7 dicembre 2003
24 novembre 2003
Riflessione sui funerali di Stato
In questi giorni di lutto nazionale e funerali di Stato ho sentito un profondo senso di estraniazione. Va bene il dispiacere per le vittime e la solidarietà verso amici e parenti delle stesse, ma mi domando se tutta la pomposità ed ufficialità del lutto così esaltata all'unisono da stampa e televisioni (a parte le solite eccezioni) non abbia contribuito a peggiorare la situazione in merito alla riflessione più generale sul senso della presenza militare in Iraq. A me sembra che la strumentalizzazione dell'evento per giustificare la presenza dei militari è stata altissima ma la cosa che più mi preoccupa è che questo dramma ha messo in risalto ed amplificato la tendenza sempre più spinta dei mass media a non dare voce o ancor peggio a condannare chi ha il coraggio di non allinearsi, di non farsi prendere dalla spettacolarizzazione, di avere la capacità di non abbandonare mai una visione più globale senza farsi prendere da una facile emotività.
Il senso di estraneità rispetto alla pomposità dell'evento luttuoso è diventato disagio quando si è scatenata questa caccia alle streghe raffigurate in questo caso con quei sacerdoti e missionari che hanno avuto il coraggio di dire in omelie o in semplici pensieri che forse non è il caso di esaltare il ruolo dei caduti in una situazione di guerra e che forse in coerenza con il messaggio di pace evangelico addirittura, come hanno detto i comboniani di Bari non sarebbe il caso di dare i sacramenti a chi è morto in uno scenario bellico (perchè di questo si tratta) per evitare di benedire, indirettamente, la guerra stessa. Mi domando come è possibile che un Ministro degli Interni possa chiedere al Vaticano di far rettificare quanto detto nell'omelia del Vescovo di Caserta (tra l'altro se leggete il testo integrale dell'omelia vi rendete conto del senso di misura usato dal Vescovo). Un Vescovo che chiede di non creare eroi e di cercare invece concreti percorsi di pace viene proposto per il rogo; immagino cosa faranno ai Padri Comboniani che si permettono di dichiarare l'indisponibilità a dare i sacramenti a chi partecipa a qualsiasi guerra (figuriamoci ad una profondamente sbagliata come quella in Iraq).
Ma alla condanna da chi dissente dal "dolore di massa" che non significa affatto distacco dalla solidarietà per la sofferenza dei familiari delle vittime si sta unendo quello, che forse era inevitabile e cioè un accentuazione del rifiuto del diverso, dell'altro da noi. C'è chi soffia sul fuoco del razzismo confondendo la giusta guerra al terrorismo con la cacciata del mussulmano (non so se avete notato come sono cambiati i toni del Ministro degli Interni negli ultimi giorni). E allora proprio davanti al dramma di vite umane che hanno perso la vita, forse sinceramente convinti di andare in missione di pace, non sarebbe il caso che i giornali e le televisioni o il mondo della cultura e
della politica cosiddetta progressista, avessero il coraggio di riflettere una volta per tutte sulle cause quotidiane che portano alla guerra, di come imboccare "IL SENTIERO DELLA PACE", che forse si costruisce dal basso mettendo da parte l'esigenza di avere santi ed eroi e riscoprire invece Maestri di pace e Profeti. Ho sentito in tutte le televisioni interviste a dir poco assurde che non facevano altro che mettere in evidenza il pianto e l'esaltazione di eroi morti per la "Pace". Scusatemi ma quanta ipocrisia e che distanza dai necessari messaggi di pace e di non violenza.
