilità per quello che scrivo, e lui, che fa finta di farsi vittima sacrificale, non vi potrà mai essere alcun «accomunamento delle differenze».
Io non posso avere niente a che fare con chi chiama i leader del centrosinistra «vecchie zitelle». L'abele scrive infatti che Moretti con il suo ultimo film ha ottenuto come risultato «una ulteriore deresponsabilizzazione per i sedicenti leader della sinistra che, invece di lottare (attività poco chic e fuori moda), si limitano a "disapprovare e scandalizzarsi" come vecchie zitelle».
Anche a me avrebbe potuto piacere qualche altro al posto di Prodi, ma da quando la scelta è caduta su di lui è lui che mi rappresenta, è lui che voterò e farò votare, solo con la sua vittoria l'Italia potrà liberarsi da quella che quasi tutta la stampa del mondo (e quindi l'opinione pubblica del mondo) considera il più grave pericolo per la democrazia in Italia ed in Europa dal 1945 ad oggi.
Non può appartenere al centrosinistra chi dà del film di Moretti la seguente lettura: «Dopo un paio di ore di film, all'accensione delle luci, mi sono guardato attorno ed ho visto la disperazione: occhi bassi, senso di impotenza, certezza della sconfitta. Neanche la propaganda giapponese durante l'offensiva nel Pacifico era riuscita a fare tanto!». Solo chi è bacato dal verme di berlusconi può pensare in questo modo. Solo un succube di Berlusconi può dire: «Il risultato è che qualsiasi dubbioso che vedrà il film, semplicemente non andrà a votare».
E non mi dite che non ho capito che cosa "abele" volesse veramente dire, perché se lui dice di essere laureato in Ingegneria Civile, io sono laureato in Lettere e credo di capire il significato delle parole.
Perciò, compagni di kilombo, o cacciate lui o me ne vado io.
L'art. 3 della carta di kilombo recita: «Kilombo intende rappresentare un libero spazio di discussione pubblica, scambio paritario di conoscenze e mobilitazione democratica, tra cittadini che si riconoscono nella storia della sinistra parlamentare ed extraparlamentare e/o nelle attuali formazioni politiche o gruppi e associazioni di sinistra e/o che condividano dall’esterno le battaglie civili e sociali di tali partiti, gruppi o associazioni. Kilombo si prefigge lo scopo di far incontrare e mettere a confronto le diverse anime della sinistra (da quelle radicali a quelle riformiste) esaltandone i punti di divergenza e di contatto, in una tensione politico-culturale di accomunamento delle differenze». Abele con tutto questo non ha niente a che fare.
Tra me, che non mi firmo "caino" ma con il mio nome e cognome veri assumendomi tutte le responsabilità per quello che scrivo, e lui, che fa finta di farsi vittima sacrificale, non vi potrà mai essere alcun «accomunamento delle differenze».
Io non posso avere niente a che fare con chi chiama i leader del centrosinistra «vecchie zitelle». L'abele scrive infatti che Moretti con il suo ultimo film ha ottenuto come risultato «una ulteriore deresponsabilizzazione per i sedicenti leader della sinistra che, invece di lottare (attività poco chic e fuori moda), si limitano a "disapprovare e scandalizzarsi" come vecchie zitelle».
Anche a me avrebbe potuto piacere qualche altro al posto di Prodi, ma da quando la scelta è caduta su di lui è lui che mi rappresenta, è lui che voterò e farò votare, solo con la sua vittoria l'Italia potrà liberarsi da quella che quasi tutta la stampa del mondo (e quindi l'opinione pubblica del mondo) considera il più grave pericolo per la democrazia in Italia ed in Europa dal 1945 ad oggi.
Non può appartenere al centrosinistra chi dà del film di Moretti la seguente lettura: «Dopo un paio di ore di film, all'accensione delle luci, mi sono guardato attorno ed ho visto la disperazione: occhi bassi, senso di impotenza, certezza della sconfitta. Neanche la propaganda giapponese durante l'offensiva nel Pacifico era riuscita a fare tanto!». Solo chi è bacato dal verme di berlusconi può pensare in questo modo. Solo un succube di Berlusconi può dire: «Il risultato è che qualsiasi dubbioso che vedrà il film, semplicemente non andrà a votare».
E non mi dite che non ho capito che cosa "abele" volesse veramente dire, perché se lui dice di essere laureato in Ingegneria Civile, io sono laureato in Lettere e credo di capire il significato delle parole.
Perciò, compagni di kilombo, o cacciate lui o me ne vado io.
26 marzo 2006
Clean - Film
Undicesimo film del Cineforum Grottaglie 2006
Pulita. Se voleva rivedere suo figlio doveva diventare pulita dalla droga. Il film racconta la strada percorsa da Emily dall'inferno quotidiano della droga alla disintossicazione. Percorso ad ostacoli disseminato da tragedie come la morte per overdose di Lee, rock star in declino, dal quale aveva avuto un figlio affidato ai genitori di lui. Fotografia molto bella, con tanti primi piani e macchina in movimento. Il film ha ottenuto a Cannes 2004 il premio per la migliore fotografia. Colonna sonora zeppa di musica rock degli anni ottanta, che si adatta molto bene ai vari momenti della storia raccontata. Alla protagonista femminile è stato assegnato a Cannes il premio come migliore attrice protagonista. Ma un premio più grande avrebbe meritato uno straordinario Nick Nolte, nella parte del nonno.
Il regista Olivier Assayas ha collaborato con i cineasti della Nouvelle vague ed ha scritto negli anni ottanta per i famosi Cahiers du cinema.
Trama
Dopo diversi anni trascorsi insieme, la vita di Lee Hauser ed Emily Wang è andata in frantumi. Famosa rock star degli anni ottanta, Lee, ora non ha più contratti discografici e passa da una cittadina all'altra esibendosi in pubblico. Una vita senza preoccupazioni, con notorietà e facili guadagni si è ormai sgretolata lasciando alle spalle esperienze di droga e un figlio affidato alle cure dei genitori paterni. Quando Lee viene ritrovato morto per overdose nella stanza di un motel alla periferia di Hamilton, un piccolo centro industriale del Canada, Emily viene arrestata per detenzione di droga e portata in prigione. In un attimo, la sua vita cade in frantumi...
Cast
Regia: Olivier Assayas
Interpreti: Maggie Cheung, Nick Nolte, Béatrice Dalle, James Dennis, Don McKellar, Jeanne Balibar, James Johnston, Martha Henry, Laetitia Spigarelli
Genere:Drammatico
Nazione: Francia
Produzione: Edouard Weil
Anno: 2004
Durata: 110'
Distribuzione: Istituto Luce
Data di uscita: Cannes 2004
27 Maggio 2005 (cinema)
Pulita. Se voleva rivedere suo figlio doveva diventare pulita dalla droga. Il film racconta la strada percorsa da Emily dall'inferno quotidiano della droga alla disintossicazione. Percorso ad ostacoli disseminato da tragedie come la morte per overdose di Lee, rock star in declino, dal quale aveva avuto un figlio affidato ai genitori di lui. Fotografia molto bella, con tanti primi piani e macchina in movimento. Il film ha ottenuto a Cannes 2004 il premio per la migliore fotografia. Colonna sonora zeppa di musica rock degli anni ottanta, che si adatta molto bene ai vari momenti della storia raccontata. Alla protagonista femminile è stato assegnato a Cannes il premio come migliore attrice protagonista. Ma un premio più grande avrebbe meritato uno straordinario Nick Nolte, nella parte del nonno.
Il regista Olivier Assayas ha collaborato con i cineasti della Nouvelle vague ed ha scritto negli anni ottanta per i famosi Cahiers du cinema.
Trama
Dopo diversi anni trascorsi insieme, la vita di Lee Hauser ed Emily Wang è andata in frantumi. Famosa rock star degli anni ottanta, Lee, ora non ha più contratti discografici e passa da una cittadina all'altra esibendosi in pubblico. Una vita senza preoccupazioni, con notorietà e facili guadagni si è ormai sgretolata lasciando alle spalle esperienze di droga e un figlio affidato alle cure dei genitori paterni. Quando Lee viene ritrovato morto per overdose nella stanza di un motel alla periferia di Hamilton, un piccolo centro industriale del Canada, Emily viene arrestata per detenzione di droga e portata in prigione. In un attimo, la sua vita cade in frantumi...
Cast
Regia: Olivier Assayas
Interpreti: Maggie Cheung, Nick Nolte, Béatrice Dalle, James Dennis, Don McKellar, Jeanne Balibar, James Johnston, Martha Henry, Laetitia Spigarelli
Genere:Drammatico
Nazione: Francia
Produzione: Edouard Weil
Anno: 2004
Durata: 110'
Distribuzione: Istituto Luce
Data di uscita: Cannes 2004
27 Maggio 2005 (cinema)
25 marzo 2006
Il caimano - Film
Sono andato a vedere Il caimano di Nanni Moretti e non ho cambiato idea: voterò per Prodi contro Berlusconi. Non riesco a capire tutto il gran parlare che si è fatto sul film, anche prima che uscisse nelle sale. Ha ragione Moretti, questo film non sposterà voti. Chi aveva già deciso di votare per l'uno o per l'altro schieramento non cambierà dopo aver visto il film. Il film un aiuto potrà darlo agli ancora indecisi. E' certamente un film contro Berlusconi, ma che secondo Moretti, al di là di come andranno le elezioni del 9 e 10 aprile, ha già vinto perché ha cambiato la testa a tantissimi italiani. Il suo popolo che assalta i giudici, perché hanno avuto l'ardire di condannarlo a sette anni di carcere (nella finzione cinematografica), rappresenta una visione pessimistica dell'italietta berlusconiana, ma non per questo irrealistica. Ha scritto bene Padellaro su l'Unità di oggi: «il caimano sopravvive finché dietro di sé ha un popolo». Io invece sono più ottimista. Già molti di quelli che lo avevano osannato gli hanno voltato le spalle. Penso che la nottata stia già passando. Per vedere come finisce la favola (o l'incubo), bisogna aspettare il 10 aprile. Ma ora parliamo del film.
E' una storia triste e cupa che ci narra del fallimento familiare e professionale del protagonista, nell'ambito più generale della crisi di democrazia che vive l'Italia dell'era berlusconiana. Ma è anche una riflessione sul mondo del cinema e sul suo linguaggio. Chi si aspettava un film prettamente politico ne rimarrà deluso. E' principalmente un film sulle difficoltà del vivere quotidiano, sulle difficoltà nel rapportarsi con gli altri, sulle difficoltà dei rapporti familiari, sulla impossibilità di realizzare i propri sogni. Sembra che il caimano prenda il sopravvento sia nella vita pubblica che in quella privata. Ma forse è solo un modo per esorcizzarlo.
Trama
Bruno è un produttore cinematografico di film di serie B in crisi sia in ambito professionale che con la moglie, l'ormai ex attrice Paola. Dopo circa 10 anni d'inattività sembra stia per far partire un nuovo progetto sulla vita di Cristoforo Colombo, quando il suo regista di fiducia lo abbandona. Indebitato fino al collo e senza alcun progetto in mente, accetta di produrre il copione di una giovane regista senza neanche leggerlo. Si tratta di un film su Silvio Berlusconi....
Il produttore Bruno Bonomo è interpretato da Silvio Orlando, sua moglie è la bravissima Margherita Buy; la giovane cineasta è Jasmine Trinca.
Cast
Regia: Nanni Moretti
Interpreti: Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Giuliano Montaldo, Antonio Luigi Grimaldi, Paolo Sorrentino
Produzione: Sacher Film, Bac Films, Stephan Films, France 3 Cinema, Wild Bunch, Canal +, Cinecinema
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Genere: Drammatico
Durata: 112'
Data di uscita: 24 Marzo 2006 (cinema)
Il Caimano che azzanna l'Italia
Il popolo del caimano
E' una storia triste e cupa che ci narra del fallimento familiare e professionale del protagonista, nell'ambito più generale della crisi di democrazia che vive l'Italia dell'era berlusconiana. Ma è anche una riflessione sul mondo del cinema e sul suo linguaggio. Chi si aspettava un film prettamente politico ne rimarrà deluso. E' principalmente un film sulle difficoltà del vivere quotidiano, sulle difficoltà nel rapportarsi con gli altri, sulle difficoltà dei rapporti familiari, sulla impossibilità di realizzare i propri sogni. Sembra che il caimano prenda il sopravvento sia nella vita pubblica che in quella privata. Ma forse è solo un modo per esorcizzarlo.
Trama
Bruno è un produttore cinematografico di film di serie B in crisi sia in ambito professionale che con la moglie, l'ormai ex attrice Paola. Dopo circa 10 anni d'inattività sembra stia per far partire un nuovo progetto sulla vita di Cristoforo Colombo, quando il suo regista di fiducia lo abbandona. Indebitato fino al collo e senza alcun progetto in mente, accetta di produrre il copione di una giovane regista senza neanche leggerlo. Si tratta di un film su Silvio Berlusconi....
Il produttore Bruno Bonomo è interpretato da Silvio Orlando, sua moglie è la bravissima Margherita Buy; la giovane cineasta è Jasmine Trinca.
Cast
Regia: Nanni Moretti
Interpreti: Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Giuliano Montaldo, Antonio Luigi Grimaldi, Paolo Sorrentino
Produzione: Sacher Film, Bac Films, Stephan Films, France 3 Cinema, Wild Bunch, Canal +, Cinecinema
Distribuzione: Sacher Distribuzione
Genere: Drammatico
Durata: 112'
Data di uscita: 24 Marzo 2006 (cinema)
Il Caimano che azzanna l'Italia
Il popolo del caimano
24 marzo 2006
Arroganza e strafottenza di Berlusconi
Non vedo l'ora che finisca questa campagna elettorale, non ne posso proprio più dell'arroganza e strafottenza quotidiana di Berlusconi. Provoca ed insulta tutti. Dice esattamente il contrario della verità. Ne spara ogni giorno sempre una più grossa. L'ultima è quella di oggi da Bruxelles, dove mi auguro sia andato per l'ultima volta a rappresentare l'Italia al Consiglio europeo.
Ciampi alla fine della cerimonia di commemorazione a Roma delle vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine (335 civili trucidati dai nazisti il 24 marzo di 62 anni fa), ricordando che già un mese e mezzo fa, quando firmò il decreto di scioglimento delle Camere, aveva espresso «l'auspicio che questa campagna elettorale, come le precedenti, si svolgesse nei limiti delle regole e nel rispetto reciproco», rinnova l'invito ad abbassare i toni degli interventi ed a parlare dei problemi concreti dell'Italia.
Berlusconi con la più grande faccia tosta possibile dice che l'invito di Ciampi è rivolto alla sinistra e non a lui «perchè noi non abbiamo niente di cui calmarci e comportarci più civilmente di quanto facciamo». Merda! Continua a prenderci per il culo. Gli hanno detto che facendo così guadagnerà più voti. Se fosse vero gli italiani sono una massa di coglioni. Io credo e spero che non sia così e che gli italiani il 9 e 10 aprile glielo dimostreranno.
Concordo con Fassino quando dice: «Il presidente del Consiglio non ha niente da dire agli italiani, non si misura in questa campagna elettorale sulle cose, sui problemi e continua a cercare di innalzare semplicemente la tensione, la polemica, il conflitto, lo scontro perché spera che radicalizzando lo scontro possa raccogliere qualche voto in più».
Berlusconi non dimostrando alcun senso di equilibrio e decenza continua ad insultare Prodi: «Non conta niente - dice ai giornalisti -. Gli hanno regalato come elemosina cinque parlamentari». Berlusconi, fai schifo. Ma sta per finire. Mancano solo quindici giorni.
Ciampi invita a moderare i toni - Berlusconi: "Parla alla sinistra"
23 marzo 2006
Moana tutta la verità - Libro
Moana tutta la verità
Francesca Parravicini - conversazione con Simone Pozzi
Aliberti editore, febbraio 2006
Potete cominciare a leggere il libro da pagina 133. Fino a quel punto sono fornite da Simone Pozzi notizie di seconda mano, che ha sentito raccontare in famiglia. Si narrano fatti che, per contenuti e forma, potrebbero benissimo introdurre anche una biografia di Santa Maria Goretti. Tutto cambia con il capitolo "Salto nel vuoto", appunto. Finalmente si entra nel vivo della vita e delle opere di Moana Pozzi.
«Moana era il suo corpo, per parafrasarla. Se pensi che questo era uno dei cardini del suo pensiero e, per diretta conseguenza, uno dei principi ai quali ispirò la gestione della sua vita, puoi capire come dovesse finire per cozzare con l'intera Italietta formalmente cattolica e di provincia», è quanto dice Simone Pozzi a Francesca Parravicini. Si tratta di un libro intervista.
