Non essendo io onnisciente non ho conoscenze approfondite su ciò che avviene tra palestinesi ed israeliani, in Medio Oriente, e sulle cause di quel conflitto. Non ho quindi gli elementi necessari per esprimere un giudizio equilibrato su quello che avviene in quelle terre.
Ma una scelta mi va di farla. Sono dalla parte di quei bambini palestinesi che, pateticamente, riempiono sacchi di sabbia credendo di potersi difendere così dal nemico israeliano armato fino ai denti, che arriva con carri armati da terra e con gli aerei dal cielo.
Sono dalla parte di quelle donne, vestite in nero, che urlano il loro dolore per l'assassinio dei loro figli innocenti.
Sono contro coloro si imbottiscono di esplosivo per ammazzare se stessi e gli altri a tradimento.
Sono contro i carri armati, gli aerei, gli elicotteri, i missili israeliani, comunque ignoranti.
Sono convinto che, fino a quando si useranno quei mezzi, la pace fra israeliani e palestinesi non sarà mai raggiunta. Anzi credo che fino a quando si useranno quei mezzi la pace non la si vuol raggiungere.
Mi chiedo quale sia il fine della vita degli israeliani. E' possibile che sanno solo esprimersi con carri armati, aerei, missili?
Mi sembra quasi irreale che gli israeliani possano "arrestare" 64 leader politici palestinesi, 8 ministri palestinesi tra cui il vicepremier Naser al-Shaerfra e il ministro del lavoro Mohammed Barghuti, senza che vi sia la condanna e l'indignazione mondiale per questi crimini.
Arriva solo una timida reazione da parte dei ministri degli esteri del G8, riuniti a Mosca, con un documento che esprime generica preoccupazione e invita Israele a limitare le sue reazioni.
Ora centinaia di miliziani palestinesi armati di fucili automatici e lanciarazzi hanno già eretto barricate, scavato buche e piazzato trappole esplosive in attesa delle truppe corazzate israeliane che a nord del territorio hanno aperto un nuovo fronte.
E' la guerra continua e permanente. A chi giova? I mezzi per la pace sono altri.
Gli israeliani arrestano 8 ministri di Hamas - Preoccupazione G8: "Limitate le reazioni"
29 giugno 2006
28 giugno 2006
I golpisti gridano al golpe
Gli specialisti del golpe del centrodestra accusano di "golpe" il centrosinistra.
Oggi il governo Prodi ha posto la questione di fiducia su due decreti: quello cosiddetto "milleproroghe" e quello sullo "spacchettamento" dei ministeri. E la destra scatena la bagarre.
Non intendo entrare nel merito di questi decreti. Voglio solo smerdare il comportamento dei soci di Berlusconi.
Nella passata legislatura il governicchio del berlusca, nonostante avesse una stragrande maggioranza sia in Senato che alla Camera, ha imposto per ben 46 volte il voto di fiducia. Sul numero 46 ho giocato al ribasso, riportando la citazione più bassa ripresa dai giornali; non sono riuscito a venire a capo del numero esatto.
Comunque circa 10 (dieci) richieste di fiducia all'anno costituiscono certamente un grande primato. Dieci colpi di stato all'anno per cinque anni consecutivi. Primato fantascientifico persino nelle repubbliche delle banane. Senza il minimo pudore.
Malan (mai cognome più sintomatico) e Schifani (altro cognome significativo) [ma gli riconosciamo l'attenuante perché i cognomi non se li sono scelti loro] oggi hanno fatto la sceneggiata in un luogo che dovrebbe essere quasi sacro: il Senato della Repubblica.
I Berlusconi boys avevano addirittura avuto la faccia tosta di chiedere, per la loro recita, la presentazione del presidente Napolitano, chi giustamente li ha ridicolizzati.
Temevo che con Prodi la politica italiana sarebbe diventata grigia e piatta. Mi devo ricredere. Con i comici involontari della destra ci sarà ancora da divertirsi.
Senato, bagarre sulla fiducia, Forza Italia grida al "golpe"
Senato, fiducia al governo - Cdl protesta e occupa l'aula
Oggi il governo Prodi ha posto la questione di fiducia su due decreti: quello cosiddetto "milleproroghe" e quello sullo "spacchettamento" dei ministeri. E la destra scatena la bagarre.
Non intendo entrare nel merito di questi decreti. Voglio solo smerdare il comportamento dei soci di Berlusconi.
Nella passata legislatura il governicchio del berlusca, nonostante avesse una stragrande maggioranza sia in Senato che alla Camera, ha imposto per ben 46 volte il voto di fiducia. Sul numero 46 ho giocato al ribasso, riportando la citazione più bassa ripresa dai giornali; non sono riuscito a venire a capo del numero esatto.
Comunque circa 10 (dieci) richieste di fiducia all'anno costituiscono certamente un grande primato. Dieci colpi di stato all'anno per cinque anni consecutivi. Primato fantascientifico persino nelle repubbliche delle banane. Senza il minimo pudore.
Malan (mai cognome più sintomatico) e Schifani (altro cognome significativo) [ma gli riconosciamo l'attenuante perché i cognomi non se li sono scelti loro] oggi hanno fatto la sceneggiata in un luogo che dovrebbe essere quasi sacro: il Senato della Repubblica.
I Berlusconi boys avevano addirittura avuto la faccia tosta di chiedere, per la loro recita, la presentazione del presidente Napolitano, chi giustamente li ha ridicolizzati.
Temevo che con Prodi la politica italiana sarebbe diventata grigia e piatta. Mi devo ricredere. Con i comici involontari della destra ci sarà ancora da divertirsi.
Senato, bagarre sulla fiducia, Forza Italia grida al "golpe"
Senato, fiducia al governo - Cdl protesta e occupa l'aula
27 giugno 2006
Missione compiuta: Berlusconi affossato
Berlusconi ha buscate legnate su tutti i fronti. Prima nelle elezioni nazionali, poi nelle elezioni locali ed ora nel referendum sulla devolution.
Dopo ogni gragnuola di legnate si riprometteva (e ci minacciava) che la volta successiva si sarebbe vendicato. Ma la volta successiva le buscava più forte ancora.
C'è da prendere atto che i cittadini (elettori) italiani non sono poi tanto sprovveduti, non si lasciano tanto prendere per il culo. La prima volta forse sì (per provare), ma la seconda volta mai.
In politica, se non avesse avute le televisioni, Berlusconi non sarebbe mai esistito. Ma uno può avere tutte le televisioni che vuole, ma quando è troppo è troppo. Non si può essere sempre coglioni.
Chi vuol imbrogliare rimane imbrogliato. Chi dà del coglione è coglione. Chi non ha gli attributi necessari e va per suonare, rimane suonato. Ed in queste tre cose Berlusconi è certamente un campione.
Per un po' di tempo gli stava andando tutto bene. Con le leggi, che si faceva tagliare su misura, si evitava la galera.
Si vantava che era stato eletto dal popolo e che quindi tutto quello che si faceva votare dai suoi dipendenti-servi in Parlamento era lecito.
Ma ora voleva farsi proclamare duce. E questo era troppo.
Ma ora voleva togliere ogni potere al Presidente della Repubblica, per prenderselo tutto lui. E questo era troppo.
Ma ora voleva asservire la giustizia al suo potere politico. E questo era troppo.
Ieri e l'altro ieri il 62 per cento degli elettori gli ha detto NO, gli ha detto BASTA.
Sono cominciate le prese di distanza da parte degli altri leader del centrodestra, ma questo a me interessa poco.
Quello che a me interessa è che quelli del centrosinistra, che io ho eletti, facciano il loro dovere e non scendano a nessun tipo di compromesso con chi mi ha dato dell'assassino, con chi mi ha dato del coglione, con chi mi ha dato dell'indegno.
E per cominciare, le prime due cose che mi aspetto è che vengano subito fatte due leggi: la prima che annulli la legge elettorale porcata che il Berlusca si era approvata negli ultimi giorni del suo governo (credendo così di vincere), la seconda che impedisca a chi è nei fatti proprietario di televisioni di poter diventare presidente del consiglio (basta con Berlusconi).
Berlusconi dopo la sconfitta: "Ora proveranno a farmi fuori"
Dopo ogni gragnuola di legnate si riprometteva (e ci minacciava) che la volta successiva si sarebbe vendicato. Ma la volta successiva le buscava più forte ancora.
