Familiari
in questo romanzo narra la “vera storia” del brigante Marlino Zappa, le cui
avventure in Calabria ebbero inizio nel 1931 ai tempi del fascismo, che si
sviluppò in Italia dal 1922 al 1943.
Questo romanzo ha la prefazione di Mariano
Meligrana, antropologo italiano e calabrese, che collaborò con il professore
universitario Luigi Maria Lombardi Satriani. Da quella prefazione sappiamo che
il romanzo fu scritto tra il febbraio 1966 e l’agosto 1968, poco prima della
morte dell’autore, e trattando di un brigante offre la possibilità di versioni
contrastanti: “perseguitato e condiviso, braccato e protetto, pericoloso e
difensore”, il brigante si situa tra i due versanti della società: quello
legalitario-poliziesco e quello popolare-oppresso che vive nel brigante la
rivendicazione e la possibilità di un riscatto. Alla biografia di Ferdinando
Ambesà segue la vicenda di Marlino Zappa, che lascia ampio spazio ad altre
storie. Anche il fascismo, con il suo dilagante proselitismo, assume aspetti
positivi. A Tuccino comunque affamati erano prima, affamati si trovarono dopo e
l’emigrazione continuò ad essere il suo destino.
L’anno in cui si svolge la vicenda fa
pensare che il brigantaggio postunitario non abbracciò solo il decennio
1860/1870 ma arriva fino ai giorni nostri, pur in forma diversa. Sotto i
Borbone, dice Familiari, la Calabria nulla aveva da invidiare alla Lombardia,
al Piemonte, alla Toscana, all’Emilia. C’era lavoro dovunque e per ciascuno, si
costruivano ponti e strade, si aprivano scuole, fiorivano arti e scienze
insieme alle lettere, l’agricoltura si sviluppava, i commerci ed i traffici
aumentavano, l’onestà e la lealtà erano universalmente praticate; comunque era
destino che il regno delle due Sicilie divenisse parte dello stato italiano ed
è perfettamente inutile arzigogolare su cosa sarebbe successo se Francesco II avesse
schivato la sberla del 1860; anzi Francesco Tassone, nel risvolto di copertina,
scrive che queste non sono espressioni di nostalgia borbonica, ma prime forme
di opposizione, anche se ancora confuse.
Ferdinando Ambesà, scrive Familiari, “era
nipote di prete, figlio di brigante e fu anche mio nonno”; morì nel 1948,
quando i Savoia lasciarono l’Italia. Non uccideva, né rubava e per questo non
aveva nemici. Molti luoghi natali portano ancora il suo nome, derivante da sue
avventure. Non lavorava, perché era signore; in casa sua regnava l’abbondanza,
perché veniva colmato di doni in ogni circostanza. Divenne l’autorità e non si
muoveva foglia se lui non voleva. «La fame fa il ladro», aveva sentenziato don
Ferdinando; e al governatore disse: «Siccome però non c’è più nulla da rubare
perché già tutto avete rubato voi, questa volta la fame produrrà briganti».
Marlino Zappa nacque a Sarrò, frazione del
Comune di Tuccino, nel 1912; il padre, Fortunato, emigrato in America, fu
travolto da una frana; alla famiglia lontana non provvide nessuno perché era
emigrato clandestinamente. Marlino, benché fosse accusato di tanti misfatti,
non commise mai ciò di cui era accusato, come uccisione e ladrocinio; una volta
però aveva tolto ad un cavaliere 250.000 lire per darle ad una vedova, alla
quale le era stato ucciso un figlio dallo stesso cavaliere. Don Ferdinando
consegnò alla giustizia Marlino, che con il processo venne assolto. Le nozze
fra Merlino e Celestina si celebrarono nel 1937. I suoi cinque figli sono
studiosissimi; qualcuno s’è già laureato.
Da
metà novembre ai primi di febbraio, con l’arrivo dal nord del marchese Ruggero
de Frigeros, del cavaliere Raimondo Poretta e del barone Edgardo Incorsi,
proprietari terrieri, era festa a Tuccino perché arrivava il vagheggiato lavoro
per la raccolta del bergamotto. Oltre agli addetti alla raccolta del prezioso
frutto, anche ai carpentieri, falegnami, fabbri, maniscalchi, carrai, saldatori
era richiesta la loro opera.
La guerra contro l’Etiopia, scoppiata nel
1935, fu accolta con entusiasmo dai tuccinoti, che speravano partecipando ad
essa di vincere la fame e la disperazione che li attanagliava. Partirono in
circa duecento. Molti ebbero fortuna, ma non tutti. Marlino in Etiopia prese il
diploma di maestro e nel 1937 ebbe una cattedra nelle scuole elementari di
Zarri.
Rocco Biondi
Pietro Familiari, La vera storia del brigante Marlino Zappa,
Qualecultura editrice, Vibo Valentia 1971, pp. 280