La famiglia non accettò mai veramente la scelta di Moana. Ma lei s'impuntò e tirò dritto per la sua strada: «Ognuno della propria vita fa quello che gli pare», ripeteva a tutti. Simone racconta: «Mio padre, più volte, le suggerì di dedicarsi al teatro. E lei tentò, ma i risultati furono deludenti. La sua vita era la pornografia, e allontanarsene sarebbe stato un errore gravissimo. Il fiume della sua esistenza scorreva in quella direzione, perché andare controcorrente? Avrebbe solo sofferto, così facendo». Lei sentiva che nel sesso non c'era niente di scorretto e di immorale. E abbandonò tutte le inibizioni con cui era stata educata in famiglia e dalle suore Orsoline. Prima di morire a trentatre anni di tumore al fegato, Moana disse ai suoi: «Mi dispiace avervi trascinato in quest'inferno, ma non potete capire le ragioni per cui ho scelto questa vita».
Il clou viene raggiunto verso la fine del libro, quando Simone, con la massima riservatezza, quasi con indifferenza, rivela: «Poco tempo fa (è una rivelazione recente), senza l'aiuto di nessuno, venni a sapere che Rosanna e Alfredo in realtà non erano mia madre e mio padre biologici, ma erano i miei genitori affidatari. Erano i miei nonni». Simone aveva intuito questa verità navigando in internet e ne aveva chiesto "delucidazione" ai presunti genitori, che avevano confermato: Moana era sua madre. Lo aveva avuto a diciannove anni. Questo rimane un mistero. Perché Moana non ne ha mai parlato personalmente a suo figlio?
A Simone di Moana gli resta «il coraggio, l'esuberanza, l'anticonformismo, l'aver imparato a dipingere un vaso di fiori, il contemplare la natura, il sentirmi libero, il vivere secondo le mie reali aspettative e ambizioni. Il fatto che nella sessualità non c'è niente di male, la gioia di vivere ogni momento dell'esistenza come preziosi e unico. La ricerca del divino, il profondo significato della meditazione».
Se vuoi puoi acquistare il libro da qui.
Sito ufficiale dell'Associazione Moana Pozzi
Francesca Parravicini - conversazione con Simone Pozzi
Aliberti editore, febbraio 2006
Potete cominciare a leggere il libro da pagina 133. Fino a quel punto sono fornite da Simone Pozzi notizie di seconda mano, che ha sentito raccontare in famiglia. Si narrano fatti che, per contenuti e forma, potrebbero benissimo introdurre anche una biografia di Santa Maria Goretti. Tutto cambia con il capitolo "Salto nel vuoto", appunto. Finalmente si entra nel vivo della vita e delle opere di Moana Pozzi.
«Moana era il suo corpo, per parafrasarla. Se pensi che questo era uno dei cardini del suo pensiero e, per diretta conseguenza, uno dei principi ai quali ispirò la gestione della sua vita, puoi capire come dovesse finire per cozzare con l'intera Italietta formalmente cattolica e di provincia», è quanto dice Simone Pozzi a Francesca Parravicini. Si tratta di un libro intervista.
La famiglia non accettò mai veramente la scelta di Moana. Ma lei s'impuntò e tirò dritto per la sua strada: «Ognuno della propria vita fa quello che gli pare», ripeteva a tutti. Simone racconta: «Mio padre, più volte, le suggerì di dedicarsi al teatro. E lei tentò, ma i risultati furono deludenti. La sua vita era la pornografia, e allontanarsene sarebbe stato un errore gravissimo. Il fiume della sua esistenza scorreva in quella direzione, perché andare controcorrente? Avrebbe solo sofferto, così facendo». Lei sentiva che nel sesso non c'era niente di scorretto e di immorale. E abbandonò tutte le inibizioni con cui era stata educata in famiglia e dalle suore Orsoline. Prima di morire a trentatre anni di tumore al fegato, Moana disse ai suoi: «Mi dispiace avervi trascinato in quest'inferno, ma non potete capire le ragioni per cui ho scelto questa vita».
Il clou viene raggiunto verso la fine del libro, quando Simone, con la massima riservatezza, quasi con indifferenza, rivela: «Poco tempo fa (è una rivelazione recente), senza l'aiuto di nessuno, venni a sapere che Rosanna e Alfredo in realtà non erano mia madre e mio padre biologici, ma erano i miei genitori affidatari. Erano i miei nonni». Simone aveva intuito questa verità navigando in internet e ne aveva chiesto "delucidazione" ai presunti genitori, che avevano confermato: Moana era sua madre. Lo aveva avuto a diciannove anni. Questo rimane un mistero. Perché Moana non ne ha mai parlato personalmente a suo figlio?
A Simone di Moana gli resta «il coraggio, l'esuberanza, l'anticonformismo, l'aver imparato a dipingere un vaso di fiori, il contemplare la natura, il sentirmi libero, il vivere secondo le mie reali aspettative e ambizioni. Il fatto che nella sessualità non c'è niente di male, la gioia di vivere ogni momento dell'esistenza come preziosi e unico. La ricerca del divino, il profondo significato della meditazione».
Se vuoi puoi acquistare il libro da qui.
Sito ufficiale dell'Associazione Moana Pozzi
22 marzo 2006
Lombosciatalgia e delirio
«Penso che Berlusconi le regole non vorrà rispettarle mai più. Sta giocando la sua sopravvivenza politica, la difende come i felini difendono il loro territorio, ringhiando e artigliando. Disperato? Non credo. Confusione mentale? Non credo. Berlusconi è convinto di governare per diritto divino».
Eugenio Scalfari - 20 marzo 2006
Che è peggio della disperazione e della confusione mentale. E' delirio.
Après Moi le Deluge
21 marzo 2006
Ruini / Bettazzi : due chiese
Il Cardinal Ruini ieri, aprendo i lavori del consiglio permanente della Cei, ha pure aperto la sua campagna elettorale per le elezioni del 9 e 10 aprile prossimi. Ha detto che se da un lato la Chiesa in vista delle prossime elezioni non sceglierà alcuno schieramento politico, dall’altro non smetterà di «riproporre agli elettori e ai futuri eletti "quei contenuti irrinunciabili" che devono orientare la scelta politica del cattolico doc; ossia: vita, famiglia, matrimonio. In pratica quindi invita a votare quei partiti e quegli uomini che a parole dicono di difendere la vita, la famiglia, il matrimonio, secondo i dettami della Chiesa cattolica. Più esplicitamente quindi secondo lui i cattolici dovrebbero votare il centrodestra e cioè Berlusconi.
Berlusconi ovviamente non si è lasciata sfuggire l'occasione e subito ha dichiarato: «Ho molto apprezzato il richiamo del cardinale Ruini ai grandi principi che debbono sempre ispirare e sostenere la politica. E nella stessa misura condivido il suo alto richiamo alla centralità della famiglia e ai valori della vita, ideali e principi sui quali, fin dalla sua nascita, è schierata coerentemente Forza Italia».
Sono le solite menzogne del Berlusca. Lui nella sua vita privata familiare ha fatto esattamente il contrario. Si sposa con Carla Elvira Dall’Oglio dalla quale ha due figli. Incontra poi l'attrice bolognese, Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, e inizia una relazione extraconiugale che si sviluppa tra Milano e i week end a Saint Moritz e Portofino. Da questa relazione nasce una figlia. Berlusconi si separa dalla prima moglie e sposa la Lario, che gli fa altri due figli. Ma nello stesso tempo il Berlusca non trascura altre avventure. Di recente Cicciolina ha vantato scopate con lui in un'isola greca; non conosco sue smentite. Ma il cardinal Ruini questa cose fa finta di non saperle.
Non è da meno l'altra punta del centro destra e difensore della dignità della famiglia consacrata nel matrimonio secondo il rito di Santa Romana Chiesa: Pier Ferdinando Casini. Anche lui, dopo essersi separato dalla prima moglie, dalla quale ha avuto due figlie, è attualmente convivente con Azzurra Caltagirone, figlia del noto imprenditore. Anche queste cose Ruini non le sa.
Ruini spara contro i Pacs e le unioni di fatto, ed in questa lotta si fa aiutare da chi questi istituti, nella pratica, pratica da sempre. Sepolcri imbiancati.
Ruini spara: «È preoccupante che alcune Regioni stiano discutendo o abbiano già approvato normative che mettono sullo stesso piano matrimonio e coppie di fatto; è questa una strategia che punta a imporre a livello nazionale una legge che equipari le unioni di fatto alle famiglie fondate sul matrimonio». Il riferimento è a Regioni come la Toscana, l'Umbria, la Puglia, il Piemonte, la Campania, l'Emilia Romagna, le Marche che hanno messo a punto o sono sul punto di approvare una normativa relativa al riconoscimento delle unioni di fatto.
Ma per fortuna vi è pure un'altra chiesa, quella per esempio del vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi, che sul periodico dehoniano "Settimana" scrive: «Votiamo secondo coscienza, valutando ciò che è più utile alla gente... ma diffidiamo e contestiamo di fronte a chi si atteggia a difensore della fede, mentre in realtà è al servizio dei propri interessi». E poi rincara la dose: «A leggere quello che proponeva molti anni fa il Gran Maestro della Loggia Massonica P2, loggia sconfessata dalla stessa Massoneria, si deve concludere che la politica dell'attuale governo si è modellata su quel programma più che sulla dottrina sociale della Chiesa». Ruini è servito.
E per fortuna, forse, nella Chiesa sono più numerosi gli iscritti al "partito" (si fa per dire) di Bettazzi che non a quello di Ruini. Le pecore sono più avvedute dei loro pastori.
Ruini entra nella campagna elettorale: «Votate i valori»
Propaganda azzurra nelle parrocchie, il vescovo di Ivrea: «Ma sono la P2»
Ruini: "Attenti alla famiglia, no ai Pacs". E punta il dito sulla crisi economica
Berlusconi ovviamente non si è lasciata sfuggire l'occasione e subito ha dichiarato: «Ho molto apprezzato il richiamo del cardinale Ruini ai grandi principi che debbono sempre ispirare e sostenere la politica. E nella stessa misura condivido il suo alto richiamo alla centralità della famiglia e ai valori della vita, ideali e principi sui quali, fin dalla sua nascita, è schierata coerentemente Forza Italia».
Sono le solite menzogne del Berlusca. Lui nella sua vita privata familiare ha fatto esattamente il contrario. Si sposa con Carla Elvira Dall’Oglio dalla quale ha due figli. Incontra poi l'attrice bolognese, Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, e inizia una relazione extraconiugale che si sviluppa tra Milano e i week end a Saint Moritz e Portofino. Da questa relazione nasce una figlia. Berlusconi si separa dalla prima moglie e sposa la Lario, che gli fa altri due figli. Ma nello stesso tempo il Berlusca non trascura altre avventure. Di recente Cicciolina ha vantato scopate con lui in un'isola greca; non conosco sue smentite. Ma il cardinal Ruini questa cose fa finta di non saperle.
Non è da meno l'altra punta del centro destra e difensore della dignità della famiglia consacrata nel matrimonio secondo il rito di Santa Romana Chiesa: Pier Ferdinando Casini. Anche lui, dopo essersi separato dalla prima moglie, dalla quale ha avuto due figlie, è attualmente convivente con Azzurra Caltagirone, figlia del noto imprenditore. Anche queste cose Ruini non le sa.
Ruini spara contro i Pacs e le unioni di fatto, ed in questa lotta si fa aiutare da chi questi istituti, nella pratica, pratica da sempre. Sepolcri imbiancati.
Ruini spara: «È preoccupante che alcune Regioni stiano discutendo o abbiano già approvato normative che mettono sullo stesso piano matrimonio e coppie di fatto; è questa una strategia che punta a imporre a livello nazionale una legge che equipari le unioni di fatto alle famiglie fondate sul matrimonio». Il riferimento è a Regioni come la Toscana, l'Umbria, la Puglia, il Piemonte, la Campania, l'Emilia Romagna, le Marche che hanno messo a punto o sono sul punto di approvare una normativa relativa al riconoscimento delle unioni di fatto.
Ma per fortuna vi è pure un'altra chiesa, quella per esempio del vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi, che sul periodico dehoniano "Settimana" scrive: «Votiamo secondo coscienza, valutando ciò che è più utile alla gente... ma diffidiamo e contestiamo di fronte a chi si atteggia a difensore della fede, mentre in realtà è al servizio dei propri interessi». E poi rincara la dose: «A leggere quello che proponeva molti anni fa il Gran Maestro della Loggia Massonica P2, loggia sconfessata dalla stessa Massoneria, si deve concludere che la politica dell'attuale governo si è modellata su quel programma più che sulla dottrina sociale della Chiesa». Ruini è servito.
E per fortuna, forse, nella Chiesa sono più numerosi gli iscritti al "partito" (si fa per dire) di Bettazzi che non a quello di Ruini. Le pecore sono più avvedute dei loro pastori.
Ruini entra nella campagna elettorale: «Votate i valori»
Propaganda azzurra nelle parrocchie, il vescovo di Ivrea: «Ma sono la P2»
Ruini: "Attenti alla famiglia, no ai Pacs". E punta il dito sulla crisi economica
20 marzo 2006
Confindustria: E non finisce qui
E' chiaro ormai a tutti che il Berlusca, come un capocomico, si porti la claque appresso per far applaudire le sue esibizioni, siano esse da artista o da cane. Le claque agiscono a pagamento o usufruendo dell'ingresso gratuito. Lo ha fatto a Washington al Congresso americano, lo ha fatto a Vicenza al convegno di Confindustria. Lo si afferma nella nota ufficiale con la quale il Comitato di Presidenza della Confindustria ha risposto agli attacchi di Berlusconi, anche se in modo diplomatico: «Il convegno di Vicenza è aperto a cittadini, amministratori pubblici e rappresentanti politici, peraltro curiosamente aumentati ieri nella parte finale della mattinata», in concomitanza con la sparata del Berlusca.
Nella nota si bolla come inaccettabile il tentativo fatto da Berlusconi di deligittimare la Confindustria: «Allo stesso modo è inaccettabile il tentativo prepotente di delegittimare Confindustria e le decine di migliaia di imprenditori che riescono a coniugare l'impegno civile e associativo con il successo delle loro imprese sui mercati, contribuendo così in modo determinante alla tenuta dell'economia in momenti difficili».
E poi io una cosa non la capisco: perché gli imprenditori dovrebbero essere buoni se votano a destra e cattivi se votano a sinistra. Anche su questo la nota è stata chiara: «Confindustria, associazione di imprese e di persone libere, che voteranno secondo il proprio giudizio personale, non si presta e non si presterà ad operazioni di propaganda partitica da parte di nessuno».
Mi è piaciuta la presa di posizione dell'imprenditore Raffaele Colombrino, proprietario di una fabbrica ad Acerra: «L'imprenditore di sinistra non pensa allo scheletro nell'armadio, ma pensa un po' di meno alla ricchezza personale e un po' di più alla povertà altrui». Ha annunciato che acquisterà uno spazio a pagamento sui giornali per dare una risposta a quella che considera "un'inesattezza" del presidente del Consiglio.
A margine dell'impudica sceneggiata di Berlusconi a Vicenza il vecchio marpione Andreotti ha sentenziato: «In queste ultime settimane bisognerebbe fare ai grandi leader politici l'esame antidoping». Verosimilmente credo che pensi che Berlusconi verrebbe trovato positivo.
I Ds intanto aggiornano il loro catalogo rosso. «Dunque il catalogo dei “comunisti” - recita una nota dei Ds - si arricchisce di una new entry di tutto rispetto: dopo i sondaggisti rossi, i giornalisti rossi, i direttori di giornali rossi, gli editori rossi, i corrispondenti esteri rossi, la magistratura rossa, i professori rossi, i sindacati rossi... arrivano oggi Montezemolo, Pininfarina, Artioli, Della Valle rossi pure loro agli occhi del premier e dei suoi portavoce».
Pininfarina invita Berlusconi ad andare a ripetizione di economia. «Credo che al Presidente del Consiglio non farebbe male frequentare un corso del professore Mario Calderini (docente di Economia e Management al Politecnico di Torino, ndr)», ha affermato Andrea Pininfarina, vicepresidente di Confindustria, concludendo un convegno organizzato dall'Unione Industriale e dalla Camera di Commercio di Torino.
Violante, pur commiserando Berlusconi, invita chi può ad aiutarlo: «Tanta commiserazione per le condizioni psicologiche del premier. E' messo maluccio. Il premier ha bisogno di aiuto, la malattia di cui soffre si chiama 'aprilite' e culmina il 9 e 10 di aprile».
Confindustria: ''Inaccettabile tentativo prepotente di delegittimazione''
«Inaccettabile tentativo di delegittimarci»
Guerra industriali - premier. Pininfarina: il premier vada a ripetizione
Nella nota si bolla come inaccettabile il tentativo fatto da Berlusconi di deligittimare la Confindustria: «Allo stesso modo è inaccettabile il tentativo prepotente di delegittimare Confindustria e le decine di migliaia di imprenditori che riescono a coniugare l'impegno civile e associativo con il successo delle loro imprese sui mercati, contribuendo così in modo determinante alla tenuta dell'economia in momenti difficili».