Vi dicevo che questa riflessione ad alta voce non ha nessuna pretesa se non quella appunto di pensare, di porsi domande ma anche la voglia di non farsi schiacciare dalla massificazione imposta dai mezzi d'informazione (soprattutto le televisioni forse sono diventate in massima parte mezzi di spettacolarizzazione). Ed è proprio sulla spettacolarizzazione della sofferenza e della morte che credo vada avviata una profonda riflessione. La nostra società non ha più, nel quotidiano, gli strumenti per convivere con la sofferenza e la morte e quindi con due dimensioni ineliminabili della nostra esistenza. Quest'assenza ed incapacità porta ad esorcizzare sofferenza e morte con la spettacolarizzazione, con una fuga non nella dimensione ludica dell'esistere il che sarebbe un fatto anche positivo, ma nel puro consumo del fare, quasi sempre passivo, per cercare di riempire i vuoti, il non saper più comunicare, il non saper darsi gratuitamente all'altro.
In questi giorni sto studiando dei libri molto belli che invitano a riflettere sulle cause dell'olocausto e devo dire che davanti ad avvenimenti come quello di questi giorni che massificano le coscienze ho paura che la preoccupazione di Bauman sui mali della società moderna (io direi anche post - moderna) che contiene in se i germi del ripetersi dell'olocausto purtroppo sono drammaticamente veri. C'è un bisogno estremo di cercare la strada di un nuovo umanesimo e non aver paura di riscoprire il linguaggio dell'utopia; a proposito di maestri Balducci diceva che per cercare l'uomo nuovo, dentro e fuori di noi, bisognava andare oltre la storia e ripartire dalla preistoria, forse è il momento di capire sul serio che la testimonianza dell'essere quotidianamente operatori di pace non è più rinviabile. Le sfere della politica e della cultura dovrebbero avere il ruolo di dare opportunità sociali che rendano praticabili le dimensioni della solidarietà, del pluralismo e dell'altruismo in contrapposizione al tecnicismo disumanizzante, agli eccessi dell'arrivismo, della gerarchizzazione sociale, dell'avere. Bisogna capire fino in fondo che il vicino che ci da sicurezza non può essere solo quello della porta accanto o di cui abbiamo una conoscenza personale. Non dobbiamo assolutamente rinunciare ai nostri valori e alla nostra cultura e
dobbiamo pretenderne il rispetto ma sempre mantenendo aperti cervello, cuore e anima alla profonda comprensione dell'alterità che è fuori di noi ma anche dentro di noi se ci sforziamo di cercarla.
Paolo Piacentini [da una e-mail]
12 novembre 2003
Attentato a Nassyria - Ritiriamo le truppe italiane dall'Iraq
Oggi è il momento del dolore per tutto il Paese e per tutte le lavoratrici e i lavoratori italiani.
Domani bisognerà tornare a discutere del senso della presenza delle truppe italiane in quel paese, del ruolo dell'Onu e di quello dell'Europa per trovare soluzione alla tragedia del Medio Oriente.
La Cgil, ieri, oggi, domani, continuerà a sostenere con convinzione la propria opinione: il ritiro immediato delle truppe italiane, ancora più tragicamente motivato e una nuova forte assunzione di responsabilità della comunità internazionale, finalizzata al ritiro dall'Iraq di tutte le truppe straniere, all'autogoverno iracheno e alla soluzione del conflitto israelo - palestinese.
Guglielmo Epifani
Basta con la guerra
1 novembre 2003
Livore di chi si è venduto l'anima
Fate bene a ricorrere alle vie legali, con certa gente non sono percorribili altre vie, si perderebbe tempo.
Credo però che i calunniatori un piccolo favore lo facciano a l’Unità; parlandone suscitano l’interesse nei nemici e negli indifferenti, ma anche spingono alla solidarietà chi è vicino (e siamo in tantissimi). In tempi di ostracismo nei confronti del nostro giornale, non è poco. Io la prima cosa che faccio ogni mattina, appena compro l’Unità, dopo aver letto i titoli di prima pagina, è di andare in penultima a vedere i numeri della tiratura di copie; e noto con grande piacere che continuano ad aumentare.
24 ottobre 2003
Strana coincidenza
La notizia delle piazze d’Italia piene contro Berlusconi è passata in secondo piano rispetto a quella degli arresti dei presunti brigatisti rossi.
