I tribunali militari straordinari furono istituiti con la legge del 15 agosto 1863 n. 1409, detta legge Pica dal nome del proponente. Essi erano funzionali alla repressione del brigantaggio. La competenza a giudicare su briganti e complici veniva sottratta alla giurisdizione ordinaria, per garantire l'allineamento ai piani dell'esecutivo ed eliminare nei fatti il diritto di difesa. Detta legge avrebbe dovuto restare in vigore fino al 31 dicembre 1863, ma venne prorogata fino al 31 dicembre 1865. Già con legge dell'8 agosto '63 era stata devoluta agli stessi tribunali militari la competenza per i reati di renitenza alla leva.
Nel volume sono inventariati gli atti dei dodici tribunali militari straordinari sul brigantaggio operanti ad Aquila per i circondari di Aquila e Cittaducale, Avellino per la provincia di Avellino e per il circondario di Nola, Bari per la terra di Bari, Campobasso per il Molise, Caserta per il circondario di Caserta Piedimonte e per la provincia di Benevento, Catanzaro per la provincia di Catanzaro, Chieti per il circondario Lanciano Vasto Sulmona, Cosenza per la provincia di Cosenza, Foggia per la Capitanata, Gaeta per i circondari di Formia Sora ed Avezzano, Potenza per la Basilicata, Salerno per la provincia di Salerno.
La documentazione prodotta dai Tribunali militari, comprendenti gli anni dal 1862 al 1866, venne prima inviata a Torino e poi nel 1920 all'Archivio di Stato di Roma.
Dallo studio ed analisi della documentazione, oltre alle notizie sui briganti, sui movimenti delle bande e la loro composizione, scaturiscono anche notizie ed informazioni attinenti la vita sociale dell'epoca. Accanto ai nomi di bande e briganti, si affiancano quelli delle persone che con il loro sostegno permisero al brigantaggio di vivere ed espandersi. Si evidenziano storie di uomini e donne che speravano di poter migliorare il loro stato favorendo ed aiutando il brigantaggio.
Il fondo comprende 193 buste e 2.324 fascicoli. Per ogni tribunale una prima parte del materiale documentario è costituita dai fascicoli delle istruttorie; una seconda parte comprende un corredo di atti, d'indole più generale, attinente ai procedimenti; una terza parte riguarda la documentazione relativa alla organizzazione, al funzionamento ed all'attività del tribunale.
L'ordine cronologico dei documenti parte dal documento con data più antica fino a quello con data più recente. Buste e fascicoli portano numeri progressivi. Alcuni fascicoli mancano.
La documentazione è ricca di informazioni sui briganti: loro aspetto e modo di vestire, armi di cui erano forniti, cosa mangiavano, atti commessi nelle loro scorrerie, loro rifugi, come scrivevano, come manifestavano la critica al nuovo governo piemontese.
Sono presenti diverse figure femminili: madri, sorelle, mogli, amanti. Per lo più il loro ruolo consisteva nel fornire vettovaglie e nascondigli, ma alcune condividevano la vita dei briganti: erano brigantesse a pari titolo degli uomini.
Grande interesse presentano lettere e biglietti dei briganti o di sequestrati dai briganti con le richieste per il riscatto: denaro, generi alimentari, vestiti. Talvolta queste lettere (o biglietti) sono d'indole personale indirizzate a parenti o amici. Altre sono relative ad una eventuale costituzione alle autorità. Non mancano ovviamente quelle con minacce.
Molte informazioni presenti nei documenti riguardano il cosiddetto manutengolismo, l'appoggio fornito dai cittadini di ogni ceto ai briganti.
Viene anche fuori che per combattere il brigantaggio qualsiasi mezzo diveniva lecito: in modo particolare mezzi coercitivi sui familiari dei briganti.
In casi piuttosto rari risultano inseriti agli atti le difese degli avvocati, quasi sempre d'ufficio, che per lo più mettono in luce l'ignoranza e le misere condizioni sociali ed economiche degli imputati.
Ma talvolta, quasi inavvertitamente, viene fuori che il nuovo governo aveva parecchio da rimproverarsi.
Molto ricco l'apparato degli indici, sia quello onomastico che quello toponomastico. Cognomi e nomi sono riportati in ordine alfabetico. Dopo il nominativo è segnato il numero del fascicolo che contiene l'istruttoria o la citazione.
Per dare un'idea del contenuto del libro elenco alcuni nomi di capibanda le cui gesta si rilevano dagli atti: Vincenzo Acri, Luigi Alonzi "Chiavone", Antonio Andreottola, Giovanni Bellusci degli "Albanesi", Pietro Bianchi degli "Albesi", Giuseppe Capasso, Luigi Cerino, Angelo Cerullo, Francesco Cianci, Riccardo Colasuonno "Ciucciariello", Giuseppe Critelli "lo russo", Carmine Crocco Donatelli, Angelo Maria Cucci "lo spezzanese", Domenico Di Pace, Antonio Di Somma, Angelantonio e Pasquale Di Tore, Antonio Franco, Domenico Fuoco, Cosimo Giordano, Carlo Giuliano "Toscio", Crescenzo Gravina, Francesco Guerra, Giuseppe Iovino "Curcio", Cipriano La Gala, Marciano Lapio "Sacchetta", Francesco Lavalle, Antonio e Domenico Lisbona Esposito, Antonio Manfra "Caporale", Gaetano Manzo, Antonio Maratea "Ciardullo", Primiano Marcucci, Luciano Martino, Pasquale Martone, Angelantonio Masini, Carmine Melito, Pietro Monaco, Alessandro Pace, Carmine Palumbo, Raffaele Paonessa "Sciameo", Pasquale Perrelli, Bruno Pinnola, Policarpo Romagnoli, Agostino Sacchitiello, Domenico Sapia "Brutto", Salvatore Scenna "Contini", Giuseppe Schiavone, Antonio Secola, Pietro Simonetta "Corea", Vincenzo Spinelli "Campa", Domenico Straface "Palma", Giuseppe Nicola Summa "Ninco-nanco", Felice Taddeo, Nunzio Tamburini, Francesco Tommasini "Zoccolone", Gaetano Tranchella, Domenico Valerio "Cannone".
L'inventario pubblicato nella collana Strumenti, di 612 pagine, è stato curato da Loretta De Felice ed è datato 1998.
Negli anni successivi nella stessa collana è stata pubblicata la "Guida alle fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate negli Archivi di Stato", in tre volumi per un totale di 2330 (duemilatrecentotrenta) pagine.
Rocco Biondi
Rocco Biondi
Ministero per i beni culturali e ambientali - Ufficio centrale per i beni archivistici, Fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate nell'Archivio centrale dello Stato, Inventario a cura di Loretta De Felice, Roma 1998, pp. 612