E poi io una cosa non la capisco: perché gli imprenditori dovrebbero essere buoni se votano a destra e cattivi se votano a sinistra. Anche su questo la nota è stata chiara: «Confindustria, associazione di imprese e di persone libere, che voteranno secondo il proprio giudizio personale, non si presta e non si presterà ad operazioni di propaganda partitica da parte di nessuno».
Mi è piaciuta la presa di posizione dell'imprenditore Raffaele Colombrino, proprietario di una fabbrica ad Acerra: «L'imprenditore di sinistra non pensa allo scheletro nell'armadio, ma pensa un po' di meno alla ricchezza personale e un po' di più alla povertà altrui». Ha annunciato che acquisterà uno spazio a pagamento sui giornali per dare una risposta a quella che considera "un'inesattezza" del presidente del Consiglio.
A margine dell'impudica sceneggiata di Berlusconi a Vicenza il vecchio marpione Andreotti ha sentenziato: «In queste ultime settimane bisognerebbe fare ai grandi leader politici l'esame antidoping». Verosimilmente credo che pensi che Berlusconi verrebbe trovato positivo.
I Ds intanto aggiornano il loro catalogo rosso. «Dunque il catalogo dei “comunisti” - recita una nota dei Ds - si arricchisce di una new entry di tutto rispetto: dopo i sondaggisti rossi, i giornalisti rossi, i direttori di giornali rossi, gli editori rossi, i corrispondenti esteri rossi, la magistratura rossa, i professori rossi, i sindacati rossi... arrivano oggi Montezemolo, Pininfarina, Artioli, Della Valle rossi pure loro agli occhi del premier e dei suoi portavoce».
Pininfarina invita Berlusconi ad andare a ripetizione di economia. «Credo che al Presidente del Consiglio non farebbe male frequentare un corso del professore Mario Calderini (docente di Economia e Management al Politecnico di Torino, ndr)», ha affermato Andrea Pininfarina, vicepresidente di Confindustria, concludendo un convegno organizzato dall'Unione Industriale e dalla Camera di Commercio di Torino.
Violante, pur commiserando Berlusconi, invita chi può ad aiutarlo: «Tanta commiserazione per le condizioni psicologiche del premier. E' messo maluccio. Il premier ha bisogno di aiuto, la malattia di cui soffre si chiama 'aprilite' e culmina il 9 e 10 di aprile».
Confindustria: ''Inaccettabile tentativo prepotente di delegittimazione''
«Inaccettabile tentativo di delegittimarci»
Guerra industriali - premier. Pininfarina: il premier vada a ripetizione
19 marzo 2006
Million Dollar Baby - Film
Decimo film del Cineforum Grottaglie 2006
Film duro e poetico allo stesso tempo. La poesia della solitudine. Un vecchio allenatore di boxe, uomo solitario, incontra una ragazza che vuol diventare pugile, donna solitaria. Due solitudini che camminano su strade parallele senza incontrasi, se non nel finale che li unisce in un mondo senza tempo. Il riscatto e la redenzione vengono quasi lambiti, ma non possono essere raggiunti. Film scarno ed essenziale che parla al cuore e ci colpisce nel profondo dei sentimenti. Film triste e pessimista, senza speranza.
Trama
Frankie Dunn è stato per anni allenatore e manager di tanti pugili e ha speso una vita sul ring. Uomo solitario dal carattere duro, Frankie ha un unico amico, Scrap, anche lui ex pugile, con cui gestisce una palestra di boxe a Los Angeles. La vita di Frankie subisce una svolta quando in palestra arriva Maggie, una ragazza determinata a combattere sul ring, che sulle prime lui tenta di scoraggiare ma che poi, vista l'ostinazione della ragazza, decide di aiutare e prende sotto la sua protezione...
Cast Tecnico
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura:Paul Haggis
Soggetto: F.X. Toole
Montaggio: Joel Cox
Fotografia: Tom Stern
Scenografia: Henry Bumstead
Cast Artistico
Personaggi ed interpreti
Clint Eastwood - Frankie Dunn
Hilary Swank - Maggie Fitzgerald
Morgan Freeman - Eddie Scrap-Iron Dupris
Jay Baruchel - Danger Barch
Mike Colter - Big Willie Little
Lucia Rijker - Billie 'The Blue Bear'
Brian F. O'Byrne - Father Horvak
Anthony Mackie - Shawrelle Berry
Margo Martindale - Earline Fitzgerald
Morgan Eastwood - Little Girl in Truck
Data di uscita: 18 Febbraio 2005 (cinema)
Sito italiano: http://www.milliondollarbaby.it/
Premi
Premio Oscar 2004 per Miglior attore non protagonista a Morgan Freeman
Premio Oscar 2004 per Miglior attrice a Hilary Swank
Premio Oscar 2004 per Miglior regia
Premio Oscar 2004 per Miglior film
David di Donatello 2005 per Miglior film straniero
Golden Globes 2005 per Miglior attrice in un film drammatico a Hilary Swank
Golden Globes 2005 per Miglior regia
Film duro e poetico allo stesso tempo. La poesia della solitudine. Un vecchio allenatore di boxe, uomo solitario, incontra una ragazza che vuol diventare pugile, donna solitaria. Due solitudini che camminano su strade parallele senza incontrasi, se non nel finale che li unisce in un mondo senza tempo. Il riscatto e la redenzione vengono quasi lambiti, ma non possono essere raggiunti. Film scarno ed essenziale che parla al cuore e ci colpisce nel profondo dei sentimenti. Film triste e pessimista, senza speranza.
Trama
Frankie Dunn è stato per anni allenatore e manager di tanti pugili e ha speso una vita sul ring. Uomo solitario dal carattere duro, Frankie ha un unico amico, Scrap, anche lui ex pugile, con cui gestisce una palestra di boxe a Los Angeles. La vita di Frankie subisce una svolta quando in palestra arriva Maggie, una ragazza determinata a combattere sul ring, che sulle prime lui tenta di scoraggiare ma che poi, vista l'ostinazione della ragazza, decide di aiutare e prende sotto la sua protezione...
Cast Tecnico
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura:Paul Haggis
Soggetto: F.X. Toole
Montaggio: Joel Cox
Fotografia: Tom Stern
Scenografia: Henry Bumstead
Cast Artistico
Personaggi ed interpreti
Clint Eastwood - Frankie Dunn
Hilary Swank - Maggie Fitzgerald
Morgan Freeman - Eddie Scrap-Iron Dupris
Jay Baruchel - Danger Barch
Mike Colter - Big Willie Little
Lucia Rijker - Billie 'The Blue Bear'
Brian F. O'Byrne - Father Horvak
Anthony Mackie - Shawrelle Berry
Margo Martindale - Earline Fitzgerald
Morgan Eastwood - Little Girl in Truck
Data di uscita: 18 Febbraio 2005 (cinema)
Sito italiano: http://www.milliondollarbaby.it/
Premi
Premio Oscar 2004 per Miglior attore non protagonista a Morgan Freeman
Premio Oscar 2004 per Miglior attrice a Hilary Swank
Premio Oscar 2004 per Miglior regia
Premio Oscar 2004 per Miglior film
David di Donatello 2005 per Miglior film straniero
Golden Globes 2005 per Miglior attrice in un film drammatico a Hilary Swank
Golden Globes 2005 per Miglior regia
Vicenza: i giornali nemici di Berlusconi
Berlusconi, nella sua sceneggiata delirante recitata ieri al convegno di Confindustria a Vicenza, ha citato come nemici cinque giornali che pare abbiano come unica colpa quella di essersi schierati con il centrosinistra: il Corriere della Sera, la Stampa, il Sole 24 ore, la Repubblica, il Messaggero...; si è solo dimenticato di citare il Nemico in assoluto: l'Unità, ma forse perché quel giornale è peggio dello sterco del diavolo.
Copio ed incollo alcuni passi tratti dagli articoli online di quei giornali con la cronaca dell'assolo di Berlusconi, facendo presente che de il Sole 24 Ore e de il Messaggero non ho trovato nulla sul convegno di Vicenza. Oggi, in conseguenza dello sciopero dei giornalisti, non sono usciti in edicola i giornali a stampa.
Ancora una volta il presidente del Consiglio si è dimostrato del tutto incompatibile con qualsiasi regola.
Il premier si è scagliato contro la stampa italiana, contro la sinistra, contro Romano Prodi, contro gli imprenditori schierati con il centrosinistra e in particolare contro Diego Della Valle.
Berlusconi attacca senza mezzi termini la Confindustria.
Gelo dei vertici di Confindustria, applausi di attivisti di Forza Italia
In platea si scatenava il putiferio tra i cori da stadio («Silvio! Silvio!») degli attivisti di Forza Italia che avevano riempito le ultime file del convegno (gli organizzatori parlano di 300 persone accreditate all'ultimo momento).
Pininfarina si mostra scettico sui tanti applausi tributati al Cavaliere: «In sala, a quanto pare, non c'erano solo imprenditori. Io credo che quelli che sono intervenuti durante il dibattito di Berlusconi poco avessero a che fare con Confindustria».
Il pezzo forte è però l'attacco di Berlusconi a Della Valle, che in platea scuote il capo: "Gli imprenditori che stanno a sinistra hanno scheletri negli armadi, sono sotto il manto protettivo della sinistra e di Magistratura democratica".
Arriva la secca replica di Della Valle: «Mi preoccupa molto - dichiara ai giornalisti - lo stato in cui l'ho visto oggi. Tutte le persone che gli vogliono bene gli stiano vicino. L'aggressività che lo porta a dire questa grande quantità di stupidaggini preoccupa, tenendo conto che è l'uomo che governa il paese».
Alla fine Berlusconi è uscito di corsa, completamente guarito dai dolori lombari, seguito solo dalle guardie del corpo e senza che nessuno dei vertici di Confindustria si preoccupasse di salutarlo.
Magistratura democratica ha reagito con una dura nota del suo presidente, Franco Ippolito. «Non rispondiamo a insinuazioni risibili, fatte con il calcolato scopo di provocare risse istituzionali in periodo elettorale. Ci sarà tempo e modo per intervenire. Ci limitiamo ad osservare che insinuazioni calunniose e insulti esprimono il senso delle istituzioni di chi li pronuncia. Nutriamo grande fiducia nei cittadini italiani che assistono a questi spettacoli. È ormai largamente diffusa, non soltanto in Italia, la consapevolezza che non si possono prendere sul serio le strumentali e gravi dichiarazioni a cui si abbandona sempre più spesso Silvio Berlusconi».
Ecco ora i link degli articoli completi.
Corriere della Sera: Lo «show» di Berlusconi divide gli industriali
La Stampa: Confindustria: Berlusconi attacca, è rottura con Montezemolo
la Repubblica: Berlusconi show a Confindustria, attacco frontale a Della Valle
l'Unità: Berlusconi insulta gli industriali. Pininfarina: «È in stato confusionale»
Copio ed incollo alcuni passi tratti dagli articoli online di quei giornali con la cronaca dell'assolo di Berlusconi, facendo presente che de il Sole 24 Ore e de il Messaggero non ho trovato nulla sul convegno di Vicenza. Oggi, in conseguenza dello sciopero dei giornalisti, non sono usciti in edicola i giornali a stampa.
Ancora una volta il presidente del Consiglio si è dimostrato del tutto incompatibile con qualsiasi regola.
Il premier si è scagliato contro la stampa italiana, contro la sinistra, contro Romano Prodi, contro gli imprenditori schierati con il centrosinistra e in particolare contro Diego Della Valle.
Berlusconi attacca senza mezzi termini la Confindustria.
Gelo dei vertici di Confindustria, applausi di attivisti di Forza Italia
In platea si scatenava il putiferio tra i cori da stadio («Silvio! Silvio!») degli attivisti di Forza Italia che avevano riempito le ultime file del convegno (gli organizzatori parlano di 300 persone accreditate all'ultimo momento).
Pininfarina si mostra scettico sui tanti applausi tributati al Cavaliere: «In sala, a quanto pare, non c'erano solo imprenditori. Io credo che quelli che sono intervenuti durante il dibattito di Berlusconi poco avessero a che fare con Confindustria».
Il pezzo forte è però l'attacco di Berlusconi a Della Valle, che in platea scuote il capo: "Gli imprenditori che stanno a sinistra hanno scheletri negli armadi, sono sotto il manto protettivo della sinistra e di Magistratura democratica".
Arriva la secca replica di Della Valle: «Mi preoccupa molto - dichiara ai giornalisti - lo stato in cui l'ho visto oggi. Tutte le persone che gli vogliono bene gli stiano vicino. L'aggressività che lo porta a dire questa grande quantità di stupidaggini preoccupa, tenendo conto che è l'uomo che governa il paese».
Alla fine Berlusconi è uscito di corsa, completamente guarito dai dolori lombari, seguito solo dalle guardie del corpo e senza che nessuno dei vertici di Confindustria si preoccupasse di salutarlo.
Magistratura democratica ha reagito con una dura nota del suo presidente, Franco Ippolito. «Non rispondiamo a insinuazioni risibili, fatte con il calcolato scopo di provocare risse istituzionali in periodo elettorale. Ci sarà tempo e modo per intervenire. Ci limitiamo ad osservare che insinuazioni calunniose e insulti esprimono il senso delle istituzioni di chi li pronuncia. Nutriamo grande fiducia nei cittadini italiani che assistono a questi spettacoli. È ormai largamente diffusa, non soltanto in Italia, la consapevolezza che non si possono prendere sul serio le strumentali e gravi dichiarazioni a cui si abbandona sempre più spesso Silvio Berlusconi».
Ecco ora i link degli articoli completi.
Corriere della Sera: Lo «show» di Berlusconi divide gli industriali
La Stampa: Confindustria: Berlusconi attacca, è rottura con Montezemolo
la Repubblica: Berlusconi show a Confindustria, attacco frontale a Della Valle
l'Unità: Berlusconi insulta gli industriali. Pininfarina: «È in stato confusionale»
18 marzo 2006
Berlusconi in stato di confusione
Berlusconi è in uno stato di confusione, forse è la stanchezza per la campagna elettorale, dice il vicepresidente di Confindustria Andrea Pininfarina. L'occasione è l'intervento fuori programma del Berlusca al convegno di Confindustria a Vicenza.
Ieri si era dato malato, oggi anche se apparentemente claudicante si è presentato al convegno per fare una delle sue solite sparate che continuano a squalificarlo sempre più.
Bisogna stargli vicino, ha detto qualcuno, perché è "fuori di testa". Quest'ultimo è esattamente l'insulto che lui ha rivolto, dal palco del convegno, a Diego Della Valle. «Vedo il signor Della Valle che scuote la testa - ha urlato Berlusconi quasi con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite -. Allora io vi dico quando penso ad un imprenditore che sostiene la sinistra, se non è andato fuori di testa, penso che abbia molti scheletri nell'armadio, che ha tante cose da farsi perdonare e che si mette sotto il manto protettivo della sinistra e di magistratura democratica».
Il presidente degli industriali Luca Cordero di Montezemolo dice di non voler commentare semplicemente per rispetto della posizione istituzionale che il Berlusca occupa. Altrimenti gliene avrebbe dette di tutti i colori.
Non sarà che il Berlusca gli scheletri non ce l'ha negli armadi, ma se li porta appresso?
Poco prima il Berlusca aveva sferrato un duro attacco a tutti i massimi giornali italiani, nominandoli uno per uno, che hanno la colpa a suo dire di farsi portavoce della sinistra. Ma anche se ciò fosse vero, dico io, che male ci sarebbe. Berlusca e soci dovrebbero riflettere sul perché questo avviene. Ma statene certi questo il Berlusca non lo farà mai, lui è il gesù cristo che non sbaglia mai.
La crisi economica italiana se la sono inventata quelli della sinistra. «Dov'è questa crisi? La crisi è soltanto nella volontà della sinistra e dei suoi giornali di inventarsi - scandisce - un declino che non c'è, per andare al potere. E quando saranno al potere sappiate che per loro le imprese sono solo macchine che consentono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che il profitto è lo sterco del diavolo e che il risparmio non è una virtù come per noi ma è qualcosa da tassare e da penalizzare». Ma da dove gli ha tirato fuori questi slogan d'altri tempi? Formidabile la trovata dello sterco del diavolo. E se lo sterco del diavolo fosse proprio lui?
Prodi ha detto che Berlusconi lavora solo per dividere. Fassino ha rincarato la dose dicendo che quella di oggi è stata l'ennesima sceneggiata di un uomo disperato.
Come non dare loro ragione?
Quelli che sono vicini a Berlusconi dovrebbero fermarlo, per il suo bene.
Berlusconi agli industriali: ''Declino inventato dalla sinistra''
Ieri si era dato malato, oggi anche se apparentemente claudicante si è presentato al convegno per fare una delle sue solite sparate che continuano a squalificarlo sempre più.