Strani questi giudici. Fino a ieri erano considerati tutti pazzi e sporchi comunisti, oggi sono osannati per la tempestività e la bravura nell’ordinare gli arresti. Berlusconi ringrazia. Il circo mediatico dell’informazione ha avuto ancora una volta come protagonista Berlusconi. Epifani, Pezzotta, Angeletti insieme, in secondo piano.
Ma qualcuno ha ricordato che il primo governo Berlusconi naufragò dopo uno sciopero come quello di oggi e sullo stesso tema.
1 ottobre 2003
30 settembre 2003
Pensiero pazzo sul black out
Ed ecco che puntualmente, nel pieno della festa, alle ore 3,20 della notte tra il 28 ed il 29 settembre, salta la corrente. Ma incompetenti come sono hanno sbagliato interruttore, anziché spegnere solo quello di Roma hanno spento quello di tutta l’Italia. E la festa non è riuscita al Berlusca.
14 giugno 2003
Voto SI per dire NO - Io sogno che il quorum venga raggiunto
Sono totalmente d’accordo con quanto scrive Antonio Tabucchi sull’Unità di oggi 14 giugno 2003. Io ho sempre apprezzato molto gli interventi di Tabucchi sull’Unità. E’ uno che dice pane al pane e vino al vino. Anche se lui stesso riconosce che gli viene facile dire quello che pensa, perché non ricopre specifiche cariche politiche ed essendo un semplice cittadino senza responsabilità di strategie politiche.
In qualche modo quindi i politici di sinistra sono giustificati per la gran confusione che stanno creando sul voto nel referendum sull’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Ma io dico che i miei rappresentanti politici di sinistra, con le loro bilancine di falsa precisione, non sempre riescono a pesare bene la realtà dei fatti quotidiani.
Non è un bel vedere le due intere pagine pubblicitarie sull’Unità di oggi che invitano a non andare a votare per il referendum, controbilanciate dai due riquadri di prima pagina, uno in testa e l’altro basso, che invitano a votare SI.
Taglio molteplici altre riflessioni che mi vengono in mente e concludo con un mio sogno. Talvolta quando non c’è più niente da fare, bisogna rassegnarsi a credere nei miracoli. Io sogno che il quorum venga raggiunto e che vinca il SI.
13 giugno 2003
Bravissimo Alfredo Pieroni
(Questa mia breve considerazione, sull'articolo "I tormenti di Via Solferino" di Alfredo Pieroni apparso sull'Unità del 12 giugno 2003, è stata pubblicata sull'Unità del 13 giugno 2003 alla pag. 30)
2 aprile 2003
Noi americani viviamo nell'infamia
Oggi siamo noi, gli americani, a vivere nell'infamia. L'ondata mondiale di simpatia che ha circondato gli Stati Uniti dopo l’11 settembre ha ceduto il passo a un'ondata mondiale di odio verso la nostra arroganza e il nostro militarismo. I sondaggi d'opinione nei paesi amici considerano George W. Bush una minaccia peggiore per la pace di Saddam Hussein. Le manifestazioni che si susseguono ogni giorno nel mondo, invece di denunciare le atrocità del presidente iracheno, attaccano gli Usa.
Secondo le inchieste, una maggioranza di americani, male informati, ritiene che Saddam abbia qualcosa a che fare con gli attentati di New York e contro il Pentagono e con la conseguente uccisione di quasi 3.000 innocenti. Saddam è una splendida figura di cattivo ma non ha nulla a che vedere con l’11 settembre. Molti americani, forse la maggioranza, credono che la guerra in Iraq sarà un colpo contro il terrorismo internazionale. Tuttavia, le prove raccolte nella regione mostrano chiaramente che servirà a facilitare il reclutamento di nuovi membri di Al Qaeda e di altre bande assassine.