C'è da prendere atto che i cittadini (elettori) italiani non sono poi tanto sprovveduti, non si lasciano tanto prendere per il culo. La prima volta forse sì (per provare), ma la seconda volta mai.
In politica, se non avesse avute le televisioni, Berlusconi non sarebbe mai esistito. Ma uno può avere tutte le televisioni che vuole, ma quando è troppo è troppo. Non si può essere sempre coglioni.
Chi vuol imbrogliare rimane imbrogliato. Chi dà del coglione è coglione. Chi non ha gli attributi necessari e va per suonare, rimane suonato. Ed in queste tre cose Berlusconi è certamente un campione.
Per un po' di tempo gli stava andando tutto bene. Con le leggi, che si faceva tagliare su misura, si evitava la galera.
Si vantava che era stato eletto dal popolo e che quindi tutto quello che si faceva votare dai suoi dipendenti-servi in Parlamento era lecito.
Ma ora voleva farsi proclamare duce. E questo era troppo.
Ma ora voleva togliere ogni potere al Presidente della Repubblica, per prenderselo tutto lui. E questo era troppo.
Ma ora voleva asservire la giustizia al suo potere politico. E questo era troppo.
Ieri e l'altro ieri il 62 per cento degli elettori gli ha detto NO, gli ha detto BASTA.
Sono cominciate le prese di distanza da parte degli altri leader del centrodestra, ma questo a me interessa poco.
Quello che a me interessa è che quelli del centrosinistra, che io ho eletti, facciano il loro dovere e non scendano a nessun tipo di compromesso con chi mi ha dato dell'assassino, con chi mi ha dato del coglione, con chi mi ha dato dell'indegno.
E per cominciare, le prime due cose che mi aspetto è che vengano subito fatte due leggi: la prima che annulli la legge elettorale porcata che il Berlusca si era approvata negli ultimi giorni del suo governo (credendo così di vincere), la seconda che impedisca a chi è nei fatti proprietario di televisioni di poter diventare presidente del consiglio (basta con Berlusconi).
Berlusconi dopo la sconfitta: "Ora proveranno a farmi fuori"
26 giugno 2006
Volver (tornare) - Film
Ero andato a vedere il film in modo prevenuto. Avendo letto qualche critica, credevo che non mi sarebbe piaciuto.
Ed invece man mano che il film andava avanti, scena per scena, ne rimanevo sempre più avvinto.
Immagini, luci, colori meravigliosi.
Attrici stupende che sembravano recitare la loro vita vera.
Una storia vera e surreale allo stesso tempo, forse tanto più vera quanto più surreale.
Storie pesanti e truci, vissute quasi con naturalezza. Non riesco a spiegarmi se questo è il limite o la grandezza del film. Rimane sospesa e senza risposta la domanda: chi fa giustizia e a chi?
Dovendo (volendo) citare due episodi del film, ne cito due marginali alla storia narrata nel film, ma significativi del modo di pensare di Almodóvar.
Il primo è la citazione del mondo del cinema: una troupe cinematografica, che sta girando le scene finali di un film, vista all'ora di pranzo; visione in tv del film Bellissima di Luchino Visconti. Il cinema ci salverà.
Il secondo episodio è la presenza sguaiata e senz'anima della televisione, che mette ansia e non lascia dormire la notte. La televisione ci distrugge.
Riporto ora un brano molto significativo dalle "note di regia" di Almodóvar.
“Volver” è un omaggio ai riti sociali che vivono le persone del mio paese relativamente alla morte e ai defunti. I defunti non muoiono mai. Ho sempre ammirato e invidiato la naturalezza con la quale i miei paesani parlano dei morti, coltivano la loro memoria e visitano in continuazione le loro tombe. Come nel film il personaggio di Agustina, così molti di loro curano la propria tomba per anni mentre sono ancora in vita. Ho la sensazione ottimista di essermi impregnato di tutto questo, e qualcosa mi è rimasto attaccato.
Non ho mai accettato la morte, non l’ho mai capita (l’ho già detto). Per la prima volta credo di poterla guardare senza paura, anche se continuo a non capirla e a non accettarla. Comincio ad abituarmi all’idea che esiste.
Nonostante io sia un non credente, ho cercato di far venire il personaggio (di Carmen Maura) dall’aldilà. E l’ho fatto parlare del paradiso, dell’inferno e del purgatorio. E, non sono il primo a scoprirlo, l’aldilà è qui. L’aldilà è nell’aldiquà. L’inferno, il paradiso o il purgatorio siamo noi, sono dentro di noi, già lo aveva detto Sartre meglio di me.
Trama
Madrid. Oggi. Raimunda è una madre giovane, imprenditrice, molto attraente, con un marito disoccupato e una figlia in piena adolescenza. E' una donna molto forte che fin dalla sua infanzia custodisce nel silenzio un terribile segreto. Sua sorella Sole è un po' più grande di lei. Timida e paurosa, si guadagna da vivere con un negozio di parrucchiere abusivo. Paula è la zia delle due donne, abita in un paese de La Mancha dove è nata tutta la famiglia. Una domenica di primavera, Sole chiama Raimunda per dirle che Augustina (una vicina del paese) le ha telefonato per comunicarle che la zia Paula è morta. Raimunda adorava sua zia, ma non può andare al funerale perché ha trovato il marito morto in cucina, con un coltello piantato nel petto. La figlia ha confessato di essere stata lei ad aver ucciso il padre perché questi, ubriaco, l'aveva ripetutamente molestata.
Cast
Regia: Pedro Almodovar
Attori: Penélope Cruz (Raimunda), Lola Dueñas (Sole), Carmen Maura (Abuela Irene), Yohana Cobo (Paula), Blanca Portillo (Agustina)
Sceneggiatura: Pedro Almodovar
Fotografia: José Luis Alcaine
Musiche: Alberto Iglesias
Montaggio: José Salcedo
Produzione: El Deseo S.A.
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: Cannes 2006, 19 Maggio 2006 (cinema)
Sito italiano: http://www.volverfilm.it/
Premi
Cannes Film Festival - 2006
Miglior attrice - Penelope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo, Yohana Cobo e Chus Lampreave ( "Il premio per la migliore interpretazione va a tutto il cast di Volver" )
Miglior sceneggiatura - Pedro Almodóvar
Ed invece man mano che il film andava avanti, scena per scena, ne rimanevo sempre più avvinto.
Immagini, luci, colori meravigliosi.
Attrici stupende che sembravano recitare la loro vita vera.
Una storia vera e surreale allo stesso tempo, forse tanto più vera quanto più surreale.
Storie pesanti e truci, vissute quasi con naturalezza. Non riesco a spiegarmi se questo è il limite o la grandezza del film. Rimane sospesa e senza risposta la domanda: chi fa giustizia e a chi?
Dovendo (volendo) citare due episodi del film, ne cito due marginali alla storia narrata nel film, ma significativi del modo di pensare di Almodóvar.
Il primo è la citazione del mondo del cinema: una troupe cinematografica, che sta girando le scene finali di un film, vista all'ora di pranzo; visione in tv del film Bellissima di Luchino Visconti. Il cinema ci salverà.
Il secondo episodio è la presenza sguaiata e senz'anima della televisione, che mette ansia e non lascia dormire la notte. La televisione ci distrugge.
Riporto ora un brano molto significativo dalle "note di regia" di Almodóvar.
“Volver” è un omaggio ai riti sociali che vivono le persone del mio paese relativamente alla morte e ai defunti. I defunti non muoiono mai. Ho sempre ammirato e invidiato la naturalezza con la quale i miei paesani parlano dei morti, coltivano la loro memoria e visitano in continuazione le loro tombe. Come nel film il personaggio di Agustina, così molti di loro curano la propria tomba per anni mentre sono ancora in vita. Ho la sensazione ottimista di essermi impregnato di tutto questo, e qualcosa mi è rimasto attaccato.
Non ho mai accettato la morte, non l’ho mai capita (l’ho già detto). Per la prima volta credo di poterla guardare senza paura, anche se continuo a non capirla e a non accettarla. Comincio ad abituarmi all’idea che esiste.
Nonostante io sia un non credente, ho cercato di far venire il personaggio (di Carmen Maura) dall’aldilà. E l’ho fatto parlare del paradiso, dell’inferno e del purgatorio. E, non sono il primo a scoprirlo, l’aldilà è qui. L’aldilà è nell’aldiquà. L’inferno, il paradiso o il purgatorio siamo noi, sono dentro di noi, già lo aveva detto Sartre meglio di me.