Bisogna stargli vicino, ha detto qualcuno, perché è "fuori di testa". Quest'ultimo è esattamente l'insulto che lui ha rivolto, dal palco del convegno, a Diego Della Valle. «Vedo il signor Della Valle che scuote la testa - ha urlato Berlusconi quasi con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite -. Allora io vi dico quando penso ad un imprenditore che sostiene la sinistra, se non è andato fuori di testa, penso che abbia molti scheletri nell'armadio, che ha tante cose da farsi perdonare e che si mette sotto il manto protettivo della sinistra e di magistratura democratica».
Il presidente degli industriali Luca Cordero di Montezemolo dice di non voler commentare semplicemente per rispetto della posizione istituzionale che il Berlusca occupa. Altrimenti gliene avrebbe dette di tutti i colori.
Non sarà che il Berlusca gli scheletri non ce l'ha negli armadi, ma se li porta appresso?
Poco prima il Berlusca aveva sferrato un duro attacco a tutti i massimi giornali italiani, nominandoli uno per uno, che hanno la colpa a suo dire di farsi portavoce della sinistra. Ma anche se ciò fosse vero, dico io, che male ci sarebbe. Berlusca e soci dovrebbero riflettere sul perché questo avviene. Ma statene certi questo il Berlusca non lo farà mai, lui è il gesù cristo che non sbaglia mai.
La crisi economica italiana se la sono inventata quelli della sinistra. «Dov'è questa crisi? La crisi è soltanto nella volontà della sinistra e dei suoi giornali di inventarsi - scandisce - un declino che non c'è, per andare al potere. E quando saranno al potere sappiate che per loro le imprese sono solo macchine che consentono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che il profitto è lo sterco del diavolo e che il risparmio non è una virtù come per noi ma è qualcosa da tassare e da penalizzare». Ma da dove gli ha tirato fuori questi slogan d'altri tempi? Formidabile la trovata dello sterco del diavolo. E se lo sterco del diavolo fosse proprio lui?
Prodi ha detto che Berlusconi lavora solo per dividere. Fassino ha rincarato la dose dicendo che quella di oggi è stata l'ennesima sceneggiata di un uomo disperato.
Come non dare loro ragione?
Quelli che sono vicini a Berlusconi dovrebbero fermarlo, per il suo bene.
Berlusconi agli industriali: ''Declino inventato dalla sinistra''
17 marzo 2006
Grave pericolo per la democrazia
Che la democrazia italiana sia a rischio con Berlusconi ne sono più consapevoli all'estero, di quanto non lo siamo noi in Italia. Ecco cosa scrive l'inglese The Guardian.
«Berlusconi è il più grave e pericoloso fenomeno politico in Europa. Rappresenta la più seria minaccia alla democrazia europea dal 1945. Il suo governo ha esercitato una maligna influenza sulla vita democratica italiana. Come si può tacere un simile argomento»
Martin Jacques, The Guardian, 16 marzo
Per fortuna il 9 aprile possiamo ancora bloccare la deriva, con il voto.
«Berlusconi è il più grave e pericoloso fenomeno politico in Europa. Rappresenta la più seria minaccia alla democrazia europea dal 1945. Il suo governo ha esercitato una maligna influenza sulla vita democratica italiana. Come si può tacere un simile argomento»
Martin Jacques, The Guardian, 16 marzo
Per fortuna il 9 aprile possiamo ancora bloccare la deriva, con il voto.
16 marzo 2006
Legge elettorale: doppia porcata
Che la legge elettorale, votata dal centrodestra in zona cesarini, fosse una porcata l'ho pensato da sempre. Ma che lo dica anche chi quella legge l'ha scritta è una doppia porcata. L'ex ministro lumbard alle Riforme, Roberto Calderoli, ha detto: «L’ho scritta io, ma è una porcata fatta volutamente per mettere in difficoltà la destra e la sinistra che devono fare i conti con il popolo che vota».
La legge elettorale, approvata definitivamente lo scorso dicembre, introduce il sistema proporzionale per assegnare i seggi in Parlamento, prevede un premio di maggioranza per la coalizione vincente alle urne e soglie di sbarramento per le liste candidate. La legge modifica il sistema con cui gli italiani hanno votato tre volte negli ultimi 11 anni e che consisteva in un mix di uninominale e proporzionale. Non potremo più scegliere noi con il voto i deputati ed i senatori, ma saranno imposti dalle segreterie dei partiti. E' un mostro giuridico, politico ed istituzionale.
«Avendola fatta [l'affermazione di porcata] Calderoli mi sembra una definizione seria e autorevole», ha detto Romano Prodi.
E D'Alema ironicamente: «E' la prima cosa seria detta da Calderoli su un atto della maggioranza».
«Per una volta siamo d'accordo con Calderoli: la legge elettorale è davvero una "porcata" - dice Vannino Chiti, coordinatore della Quercia - L'ha scritta lui e se la sono votata tutti quelli della destra: Bravi! Il 9 e il 10 aprile i cittadini troveranno il modo di ringraziarvi mandandovi a casa».
La legge elettorale, approvata definitivamente lo scorso dicembre, introduce il sistema proporzionale per assegnare i seggi in Parlamento, prevede un premio di maggioranza per la coalizione vincente alle urne e soglie di sbarramento per le liste candidate. La legge modifica il sistema con cui gli italiani hanno votato tre volte negli ultimi 11 anni e che consisteva in un mix di uninominale e proporzionale. Non potremo più scegliere noi con il voto i deputati ed i senatori, ma saranno imposti dalle segreterie dei partiti. E' un mostro giuridico, politico ed istituzionale.
«Avendola fatta [l'affermazione di porcata] Calderoli mi sembra una definizione seria e autorevole», ha detto Romano Prodi.
E D'Alema ironicamente: «E' la prima cosa seria detta da Calderoli su un atto della maggioranza».
«Per una volta siamo d'accordo con Calderoli: la legge elettorale è davvero una "porcata" - dice Vannino Chiti, coordinatore della Quercia - L'ha scritta lui e se la sono votata tutti quelli della destra: Bravi! Il 9 e il 10 aprile i cittadini troveranno il modo di ringraziarvi mandandovi a casa».
15 marzo 2006
Lo scivolone del Berlusca: contro le donne
Nella sfida televisiva di ieri il più grande scivolone il Berlusca l'ha preso sulle donne. Per lui le donne devono restare a casa a lavare piatti e ad accudire figli e mariti. Non possono abbandonare queste incombenze lavorative per trasferirsi in vacanza a Roma per cinque giorni la settimana. Per il Berlusca la politica non è fatta per loro.
Ma io mi chiedo: e le donne non sposate e senza figli il Berlusca dove le mette? A questo quesito aveva risposto in altra occasione. Queste donne possono fare al massimo le segretarie, ma solo se sono belle. Vi ricordate quando negli Stati Uniti invitò gli imprenditori americani a venire ad investire in Italia, perché qui «abbiamo bellissime segretarie». Se investirete in Italia - disse - lo «farete in letizia e con la gioia se non altro negli occhi». Ma chissà anche in qualche altra parte. Per il Berlusca le donne sono tutte puttane. Segretarie sì, ma mai deputate o senatrici. Tutt'al più segretarie dei deputati.
Nello sproloquio contingentato di ieri ha detto di avere due ministre nel suo governo, ma ne ha citata solo una: la Moratti. L'altra: la Prestigiacomo, gli è un po' indigesta e se l'è dimenticata. Per lui è solo una bambina capricciosa, che non conta niente (e qui ci azzecca un mio vecchio post Prestigiacomo da tappezzeria, andate a rileggervelo).
Per lui le donne appartengono ad una categoria speciale, quella delle "signore", come gli idraulici e i netturbini. Brave solo a fare la calza, chi ancora ci riesce.
Credo e spero che le donne ne tengano conto il 9 aprile, con il voto.
Ma io mi chiedo: e le donne non sposate e senza figli il Berlusca dove le mette? A questo quesito aveva risposto in altra occasione. Queste donne possono fare al massimo le segretarie, ma solo se sono belle. Vi ricordate quando negli Stati Uniti invitò gli imprenditori americani a venire ad investire in Italia, perché qui «abbiamo bellissime segretarie». Se investirete in Italia - disse - lo «farete in letizia e con la gioia se non altro negli occhi». Ma chissà anche in qualche altra parte. Per il Berlusca le donne sono tutte puttane. Segretarie sì, ma mai deputate o senatrici. Tutt'al più segretarie dei deputati.
Nello sproloquio contingentato di ieri ha detto di avere due ministre nel suo governo, ma ne ha citata solo una: la Moratti. L'altra: la Prestigiacomo, gli è un po' indigesta e se l'è dimenticata. Per lui è solo una bambina capricciosa, che non conta niente (e qui ci azzecca un mio vecchio post Prestigiacomo da tappezzeria, andate a rileggervelo).
Per lui le donne appartengono ad una categoria speciale, quella delle "signore", come gli idraulici e i netturbini. Brave solo a fare la calza, chi ancora ci riesce.
Credo e spero che le donne ne tengano conto il 9 aprile, con il voto.
14 marzo 2006
Prodi stravince contro Berlusconi
Tanto tuonò che piovve. Niente di nuovo sul fronte Berlusconi. Conferma, e piacevole sorpresa se volete, delle capacità di Prodi. A Berlusconi gli è mancata l'intemerata contro i comunisti, qualcuno gli avrà consigliato che non rende. Ma lui non ce l'ha fatta. Nell'invito finale al voto un piccolo pistolotto sul tema non è riuscito a non farlo. Salvo poi a lamentarsi che non è riuscito a parlare del programma. E di chi è la colpa, di lui che parlava o di noi che ascoltavamo? A Berlusconi gli manca il senso della misura e quindi gli manca sempre il tempo. Parla di fronzoli e gli sfugge la sostanza, ma forse non ha sostanza (politica intendo e non economica ovviamente).
Abbiamo avuta la conferma che ormai Berlusconi è un disco rotto. Ripete sempre le stesse cose. Ha imparate e conosce solo quelle. Spara numeri e percentuali a vanvera. La più clamorosa delle fanfaronate, che ha ripetuto anche stasera, e che lui nei cinque anni del suo governo ha fatto più cose di tutti i precedenti governi della repubblica italiana messi insieme. Manco fosse Napoleone.
Altra videoclip ripetitiva è ormai quella sul conflitto di interesse. In modo svergognato e senza pudore continua ad affermare che è un problema che non riguarda lui, ma le cooperative rosse. Giustamente Prodi gli ha ricordato che le cooperative, e tutti quelli che lavorano in esse, rappresentano una parte importante dell'economia italiana. E poi l'ultima legge sulle cooperative è stata approvata dal governo Berlusconi.
Tutte le repliche di Berlusconi, alle affermazioni serie e documentate di Prodi, cominciavano penosamente con l'affermazione: «E' il contrario della realtà». Da oggi un altro appellativo con il quale Berlusconi potrà fregiarsi è quello de "il signor è il contrario della realtà".
Non sono mancati da parte di Berlusconi i soliti attacchi ai sindacati ed in parte anche alla Confindustria. Prodi invece ha detto che solo con il dialogo tra governo, sindacato e confindustria si riescono a risolvere i problemi della produttività.
Altro tema sul quale Prodi ha avuta vita facile è stato quello della scuola, umiliata e distrutta dalla riforma Moratti. Il lavoro da fare in questo campo dal centrosinistra, una volta che sarà al governo, non sarà facile e di poco conto.
In conclusione l'hanno capito ormai tutti gli italiani, o almeno la maggioranza di essi, che Berlusconi è finito. E' ora di voltare pagina.
Abbiamo avuta la conferma che ormai Berlusconi è un disco rotto. Ripete sempre le stesse cose. Ha imparate e conosce solo quelle. Spara numeri e percentuali a vanvera. La più clamorosa delle fanfaronate, che ha ripetuto anche stasera, e che lui nei cinque anni del suo governo ha fatto più cose di tutti i precedenti governi della repubblica italiana messi insieme. Manco fosse Napoleone.
Altra videoclip ripetitiva è ormai quella sul conflitto di interesse. In modo svergognato e senza pudore continua ad affermare che è un problema che non riguarda lui, ma le cooperative rosse. Giustamente Prodi gli ha ricordato che le cooperative, e tutti quelli che lavorano in esse, rappresentano una parte importante dell'economia italiana. E poi l'ultima legge sulle cooperative è stata approvata dal governo Berlusconi.
Tutte le repliche di Berlusconi, alle affermazioni serie e documentate di Prodi, cominciavano penosamente con l'affermazione: «E' il contrario della realtà». Da oggi un altro appellativo con il quale Berlusconi potrà fregiarsi è quello de "il signor è il contrario della realtà".
Non sono mancati da parte di Berlusconi i soliti attacchi ai sindacati ed in parte anche alla Confindustria. Prodi invece ha detto che solo con il dialogo tra governo, sindacato e confindustria si riescono a risolvere i problemi della produttività.
Altro tema sul quale Prodi ha avuta vita facile è stato quello della scuola, umiliata e distrutta dalla riforma Moratti. Il lavoro da fare in questo campo dal centrosinistra, una volta che sarà al governo, non sarà facile e di poco conto.
In conclusione l'hanno capito ormai tutti gli italiani, o almeno la maggioranza di essi, che Berlusconi è finito. E' ora di voltare pagina.
13 marzo 2006
Berlusconi: qui comando io
Siamo arrivati agli avvertimenti stile mafioso in diretta tv. «Allora io mi alzo e me ne vado e questo resterà come una macchia nella sua carriera professionale», tuona Berlusconi. E poi rincara la dose: «Lei deve vergognarsi per come si è comportata». E' il preavviso per il futuro licenziamento dell'Annunziata. Prima l'ha fatto cacciare da presidente della Rai, ora la farà cacciare dalla Rai, se farà in tempo. Andrà a fare compagnia a Biagi, Santoro, Luttazzi.
«Silvio Berlusconi è ormai agli sgoccioli e si avvia alla disfatta», commenta Oliviero Diliberto, che lo aveva strapazzato nella trasmissione Matrix di Mentana.
Berlusconi le domande che l'Annunziata doveva fargli, voleva imporle lui: «Vorrei che lei mi domandasse perché gli elettori devono votare per me e non per la sinistra».
Ma l'Annunziata non ci sta e replica a Berlusconi: «No, presidente, vorrei avere il privilegio di essere una delle poche persone che con lei riesce a fare delle domande».
Berlusconi in venti minuti aveva già avuto modo di insultare tutti. «Rientra nella professione e nella storia della sinistra imbrogliare». «Bianco non ha mai dato prova di serietà in tutta la sua attività di presidente del Copaco». «Rai3 è una macchina da guerra contro il presidente del consiglio». «Lei è una giornalista che ha dei forti pregiudizi e che è una espressione unica, organica alla sinistra», aveva detto all'Annunziata, tanto per metterla a suo agio.
Dopo la fuga di Berlusconi dalla trasmissione dell'Annunziata, per non rispondere alle sua domande, Enzo Biagi ha detto: «Ha tagliato la corda, mai vista una cosa simile. Ma lui è abituato a giornalisti che si stendono...». Sarà un'offesa per i giornalisti, ma finora non si era mai visto in tv nessun giornalista che aveva avuto il coraggio e la professionalità di bloccare il Berlusca in uno dei suoi quotidiani ed interminabili sproloqui, per fargli una domanda seria. Se qualcuno si era azzardato a farlo aveva perso il posto di lavoro.
Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione all'università la Sapienza di Roma ha così commentato la fuga di Berlusconi: «Credo che il concetto di fuga codarda che ha sempre attribuito a Prodi, oggi possa essere applicato a lui. Berlusconi è in una grave e strana situazione di stress».
Berlusconi è un uomo fuori controllo perché sente ormai vicina la sconfitta, ha scritto Padellaro.
La democrazia italiana continua ad essere in pericolo. Dobbiamo liberarci da questo bubbone malefico. Il voto sarà la nostra arma per sconfiggerlo.
Crisi di nervi
Berlusconi abbandona studio tv - Alla Annunziata: "Si vergogni"
Non gioca più, se ne vada, davvero...
«Silvio Berlusconi è ormai agli sgoccioli e si avvia alla disfatta», commenta Oliviero Diliberto, che lo aveva strapazzato nella trasmissione Matrix di Mentana.
Berlusconi le domande che l'Annunziata doveva fargli, voleva imporle lui: «Vorrei che lei mi domandasse perché gli elettori devono votare per me e non per la sinistra».
Ma l'Annunziata non ci sta e replica a Berlusconi: «No, presidente, vorrei avere il privilegio di essere una delle poche persone che con lei riesce a fare delle domande».
Berlusconi in venti minuti aveva già avuto modo di insultare tutti. «Rientra nella professione e nella storia della sinistra imbrogliare». «Bianco non ha mai dato prova di serietà in tutta la sua attività di presidente del Copaco». «Rai3 è una macchina da guerra contro il presidente del consiglio». «Lei è una giornalista che ha dei forti pregiudizi e che è una espressione unica, organica alla sinistra», aveva detto all'Annunziata, tanto per metterla a suo agio.
