Giuseppe
Musolino costituisce un collegamento fra i primi briganti postunitari
e i briganti buoni di oggi.
L’Autore
di questo romanzo, Pietro Romeo, è nato a S. Stefano in Aspromonte,
il paese di Musolino, ed ha come nonna materna Anna Musolino, sorella
di Giuseppe. Il suo è un romanzo storico. Molti episodi
narrati sono stati trasmessi oralmente da questa nonna materna.
Musolino
nacque il 24 settembre 1876, da Giuseppe senior e da Mariangela
Filastò, morì il 22 gennaio 1956, all’età di ottanta anni. Il
padre aveva un’osteria e la madre era discendente da una nobile
famiglia parigina, fuggita da Parigi nel 1789, durante la rivoluzione
francese. Aveva tre sorelle, tutte più piccole di lui: Anna,
Vincenza, Ippolita ed il fratellino Antonio.
Vincenzo
Zoccali, per amore della stessa ragazza della quale si era innamorato
Giuseppe, ma più ancora per il rifiuto di Musolino di far parte
della sua associazione malavitosa, decide di farlo fuori o almeno di
dargli una lezione. Si reca, con suo fratello e con altri tre
affiliati alla sua consorteria, nell’osteria del padre di Giuseppe;
il quale, per non coinvolgere il padre, invita i cinque “compari”
ad uscire fuori. Durante la conseguente colluttazione il cugino di
Musolino spara in alto un colpo di pistola, che mette in fuga i
cinque aggressori.
Musolino
rimane ferito da ventitré coltellate, fortunatamente superficiali.
Vincenzo
Zoccali prepara un complotto e fa sparare due colpi di fucile. Viene
incolpato Musolino, che riceve, innocente, dalla Corte d’Assise di
Reggio Calabria, 21 anni di carcere.
Musolino,
dopo alcuni mesi, fugge dal carcere di Gerace, dove è rinchiuso.
Inizia così la sua vita da vendicatore e da brigante galantuomo.
“Cristo mi è testimone, fa dire l’autore Romeo a Musolino, che
non nacqui vendicatore, al contrario il mio cuore era pieno di nobili
ideali e sani principi. Uomini malvagi e potenti hanno reciso tutti i
miei sogni giovanili”.
Inizia,
sempre secondo il romanzo storico del Romeo, la lunga serie di
uccisioni e ferimenti di quelli che erano stati i falsi testimoni che
avevano portato alla pesante condanna nel processo.
Uccide
Stefano Crea, Pasquale Saraceno, Carmine Dagostino, Stefano Zoccali,
Alessio Chirico, Pietro Ritrovato, Francesco Marte.
Musolino,
ancora da uomo libero, va verso il lontano Abruzzo dove spera di
potersi imbarcare per paesi stranieri. Ad Acqualagna, attualmente in
provincia di Pesaro nelle Marche, inciampato in un groviglio di filo
spinato, viene casualmente catturato. Viene condannato dalla corte
d’assise di Lucca al carcere a vita. Rinchiuso nel carcere di Porto
Longone, nell’isola d’Elba. L’unica concessione del direttore
della prigione sono i libri. Viene concessa la grazia al famoso
vegliardo il 14 luglio 1947. I superstiti della famiglia Musolino
sono pronti a riceverlo a casa loro, ma il professore Puca, direttore
dell’ospedale di Reggio Calabria, sconsiglia il suo soggiorno in
famiglia e lo fa rimanere, da uomo libero, presso il suo ospedale,
dove muore nel 1956.
La
sorella Ippolita, che era stata sempre molto vicina al fratello
Musolino, era morta il 6 luglio 1903.
Giuseppe
Musolino aveva detto di sé: “Sono uno dei tanti ‘cavalieri
erranti’ che, sparsi per il mondo, lottano la cattiveria degli
uomini, cercando di sconfiggere il male”.
Rocco
Biondi
Pietro
Romeo, Giuseppe Musolino. Il giustiziere d’Aspromonte,
Laruffa Editore, Reggio Calabria 2003, pp. 232