Trama
Madrid. Oggi. Raimunda è una madre giovane, imprenditrice, molto attraente, con un marito disoccupato e una figlia in piena adolescenza. E' una donna molto forte che fin dalla sua infanzia custodisce nel silenzio un terribile segreto. Sua sorella Sole è un po' più grande di lei. Timida e paurosa, si guadagna da vivere con un negozio di parrucchiere abusivo. Paula è la zia delle due donne, abita in un paese de La Mancha dove è nata tutta la famiglia. Una domenica di primavera, Sole chiama Raimunda per dirle che Augustina (una vicina del paese) le ha telefonato per comunicarle che la zia Paula è morta. Raimunda adorava sua zia, ma non può andare al funerale perché ha trovato il marito morto in cucina, con un coltello piantato nel petto. La figlia ha confessato di essere stata lei ad aver ucciso il padre perché questi, ubriaco, l'aveva ripetutamente molestata.
Cast
Regia: Pedro Almodovar
Attori: Penélope Cruz (Raimunda), Lola Dueñas (Sole), Carmen Maura (Abuela Irene), Yohana Cobo (Paula), Blanca Portillo (Agustina)
Sceneggiatura: Pedro Almodovar
Fotografia: José Luis Alcaine
Musiche: Alberto Iglesias
Montaggio: José Salcedo
Produzione: El Deseo S.A.
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: Cannes 2006, 19 Maggio 2006 (cinema)
Sito italiano: http://www.volverfilm.it/
Premi
Cannes Film Festival - 2006
Miglior attrice - Penelope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo, Yohana Cobo e Chus Lampreave ( "Il premio per la migliore interpretazione va a tutto il cast di Volver" )
Miglior sceneggiatura - Pedro Almodóvar
24 giugno 2006
Contro gli intolleranti votiamo NO
Contro l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che qualche giorno fa annunciava che avrebbe votato "NO" nel referendum sulla devolution, si è scatenata la canea della destra italiana.
Sandro Bondi ha pontificato che «in Italia non ci sono più istituzioni o personalità indipendenti e di garanzia». Né tanto meno lo è lui, che rappresenta il prototipo del voltagabbana asservito.
Ignazio La Russa sentenzia: «L'ex capo dello Stato perde un po' quel ruolo di riferimento per tutti gli italiani che aveva prima, per diventare un parlamentare qualsiasi». E' risaputo che La Russa è meno di un parlamentare qualsiasi.
Maurizio Gasparri include Ciampi nella razza dannata dei «restauratori, lottizzatori e moltiplicatori di poltrone». Lui, Gasparri, parla senza dire mai niente.
Ma tutti questi signori sono dei sottoprodotti rispetto al Berlusca, che ha bollato tutti noi che voteremo "NO" come italiani indegni. Nei fatti però mentre noi siamo degli uomini indegni virtuali, lui è il più grande uomo indegno reale.
Per vendicarci di questi uomini intolleranti, che hanno ammorbato l'Italia, e dar loro la lezione che si meritano, non ci resta che recarci in massa, domani e dopodomani, alle urne e votare un chiaro "NO" alle loro manovre per distruggere la Costituzione italiana.
La nostra Costituzione, che ha solo 60 anni, è ancora viva e vegeta. Loro, in un solo anno, l'hanno voluta affossare cambiando 50 articoli. La Costituzione degli Stati Uniti, che ha 220 anni (vige dal 1787), come ha ricordato il politologo Giovanni Sartori, ha subito durante la sua lunga vita solamente 27 (ventisette) emendamenti, molti dei quali secondari.
Contro questi "attacchi indecenti", che mostrano «mancanza di rispetto per la democrazia», noi votiamo "NO".
Sandro Bondi ha pontificato che «in Italia non ci sono più istituzioni o personalità indipendenti e di garanzia». Né tanto meno lo è lui, che rappresenta il prototipo del voltagabbana asservito.
Ignazio La Russa sentenzia: «L'ex capo dello Stato perde un po' quel ruolo di riferimento per tutti gli italiani che aveva prima, per diventare un parlamentare qualsiasi». E' risaputo che La Russa è meno di un parlamentare qualsiasi.
Maurizio Gasparri include Ciampi nella razza dannata dei «restauratori, lottizzatori e moltiplicatori di poltrone». Lui, Gasparri, parla senza dire mai niente.
Ma tutti questi signori sono dei sottoprodotti rispetto al Berlusca, che ha bollato tutti noi che voteremo "NO" come italiani indegni. Nei fatti però mentre noi siamo degli uomini indegni virtuali, lui è il più grande uomo indegno reale.
Per vendicarci di questi uomini intolleranti, che hanno ammorbato l'Italia, e dar loro la lezione che si meritano, non ci resta che recarci in massa, domani e dopodomani, alle urne e votare un chiaro "NO" alle loro manovre per distruggere la Costituzione italiana.
La nostra Costituzione, che ha solo 60 anni, è ancora viva e vegeta. Loro, in un solo anno, l'hanno voluta affossare cambiando 50 articoli. La Costituzione degli Stati Uniti, che ha 220 anni (vige dal 1787), come ha ricordato il politologo Giovanni Sartori, ha subito durante la sua lunga vita solamente 27 (ventisette) emendamenti, molti dei quali secondari.
Contro questi "attacchi indecenti", che mostrano «mancanza di rispetto per la democrazia», noi votiamo "NO".
23 giugno 2006
Chiesa e referendum sulla devolution
Nell'ambito della Chiesa (clero e laici) in occasione delle consultazioni elettorali (e referendum) vi sono sempre posizioni variegate, che vanno dalla destra alla sinistra. In base alle situazioni sono prevalse ora le une ora le altre.
Per il referendum sulla devolution, per il quale saremo chiamati a votare domenica e lunedì prossimi, prevale largamente l'orientamento a votare e far votare "no".
Contro "Comunione e liberazione" ed il suo braccio operativo "la Compagnia delle Opere", che si sono schierati sul fronte del "sì", vi sono le Acli, una parte dell'Azione cattolica, il Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), Pax Christi e diverse riviste cattoliche (Jesus, Vita pastorale, Mosaico di Pace, l'agenzia missionaria Misna, ...), che invece si sono espressi per il "no".
Incrocinews.it, il settimanale della diocesi guidata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, ha riportato la posizione dell’Azione cattolica milanese favorevole a bocciare, con il «No», la riforma votata a maggioranza dalla Casa delle Libertà.
Il parroco del mio paese (circa novemila abitanti) negli avvisi finali di una messa (ne sono stato testimone diretto) ha invitato i fedeli ad andare a votare e votare "NO", per cancellare «il pasticcio della riforma» del centrodestra. Non solo, ha anche invitato i presenti a farsi portavoce della posizione della Chiesa locale al voto per il "NO".
Io che ho criticato la Chiesa quando ha preso posizioni contrarie alle mie idee, questa volta plaudo con entusiasmo.
Per il referendum sulla devolution, per il quale saremo chiamati a votare domenica e lunedì prossimi, prevale largamente l'orientamento a votare e far votare "no".
Contro "Comunione e liberazione" ed il suo braccio operativo "la Compagnia delle Opere", che si sono schierati sul fronte del "sì", vi sono le Acli, una parte dell'Azione cattolica, il Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), Pax Christi e diverse riviste cattoliche (Jesus, Vita pastorale, Mosaico di Pace, l'agenzia missionaria Misna, ...), che invece si sono espressi per il "no".
Incrocinews.it, il settimanale della diocesi guidata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, ha riportato la posizione dell’Azione cattolica milanese favorevole a bocciare, con il «No», la riforma votata a maggioranza dalla Casa delle Libertà.
Il parroco del mio paese (circa novemila abitanti) negli avvisi finali di una messa (ne sono stato testimone diretto) ha invitato i fedeli ad andare a votare e votare "NO", per cancellare «il pasticcio della riforma» del centrodestra. Non solo, ha anche invitato i presenti a farsi portavoce della posizione della Chiesa locale al voto per il "NO".
Io che ho criticato la Chiesa quando ha preso posizioni contrarie alle mie idee, questa volta plaudo con entusiasmo.
22 giugno 2006
Il broglio - Romanzo simultaneo
Del romanzo Il broglio ne ho già parlato in questo blog. Ma come dissi allora avevo fatto una recensione di alcune recensioni. Ora il libro l'ho letto. Non tradisce le aspettative.