Dopo la fuga di Berlusconi dalla trasmissione dell'Annunziata, per non rispondere alle sua domande, Enzo Biagi ha detto: «Ha tagliato la corda, mai vista una cosa simile. Ma lui è abituato a giornalisti che si stendono...». Sarà un'offesa per i giornalisti, ma finora non si era mai visto in tv nessun giornalista che aveva avuto il coraggio e la professionalità di bloccare il Berlusca in uno dei suoi quotidiani ed interminabili sproloqui, per fargli una domanda seria. Se qualcuno si era azzardato a farlo aveva perso il posto di lavoro.
Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione all'università la Sapienza di Roma ha così commentato la fuga di Berlusconi: «Credo che il concetto di fuga codarda che ha sempre attribuito a Prodi, oggi possa essere applicato a lui. Berlusconi è in una grave e strana situazione di stress».
Berlusconi è un uomo fuori controllo perché sente ormai vicina la sconfitta, ha scritto Padellaro.
La democrazia italiana continua ad essere in pericolo. Dobbiamo liberarci da questo bubbone malefico. Il voto sarà la nostra arma per sconfiggerlo.
Crisi di nervi
Berlusconi abbandona studio tv - Alla Annunziata: "Si vergogni"
Non gioca più, se ne vada, davvero...
12 marzo 2006
Il resto di niente - Film
Nono film del Cineforum Grottaglie 2006
Film lento che ha come protagonista una donna piccola e fragile. Non siamo abituati a vedere rivoluzionari così. Ma forse la regista ha voluto scientemente fare della protagonista lo specchio della rivoluzione democratica napoletana del 1799. Rivoluzione piccola e fragile che durò solo sei mesi. Nel film la protagonista si chiede se il popolo napoletano di allora voleva veramente la rivoluzione o se è stata solo un'elite illuminata a volerla per lui. Quei rivoluzionari forse parlavano una lingua diversa dal popolo. Viene presentata non una rivoluzione popolare, ma una rivoluzione voluta e fatta da intellettuali.
Film in costume, ma con costumi non invadenti.
Film al femminile: regista donna e protagonista principale una donna.
Se dovessi dare un voto al film darei un cinque e mezzo.
Trama
Il resto di niente è tratto dall'omonimo romanzo di Enzo Striano. Al centro la figura di Eleonora Pimentel Fonseca. Intorno a lei si snodano le vicende della Rivoluzione Napoletana del 1799, viste attraverso lo sguardo di Eleonora, una donna apparentemente fragile, ma che ha dentro una grande forza...
Cast
Regia: Antonietta De Lillo
Interpreti: Maria de Medeiros, Rosario Sparno, Imma Villa, Raffaele Di Florio, Lucia Ragni, Maria Grazia Grassini.
Produzione: Mariella Li Sacchi, Amedeo Letizia
Durata: 103'
Distribuzione: Istituto Luce
Data di uscita:Venezia 2004 - 25 Marzo 2005 (cinema)
Film lento che ha come protagonista una donna piccola e fragile. Non siamo abituati a vedere rivoluzionari così. Ma forse la regista ha voluto scientemente fare della protagonista lo specchio della rivoluzione democratica napoletana del 1799. Rivoluzione piccola e fragile che durò solo sei mesi. Nel film la protagonista si chiede se il popolo napoletano di allora voleva veramente la rivoluzione o se è stata solo un'elite illuminata a volerla per lui. Quei rivoluzionari forse parlavano una lingua diversa dal popolo. Viene presentata non una rivoluzione popolare, ma una rivoluzione voluta e fatta da intellettuali.
Film in costume, ma con costumi non invadenti.
Film al femminile: regista donna e protagonista principale una donna.
Se dovessi dare un voto al film darei un cinque e mezzo.
Trama
Il resto di niente è tratto dall'omonimo romanzo di Enzo Striano. Al centro la figura di Eleonora Pimentel Fonseca. Intorno a lei si snodano le vicende della Rivoluzione Napoletana del 1799, viste attraverso lo sguardo di Eleonora, una donna apparentemente fragile, ma che ha dentro una grande forza...
Cast
Regia: Antonietta De Lillo
Interpreti: Maria de Medeiros, Rosario Sparno, Imma Villa, Raffaele Di Florio, Lucia Ragni, Maria Grazia Grassini.
Produzione: Mariella Li Sacchi, Amedeo Letizia
Durata: 103'
Distribuzione: Istituto Luce
Data di uscita:Venezia 2004 - 25 Marzo 2005 (cinema)
11 marzo 2006
Diliberto straccia Berlusconi
Mi ero prefissato di non vedere, durante questa campagna elettorale, dibattiti politici in televisione, specialmente quando c'è Berlusconi, perché mi è diventato assolutamente indigesto. Ma ieri ho voluto fare un'eccezione per Matrix condotta da Mentana.
E' stata dura per Berlusconi, che come al solito si è lanciato lancia in resta contro i comunisti inesistenti, trovarsi invece davanti un comunista vero che parlava pacatamente e seriamente di problemi veri che i cittadini di oggi vivono quotidianamente sulla propria pelle.
Lui parlava di comunisti d'altri tempi e di altre nazioni, Diliberto gli ha ricordato le malefatte dei fascisti italiani, i cui emuli oggi sono con lui.
Lui dava numeri a vanvera del "miracolo italiano" alla rovescia, Diliberto gli ha citato statistiche Istat vere che documentano il degrado dell'Italia di oggi.
Lui dice: «La magistratura è una malattia della nostra democrazia, dobbiamo assolutamente cambiare l'ordine giudiziario; le toghe rosse operano in tutti i tribunali d'Italia». Diliberto gli risponde: «Le toghe rosse ci sono state, ma rosse del loro sangue, Falcone, Borsellino, Chinnici, Livatino, quelli che hanno sacrificato la vita per combattere la malavita organizzata e il terrorismo».
Lui esalta la riforma della scuola della Moratti. Diliberto gli risponde: «Quella riforma è una nefandezza, fa tornare la scuola di classe», i figli dei ricchi possono studiare e laurearsi, i figli dei poveri devono subito andare a lavorare.
Berlusconi annaspa e spesso va in apnea, rimane senza parole e con il gesto sospeso in aria. Diliberto è spietato e parla di buste paga di 400 euro al mese.
Berlusconi vorrebbe regalare provocatoriamente dei libri sul comunismo a Diliberto, che li rifiuta dicendo: «La campagna elettorale che lei sta facendo è finita nel ‘48».
Diliberto chiede a Berlusconi: «Perchè si copiano tutte le leggi americane tranne quella sul falso in bilancio?». Berlusconi risponde: «Non è vero, anche in Italia, sommando tutte le pene, si arriva a 22 anni di reclusione, lo stesso livello degli altri paesi» E Diliberto: «Se devo scegliere tra tutte le balle, scelgo questa perché è colossale».
Il duello finisce verso le due di notte. Berlusconi ne esce malconcio e sconfitto. Il comunista Diliberto gli ha dato una lezione di democrazia e buonsenso, valida ancora oggi.
Berlusconi perde la sfida in tv con Diliberto
Berlusconi-Diliberto a Matrix - Sfida su scuola, giustizia e lavoro
E' stata dura per Berlusconi, che come al solito si è lanciato lancia in resta contro i comunisti inesistenti, trovarsi invece davanti un comunista vero che parlava pacatamente e seriamente di problemi veri che i cittadini di oggi vivono quotidianamente sulla propria pelle.
Lui parlava di comunisti d'altri tempi e di altre nazioni, Diliberto gli ha ricordato le malefatte dei fascisti italiani, i cui emuli oggi sono con lui.
Lui dava numeri a vanvera del "miracolo italiano" alla rovescia, Diliberto gli ha citato statistiche Istat vere che documentano il degrado dell'Italia di oggi.
Lui dice: «La magistratura è una malattia della nostra democrazia, dobbiamo assolutamente cambiare l'ordine giudiziario; le toghe rosse operano in tutti i tribunali d'Italia». Diliberto gli risponde: «Le toghe rosse ci sono state, ma rosse del loro sangue, Falcone, Borsellino, Chinnici, Livatino, quelli che hanno sacrificato la vita per combattere la malavita organizzata e il terrorismo».
Lui esalta la riforma della scuola della Moratti. Diliberto gli risponde: «Quella riforma è una nefandezza, fa tornare la scuola di classe», i figli dei ricchi possono studiare e laurearsi, i figli dei poveri devono subito andare a lavorare.
Berlusconi annaspa e spesso va in apnea, rimane senza parole e con il gesto sospeso in aria. Diliberto è spietato e parla di buste paga di 400 euro al mese.
Berlusconi vorrebbe regalare provocatoriamente dei libri sul comunismo a Diliberto, che li rifiuta dicendo: «La campagna elettorale che lei sta facendo è finita nel ‘48».
Diliberto chiede a Berlusconi: «Perchè si copiano tutte le leggi americane tranne quella sul falso in bilancio?». Berlusconi risponde: «Non è vero, anche in Italia, sommando tutte le pene, si arriva a 22 anni di reclusione, lo stesso livello degli altri paesi» E Diliberto: «Se devo scegliere tra tutte le balle, scelgo questa perché è colossale».
Il duello finisce verso le due di notte. Berlusconi ne esce malconcio e sconfitto. Il comunista Diliberto gli ha dato una lezione di democrazia e buonsenso, valida ancora oggi.
Berlusconi perde la sfida in tv con Diliberto
Berlusconi-Diliberto a Matrix - Sfida su scuola, giustizia e lavoro
10 marzo 2006
Legittima vendetta
«Legittimo abbassare il Corriere a organo della sinistra, altrettanto legittima sarà la scelta di centinaia di migliaia di iscritti e attivisti di Fi e di tutti gli altri elettori moderati di lasciarlo nelle edicole». Che tradotto significa: Il Corriere della sera si schiera con il centrosinistra e noi non compriamo più il Corriere della sera, sempre ammesso che lo comprassero veramente. La frase virgolettata è di un certo Gregorio Fontana, responsabile di qualcosa in Forza Italia. Credo, spero, che lui il Corriere lo comprasse veramente, ma di tanti altri che hanno subissato la redazione del giornale con fax, e-mail, lettere e telefonate insultanti, temo che conoscano il Corriere solo per sentito dire, se non addirittura lo confondano con il Corriere dello Sport.
Ma è ovvio che da quella parte non sono tutti fessi, c'è chi ha scritto: «Ora la sinistra correrà a comprare il Corriere per non far calare le vendite». Io sarò uno di questi. E' la controvendetta.
Finora, per abitudine pluridecennale ho sempre comprata quotidianamente la mia brava l'Unità cartacea, ho sfogliato e letto ogni giorno la Repubblica on line, spesso leggo per la cronaca locale il pugliese La Gazzetta del Mezzogiorno; da oggi fino al 9 aprile comprerò in edicola il Corriere della Sera. Vuoi vedere che quella di Mieli, oltre ad essere una scelta politica, sia anche stata un'ottima mossa commerciale. Pare infatti che ieri il giornale abbia registrato il tutto esaurito. Sapremo meglio fra un mese dell'andamento delle vendite.
Per intanto l'editoriale di Mieli ha prodotto seri disturbi intestinali a più di uno; anche se vorrebbero non darlo a vedere. Ricordano sarcasticamente infatti che anche negli Stati Uniti lo scorso anno la maggior parte dei giornali si era schierata con Kerry, ma poi vinse Bush. Ma L'Italia non è gli Stati Uniti, dico io. Gli italiani sono diversi dagli americani. E poi se gli industriali proprietari del Corriere lasciano fare, significa che sono d'accordo. E' un'altra parte importante degli italiani che ha abbandonato Berlusconi. Ed i voti a sinistra aumentano. Chi prende più voti vince.
L'ordine di Forza Italia: «Boicottate il Corriere»
Ma è ovvio che da quella parte non sono tutti fessi, c'è chi ha scritto: «Ora la sinistra correrà a comprare il Corriere per non far calare le vendite». Io sarò uno di questi. E' la controvendetta.
Finora, per abitudine pluridecennale ho sempre comprata quotidianamente la mia brava l'Unità cartacea, ho sfogliato e letto ogni giorno la Repubblica on line, spesso leggo per la cronaca locale il pugliese La Gazzetta del Mezzogiorno; da oggi fino al 9 aprile comprerò in edicola il Corriere della Sera. Vuoi vedere che quella di Mieli, oltre ad essere una scelta politica, sia anche stata un'ottima mossa commerciale. Pare infatti che ieri il giornale abbia registrato il tutto esaurito. Sapremo meglio fra un mese dell'andamento delle vendite.
Per intanto l'editoriale di Mieli ha prodotto seri disturbi intestinali a più di uno; anche se vorrebbero non darlo a vedere. Ricordano sarcasticamente infatti che anche negli Stati Uniti lo scorso anno la maggior parte dei giornali si era schierata con Kerry, ma poi vinse Bush. Ma L'Italia non è gli Stati Uniti, dico io. Gli italiani sono diversi dagli americani. E poi se gli industriali proprietari del Corriere lasciano fare, significa che sono d'accordo. E' un'altra parte importante degli italiani che ha abbandonato Berlusconi. Ed i voti a sinistra aumentano. Chi prende più voti vince.
L'ordine di Forza Italia: «Boicottate il Corriere»
9 marzo 2006
10 marzo: comunichiamo la pace
10 marzo 2006
una giornata nazionale per un’informazione e comunicazione di pace
Pace e informazione sono due beni fondamentali a rischio.
La pace resta un sogno per miliardi di bambine e bambini, donne e uomini privati dei fondamentali diritti umani.
E anche da noi in Italia è sempre più in pericolo. L’informazione, sottoposta a pesanti limitazioni e condizionamenti politici ed economici, rischia di essere sempre più scadente e meno libera e indipendente.
Spesso i grandi mezzi d’informazione –e purtroppo lo stesso servizio pubblico radiotelevisivo- diffondono una falsa idea della pace che viene associata a inerzia, rinuncia, resa, rassegnazione, impotenza;
Una libera informazione può crescere solo nella pace.
La promozione di un’informazione e una comunicazione di pace, lo sviluppo di un ruolo positivo dei media nella costruzione di una cultura e politica di pace dell’Italia è responsabilità di tutti e di ciascuno.
Gli operatori dell’informazione, della comunicazione e gli operatori di pace debbono unire le proprie professionalità per diffondere una cultura positiva della pace e dei diritti umani sempre più indispensabile.
Ad un mese dalle elezioni politiche l’Italia si unirà per “dare voce alla pace”.
In occasione della giornata nazionale per un´informazione e una comunicazione di pace, più di 150 iniziative in tutta Italia
8 STRADE PER CAMBIARE IL MONDO
Eliminare la fame e la povertà
Assicurare l´istruzione primaria a tutti i bambini e le bambine
Promuovere la parità fra uomo e donna
Ridurre la mortalità infantile
Migliorare la salute della gestanti
Combattere l´Aids, la malaria e altre malattie
Migliorare la qualità della vita e il rispetto per l´ambiente
Lavorare insieme per lo sviluppo umano
Obiettivi del Millennio
La pace resta un sogno per miliardi di bambine e bambini, donne e uomini privati dei fondamentali diritti umani.
E anche da noi in Italia è sempre più in pericolo. L’informazione, sottoposta a pesanti limitazioni e condizionamenti politici ed economici, rischia di essere sempre più scadente e meno libera e indipendente.
Spesso i grandi mezzi d’informazione –e purtroppo lo stesso servizio pubblico radiotelevisivo- diffondono una falsa idea della pace che viene associata a inerzia, rinuncia, resa, rassegnazione, impotenza;
Una libera informazione può crescere solo nella pace.
La promozione di un’informazione e una comunicazione di pace, lo sviluppo di un ruolo positivo dei media nella costruzione di una cultura e politica di pace dell’Italia è responsabilità di tutti e di ciascuno.
Gli operatori dell’informazione, della comunicazione e gli operatori di pace debbono unire le proprie professionalità per diffondere una cultura positiva della pace e dei diritti umani sempre più indispensabile.
Ad un mese dalle elezioni politiche l’Italia si unirà per “dare voce alla pace”.
In occasione della giornata nazionale per un´informazione e una comunicazione di pace, più di 150 iniziative in tutta Italia
8 STRADE PER CAMBIARE IL MONDO
Eliminare la fame e la povertà
Assicurare l´istruzione primaria a tutti i bambini e le bambine
Promuovere la parità fra uomo e donna
Ridurre la mortalità infantile
Migliorare la salute della gestanti
Combattere l´Aids, la malaria e altre malattie
Migliorare la qualità della vita e il rispetto per l´ambiente
Lavorare insieme per lo sviluppo umano
Obiettivi del Millennio
Nel Settembre del 2000, in occasione del Vertice del Millennio, 189 Capi di Stato e di Governo si sono impegnati a realizzare entro il 2015 gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio:
1. sdradicare l´estrema povertà e la manutrizione entro il 2015;
2. garantire l´istruzione primaria a tutti i bambini e a tutte le bambine entro il 2015;
3. promuovere l´equità di genere e combattere le discriminazioni entro il 2015;
4. ridurre di due terzi la mortalità infantile entro il 2015;
5. migliorare la salute riproduttiva entro il 2015;
6. ridurre della metà la diffusione di malattie quali HIV/AIDS, malaria ed altre entro il 2015;
7. assicurare la sostenibilità ambientale entro il 2015;
8. sviluppare una partnership globale a favore dello sviluppo.