Arthur Schlesinger Jr., in "l'Unità" del 02.04.2003, pag. 31
31 marzo 2003
Pensieri in libertà (ma non tanto) contro la guerra
Terrorismo
Bush ha giustificato la sua guerra preventiva contro Saddam affermando che bisognava colpire ed annientare il terrorismo internazionale, che si annidava anche in Iraq. Ma con quali mezzi l'America democratica e campione di libertà sta attaccando l'Iraq dittatoriale e campione di assolutismo e totalitarismo? Con altro terrorismo, forse peggiore di quello che vuole combattere. E lo fa con assoluta consapevolezza; "colpisci e terrorizza" infatti è il nome che gli americani hanno dato alla loro guerra contro gli irakeni.
Civili ed incivili
Le convenzioni internazionali vietano di bombardare ed ammazzare i civili. Ma gli incivili chi sono: Saddam e Bush?, i ministri di Saddam e di Bush? i soldati irakeni e i soldati americani? E le bombe (intelligenti per quanto si vuole) come fanno a distinguere i civili dagli incivili?
Dio
Il Papa invoca il suo Dio affinché riporti la pace sulla terra. Bush prega ogni mattina il suo Dio affinché lo assista e gli faccia vincere la guerra. Ma chi è il vero Dio? Il Dio della pace o il dio della guerra?
Affari sporchi
Si dice che Bush stia pagando il conto alle compagnie petrolifere ed ai fabbricanti di armi, che gli hanno fatto vincere le elezioni. E non solo. I magazzini vanno svuotati, altrimenti il ciclo di produzione s'inceppa. Le bombe hanno una data di scadenza, come il cibo. E allora gli americani hanno deciso che gli irakeni potevano essere dei buoni consumatori.
25 marzo 2003
La notte degli Oscar e la pace
MOORE: «BUSH PRESIDENTE FITTIZIO» - Standing ovation per la vittoria di «Bowling for Columbine», documentario che stigmatizza la diffusione dell'uso delle armi negli Usa, diretto da Michael Moore . Applausi scroscianti per il regista prima del ritiro del premio. Moore si è scatenato dal palco contro la politica di Bush. «A nome anche di tutti gli altri candidati a questo premio - ha detto Moore - siccome ci piace la realtá, vorrei dire che purtroppo viviamo in tempi fittizi, in momenti in cui c'è un presidente fittizio che viene eletto in modo fittizio, un uomo che ci manda e ci porta in guerra per ragioni fittizie. Se la realtá è fittizia, noi siamo contrari a questa guerra. Vergogna, vergogna - ha urlato Moore - anche il Papa è contro, Bush sei finito!».
Corriere della sera.it
18 marzo 2003
NON PUGNALIAMO LA PACE...
NON DIVORATE LA PACE
NON RISPONDETE ALLE MONTAGNE DI MORTI
CON ALTRE MONTAGNE DI MORTI.
SPEGNETE LA FAME NELLO SGUARDO DI MILIONI DI BAMBINI
ACCENDETE IL SORRISO SULLA TERRA DI PALESTINA
ACCENDETE IL CANTO.
NON PUGNALATE
NON PUGNALATE LA PACE ALLE SPALLE.
TOGLIETE IL CAPPIO DI SOLITUDINE
AL POPOLO IRAKENO
AL POPOLO CUBANO.
ABBATTETE LA NOTTE AGGHIACCIANTE
PROFONDA
IN CUI VAGANO MILIONI DI CREATURE.
NON RISPONDETE,
NON RISPONDETE AI MORTI
CON INFINITI ROGHI DI ALTRE VITE.
MORDETEVI LE LABBRA FORTE
MORDETEVI FORTE IL CUORE.
NON INNEGGIATE ALLA GUERRA.
NON INNEGGIATE ALLA GUERRA.
PACE..PACE...PACE...QST E' LA VITA VERA...