La scrittura è volutamente un po' sciatta, di un inventato gergo giornalistico. Ma il valore ed il successo che il romanzo sta riscuotendo è dovuto al suo contenuto.
Si racconta di un'ipotesi estrema di un grande complotto elettorale, perpetrato dal Tycoon, capo del Governo e leader della Destra, nelle ultime elezioni nazionali del 9 e 10 aprile scorsi. La trasformazione di due milioni di schede bianche in voti per il centrodestra. In pratica il cinque per cento sufficiente che avrebbe potuto dare la vittoria alla destra, se non fossero intervenuti gli ex democristiani alleati del Tycoon a bloccare l'imbroglio.
Si portano esempi di casi avvenuti nella regione del Baffo, Presidente del Partito democratico, la mia regione. Nella città con un grande porto industriale, nelle elezioni regionali del 2005 le schede bianche erano state 8807, nelle ultime elezioni del 2006 sono diventate 1163. Nel piccolo paese di San Nicola del G. le schede bianche da 131 sono diventate zero. A Bassamura nel 2005 le schede bianche erano 1950, nel 2006 diventano 584, quasi 1500 schede bianche volatilizzate. Nella città del barocco da 1419 schede bianche si passa a 584. Tutte queste città sono governate dal centrodestra.
Nei paesi invece governati dal centrosinistra le schede bianche del 2005 si equivalgono a quelle del 2006.
Visto il sistema escogitato dalla legge elettorale del Tycoon, che ha consentito ai Comuni di nominarsi nei seggi tutti scrutatori di fiducia, è molto forte il sospetto che da questi ultimi le schede bianche siamo state votate per il partito del Tycoon.
Sarà fantapolitica? Ma, nel segreto dell'urna ci sono troppi segreti.
L'investigatore privato Il Biondo, prima di scomparire, aveva scritto in una lettera ad un'amica: «Siamo in un grande mare dove la prima cosa che annega è la verità. Mi avevano raccontato che ci sarebbero stati dei brogli alle elezioni. E me l'aveva detto un mio cugino, scrutatore nella città dove sono nato anch'io, giù al Sud. Ci ho pensato molto sopra se denunciare o no il fatto. Ho deciso di no, alla fine. Mi sono detto: non servono le battaglie contro i mulini a vento. Porterebbero solo altra confusione. Me ne sto in disparte. Ho cercato conforto nella Bibbia. Ma non l'ho trovato».
D'ora in poi, per fortuna, sentiremo parlare sempre meno del Berlusca, risucchiato dalle sue menzogne. L'ultimo colpo lo riceverà con la sconfitta nel referendum sulla devolution.
La scrittura è volutamente un po' sciatta, di un inventato gergo giornalistico. Ma il valore ed il successo che il romanzo sta riscuotendo è dovuto al suo contenuto.
Si racconta di un'ipotesi estrema di un grande complotto elettorale, perpetrato dal Tycoon, capo del Governo e leader della Destra, nelle ultime elezioni nazionali del 9 e 10 aprile scorsi. La trasformazione di due milioni di schede bianche in voti per il centrodestra. In pratica il cinque per cento sufficiente che avrebbe potuto dare la vittoria alla destra, se non fossero intervenuti gli ex democristiani alleati del Tycoon a bloccare l'imbroglio.
Si portano esempi di casi avvenuti nella regione del Baffo, Presidente del Partito democratico, la mia regione. Nella città con un grande porto industriale, nelle elezioni regionali del 2005 le schede bianche erano state 8807, nelle ultime elezioni del 2006 sono diventate 1163. Nel piccolo paese di San Nicola del G. le schede bianche da 131 sono diventate zero. A Bassamura nel 2005 le schede bianche erano 1950, nel 2006 diventano 584, quasi 1500 schede bianche volatilizzate. Nella città del barocco da 1419 schede bianche si passa a 584. Tutte queste città sono governate dal centrodestra.
Nei paesi invece governati dal centrosinistra le schede bianche del 2005 si equivalgono a quelle del 2006.
Visto il sistema escogitato dalla legge elettorale del Tycoon, che ha consentito ai Comuni di nominarsi nei seggi tutti scrutatori di fiducia, è molto forte il sospetto che da questi ultimi le schede bianche siamo state votate per il partito del Tycoon.
Sarà fantapolitica? Ma, nel segreto dell'urna ci sono troppi segreti.
L'investigatore privato Il Biondo, prima di scomparire, aveva scritto in una lettera ad un'amica: «Siamo in un grande mare dove la prima cosa che annega è la verità. Mi avevano raccontato che ci sarebbero stati dei brogli alle elezioni. E me l'aveva detto un mio cugino, scrutatore nella città dove sono nato anch'io, giù al Sud. Ci ho pensato molto sopra se denunciare o no il fatto. Ho deciso di no, alla fine. Mi sono detto: non servono le battaglie contro i mulini a vento. Porterebbero solo altra confusione. Me ne sto in disparte. Ho cercato conforto nella Bibbia. Ma non l'ho trovato».
D'ora in poi, per fortuna, sentiremo parlare sempre meno del Berlusca, risucchiato dalle sue menzogne. L'ultimo colpo lo riceverà con la sconfitta nel referendum sulla devolution.
20 giugno 2006
Fitto in galera
Dovrebbe far specie che quelli di Forza Italia sparino ad alzo zero contro i magistrati baresi che hanno osato chiedere l'arresto di Raffaele Fitto, ex governatore della mia regione Puglia, non perché lo si ritiene innocente, ma solo perché appartenente al partito del plurinquisito Silvio Berlusconi. «La richiesta di un provvedimento d’arresto nei confronti dell’on. Fitto è l’ultimo avvenimento di una serie di fatti gravissimi che creano un’autentica emergenza democratica», hanno sentenziato senza possibilità d'appello Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto. Nessun dubbio in loro che Fitto possa essere un delinquente. Loro non presumono l'innocenza di Fitto fino all'eventuale condanna, per loro Fitto è innocente.
Così andava il mondo ai tempi del regno di Berlusconi, ma ora con il governo Prodi mi auguro che le cose cambino. Spero che cessi la confusione tra politica e giustizia, spero che cessino le aggressioni dei politici contro i giudici, spero che non si usi più il potere legiferante per depenalizzarsi i reati pro domo propria. Auspico che la sinistra abbia la forza di non farsi spaventare dalle urla dei servi di Arcore.
Fitto è tra i destinatari del provvedimento cautelare agli arresti domiciliari emesso dalla magistratura barese nell’inchiesta sul presunto illecito affidamento ad un'azienda del settore Sanità dell’appalto da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). Il provvedimento non è esecutivo nei confronti di Fitto, perché egli è stato eletto alle ultime elezioni politiche alla Camera dei Deputati nella lista di Forza Italia.
L’ex presidente della Regione Puglia è accusato di due episodi di falso, di altrettanti episodi di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, e di concorso nel finanziamento illecito ai partiti.
La accuse fanno riferimento al fatto che il movimento politico creato da Fitto nelle ultime elezioni regionali, "La Puglia prima di tutto", ha beneficiato di una donazione liberale di 500 mila euro (ritenuta dai pm provento della corruzione) elargita dall’imprenditore romano Giampaolo Angelucci (da oggi agli arresti domiciliari) per far fronte alle spese della campagna elettorale del partito. Secondo l’accusa, in cambio del contributo di 500 mila euro, al gruppo capeggiato da Angelucci fu assegnato dalla giunta regionale pugliese, per il tramite di presunti abusi compiuti da Fitto, l’appalto per la gestione delle undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). L’inchiesta si avvale di numerosissime intercettazioni telefoniche e del sequestro di vari documenti.
Su disposizione della magistratura barese sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni immobili, quote societarie, autoveicoli e conti correnti bancari per un valore stimato in 55 milioni di euro. Si tratta di beni di proprietà dell’imprenditore romano Giampaolo Angelucci, dell’ex presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto, e di quattro società del gruppo Tosinvest (della famiglia Angelucci). Il sequestro ha valore anche nei confronti di Fitto, pur essendo questi un deputato.