1. sdradicare l´estrema povertà e la manutrizione entro il 2015;
2. garantire l´istruzione primaria a tutti i bambini e a tutte le bambine entro il 2015;
3. promuovere l´equità di genere e combattere le discriminazioni entro il 2015;
4. ridurre di due terzi la mortalità infantile entro il 2015;
5. migliorare la salute riproduttiva entro il 2015;
6. ridurre della metà la diffusione di malattie quali HIV/AIDS, malaria ed altre entro il 2015;
7. assicurare la sostenibilità ambientale entro il 2015;
8. sviluppare una partnership globale a favore dello sviluppo.
8 marzo 2006
Il Corriere della Sera vota sinistra
Questa è un'ottima notizia. Berlusconi è servito. Chi semina vento raccoglie tempesta. Aveva aggredito i giornali dicendo che sono tutti contro di lui. Ed eccolo accontentato. Il più grande giornale italiano l'ha preso alla lettera.
Il Corriere della Sera, con l'editoriale di oggi del direttore Paolo Mieli, ha spiegato «ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole» perché si auspica che il 9 aprile vinca il centrosinistra. Innanzitutto perché il quinquennio berlusconiano è stato deludente: il governo anziché dedicarsi all'interesse dell'Italia ha badato di più alle sorti personali del presidente del Consiglio. In secondo luogo perché sarebbe nefasto per l'Italia se dalle urne uscisse un risultato di pareggio, con il corollario di grandi coalizioni. Per terzo perché Prodi ha i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni.
E' un ottimo viatico per la sinistra questa benedizione di Mieli. «Il Corriere della Sera rappresenta un po' l'atteggiamento di una parte importante della borghesia italiana che malgrado tante critiche al centrosinistra ha dovuto riconoscere che l'unica prospettiva di governo in campo è la nostra», ha detto Massimo D'Alema.
Come era ovvio nel centrodestra si è scatenato il putiferio per questa scelta del Corriere. E sono partiti all'attacco, utilizzando l'arma che gli è più propria: l'insulto gratuito. E Mieli, quasi spavaldamente, se l'era cercata, quando nell'editoriale aveva scritto: «ci sembra che una crescita nel centrodestra dei partiti guidati da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini possa aiutare quel campo».
Berlusconi, nel corso di tutto l'articolo, non si è meritata neppure una citazione.
Ma non solo il giornale laico per eccellenza ha bacchettato il centrodestra, anche il giornale cattolico per eccellenza Famiglia Cristiana ha scudisciato Berlusconi. Nell'editoriale del numero 11, che sta per andare in edicola, Beppe Del Colle scrive: «il nostro presidente del Consiglio, non ha nessuna delle caratteristiche personali dei politici "cattolici" come da quasi un secolo li conosciamo in Italia». E poi sferra un'altra stoccata profonda: «la Casa delle libertà proclama a gran voce la difesa della famiglia, ma quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto; i cristiani sanno che per un credente vale molto più l’esempio che l’astratta affermazione dei valori». E' un'altra chiara indicazione di voto a favore del centrosinistra.
E' naturale che Prodi gongoli di gioia. Noi incrociamo le dita e speriamo bene.
Corsera: "Stiamo con l'Unione" - L'ira del centrodestra contro Mieli
Il Corriere sceglie l'Unione. Destra in ansia, Prodi se la ride
Il Corriere della Sera, con l'editoriale di oggi del direttore Paolo Mieli, ha spiegato «ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole» perché si auspica che il 9 aprile vinca il centrosinistra. Innanzitutto perché il quinquennio berlusconiano è stato deludente: il governo anziché dedicarsi all'interesse dell'Italia ha badato di più alle sorti personali del presidente del Consiglio. In secondo luogo perché sarebbe nefasto per l'Italia se dalle urne uscisse un risultato di pareggio, con il corollario di grandi coalizioni. Per terzo perché Prodi ha i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni.
E' un ottimo viatico per la sinistra questa benedizione di Mieli. «Il Corriere della Sera rappresenta un po' l'atteggiamento di una parte importante della borghesia italiana che malgrado tante critiche al centrosinistra ha dovuto riconoscere che l'unica prospettiva di governo in campo è la nostra», ha detto Massimo D'Alema.
Come era ovvio nel centrodestra si è scatenato il putiferio per questa scelta del Corriere. E sono partiti all'attacco, utilizzando l'arma che gli è più propria: l'insulto gratuito. E Mieli, quasi spavaldamente, se l'era cercata, quando nell'editoriale aveva scritto: «ci sembra che una crescita nel centrodestra dei partiti guidati da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini possa aiutare quel campo».
Berlusconi, nel corso di tutto l'articolo, non si è meritata neppure una citazione.
Ma non solo il giornale laico per eccellenza ha bacchettato il centrodestra, anche il giornale cattolico per eccellenza Famiglia Cristiana ha scudisciato Berlusconi. Nell'editoriale del numero 11, che sta per andare in edicola, Beppe Del Colle scrive: «il nostro presidente del Consiglio, non ha nessuna delle caratteristiche personali dei politici "cattolici" come da quasi un secolo li conosciamo in Italia». E poi sferra un'altra stoccata profonda: «la Casa delle libertà proclama a gran voce la difesa della famiglia, ma quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto; i cristiani sanno che per un credente vale molto più l’esempio che l’astratta affermazione dei valori». E' un'altra chiara indicazione di voto a favore del centrosinistra.
E' naturale che Prodi gongoli di gioia. Noi incrociamo le dita e speriamo bene.
Corsera: "Stiamo con l'Unione" - L'ira del centrodestra contro Mieli
Il Corriere sceglie l'Unione. Destra in ansia, Prodi se la ride
7 marzo 2006
Un prete con le palle
Don Aldo Antonelli è parroco di Antrosano, frazione di Avezzano in provincia di L'Aquila in Abruzzo.
Deve essere un tipo battagliero che dice pane al pane e vino al vino. Senza peli sulla lingua.
Un tipo che definisce "Facce da culo" Berlusconi, Bondi e compagnia cantando, ha coraggio da vendere. Evidentemente non ha nulla da perdere, come tutti gli uomini forti, che non cercano il potere e rendono conto solo alla loro retta coscienza ed al dio in cui credono.
Da molto tempo ormai non bazzico più chiese e parrocchie. Ma quando lo facevo ho incontrato altri preti come lui. Non so se oggi siano molti o pochi; ma è certo che ci sono. Sono i coltraltari dei Ruini.
Quel che è strano è che sia gli uni che gli altri dicono di richiamarsi e di ispirarsi al vangelo di Cristo. Sembrerebbe che ci siano due vangeli e due Cristi. Ma forse, qualcuno dirà, vi è nel mezzo un terzo Cristo, che media le due posizioni.
A me piace ora, come quando bazzicavo la Chiesa, il Cristo di don Antonelli, il Cristo dei poveri, il Cristo in croce, il Cristo che chiede di amare gli altri come si ama se stessi, il Cristo che pratica e predica la pace, il Cristo che pretende giustizia vera.
Se un Cristo del genere vivesse oggi in Italia chissà quale schieramento politico il 9 aprile andrebbe a votare: quello di Prodi o quello di Berlusconi?
Domanda retorica. Chi ha detto che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio, non ha scelta. Non potrà mai votare chi pone al centro di tutto il dio denaro, la ricchezza , il potere.
Per chi ancora non ha letto la lettera di don Aldo Antonelli a Sandro Bondi, intitolata FI e la Dottrina sociale della Chiesa, la riporto qui integralmente, con il preambolo con cui è stata pubblicata su Il Dialogo. Anche perché voglio che ne rimanga traccia in questo mio diario. E' molto istruttiva e suscita profonde riflessioni. Potrebbe anche essere di aiuto in campagna elettorale.
FI e la Dottrina sociale della Chiesa
Una lettera a Sandro Bondi di FI
di Aldo Antonelli
Facce di culo!
Non trovo altre parole.
Senza pudore, i turiferari del libertinaggio (altro che Casa delle libertà...), i lanzichenecchi della democrazia, gli abortisti dello stato sociale, si arrogano il diritto di entrare nelle sacrestie per canonizzarsi come "attuatori della Dottrina Sociale della Chiesa"!
Ho ricevuto, indirizzato alla parrocchia di cui sono parroco, un farneticante opuscolo.
Il titolo è: I FRUTTI E L’ALBERO
Sottotitolo: Cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa.
L’opuscolo è accompagnato da una lettera dell’on. Sandro Bondi, mentre il libretto è stato redatto a cura degli onn. Fabio Garagnani e Antonio Palmieri.
Siccome la parrocchia Santa Croce di Antrosano è una piccola parrocchia, immagino che il fascicolo sia stato inviato a tutte le parrocchie d’Italia. Ho preso carta e penna ed ho risposto con la lettera che allego.
Che bello se tutti i sacerdoti rispondessero in questi termini.
La lettera può essere ripresa, cambiata, integrata e rispedita all’indirizzo indicato.
Tra i miei corrispondenti vi sono molti preti.
Li invito a diffondere la lettera allegata e, sottoscritta, stamparla e spedirla al forzista!
Un abbraccio.
Aldo
Signor
SANDRO BONDI
C/o Gruppo Forza Italia
Camera dei Deputati
Palazzo Montecitorio
00186 R O M A
Signor Bondi,
sono abituato a dare alle parole il loro peso per cui a chiamarla “onorevole” dovrei coartare la mia coscienza.
Ho ricevuto l’inverecondo opuscolo che lei, immagino, ha inviato a tutte le parrocchie d’Italia. Glielo restituisco senza nemmeno sfogliarlo e le ricordo che le parrocchie non sono discariche di rifiuti né postriboli nei quali si possa fare opera di meretricio.
Abbiamo una nostra dignità, noi sacerdoti, e non siamo usi a svendere per un piatto di fagioli il nostro patrimonio religioso, culturale, sociale ed umanistico che voi in cinque anni di malgoverno avete dilapidato.
Avete fatto razzia di tutto. Avete dissestato la finanza pubblica, avete ridotto alla fame gli enti locali da una parte e foraggiato, dall’altra, gli enti ecclesiastici cercando di comprarvi il nostro silenzio se non addirittura la nostra compiacenza. Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti. Con voi i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il vostro “Capo” in cinque anni ha quadruplicato il suo patrimonio, mentre le aziende del paese andavano in crisi. Solo l’elettromeccanica, nell’ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato.
I nostri pensionati, da qualche anno in qua, non solo non riescono più ad accantonare un soldo, ma hanno incominciato a rosicchiare i loro già risicati risparmi.
Avete speso energie e sedute-fiume in parlamento per difendere a denti stretti le “vostre” libertà mentre il paese rotolava al 41° posto quanto a libertà di stampa e pluralismo di informazione, dopo l’Angola.
Avete mercificato i lavoratori e ipostatizzato le merci.
Si tenga pure, signor Bondi, la sua presunzione di coerenza con la “dottrina sociale della Chiesa”.
Noi preti vogliamo tenerci cara la libertà di lotta e di contestazione contro la deriva liberista, populista e plutocratica della vostra coalizione.
Aldo Antonelli
(Parroco)
Antrosano, 1 Marzo (Mercoledì delle ceneri) 2006
Deve essere un tipo battagliero che dice pane al pane e vino al vino. Senza peli sulla lingua.
Un tipo che definisce "Facce da culo" Berlusconi, Bondi e compagnia cantando, ha coraggio da vendere. Evidentemente non ha nulla da perdere, come tutti gli uomini forti, che non cercano il potere e rendono conto solo alla loro retta coscienza ed al dio in cui credono.
Da molto tempo ormai non bazzico più chiese e parrocchie. Ma quando lo facevo ho incontrato altri preti come lui. Non so se oggi siano molti o pochi; ma è certo che ci sono. Sono i coltraltari dei Ruini.
Quel che è strano è che sia gli uni che gli altri dicono di richiamarsi e di ispirarsi al vangelo di Cristo. Sembrerebbe che ci siano due vangeli e due Cristi. Ma forse, qualcuno dirà, vi è nel mezzo un terzo Cristo, che media le due posizioni.
A me piace ora, come quando bazzicavo la Chiesa, il Cristo di don Antonelli, il Cristo dei poveri, il Cristo in croce, il Cristo che chiede di amare gli altri come si ama se stessi, il Cristo che pratica e predica la pace, il Cristo che pretende giustizia vera.
Se un Cristo del genere vivesse oggi in Italia chissà quale schieramento politico il 9 aprile andrebbe a votare: quello di Prodi o quello di Berlusconi?
Domanda retorica. Chi ha detto che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio, non ha scelta. Non potrà mai votare chi pone al centro di tutto il dio denaro, la ricchezza , il potere.
Per chi ancora non ha letto la lettera di don Aldo Antonelli a Sandro Bondi, intitolata FI e la Dottrina sociale della Chiesa, la riporto qui integralmente, con il preambolo con cui è stata pubblicata su Il Dialogo. Anche perché voglio che ne rimanga traccia in questo mio diario. E' molto istruttiva e suscita profonde riflessioni. Potrebbe anche essere di aiuto in campagna elettorale.
FI e la Dottrina sociale della Chiesa
Una lettera a Sandro Bondi di FI
di Aldo Antonelli
Facce di culo!
Non trovo altre parole.
Senza pudore, i turiferari del libertinaggio (altro che Casa delle libertà...), i lanzichenecchi della democrazia, gli abortisti dello stato sociale, si arrogano il diritto di entrare nelle sacrestie per canonizzarsi come "attuatori della Dottrina Sociale della Chiesa"!
Ho ricevuto, indirizzato alla parrocchia di cui sono parroco, un farneticante opuscolo.
Il titolo è: I FRUTTI E L’ALBERO
Sottotitolo: Cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa.
L’opuscolo è accompagnato da una lettera dell’on. Sandro Bondi, mentre il libretto è stato redatto a cura degli onn. Fabio Garagnani e Antonio Palmieri.
Siccome la parrocchia Santa Croce di Antrosano è una piccola parrocchia, immagino che il fascicolo sia stato inviato a tutte le parrocchie d’Italia. Ho preso carta e penna ed ho risposto con la lettera che allego.
Che bello se tutti i sacerdoti rispondessero in questi termini.
La lettera può essere ripresa, cambiata, integrata e rispedita all’indirizzo indicato.
Tra i miei corrispondenti vi sono molti preti.
Li invito a diffondere la lettera allegata e, sottoscritta, stamparla e spedirla al forzista!
Un abbraccio.
Aldo
Signor
SANDRO BONDI
C/o Gruppo Forza Italia
Camera dei Deputati
Palazzo Montecitorio
00186 R O M A
Signor Bondi,
sono abituato a dare alle parole il loro peso per cui a chiamarla “onorevole” dovrei coartare la mia coscienza.
Ho ricevuto l’inverecondo opuscolo che lei, immagino, ha inviato a tutte le parrocchie d’Italia. Glielo restituisco senza nemmeno sfogliarlo e le ricordo che le parrocchie non sono discariche di rifiuti né postriboli nei quali si possa fare opera di meretricio.
Abbiamo una nostra dignità, noi sacerdoti, e non siamo usi a svendere per un piatto di fagioli il nostro patrimonio religioso, culturale, sociale ed umanistico che voi in cinque anni di malgoverno avete dilapidato.
Avete fatto razzia di tutto. Avete dissestato la finanza pubblica, avete ridotto alla fame gli enti locali da una parte e foraggiato, dall’altra, gli enti ecclesiastici cercando di comprarvi il nostro silenzio se non addirittura la nostra compiacenza. Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti. Con voi i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il vostro “Capo” in cinque anni ha quadruplicato il suo patrimonio, mentre le aziende del paese andavano in crisi. Solo l’elettromeccanica, nell’ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato.
I nostri pensionati, da qualche anno in qua, non solo non riescono più ad accantonare un soldo, ma hanno incominciato a rosicchiare i loro già risicati risparmi.
Avete speso energie e sedute-fiume in parlamento per difendere a denti stretti le “vostre” libertà mentre il paese rotolava al 41° posto quanto a libertà di stampa e pluralismo di informazione, dopo l’Angola.
Avete mercificato i lavoratori e ipostatizzato le merci.
Si tenga pure, signor Bondi, la sua presunzione di coerenza con la “dottrina sociale della Chiesa”.