Cardillokomio Nel forum di Amici-Saranno Famosi
16 marzo 2003
Non è mai troppo tardi per la pace
I prossimi giorni saranno decisivi per gli esiti della crisi irakena. Preghiamo, perciò, il Signore perché ispiri a tutte le Parti in causa coraggio e lungimiranza.
Certo, i Responsabili politici di Baghdad hanno l'urgente dovere di collaborare pienamente con la comunità internazionale, per eliminare ogni motivo d'intervento armato. A loro è rivolto il mio pressante appello: le sorti dei loro concittadini abbiano sempre la priorità!
Ma vorrei pure ricordare ai Paesi membri delle Nazioni Unite, ed in particolare a quelli che compongono il Consiglio di Sicurezza, che l’uso della forza rappresenta l'ultimo ricorso, dopo aver esaurito ogni altra soluzione pacifica, secondo i ben noti principi della stessa Carta dell’ONU.
Ecco perché - di fronte alle tremende conseguenze che un'operazione militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell’Iraq e per l'equilibrio dell’intera regione del Medio Oriente, già tanto provata, nonché per gli estremismi che potrebbero derivarne - dico a tutti: c’è ancora tempo per negoziare; c'è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per comprendersi e per continuare a trattare.
Giovanni Paolo II, Angelus
9 marzo 2003
“Associazione dei familiari delle vittime dell'11 settembre per un domani di pace” contro la guerra all'Iraq
«Non è in nome dei nostri cari morti l'11 settembre che il presidente Bush potrà giustificare la guerra all’Iraq».
«Ognuno di noi ha lasciato una parte di sé, della propria vita sotto le macerie delle Torri Gemelle o sugli aerei dirottati dai terroristi. Da quel giorno abbiamo cercato, insieme, di trasformare quel dolore in energia positiva per contribuire a spezzare il ciclo di violenza. Ed è per questo che oggi la nostra associazione è decisamente schierata contro la guerra all’Iraq».
Valerie Lucznikowska, in "l’Unità" del 09.03.2003, pag. 2
5 marzo 2003
Un digiuno contro la guerra
Anche nella tradizione dei pensiero laico il digiuno è diventato strumento non violento di denuncia e di protesta.
Ma può un digiuno fermare la guerra?
Per tutti, credenti e non credenti, questo gesto corale proposto dal Papa è una sfida alle logiche degli interessi, della forza e della violenza.
Digiunare per libera scelta, quando tanta parte dell'umanità rischia la morte per fame, è chiamarsi in causa, è definirsi corresponsabili; è riconoscere una condizione di ingiustizia rifiutando che un mondo ricco e assediato possa difendere con la forza il suo privilegio; che possa usare per sé solo le risorse del pianeta negando la solidarietà verso i popoli del sottosviluppo e le generazioni future.
Il Papa condanna il terrorismo insieme alla guerra, rifiuta la violenza di ogni parte.
Il suo appello al digiuno e alla penitenza non è contro gli Stati Uniti, non è antiamericano, ma è contro una dottrina che presume, in nome della forza, una investitura a erigersi giudice del bene e del male.
Pietro Scoppola, in "la Repubblica" del 05-03-2003, pag. 1
Il digiuno e la pace
In Piazza San Pietro oggi ci saranno, attorno al grande drappo di 150 mq. con i colori della pace, le più diverse sigle del pacifismo italiano: Legambiente, Focsiv, Peacelink, Manitese, Cipsi, Arci, Pax Christi, Cgil, Fiom, Cisl, Ics, Banca Etica, Fivol, ecc.
Tantissime sono le personalità italiane, di ogni orientamento politico, che aderiscono al digiuno: Massimo D'Alema, Piero Fassino, Savino Pezzotta, Antonio Di Pietro, Clemente Mastella, Enrico Boselli, Massimo Cacciari, Fausto Bertinotti, Pierluigi Castagnetti, Armando Rizzo, Alfonso Pecoraro Scanio, Ignazio La Russa, Gustavo Selva, Luigi Ramponi, Publio Fiori, Gianni Alemanno, Marco Follini, Alberto Michelini, Sandro Bondi, Carlo Taormina, Roberto Formigoni, Salvatore Cuffaro, Gariele Albertini, Enrico La Loggia, Francesco Speroni, Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione, ecc.