Per quanto riguarda i conti correnti bancari, il sequestro riguarda non solo le somme depositate ad oggi, ma anche quelle che dovessero confluire sui conti, non oltre la somma complessiva di 500 mila euro per il sequestro preventivo (pari all’ammontare del presunto importo della tangente versata), e di circa 54,5 milioni di euro a titolo di sequestro per equivalente. In 54,5 milioni è infatti stimato dai consulenti della Procura di Bari il margine operativo lordo (cioè l’ipotetico profitto) che il Gruppo di Angelucci avrebbe ottenuto aggiudicandosi l’appalto per la gestione delle undici Rsa (residenze sanitarie assistite) pugliesi.
Le residenze di cui si tratta sono localizzate a Torricella, Alberobello, Andria, San Nicandro, Alessano, Crispiano, Locorotondo, Campi Salentina, Modugno, Troia, Ostuni.
Appalti, Fitto nei guai
Angelucci, un impero tra cliniche e giornali
Così andava il mondo ai tempi del regno di Berlusconi, ma ora con il governo Prodi mi auguro che le cose cambino. Spero che cessi la confusione tra politica e giustizia, spero che cessino le aggressioni dei politici contro i giudici, spero che non si usi più il potere legiferante per depenalizzarsi i reati pro domo propria. Auspico che la sinistra abbia la forza di non farsi spaventare dalle urla dei servi di Arcore.
Fitto è tra i destinatari del provvedimento cautelare agli arresti domiciliari emesso dalla magistratura barese nell’inchiesta sul presunto illecito affidamento ad un'azienda del settore Sanità dell’appalto da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). Il provvedimento non è esecutivo nei confronti di Fitto, perché egli è stato eletto alle ultime elezioni politiche alla Camera dei Deputati nella lista di Forza Italia.
L’ex presidente della Regione Puglia è accusato di due episodi di falso, di altrettanti episodi di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, e di concorso nel finanziamento illecito ai partiti.
La accuse fanno riferimento al fatto che il movimento politico creato da Fitto nelle ultime elezioni regionali, "La Puglia prima di tutto", ha beneficiato di una donazione liberale di 500 mila euro (ritenuta dai pm provento della corruzione) elargita dall’imprenditore romano Giampaolo Angelucci (da oggi agli arresti domiciliari) per far fronte alle spese della campagna elettorale del partito. Secondo l’accusa, in cambio del contributo di 500 mila euro, al gruppo capeggiato da Angelucci fu assegnato dalla giunta regionale pugliese, per il tramite di presunti abusi compiuti da Fitto, l’appalto per la gestione delle undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). L’inchiesta si avvale di numerosissime intercettazioni telefoniche e del sequestro di vari documenti.
Su disposizione della magistratura barese sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni immobili, quote societarie, autoveicoli e conti correnti bancari per un valore stimato in 55 milioni di euro. Si tratta di beni di proprietà dell’imprenditore romano Giampaolo Angelucci, dell’ex presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto, e di quattro società del gruppo Tosinvest (della famiglia Angelucci). Il sequestro ha valore anche nei confronti di Fitto, pur essendo questi un deputato.
Per quanto riguarda i conti correnti bancari, il sequestro riguarda non solo le somme depositate ad oggi, ma anche quelle che dovessero confluire sui conti, non oltre la somma complessiva di 500 mila euro per il sequestro preventivo (pari all’ammontare del presunto importo della tangente versata), e di circa 54,5 milioni di euro a titolo di sequestro per equivalente. In 54,5 milioni è infatti stimato dai consulenti della Procura di Bari il margine operativo lordo (cioè l’ipotetico profitto) che il Gruppo di Angelucci avrebbe ottenuto aggiudicandosi l’appalto per la gestione delle undici Rsa (residenze sanitarie assistite) pugliesi.
Le residenze di cui si tratta sono localizzate a Torricella, Alberobello, Andria, San Nicandro, Alessano, Crispiano, Locorotondo, Campi Salentina, Modugno, Troia, Ostuni.
Appalti, Fitto nei guai
Angelucci, un impero tra cliniche e giornali
18 giugno 2006
Dipendenza da computer, anche per i blogger
Il computer può dare dipendenza.
Una clinica olandese, la Smith and Jones di Amsterdam, specializzata nella cura delle dipendenze, ha organizzato una "due settimane" fra i boschi, a contatto con la natura, per disintossicarsi dalla dipendenza dai videogiochi. Il corso è riservato agli adolescenti tra gli 8 e i 18 anni, che stanno anche 16 ore giornaliere davanti al computer.
L'abuso da tastiera o da joystick ha effetti simili a quello delle droghe. Pensieri ossessivi, problemi di salute, danni seri alle relazioni personali, a scuola o sul luogo di lavoro.
I videogame, soprattutto se violenti e sanguinari, allontanano, fino al distacco completo, dalla vita reale. Le emozioni reali vengono sostituite dalla identificazione con quelle dei personaggi virtuali.
Solo dimostrando ai drogati del pc che la vita reale può essere più eccitante di una partita sullo schermo, spiegano gli organizzatori, si può sperare di salvare chi ha fatto del gioco virtuale l'unico scopo della sua vita.
Serve dunque un taglio netto con la consolle e una fuga nei boschi, per guarire una dipendenza che, secondo studi condotti dall'Università di Amsterdam, è del tutto simile a quella da droga.
La Smith and Jones non è la prima struttura a occuparsi di dipendenza da videogiochi. Ne esistono già negli Usa, in Canada e in Cina. Ma la clinica olandese sarà la prima, con il "ritiro" di metà luglio, a ospitare i propri pazienti.
Scopo del campo non è far abbandonare il computer ai "drogati", ma aiutarli a riavvicinarsi ad esso "disintossicati".
Leggendo questa notizia mi è venuto il sospetto che forse anche a tanti di noi blogger non farebbe male una "due settimane" fra i boschi, senza computer e senza internet. Ci libereremmo dall'ansia di prestazione da blog, dal bisogno di inventarci o trovare qualcosa per scrivere per forza un post al giorno, dal frequente controllo spasmodico dei contatori per vedere quante visite abbiamo avuto, dalla rassegnata attesa che qualcuno ci linki, dall'inconfessato rancore contro chi riceve più visite di noi, dall'attendere incollati al monitor un commento, dal sospettare che chi si dichiara amico lo fa per interesse.
Alla fine del "ritiro senza blog" forse ritorneremmo a ricordarci che la vita è anche altro: una buona lettura disinteressata, un'uscita con gli amici, gli affetti della propria famiglia (genitori, mariti, mogli, figli), una passeggiata, il lavoro (anche se alienante), e magari anche un po' di sport attivo.
Videogiochi, clinica ad Amsterdam
Una clinica olandese, la Smith and Jones di Amsterdam, specializzata nella cura delle dipendenze, ha organizzato una "due settimane" fra i boschi, a contatto con la natura, per disintossicarsi dalla dipendenza dai videogiochi. Il corso è riservato agli adolescenti tra gli 8 e i 18 anni, che stanno anche 16 ore giornaliere davanti al computer.
L'abuso da tastiera o da joystick ha effetti simili a quello delle droghe. Pensieri ossessivi, problemi di salute, danni seri alle relazioni personali, a scuola o sul luogo di lavoro.
I videogame, soprattutto se violenti e sanguinari, allontanano, fino al distacco completo, dalla vita reale. Le emozioni reali vengono sostituite dalla identificazione con quelle dei personaggi virtuali.
Solo dimostrando ai drogati del pc che la vita reale può essere più eccitante di una partita sullo schermo, spiegano gli organizzatori, si può sperare di salvare chi ha fatto del gioco virtuale l'unico scopo della sua vita.
Serve dunque un taglio netto con la consolle e una fuga nei boschi, per guarire una dipendenza che, secondo studi condotti dall'Università di Amsterdam, è del tutto simile a quella da droga.
La Smith and Jones non è la prima struttura a occuparsi di dipendenza da videogiochi. Ne esistono già negli Usa, in Canada e in Cina. Ma la clinica olandese sarà la prima, con il "ritiro" di metà luglio, a ospitare i propri pazienti.
Scopo del campo non è far abbandonare il computer ai "drogati", ma aiutarli a riavvicinarsi ad esso "disintossicati".
Leggendo questa notizia mi è venuto il sospetto che forse anche a tanti di noi blogger non farebbe male una "due settimane" fra i boschi, senza computer e senza internet. Ci libereremmo dall'ansia di prestazione da blog, dal bisogno di inventarci o trovare qualcosa per scrivere per forza un post al giorno, dal frequente controllo spasmodico dei contatori per vedere quante visite abbiamo avuto, dalla rassegnata attesa che qualcuno ci linki, dall'inconfessato rancore contro chi riceve più visite di noi, dall'attendere incollati al monitor un commento, dal sospettare che chi si dichiara amico lo fa per interesse.