Noi preti vogliamo tenerci cara la libertà di lotta e di contestazione contro la deriva liberista, populista e plutocratica della vostra coalizione.
Aldo Antonelli
(Parroco)
Antrosano, 1 Marzo (Mercoledì delle ceneri) 2006
6 marzo 2006
Rivolta popolare contro il Berlusconi thailandese
Centomila thailandesi sono scesi in piazza a Bangkok per chiedere le dimissioni del premier Thaksin Shinawatra, il Berlusconi d'Oriente.
Con l'appoggio del governo e di una rete di amicizie influenti era diventato proprietario di un immenso "impero" mediatico. Aveva fondato dal nulla un partito che nel 2001 gli consentì di vincere le elezioni politiche nazionali e diventare capo del governo.
Nelle elezioni del 2005 il suo partito ha conquistato il 75 per cento dei seggi. In pratica, con quasi tutti i mezzi di comunicazione nelle sue mani, ha plagiato tutti gli elettori. Siamo alla dittatura mediatica. Ma non è riuscito ad ammazzare la coscienza morale e politica di tutti. Viene accusato di corruzione, favoritismi, conflitto di interessi, abuso di potere, disonestà nei confronti del paese.
Proprio dopo la conquista della maggioranza assoluta nel parlamento, nella società thailandese è iniziato gradualmente un movimento di rigetto. La rivolta popolare contro il padrone della Thailandia dura ormai da diversi mesi. Thaksin, continuando a sentirsi forte, ha fatto sciogliere il parlamento ed ha indetto le elezioni per il 2 aprile. Ma la mobilitazione popolare aumenta sempre più di intensità. Si chiedono le dimissioni tout court, senza condizioni. L'opposizione boicotterà le elezioni.
Il coro di proteste ha provocato spaccature all'interno del governo. Il ministro della Cultura Uraiwan Thienthong, ad esempio, ha rassegnato le dimissioni per "ragioni etiche".
I dimostranti scesi in strada gridano lo slogan: «Thaksin sempre più ricco, Thai sempre più poveri».
La protesta si allarga a macchia d'olio nella società civile: organizzazioni non governative, studenti, associazioni di lavoratori e accademici. Lo stesso obiettivo delle dimissioni è stato dichiarato dagli studenti dell'università Thammasat i quali hanno raccolto oltre 10 mila firme per una petizione che mira ad avviare un secondo processo di impeachment contro Thaksin. L'iniziativa della Thammasat ha ricevuto il sostegno di altre 5 università.
Sono molte le similitudini tra Thaksin e Berlusconi. E penso che all'occorrenza anche il popolo italiano non dovrebbe essere da meno di quello thailandese.
Rivolta in Thailandia contro il Berlusconi asiatico
Proteste di piazza e richieste di dimissioni per il magnate primo ministro
Con l'appoggio del governo e di una rete di amicizie influenti era diventato proprietario di un immenso "impero" mediatico. Aveva fondato dal nulla un partito che nel 2001 gli consentì di vincere le elezioni politiche nazionali e diventare capo del governo.
Nelle elezioni del 2005 il suo partito ha conquistato il 75 per cento dei seggi. In pratica, con quasi tutti i mezzi di comunicazione nelle sue mani, ha plagiato tutti gli elettori. Siamo alla dittatura mediatica. Ma non è riuscito ad ammazzare la coscienza morale e politica di tutti. Viene accusato di corruzione, favoritismi, conflitto di interessi, abuso di potere, disonestà nei confronti del paese.
Proprio dopo la conquista della maggioranza assoluta nel parlamento, nella società thailandese è iniziato gradualmente un movimento di rigetto. La rivolta popolare contro il padrone della Thailandia dura ormai da diversi mesi. Thaksin, continuando a sentirsi forte, ha fatto sciogliere il parlamento ed ha indetto le elezioni per il 2 aprile. Ma la mobilitazione popolare aumenta sempre più di intensità. Si chiedono le dimissioni tout court, senza condizioni. L'opposizione boicotterà le elezioni.
Il coro di proteste ha provocato spaccature all'interno del governo. Il ministro della Cultura Uraiwan Thienthong, ad esempio, ha rassegnato le dimissioni per "ragioni etiche".
I dimostranti scesi in strada gridano lo slogan: «Thaksin sempre più ricco, Thai sempre più poveri».
La protesta si allarga a macchia d'olio nella società civile: organizzazioni non governative, studenti, associazioni di lavoratori e accademici. Lo stesso obiettivo delle dimissioni è stato dichiarato dagli studenti dell'università Thammasat i quali hanno raccolto oltre 10 mila firme per una petizione che mira ad avviare un secondo processo di impeachment contro Thaksin. L'iniziativa della Thammasat ha ricevuto il sostegno di altre 5 università.
Sono molte le similitudini tra Thaksin e Berlusconi. E penso che all'occorrenza anche il popolo italiano non dovrebbe essere da meno di quello thailandese.
Rivolta in Thailandia contro il Berlusconi asiatico
Proteste di piazza e richieste di dimissioni per il magnate primo ministro
5 marzo 2006
Machuca - Film
Ottavo film del Cineforum Grottaglie 2006
1973. Cile. «Il Signore non è più qui». E' questa la frase che Padre McEnroe pronuncia dopo che è stato cacciato dai militari di Pinochet dalla direzione del collegio, frequentato dai figli dei ricchi ma che lui aveva aperto anche ai bambini poveri della baraccopoli di Santiago. La primavera di Salvador Allende era durata solo tre anni. Poi gli aerei americani avevano abbattuto il suo sogno di democrazia e egualitarismo. Film semplice e lineare ma che ha un suo fascino particolare. I tragici fatti del 1973 in Cile sono vissuti con gli occhi dei bambini, sia ricchi che poveri. La repressione violenta operata da Pinochet li segna, lasciando però in loro il seme della riscossa e della rivincita, che arriverà dopo 17 anni.
Trama
Chile, 1973. Gonzalo Infante e Pedro Machuca sono due undicenni che vivono a Santiago, il primo in un lussuoso quartiere e il secondo in una baraccopoli illegale a pochi isolati di distanza. Padre McEnroe, preside della scuola parrocchiale, è un attivo idealista, che tenta di favorire l'integrazione tra i due mondi contrapposti. Con l'appoggio dei genitori dei suoi studenti, ammette i ragazzi provenienti dalla vicina baraccopoli nella sua scuola elitaria, determinato ad insegnare loro il rispetto reciproco. E così Pedro viene a trovarsi nella stessa classe di Gonzalo.L'amicizia che nasce tra loro sarà piena di sorprese e scoperte.
Cast
Regia: Andrès Wood
Titolo originale: Machuca
Nazione: Spagna, Cile
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 120'
Interpreti: Matías Quer, Ariel Mateluna, Manuela Martelli, Federico Luppi
Produzione: Gerardo Herrero, Mamoun Hassan, Andrès Wood
Distribuzione: Lady Film
Data di uscita: 01 Ottobre 2004 (cinema)
È uno dei film cileni più famosi a livello internazionale ambientato nel Cile del 1973 prima (e durante) del golpe.
È stato premiato a: Festival di Vancouver, Festival di Bruxelles, Festival di Bogotà, Festival di Lima, Festival di Quito, Festival di Viña del Mar, Festival di Valdivia e presentato al Festival di Cannes nel 2004 nella Quinzaine des réalisateurs.
1973. Cile. «Il Signore non è più qui». E' questa la frase che Padre McEnroe pronuncia dopo che è stato cacciato dai militari di Pinochet dalla direzione del collegio, frequentato dai figli dei ricchi ma che lui aveva aperto anche ai bambini poveri della baraccopoli di Santiago. La primavera di Salvador Allende era durata solo tre anni. Poi gli aerei americani avevano abbattuto il suo sogno di democrazia e egualitarismo. Film semplice e lineare ma che ha un suo fascino particolare. I tragici fatti del 1973 in Cile sono vissuti con gli occhi dei bambini, sia ricchi che poveri. La repressione violenta operata da Pinochet li segna, lasciando però in loro il seme della riscossa e della rivincita, che arriverà dopo 17 anni.
Trama
Chile, 1973. Gonzalo Infante e Pedro Machuca sono due undicenni che vivono a Santiago, il primo in un lussuoso quartiere e il secondo in una baraccopoli illegale a pochi isolati di distanza. Padre McEnroe, preside della scuola parrocchiale, è un attivo idealista, che tenta di favorire l'integrazione tra i due mondi contrapposti. Con l'appoggio dei genitori dei suoi studenti, ammette i ragazzi provenienti dalla vicina baraccopoli nella sua scuola elitaria, determinato ad insegnare loro il rispetto reciproco. E così Pedro viene a trovarsi nella stessa classe di Gonzalo.L'amicizia che nasce tra loro sarà piena di sorprese e scoperte.
Cast
Regia: Andrès Wood
Titolo originale: Machuca
Nazione: Spagna, Cile
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 120'
Interpreti: Matías Quer, Ariel Mateluna, Manuela Martelli, Federico Luppi
Produzione: Gerardo Herrero, Mamoun Hassan, Andrès Wood
Distribuzione: Lady Film
Data di uscita: 01 Ottobre 2004 (cinema)
È uno dei film cileni più famosi a livello internazionale ambientato nel Cile del 1973 prima (e durante) del golpe.
È stato premiato a: Festival di Vancouver, Festival di Bruxelles, Festival di Bogotà, Festival di Lima, Festival di Quito, Festival di Viña del Mar, Festival di Valdivia e presentato al Festival di Cannes nel 2004 nella Quinzaine des réalisateurs.
Dimenticare Berlusconi solo dopo aver vinto le elezioni
Umberto Eco ad una serata promossa da "Libertà e Giustizia" a Milano, venerdì 3 marzo, ha detto:
«Cinque anni fa c'è stato un fenomeno per cui il nostro paese è gradatamente precipitato verso il Terzo Mondo nella produzione e nella stima internazionale. Se tra qualche mese si profileranno altri cinque anni così, siamo fottuti».
E' ovvio che allude a cinque anni ancora con Berlusconi. Saremmo strafottuti, dico io.
L'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro al Congresso Cgil di Rimini, ieri 4 marzo, ha detto:
«Questo periodo è il peggiore degli ultimi 60 anni. Vedo avversari che mi aggrediscono, che contestano non tanto la politica, ma i princìpi e gli ideali in cui credo. Princìpi e ideali che sono stati sgretolati, spappolati, per far posto alla fede nel danaro e nella ricchezza»
Concordo con lui.
Furio Colombo, su l'Unità di oggi 5 marzo, ha scritto:
«In cinque anni la ricchezza aziendale e personale del presidente del Consiglio è cresciuta come nessun’altra azienda e nessun’altra ricchezza personale. Il resto dell’Italia, zero.
Il conflitto di interessi negato mette a rischio grave la democrazia. Berlusconi condivide con un’altra sola persona al mondo, il primo ministro di Tailandia Thaksin Shinavatra, il virus diffuso in tutti i gangli del Paese, però negato, di un conflitto d’interessi pericoloso due volte: per la quantità di ricchezza che va a sommarsi con il potere politico determinando un dominio di mercato sulle persone ancora più pericoloso del dominio di mercato sui beni. Ci informano i giornali americani che la Tailandia, dove il primo ministro corrotto-corruttore è riuscito a eliminare o comprare gran parte della opposizione democratica, è a rischio di sollevazione popolare».
Questo rischio di sollevazione popolare sarebbe da escludere anche per l'Italia, se rivincesse Berlusconi?
Possiamo dimenticare Berlusconi, solo dopo le elezioni, solo dopo averle vinte.
Dimenticare Berlusconi?
«Cinque anni fa c'è stato un fenomeno per cui il nostro paese è gradatamente precipitato verso il Terzo Mondo nella produzione e nella stima internazionale. Se tra qualche mese si profileranno altri cinque anni così, siamo fottuti».
E' ovvio che allude a cinque anni ancora con Berlusconi. Saremmo strafottuti, dico io.
L'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro al Congresso Cgil di Rimini, ieri 4 marzo, ha detto:
«Questo periodo è il peggiore degli ultimi 60 anni. Vedo avversari che mi aggrediscono, che contestano non tanto la politica, ma i princìpi e gli ideali in cui credo. Princìpi e ideali che sono stati sgretolati, spappolati, per far posto alla fede nel danaro e nella ricchezza»
Concordo con lui.
Furio Colombo, su l'Unità di oggi 5 marzo, ha scritto:
«In cinque anni la ricchezza aziendale e personale del presidente del Consiglio è cresciuta come nessun’altra azienda e nessun’altra ricchezza personale. Il resto dell’Italia, zero.
Il conflitto di interessi negato mette a rischio grave la democrazia. Berlusconi condivide con un’altra sola persona al mondo, il primo ministro di Tailandia Thaksin Shinavatra, il virus diffuso in tutti i gangli del Paese, però negato, di un conflitto d’interessi pericoloso due volte: per la quantità di ricchezza che va a sommarsi con il potere politico determinando un dominio di mercato sulle persone ancora più pericoloso del dominio di mercato sui beni. Ci informano i giornali americani che la Tailandia, dove il primo ministro corrotto-corruttore è riuscito a eliminare o comprare gran parte della opposizione democratica, è a rischio di sollevazione popolare».
Questo rischio di sollevazione popolare sarebbe da escludere anche per l'Italia, se rivincesse Berlusconi?
Possiamo dimenticare Berlusconi, solo dopo le elezioni, solo dopo averle vinte.
Dimenticare Berlusconi?
4 marzo 2006
D'Alema apre la campagna elettorale in Puglia
Immaginate con quale stato d'animo potremmo tornare alla nostra vita quotidiana il 10 aprile, se vincesse le elezioni Berlusconi: gli operai in fabbrica, i dipendenti statali negli uffici, gli studenti nelle scuole. Il colpo sarebbe troppo forte per tutti quelli che avevano sperato in un rinnovamento della vita politica e sociale italiana. Impegniamoci tutti affinché ciò non avvenga. Siamo tutti candidati, la vittoria dipenderà da ciascuno di noi. Con queste riflessioni e con questo invito Massimo D'Alema ha aperto il suo intervento nell'immenso salone, strapieno, della Fiera del Levante di Bari, dove si è aperta questa sera la campagna elettorale per la circoscrizione della Puglia, che vede appunto D'Alema come capolista dell'Ulivo. Eravamo in tanti e l'entusiasmo era grande. L'intervento di D'Alema, come al solito, è stato avvincente e convincente.
«Una cosa positiva, l'unica, Berlusconi l'ha fatta: ha fatto capire, anche agli sfiduciati, che la destra e la sinistra non sono la stessa cosa», ha detto ancora D'Alema.
Ha poi ironizzato sulla scheda elettorale, che ci verrà consegnata il 9 aprile per votare, in seguito alla riforma sfornata da Berlusconi negli ultimi giorni della legislatura. Sarà un enorme lenzuolo, con una infinità di simboli (una quarantina), all'interno del quale non sarà facile destreggiarsi. Non ci si deve lasciare ingannare, tutti i simboli riconducono a due grandi aree: quella di Berlusconi e quella di Prodi, bisogna individuare con calma, nella mappa del tesoro, l'area giusta.
Una grande novità è oggettivamente la lista unitaria dell'Ulivo, che vede insieme democratici di sinistra e margherita: quasi certamente, sia al nord che al centro ed al sud, sarà ovunque la prima per numero di voti.
La Puglia, come è avvenuto per le elezioni regionali, anche per quelle nazionali potrebbe diventare un laboratorio politico dove si sperimentano novità che potrebbero entrare nel patrimonio comune di tutta la politica nazionale del centrosinistra. Questa sera, come buon auspicio, è stato presente a tutta la manifestazione il presidente Nichi Vendola.
«Una cosa positiva, l'unica, Berlusconi l'ha fatta: ha fatto capire, anche agli sfiduciati, che la destra e la sinistra non sono la stessa cosa», ha detto ancora D'Alema.
Ha poi ironizzato sulla scheda elettorale, che ci verrà consegnata il 9 aprile per votare, in seguito alla riforma sfornata da Berlusconi negli ultimi giorni della legislatura. Sarà un enorme lenzuolo, con una infinità di simboli (una quarantina), all'interno del quale non sarà facile destreggiarsi. Non ci si deve lasciare ingannare, tutti i simboli riconducono a due grandi aree: quella di Berlusconi e quella di Prodi, bisogna individuare con calma, nella mappa del tesoro, l'area giusta.
Una grande novità è oggettivamente la lista unitaria dell'Ulivo, che vede insieme democratici di sinistra e margherita: quasi certamente, sia al nord che al centro ed al sud, sarà ovunque la prima per numero di voti.
La Puglia, come è avvenuto per le elezioni regionali, anche per quelle nazionali potrebbe diventare un laboratorio politico dove si sperimentano novità che potrebbero entrare nel patrimonio comune di tutta la politica nazionale del centrosinistra. Questa sera, come buon auspicio, è stato presente a tutta la manifestazione il presidente Nichi Vendola.