Hanno aderito anche i presidenti delle regioni Toscana, Marche, Umbria, Basilicata, Campania.
Ha aderito anche l'associazione Aprile.
Non hanno aderito all'invito del Papa i Radicali, che digiunano per qualsiasi cavolata, ma forse per loro la pace è meno di una cavolata. Bella coerenza e serietà.
Altri personaggi politici e grossi giornalisti (almeno come stazza) hanno perso l'occasione di stare zitti ed hanno irriso l'iniziativa del papa. La madre dei cretini è sempre incinta.
Anche io ho aderito al digiuno in nome del Papa e della pace.
2 marzo 2003
Lettera ad Anna
forse sulla guerra che Bush vuole scatenare contro l'Iraq abbiamo opinioni diverse.
Ma io non solo mi sento americano per solidarietà ai morti innocenti dell'11 settembre, mi sento anche irakeno per i tanti innocenti massacrati da Saddam tra i suoi stessi concittadini, mi sento israeliano per i morti innocenti per mano delle bombe umane palestinesi, mi sento palestinese per i morti innocenti ad opera dei raid aerei israeliani, mi sento dalla parte dei bambini che muoiono di fame a causa degli embarghi di medicinali e viveri, mi sento dalla parte di tutti i morti di tutte le guerre attualmente in atto nel mondo.
Sono contro tutte le guerre, da chiunque e dovunque vengano fatte. Io non sono pessimista e non potrò mai accettare che non si possa fare niente per fermare le guerre. Sarà un'utopia: ma io credo che la pace è possibile.
Oggi ho esposto la bandiera della pace al balcone di casa mia.
1 marzo 2003
Le armi di distruzione di massa
28 febbraio 2003
Presentato il dossier di NTC sulla pena di morte (e non solo) in Iraq
Alla conferenza stampa di presentazione del dossier sono intervenuti Margherita Boniver, Sottosegretaria agli Affari Esteri, Enrico Pianetta, Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato italiano, Marco Pannella, promotore della campagna “Iraq Libero”, il Senatore Natale D’Amico, l’onorevole Antonio Maccanico e la curatrice del Rapporto Elisabetta Zamparutti.
Nel corso dei 25 anni di regime di Saddam Hussein si stima vi siano state almeno 200.000 persone arrestate di cui poi si è persa ogni traccia: a migliaia sono state giustiziate e sepolte in luoghi segreti. Spesso è negato alle famiglie anche il rito funebre.
Il dossier contiene numerosi dettagli sulla repressione del dissenso perseguito con la marchiatura della fronte o l’amputazione di orecchie, mani e lingua; sulle inumane condizioni di detenzione; sulle inaudite crudeltà commesse dal Rais e dai suoi due figli.
Il testo completo del dossier è disponibile sul sito del Partito Radicale Transnazionale, all’indirizzo sotto riportato, dove ti invitiamo a sottoscrivere la proposta di Marco Pannella “Iraq Libero” per l’esilio di Saddam Hussain e l’istituzione di un governo di transizione democratica sotto l’egida dell’ONU.
(Fonte: Nessuno tocchi Caino, 28/02/2003)
27 febbraio 2003
Berlusconi e soci: sulla Rai siete usciti tutti pazzi
Articolo molto edificante ed illuminante. Forse scritto dallo stesso Ferrara.