Alla fine del "ritiro senza blog" forse ritorneremmo a ricordarci che la vita è anche altro: una buona lettura disinteressata, un'uscita con gli amici, gli affetti della propria famiglia (genitori, mariti, mogli, figli), una passeggiata, il lavoro (anche se alienante), e magari anche un po' di sport attivo.
Videogiochi, clinica ad Amsterdam
17 giugno 2006
Premio Strega speciale alla Costituzione Italiana
Un grandissimo riconoscimento è pervenuto alla Costituzione Italiana da parte della "Fondazione Maria e Goffredo Bellonci": l'assegnazione di un Premio Strega speciale.
Nel sessantesimo anniversario della Repubblica Italiana, a sessanta anni dall’inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente, in occasione della sua sessantesima edizione il Premio Strega intende così rendere onore alla nostra carta costituzionale e testimonianza di adesione ai principi fondamentali enunciati da essa.
Nella motivazione del Premio si legge che «la nostra carta costituzionale, certo, non è un testo letterario», ma certamente «essa è una fonte profonda di ispirazione per l’intera vita della società». La nitidezza dei suoi principi, rara in testi normativi, è frutto anche di un’alta tensione espressiva non fine a se stessa: «essa ha consentito e consente alla carta di parlare per tutte e a tutte le coscienze, come sanno fare le opere più alte della nostra letteratura».
«Sentiamo - si dice ancora nella motivazione - che il riconoscimento del premio speciale è poca cosa di fronte al travaglio secolare, culminato nella Resistenza e nella Liberazione, che portò a quella concordia di pensieri e intenti da cui nacque questo testo».
“La nostra repubblica – si legge in una nota di Lucio Villari all’edizione speciale della Costituzione Italiana pubblicata da Utet per l’occasione – nonostante instabilità, crisi, incertezze politiche e giuridiche, rimane solida nelle sue strutture e istituzioni grazie a una Costituzione che fu pensata per l’Italia del futuro e non soltanto per risolvere i problemi lasciati dal fascismo e per attrezzare uno Stato nascente su nuovi principi e in una proiezione europea”.
L'assegnazione del premio vuole essere un contributo per la salvaguardia della Costituzione dagli attacchi della destra italiana, che vuole smantellarla, svuotarla e sminuirla. Un contributo che invita a votare "NO" nel referendum del 25 e 26 giugno prossimi.
Il Premio speciale verrà consegnato in Piazza del Campidoglio, mercoledì 21 giugno, al “padre costituente” Oscar Luigi Scalfaro, Presidente emerito della Repubblica e Presidente del Comitato promotore per il NO.
Eventi
Motivazione del Premio Strega speciale
Premio Strega alla Costituzione - il libro che ha fatto l'Italia
Nel sessantesimo anniversario della Repubblica Italiana, a sessanta anni dall’inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente, in occasione della sua sessantesima edizione il Premio Strega intende così rendere onore alla nostra carta costituzionale e testimonianza di adesione ai principi fondamentali enunciati da essa.
Nella motivazione del Premio si legge che «la nostra carta costituzionale, certo, non è un testo letterario», ma certamente «essa è una fonte profonda di ispirazione per l’intera vita della società». La nitidezza dei suoi principi, rara in testi normativi, è frutto anche di un’alta tensione espressiva non fine a se stessa: «essa ha consentito e consente alla carta di parlare per tutte e a tutte le coscienze, come sanno fare le opere più alte della nostra letteratura».
«Sentiamo - si dice ancora nella motivazione - che il riconoscimento del premio speciale è poca cosa di fronte al travaglio secolare, culminato nella Resistenza e nella Liberazione, che portò a quella concordia di pensieri e intenti da cui nacque questo testo».
“La nostra repubblica – si legge in una nota di Lucio Villari all’edizione speciale della Costituzione Italiana pubblicata da Utet per l’occasione – nonostante instabilità, crisi, incertezze politiche e giuridiche, rimane solida nelle sue strutture e istituzioni grazie a una Costituzione che fu pensata per l’Italia del futuro e non soltanto per risolvere i problemi lasciati dal fascismo e per attrezzare uno Stato nascente su nuovi principi e in una proiezione europea”.
L'assegnazione del premio vuole essere un contributo per la salvaguardia della Costituzione dagli attacchi della destra italiana, che vuole smantellarla, svuotarla e sminuirla. Un contributo che invita a votare "NO" nel referendum del 25 e 26 giugno prossimi.
Il Premio speciale verrà consegnato in Piazza del Campidoglio, mercoledì 21 giugno, al “padre costituente” Oscar Luigi Scalfaro, Presidente emerito della Repubblica e Presidente del Comitato promotore per il NO.
Eventi
Motivazione del Premio Strega speciale
Premio Strega alla Costituzione - il libro che ha fatto l'Italia
16 giugno 2006
Una buona notizia: "Sì" alla ricerca sulle staminali
«La ricerca sull’utilizzazione delle cellule staminali umane, sia allo stato adulto che embrionale, può essere finanziata, in funzione sia dei contenuti della proposta scientifica, che del contesto giuridico esistente nello Stato membro o negli Stati membri interessati».
Con questo emendamento al settimo programma quadro di ricerca, il Parlamento europeo, riunito il 15 giugno 2006 in seduta plenaria a Strasburgo, ha votato a favore del finanziamento Ue della ricerca sulle cellule staminali embrionali, senza limitazioni riguardo alla data in cui gli embrioni sono stati prodotti. Hanno votato a favore 284 deputati, 249 contrari e 32 astensioni.
Resta vietato il finanziamento con fondi Ue delle «attività di ricerca volte alla clonazione umana a fini riproduttivi», delle attività «volte a modificare il patrimonio genetico degli esseri umani che potrebbero rendere ereditabili tali modifiche», e infine di quelle «volte a creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per l’approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di nuclei di cellule somatiche».
Il documento definisce come deve essere ripartita la dotazione globale per questo settore che, dopo i tagli al bilancio decisi dagli Stati, è stata ridotta da 72,726 miliardi di euro a 50,862.
Il mondo cattolico è in subbuglio. Il Centro di Bioetica dell'Università Cattolica lancia strali contro Strasburgo prendendo atto della "grave decisione assunta dal parlamento europeo". Una decisione, aggiunge il comitato "sicuramente condizionata dalla recente scelta fatta dal ministro Fabio Mussi e avallata dalla commissione governativa presieduta dal ministro Giuliano Amato, che si è assunto una grave responsabilità di fronte all'opinione pubblica italiana ed europea".
Di segno diametralmente opposto le parole dei laici seduti in parlamento, dai Verdi al Pdci fino ad alcuni forzisti come Chiara Moroni, vice presidente dei parlamentari azzurri, che applaude alla decisione di Strasburgo e spara a zero sulla legge 40 "che pone l'Italia fuori dalla comunità scientifica internazionale bloccando pregiudizialmente filoni di ricerca che potrebbero rivelarsi strategici per fornire nuove opportunità terapeutiche". Giovanni Russo Spena (Prc) parla di "soffio d'aria laica" che spira da Strasburgo, mentre il ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdci chiedono la modifica della legge 40.
Il ministro per la Ricerca Fabio Mussi aveva ritirato, a Bruxelles, la pregiudiziale etica italiana sulla ricerca. Con il precedente governo, l'Italia aveva firmato una dichiarazione contraria alla ricerca sulle staminali, mentre Mussi ha annunciato che il nostro Paese "su questo ha cambiato posizione".
La nuova posizione dell'Italia in ambito europeo rappresenta, per alcuni scienziati impegnati nel settore, un segnale importante. "Il governo debutta molto bene rispetto alla scienza e alla ricerca che sono alla base dello sviluppo del Paese" aveva commentato l'ex ministro e oncologo Umberto Veronesi.
Con questo emendamento al settimo programma quadro di ricerca, il Parlamento europeo, riunito il 15 giugno 2006 in seduta plenaria a Strasburgo, ha votato a favore del finanziamento Ue della ricerca sulle cellule staminali embrionali, senza limitazioni riguardo alla data in cui gli embrioni sono stati prodotti. Hanno votato a favore 284 deputati, 249 contrari e 32 astensioni.