3 marzo 2006
Gheddafi vuol invadere l'Italia?
Ma il Berlusca, dopo quel tragico 17 febbraio scorso, quando dalla polizia libica erano stati ammazzati 14 libici che stavano attaccando il consolato italiano, non aveva detto che con Gheddafi era stato tutto chiarito? «Ho parlato a lungo con il leader libico Gheddafi e mi ha assicurato la difesa dell'incolumità dei nostri connazionali, del personale del nostro consolato. Quindi tra i nostri due paesi non si è verificato e non c'è nessun problema». E' ovvio che Berlusconi, come al solito, mentiva. Non aveva parlato proprio con nessuno, forse solo con se stesso, se Gheddafi ieri ha detto: «I libici odiano l'Italia, non la Danimarca. I libici cercano l'occasione per far esplodere la loro rabbia contro l'Italia da quando nel 1911 l'Italia occupò la Libia. La ragione di questo è che l'Italia non ha ricompensato i libici per le loro sofferenze».
Certo che viviamo in tempi bui, se per delle vignette su Maometto si scatena una guerra di religione che ha già fatto molti morti, se la Libia approfittando di un indegno gesto di un ministro italiano minaccia rappresaglie contro l'Italia per fatti avvenuti 90 anni fa. Ci manca l'equilibrio. Bush vuol imporre la democrazia nel mondo con le bombe e i carri armati. Berlusconi non perde occasione di insultare pesantemente chi non la pensa come lui. Ministri della Repubblica italiana irridono la Costituzione, nata dalle intese fra tutte le forze democratiche che avevano sconfitto il fascismo.
In Italia e nel mondo abbiamo bisogno di governanti equilibrati. Mandiamo a casa chi si crede di essere Gesù Cristo o Napoleone.
Certo che viviamo in tempi bui, se per delle vignette su Maometto si scatena una guerra di religione che ha già fatto molti morti, se la Libia approfittando di un indegno gesto di un ministro italiano minaccia rappresaglie contro l'Italia per fatti avvenuti 90 anni fa. Ci manca l'equilibrio. Bush vuol imporre la democrazia nel mondo con le bombe e i carri armati. Berlusconi non perde occasione di insultare pesantemente chi non la pensa come lui. Ministri della Repubblica italiana irridono la Costituzione, nata dalle intese fra tutte le forze democratiche che avevano sconfitto il fascismo.
In Italia e nel mondo abbiamo bisogno di governanti equilibrati. Mandiamo a casa chi si crede di essere Gesù Cristo o Napoleone.
2 marzo 2006
Silvio Berlusconi show: una minghiata
Il Congresso degli Stati Uniti è composto da 100 senatori e da 435 deputati, per un totale di 535. I deputati e senatori americani, presenti allo spot elettorale di Berlusconi mandato in onda dagli Stati Uniti, erano non più di cinquantacinque; solo il 10 per cento dei componenti dunque. Il resto della sala era stata riempita da intere classi di stagisti, da impiegati e funzionari che hanno partecipato in cambio del pomeriggio libero, da un nutrito gruppone di amici e collaboratori del Berlusca, oltre che da un plotone di deputati italiani di centrodestra. Deputati e senatori americani hanno proseguito regolarmente i lavori nelle commissioni; i due canali televisivi a circuito chiuso non hanno trasmesso neanche un'immagine dell'evento.
Nessun americano si è accorto che Berlusconi era in America. Nessuna tv, nessuna radio, nessun giornale si è occupato di lui. Persino C-Span, la rete che trasmette in diretta le sedute del congresso, ieri, ha disertato la seduta delle camere congiunte, mentre parlava Berlusconi, ed ha seguito per tutta la mattinata i lavori delle commissioni.
Sono state le telecamere di Canale 5 e di Rete 4, al seguito del premier, a riprendere lo spot ad uso e consumo della campagna elettorale italiana.
Solo National Public Radio, l'emittente ufficiosa del dipartimento di stato, ha dedicato un servizio intitolato: «Berlusconi negli Usa per cercare voti in patria». Durante la trasmissione è stato intervistato uno studioso della politica italiana, Charles Kupcham, che ha spiegato cosa è la par condicio e come il viaggio a Washington sia solo un pretesto per farsi propaganda a dispetto delle regole.
Ma tutte queste cose nessuno le ha dette al pubblico italiano, che si è trovato spaesato di fronte alla benevola sceneggiata del congresso americano, tra applausi e standing ovation. Il Berlusca avrà pagato i figuranti?
Diversa accoglienza avevano avuto gli altri due compari di Bush della guerra in Iraq: Tony Blair e Aznar. I loro interventi al Congresso furono trasmessi negli Stati Uniti in diretta da tutte le reti tv.
Ma per fortuna anche in Italia i minchioni creduloni continuano a diminuire.
Nessun americano si è accorto che Berlusconi era in America. Nessuna tv, nessuna radio, nessun giornale si è occupato di lui. Persino C-Span, la rete che trasmette in diretta le sedute del congresso, ieri, ha disertato la seduta delle camere congiunte, mentre parlava Berlusconi, ed ha seguito per tutta la mattinata i lavori delle commissioni.
Sono state le telecamere di Canale 5 e di Rete 4, al seguito del premier, a riprendere lo spot ad uso e consumo della campagna elettorale italiana.
Solo National Public Radio, l'emittente ufficiosa del dipartimento di stato, ha dedicato un servizio intitolato: «Berlusconi negli Usa per cercare voti in patria». Durante la trasmissione è stato intervistato uno studioso della politica italiana, Charles Kupcham, che ha spiegato cosa è la par condicio e come il viaggio a Washington sia solo un pretesto per farsi propaganda a dispetto delle regole.
Ma tutte queste cose nessuno le ha dette al pubblico italiano, che si è trovato spaesato di fronte alla benevola sceneggiata del congresso americano, tra applausi e standing ovation. Il Berlusca avrà pagato i figuranti?
Diversa accoglienza avevano avuto gli altri due compari di Bush della guerra in Iraq: Tony Blair e Aznar. I loro interventi al Congresso furono trasmessi negli Stati Uniti in diretta da tutte le reti tv.
Ma per fortuna anche in Italia i minchioni creduloni continuano a diminuire.
Elle Kappa: La legge di Silvio
Elle Kappa: La legge di Silvio
(molto ma molto liberamente ispirata alla legge di Murphy)
[Non essendo riuscito a trovarli in internet, mi sono trascritto a mano i seguenti "Pensieri" di Elle Kappa, pubblicati su MicroMega La Primavera, n. 1 del 2 marzo 2006. Credo di fare cosa utile ai lettori di questo blog]
Silviologia della comunicazione
La legge di Silvio
Se Berlusconi può andare in tv lo farà.
Osservazione dell'Authority
Se Berlusconi non può andare in tv, lo farà lo stesso.
Postilla di Confalonieri
Se Berlusconi non può andare in tv e ci va lo stesso voglio vedere chi può impedirglielo!
Postilla di Schifani alla postilla di Confalonieri
Se Berlusconi non può andare in tv e ci va lo stesso voglio vedere chi è quel comunista che può impedirglielo!
Corollario di Orwell alla terza legge di Silvio
Del resto tutte le tv sono sue.
Puntualizzazione di Bondi
Anche i giornalisti.
Principio di Mimun
Io di più.
Assioma di Collodi
Berlusconi andrà in tv tutti i giorni su tutte le reti a tutte le ore per dire che lui odia stare in tv.
Regola di Bersani sulla tv
Se le tv andassero a gas, in Italia non ci sarebbero problemi di approvvigionamento.
Previsione di Schulz
Quando Berlusconi andrà in tv insulterà tutti.
Consiglio di Elle
Prima di insultare qualcuno conta fino a dieci, ti verranno in mente molti più insulti.
Legge di Fassino sulla numerologia
Berlusconi deve aver contato fino a mille.
Legge di Mimun sulle sinergie
Una falsità ripetuta infinite volte nel corso di un telegiornale diventa una verità.
Chiosa di Geppetto alla Legge di Mimun sulle sinergie
Una falsità ripetuta infinite volte nel corso di un telegiornale, diventa il Tg1
Elogio di McDonald's
Anch'io mi sono fatto una posizione facendo panini.
Legge di D'Annunzio
Memento Auditel Semper
Regola di Castelli sulla Par Condicio
La par condicio è una legge come tutte le altre. Dunque perché mai Berlusconi non dovrebbe violarla?
Legge di McLuhan sui programmi
Non è necessario avere un programma quando si ha a disposizione l'intero palinsesto.
Legge di Silvio sui sondaggi
A mali estremi estreme bugie.
Teorema cristologico di Pippo Franco
Berlusconi è uno e trivio.
Regola di Storace sulla RU-486
Nel segreto dell'urna Ruini ti assiste
Principio di funzionamento della legge elettorale
Chi prende più voti perché ha più soldi per fare spot vince.
Legge della separazioni delle funzioni
Ai nemici ci pensa Bush, agli amici ci pensa Cheney.
Regola di Luntz
Mente, ed è questo il motivo per cui perderà: gli italiani vogliono un leader che dica la verità.
Considerazione di Mannheimer
Qualcuno non ha detto a Luntz la verità sugli italiani.
Massima aggiornata di Laffitte
Un malvivente povero è un malvivente, un malvivente premier è un premier.
Legge di Pareto
La storia non si ripete mai.
Estensione di Leopardi
Gli italiani sì.
Massima di Tilgher sulle alleanze
Quando hai finito di raschiare il fondo del barile, inizia con quello delle fogne.
Legge del Polo sull'impresentabilità
Se sei impresentabile l'alleanza con qualcuno più impresentabile di te ti renderà presentabile.
Fenomenologia dell'impresentabilità
Qualcuno peggio di Berlusconi e Previti non è impresentabile, è un fenomeno.
Principio di Rasmussen
La libertà di espressione è sacra.
Precisazione di Silvio
In Danimarca.
Principio di bin Laden sul risparmio energetico
Limitiamo il consumo dell'illuminismo.
Seconda legge di Mimun sulle sinergie
Non basta Calderoli da solo per provocare una strage in Libia.
Legge di Silvio sulla presa di distanza
Gli imbecilli, gli ignoranti e gli irresponsabili che mettono a rischio il governo verranno confinati a Lorenzago a riscrivere la Costituzione.
Principio di Rice
La tortura non è degna di un paese civile. Per questo Guantanamo sta a Guantanamo.
(molto ma molto liberamente ispirata alla legge di Murphy)
[Non essendo riuscito a trovarli in internet, mi sono trascritto a mano i seguenti "Pensieri" di Elle Kappa, pubblicati su MicroMega La Primavera, n. 1 del 2 marzo 2006. Credo di fare cosa utile ai lettori di questo blog]
Silviologia della comunicazione
La legge di Silvio
Se Berlusconi può andare in tv lo farà.
Osservazione dell'Authority
Se Berlusconi non può andare in tv, lo farà lo stesso.
Postilla di Confalonieri
Se Berlusconi non può andare in tv e ci va lo stesso voglio vedere chi può impedirglielo!
Postilla di Schifani alla postilla di Confalonieri
Se Berlusconi non può andare in tv e ci va lo stesso voglio vedere chi è quel comunista che può impedirglielo!
Corollario di Orwell alla terza legge di Silvio
Del resto tutte le tv sono sue.
Puntualizzazione di Bondi
Anche i giornalisti.
Principio di Mimun
Io di più.
Assioma di Collodi
Berlusconi andrà in tv tutti i giorni su tutte le reti a tutte le ore per dire che lui odia stare in tv.
Regola di Bersani sulla tv
Se le tv andassero a gas, in Italia non ci sarebbero problemi di approvvigionamento.
Previsione di Schulz
Quando Berlusconi andrà in tv insulterà tutti.
Consiglio di Elle
Prima di insultare qualcuno conta fino a dieci, ti verranno in mente molti più insulti.
Legge di Fassino sulla numerologia
Berlusconi deve aver contato fino a mille.
Legge di Mimun sulle sinergie
Una falsità ripetuta infinite volte nel corso di un telegiornale diventa una verità.
Chiosa di Geppetto alla Legge di Mimun sulle sinergie
Una falsità ripetuta infinite volte nel corso di un telegiornale, diventa il Tg1
Elogio di McDonald's
Anch'io mi sono fatto una posizione facendo panini.
Legge di D'Annunzio
Memento Auditel Semper
Regola di Castelli sulla Par Condicio
La par condicio è una legge come tutte le altre. Dunque perché mai Berlusconi non dovrebbe violarla?
Legge di McLuhan sui programmi
Non è necessario avere un programma quando si ha a disposizione l'intero palinsesto.
Legge di Silvio sui sondaggi
A mali estremi estreme bugie.
Teorema cristologico di Pippo Franco
Berlusconi è uno e trivio.
Regola di Storace sulla RU-486
Nel segreto dell'urna Ruini ti assiste
Principio di funzionamento della legge elettorale
Chi prende più voti perché ha più soldi per fare spot vince.
Legge della separazioni delle funzioni
Ai nemici ci pensa Bush, agli amici ci pensa Cheney.
Regola di Luntz
Mente, ed è questo il motivo per cui perderà: gli italiani vogliono un leader che dica la verità.
Considerazione di Mannheimer
Qualcuno non ha detto a Luntz la verità sugli italiani.
Massima aggiornata di Laffitte
Un malvivente povero è un malvivente, un malvivente premier è un premier.
Legge di Pareto
La storia non si ripete mai.
Estensione di Leopardi
Gli italiani sì.
Massima di Tilgher sulle alleanze
Quando hai finito di raschiare il fondo del barile, inizia con quello delle fogne.
Legge del Polo sull'impresentabilità
Se sei impresentabile l'alleanza con qualcuno più impresentabile di te ti renderà presentabile.
Fenomenologia dell'impresentabilità
Qualcuno peggio di Berlusconi e Previti non è impresentabile, è un fenomeno.
Principio di Rasmussen
La libertà di espressione è sacra.
Precisazione di Silvio
In Danimarca.
Principio di bin Laden sul risparmio energetico
Limitiamo il consumo dell'illuminismo.
Seconda legge di Mimun sulle sinergie
Non basta Calderoli da solo per provocare una strage in Libia.
Legge di Silvio sulla presa di distanza
Gli imbecilli, gli ignoranti e gli irresponsabili che mettono a rischio il governo verranno confinati a Lorenzago a riscrivere la Costituzione.
Principio di Rice
La tortura non è degna di un paese civile. Per questo Guantanamo sta a Guantanamo.
1 marzo 2006
Bush e Berlusconi insieme: tragica commedia
Nessun giornale americano ha pubblicato una riga, nessuna tv ha mostrato le immagini, nel breve incontro con la stampa i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca hanno ignorato il visitatore.
Ha ragione Prodi quando dice che di questa visita di Berlusconi negli Stati Uniti non se ne sentiva proprio il bisogno. In pratica è stata solo una festa d'addio. Il presidente americano ne fece una anche per Aznar, che poi perse le elezioni.
Per Bush una visita del Berlusca è come una vacanza. Infatti Bush tratta il premier italiano come un amico un po' buontempone: «Mi solleva sempre il morale...», dice.
Il Newsweek così aveva presentata la visita di Berlusconi negli Stati Uniti: «Il gabinetto di Berlusconi sembra fuori controllo. Un ministro è stato costretto alle dimissioni dopo avere insultato i musulmani con una maglietta che ha provocato 14 morti in una sommossa in Libia. Berlusconi si dibatte tra gli scandali sulla corruzione e i titoli dei giornali sul suo scandaloso esibizionismo. Esiste un altro leader mondiale di cui venga riferito che si paragona a Napoleone, Churchill e Gesù Cristo?».
Intanto in Iraq ci sono stati più di 1300 morti negli ultimi 6 giorni.
Silvio in America. Per Prodi «un party d'addio»
Ha ragione Prodi quando dice che di questa visita di Berlusconi negli Stati Uniti non se ne sentiva proprio il bisogno. In pratica è stata solo una festa d'addio. Il presidente americano ne fece una anche per Aznar, che poi perse le elezioni.
Per Bush una visita del Berlusca è come una vacanza. Infatti Bush tratta il premier italiano come un amico un po' buontempone: «Mi solleva sempre il morale...», dice.
Il Newsweek così aveva presentata la visita di Berlusconi negli Stati Uniti: «Il gabinetto di Berlusconi sembra fuori controllo. Un ministro è stato costretto alle dimissioni dopo avere insultato i musulmani con una maglietta che ha provocato 14 morti in una sommossa in Libia. Berlusconi si dibatte tra gli scandali sulla corruzione e i titoli dei giornali sul suo scandaloso esibizionismo. Esiste un altro leader mondiale di cui venga riferito che si paragona a Napoleone, Churchill e Gesù Cristo?».
Intanto in Iraq ci sono stati più di 1300 morti negli ultimi 6 giorni.
Silvio in America. Per Prodi «un party d'addio»
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