I giornali di destra e il Papa
La bandiera della pace simbolo privato
26 febbraio 2003
Maurizio Costanzo - Fa' qualcosa di sinistra
23 febbraio 2003
L'olocausto e i silenzi del Vaticano
22 febbraio 2003
Bisogna consumare le armi
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E' questa l'America che la «Vecchia Europa» ama: la voce di tutti coloro che hanno messo in guardia l'America dalla sua grandezza, e che per questo l'hanno fatta grande altrimenti. È l'America della Long Island che accoglieva gli emigranti provenienti da un'Europa che non riusciva più a sfamarli, e che li accoglieva mettendo in pratica gli ideali di uguaglianza che la «Vecchia Europa» aveva inventato ma che non sapeva mettere in pratica; l'America degli uomini che vennero in Spagna a combattere il franchismo; l'America che scese in guerra contro il nazi-fascismo spuntandola sull'altra poderosa America, quella reazionaria che guardava con simpatia a Hitler e Mussolini. Il missilistico presidente texano non ha capito che, comunque sia, la «Vecchia Europa» ama l'America di Hemingway, di Salinger, di Joseph Heller, di Noam Chomsky, di Susan Sontag, di Woody Allen, di Oliver Stone, di Sidney Pollack, di Robert Redford, di Sean Penn, del New York Times, del Watergate, del Premio Pulitzer, di Bob Dylan, di Joan Baez, di Louis Armstrong, di Chet Baker, di Pollock, di Hopper, di Richard Avedon - ma la lista sarebbe infinita: quell'America che George W. Bush detesta, che appartiene all'Europa e al mondo e nella quale ci sentiamo tutti arnericani. Questa è l'America della civiltà. La «nuova civiltà» a cui pensano George W. Bush, la petroliera Condoleezza Rice, il disco rotto Colin Powel, il mitragliere Rumsfeld, gli oscuri personaggi che lavorano nei sotterranei della Cia, questo «nuovo» non è altro che un vecchio arnese degno di «revenants», di zombie ritornati in circolazione.
Antonio Tabucchi, in "I quaderni di MicroMega", supplemento al n. 1/2003, pagg. 10, 14
La guerra e la disperazione dei poveri
Sergio Cofferati, in "I quaderni di MicroMega", supplemento al n. 1/2003, pagg. 2-3
La pace e la democrazia globale
Sabato 15 febbraio è stato il giorno della pace, innanzitutto. Senza se e senza ma, contro la guerra privata di George W Bush. Per impedire che il popolo iracheno, già violentato da una dittatura orrenda, debba pagare un nuovo prezzo di sangue - di bambini e di donne, di vecchi e comunque di «civili» - con i massacri di massa per bomba americana.
Paolo Flores d'Arcais, in "I quaderni di MicroMega", supplemento al n. 1/2003, pag. 1
Introduzione
(Inizialmente il Blog era inserito nella pagina dedicata al mio compaesano Leonardo Fumarola, ballerino di Saranno Famosi - prima edizione)
Stiamo vivendo un periodo della storia in cui è impossibile essere neutrali. Siamo tutti chiamati a schierarci: o per la pace o per la guerra. Le conseguenze dell'una o dell'altra si faranno sentire su tutti e su ciascuno di noi. Non è possibile essere spettatori disinteressati. L'11 settembre 2001, il terrorismo ha colpito pesantemente gli Stati Uniti d'America ed ha cambiato la storia di quella nazione. La risposta non può essere la guerra preventiva contro il popolo irakeno, come vuole il presidente Bush. Primo perché non è assolutamente provato che i terroristi appartenessero a quel popolo e secondo perché il terrorismo non si combatte con altro terrorismo.
Potrebbe sembrare che queste tematiche siano estranee o c'entrino poco con un sito su di un personaggio dello spettacolo che noi amiamo ed apprezziamo tanto. Ma io credo che nella vita non possano esserci compartimenti stagno che escludano il nostro essere uomini e donne, che vivono in una società che ci coinvolge completamente. O almeno così è per me.
Questa sezione quindi vorrà essere una specie di Blog, dove raccoglierò riflessioni mie o di altri che sento come mie (generalmente provenienti da letture); e non solo sulla pace e sulla guerra, ma su ogni argomento che susciti il mio interesse.