Resta vietato il finanziamento con fondi Ue delle «attività di ricerca volte alla clonazione umana a fini riproduttivi», delle attività «volte a modificare il patrimonio genetico degli esseri umani che potrebbero rendere ereditabili tali modifiche», e infine di quelle «volte a creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per l’approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di nuclei di cellule somatiche».
Il documento definisce come deve essere ripartita la dotazione globale per questo settore che, dopo i tagli al bilancio decisi dagli Stati, è stata ridotta da 72,726 miliardi di euro a 50,862.
Il mondo cattolico è in subbuglio. Il Centro di Bioetica dell'Università Cattolica lancia strali contro Strasburgo prendendo atto della "grave decisione assunta dal parlamento europeo". Una decisione, aggiunge il comitato "sicuramente condizionata dalla recente scelta fatta dal ministro Fabio Mussi e avallata dalla commissione governativa presieduta dal ministro Giuliano Amato, che si è assunto una grave responsabilità di fronte all'opinione pubblica italiana ed europea".
Di segno diametralmente opposto le parole dei laici seduti in parlamento, dai Verdi al Pdci fino ad alcuni forzisti come Chiara Moroni, vice presidente dei parlamentari azzurri, che applaude alla decisione di Strasburgo e spara a zero sulla legge 40 "che pone l'Italia fuori dalla comunità scientifica internazionale bloccando pregiudizialmente filoni di ricerca che potrebbero rivelarsi strategici per fornire nuove opportunità terapeutiche". Giovanni Russo Spena (Prc) parla di "soffio d'aria laica" che spira da Strasburgo, mentre il ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdci chiedono la modifica della legge 40.
Il ministro per la Ricerca Fabio Mussi aveva ritirato, a Bruxelles, la pregiudiziale etica italiana sulla ricerca. Con il precedente governo, l'Italia aveva firmato una dichiarazione contraria alla ricerca sulle staminali, mentre Mussi ha annunciato che il nostro Paese "su questo ha cambiato posizione".
La nuova posizione dell'Italia in ambito europeo rappresenta, per alcuni scienziati impegnati nel settore, un segnale importante. "Il governo debutta molto bene rispetto alla scienza e alla ricerca che sono alla base dello sviluppo del Paese" aveva commentato l'ex ministro e oncologo Umberto Veronesi.
15 giugno 2006
Il codice svelato
Marco Fasol
Il codice svelato
Le fantasie del Codice da Vinci e la realtà storica
Edizioni Fede & Cultura, Verona
«Allora possiamo concludere che il Codice da Vinci è diventato addirittura un'occasione per recuperare la solidità storica del nostro patrimonio cristiano che da due millenni ha riempito il cuore e l'anima di milioni di persone».
«Così l'odio ed il risentimento anticattolico dell'autore si trasforma da parte nostra in un rinnovata e consapevole riappropriazione di quell'amore e di quella speranza che Cristo ci ha affidato come il tesoro più prezioso».
Così si conclude un altro libro di commento al famoso best seller di Dan Brown Il Codice da Vinci. E' un piccolo volume di 96 pagine scritto dall'interno della Chiesa cattolica per difendere la sua verità storica contro le fantasie di Dan Brrown, così come recita il sottotitolo.
Il prefatore del libro così scrive: «A me preoccupa il fatto che oggi sia possibile far leggere un libro, invece di un altro, a milioni e milioni di persone; come si è riusciti a far loro bere la Coca cola, invece di altro».
L'autore Marco Fasol nel suo libro cerca di individuare le componenti essenziali che hanno portato allo strepitoso successo il libro di Dan Brown. Eccone alcune.
Il genere letterario del thriller, la componente storica, l'arte, l'esoterismo, la teologie e la mistica, l'eros, la rivalutazione della donna. Tutti questi elementi, ben miscelati fra loro, attraverso una grande operazione mediatica, hanno portato al clamoroso successo.
Il libro si snoda attraverso i seguenti capitoli: la trama del thriller, la documentazione storica dei Vangeli, il presunto matrimonio tra Gesù e la Maddalena, vangeli canonici e apocrifi a confronto, le religioni come falsificazioni, le calunnie contro il cattolicesimo e l'Opus Dei.
Vengono fatte anche delle sintetiche osservazioni su fatti e personaggi del Codice di Brown, funzionali all'assunto dell'autore del commento: il "Codice da Vinci" che dà il titolo al thriller, l'Ultima Cena, Monna Lisa, lo gnomone di Saint Sulpice, i Vangeli apocrifi gnostici, il Priorato di Sion, lo Hieros Gamos, Maria Maddalema, il Santo Graal. Non si tratta di un thriller qualsiasi, scrive Fasol, ma di un intreccio sapientemente dosato di storia dell'arte, esoterismi, leggende spacciate per documentate novità storiche e addirittura teologiche.
Vengono mosse inoltre le seguenti altre osservazioni critiche:
- Non stato Costantino a decidere quali Vangeli inserire nella Bibbia.
- E' assolutamente antistorico dire che nel Cristianesimo non c'è stato nulla di originale.
- Ancora più incredibile è dire che Gesù è stato divinizzato da Costantino, con un voto del Concilio di Nicea nel 325.
- E' falso poi che la Chiesa abbia impedito la diffusione dei codici del Mar Morto.
Queso volume di Marco Fasol è stato allegato come supplemento a La Gazzetta del Mezzogiorno. Un'altra occasione di lettura.
Il codice svelato
Le fantasie del Codice da Vinci e la realtà storica
Edizioni Fede & Cultura, Verona
«Allora possiamo concludere che il Codice da Vinci è diventato addirittura un'occasione per recuperare la solidità storica del nostro patrimonio cristiano che da due millenni ha riempito il cuore e l'anima di milioni di persone».
«Così l'odio ed il risentimento anticattolico dell'autore si trasforma da parte nostra in un rinnovata e consapevole riappropriazione di quell'amore e di quella speranza che Cristo ci ha affidato come il tesoro più prezioso».
Così si conclude un altro libro di commento al famoso best seller di Dan Brown Il Codice da Vinci. E' un piccolo volume di 96 pagine scritto dall'interno della Chiesa cattolica per difendere la sua verità storica contro le fantasie di Dan Brrown, così come recita il sottotitolo.
Il prefatore del libro così scrive: «A me preoccupa il fatto che oggi sia possibile far leggere un libro, invece di un altro, a milioni e milioni di persone; come si è riusciti a far loro bere la Coca cola, invece di altro».
L'autore Marco Fasol nel suo libro cerca di individuare le componenti essenziali che hanno portato allo strepitoso successo il libro di Dan Brown. Eccone alcune.
Il genere letterario del thriller, la componente storica, l'arte, l'esoterismo, la teologie e la mistica, l'eros, la rivalutazione della donna. Tutti questi elementi, ben miscelati fra loro, attraverso una grande operazione mediatica, hanno portato al clamoroso successo.
Il libro si snoda attraverso i seguenti capitoli: la trama del thriller, la documentazione storica dei Vangeli, il presunto matrimonio tra Gesù e la Maddalena, vangeli canonici e apocrifi a confronto, le religioni come falsificazioni, le calunnie contro il cattolicesimo e l'Opus Dei.
Vengono fatte anche delle sintetiche osservazioni su fatti e personaggi del Codice di Brown, funzionali all'assunto dell'autore del commento: il "Codice da Vinci" che dà il titolo al thriller, l'Ultima Cena, Monna Lisa, lo gnomone di Saint Sulpice, i Vangeli apocrifi gnostici, il Priorato di Sion, lo Hieros Gamos, Maria Maddalema, il Santo Graal. Non si tratta di un thriller qualsiasi, scrive Fasol, ma di un intreccio sapientemente dosato di storia dell'arte, esoterismi, leggende spacciate per documentate novità storiche e addirittura teologiche.
Vengono mosse inoltre le seguenti altre osservazioni critiche:
- Non stato Costantino a decidere quali Vangeli inserire nella Bibbia.
- E' assolutamente antistorico dire che nel Cristianesimo non c'è stato nulla di originale.
- Ancora più incredibile è dire che Gesù è stato divinizzato da Costantino, con un voto del Concilio di Nicea nel 325.
- E' falso poi che la Chiesa abbia impedito la diffusione dei codici del Mar Morto.
Queso volume di Marco Fasol è stato allegato come supplemento a La Gazzetta del Mezzogiorno. Un'altra occasione di lettura.
14 giugno 2006
Biennale Internazionale di Fotografia di Brescia 2006
Dal 7 giugno al 14 settembre si tiene a Brescia la Biennale Internazionale di Fotografia. Direttore artistico Ken Damy. In 30 mostre sono esposte, in spazi pubblici e privati, 1000 opere. Le autrici più significative della fotografia internazionale dal 1850 ad oggi.
‘Appunti per una storia della fotografia al femminile; questo titolo, dato alla mostra, non deve far pensare ad espressioni di rivendicazioni femministe.
L’arte non ha sesso.
L’arte può e potrebbe essere distinta come femminile o maschile? Esiste di fatto un’arte femminile? O, ponendo la questione in altro modo, si può identificare il sesso dell’artista attraverso la sua arte?
E' impossibile stabilire ‘il sesso’ dell’immagine. Vi sono donne che usano la macchina fotografica come un bastone da baseball piantato nello stomaco ed uomini di una delicatezza così leggera da commuovere il cuore di pietra.
Obiettivo della Biennale della Fotografia di Brescia per l’anno 2006 è di tracciare una guida di ‘appunti’ per metter in risalto un patrimonio di cultura e creatività che traspare dalla storia della fotografia internazionale, fin dagli albori e che, per oltre centocinquant’anni, ha imposto un modo spesso assolutamente diverso di vedere.
Nella presentazione on line della mostra leggiamo: «Le artiste donne in fotografia sono state tante e bravissime, ed oggi sono protagoniste delle più rilucenti sfaccettature di un diamante purissimo, la fotografia nelle arti visuali, che sta regalando galattiche avventure nell’universo dell’immagine».
Per chi è appassionato di fotografia è un'occasione da non mancare.
Così le donne vedono il mondo
Biennale Internazionale di Fotografia di Brescia 2006
Programma
Calendario
[Nella foto: Lance Armstrong fotografato da Annie Leibovitz, N.Y., 1995]
‘Appunti per una storia della fotografia al femminile; questo titolo, dato alla mostra, non deve far pensare ad espressioni di rivendicazioni femministe.
L’arte non ha sesso.
L’arte può e potrebbe essere distinta come femminile o maschile? Esiste di fatto un’arte femminile? O, ponendo la questione in altro modo, si può identificare il sesso dell’artista attraverso la sua arte?
E' impossibile stabilire ‘il sesso’ dell’immagine. Vi sono donne che usano la macchina fotografica come un bastone da baseball piantato nello stomaco ed uomini di una delicatezza così leggera da commuovere il cuore di pietra.
Obiettivo della Biennale della Fotografia di Brescia per l’anno 2006 è di tracciare una guida di ‘appunti’ per metter in risalto un patrimonio di cultura e creatività che traspare dalla storia della fotografia internazionale, fin dagli albori e che, per oltre centocinquant’anni, ha imposto un modo spesso assolutamente diverso di vedere.
Nella presentazione on line della mostra leggiamo: «Le artiste donne in fotografia sono state tante e bravissime, ed oggi sono protagoniste delle più rilucenti sfaccettature di un diamante purissimo, la fotografia nelle arti visuali, che sta regalando galattiche avventure nell’universo dell’immagine».
Per chi è appassionato di fotografia è un'occasione da non mancare.
Così le donne vedono il mondo
Biennale Internazionale di Fotografia di Brescia 2006
Programma
Calendario
[Nella foto: Lance Armstrong fotografato da Annie Leibovitz, N.Y., 1995]
13 giugno 2006
Senza Del Piero non c'è mondiale
Quando scrissi in questo blog che ero per D'Alema presidente della repubblica mi alienai le simpatie di tantissimi e le visite calarono.
Ora dico che senza Del Piero per me non c'è mondiale e le visite continueranno a calare.
Potremmo vincere anche il campionato del mondo ma senza Del Piero non c'è gusto.
Sono fatto così, a me forse frega poco che vinca l'Italia, frega solamente che giochi Del Piero.
Mi esalto alle sue giocate, ai suoi dribbling, ai suoi goal. Il sangue non è acqua. Deve stare in campo dal primo minuto e per sempre.
Non ho nessuna simpatia per Fabio Capello che ha lasciato spesso Del Piero fuori. La stessa antipatia riverserò su Lippi se non lo farà giocare in Germania.
Geniale Del Piero quando si paragona ad Achille, l'invulnerabile. Peccato per quel tallone, altrimenti sarebbe dio.
Mi rendo conto che a me forse del calcio non frega niente, frega solamente che giochi Del Piero.
Credo di essere juventino, ma se Del Piero trasmigra forse trasmigro pure io.
Il paradiso sarebbe se Del Piero venisse a giocare nel Lecce (e qui più giù ancora le visite).
Ho la forte tentazione di non guardare le partite dell'Italia in Germania se non gioca Del Piero. La sua assenza mi fa soffrire.
Se Del Piero non gioca, forse è meglio tornare subito a casa.
A questo punto per qualcuno forse sarebbe meglio che chiudessi completamente il blog. Ma per fortuna la vita non è il calcio.
Ora dico che senza Del Piero per me non c'è mondiale e le visite continueranno a calare.
Potremmo vincere anche il campionato del mondo ma senza Del Piero non c'è gusto.
Sono fatto così, a me forse frega poco che vinca l'Italia, frega solamente che giochi Del Piero.
Mi esalto alle sue giocate, ai suoi dribbling, ai suoi goal. Il sangue non è acqua. Deve stare in campo dal primo minuto e per sempre.
Non ho nessuna simpatia per Fabio Capello che ha lasciato spesso Del Piero fuori. La stessa antipatia riverserò su Lippi se non lo farà giocare in Germania.
Geniale Del Piero quando si paragona ad Achille, l'invulnerabile. Peccato per quel tallone, altrimenti sarebbe dio.
Mi rendo conto che a me forse del calcio non frega niente, frega solamente che giochi Del Piero.
Credo di essere juventino, ma se Del Piero trasmigra forse trasmigro pure io.
Il paradiso sarebbe se Del Piero venisse a giocare nel Lecce (e qui più giù ancora le visite).
Ho la forte tentazione di non guardare le partite dell'Italia in Germania se non gioca Del Piero. La sua assenza mi fa soffrire.
Se Del Piero non gioca, forse è meglio tornare subito a casa.
A questo punto per qualcuno forse sarebbe meglio che chiudessi completamente il blog. Ma per fortuna la vita non è il calcio.
12 giugno 2006
Il lavoro nobilita l'uomo, ma spesso lo uccide
Nei paesi industrializzati si è passati dalle malattie per intossicazioni da metalli e solventi delle vecchie fabbriche alle malattie depressive e cardiovascolari degli uffici moderni.
In Italia ormai il 70% degli occupati lavora nei servizi. La medicina del lavoro quindi oggi tratta della qualità dell'aria negli uffici, dei disturbi muscolo-scheletrici dovuti a posizioni scorrette, dello stress psicologico derivante da violenze esterne ed interne che spesso sfociano nel mobbing. Il rapporto continuato con macchine e computer, unitamente a sedie scomode, causano disturbi muscolari alle braccia ed al collo, patologie lombo-dorsali. Per queste malattie si è spesso costretti a ricorrere ad interventi chirurgici.
A livello psicologico si creano ansietà e depressione, a livello fisico sopravvengono disturbi cardiovascolari, immunitari e cardiovascolari. Anche i giovani vanno incontro ad infarti, ictus, disturbi della pressione.
Nel settore dei lavori edili e similari in Italia si verificano 1.200 incidenti mortali.
Di questi problemi si sta parlando in questi giorni a Milano al Congresso mondiale di Medicina del lavoro. Si confrontano tremila specialisti provenienti da tutte le parti del mondo, sia da nazioni industrializzate che da nazioni in via di sviluppo.
Congresso Mondiale di Medicina del Lavoro
In Italia ormai il 70% degli occupati lavora nei servizi. La medicina del lavoro quindi oggi tratta della qualità dell'aria negli uffici, dei disturbi muscolo-scheletrici dovuti a posizioni scorrette, dello stress psicologico derivante da violenze esterne ed interne che spesso sfociano nel mobbing. Il rapporto continuato con macchine e computer, unitamente a sedie scomode, causano disturbi muscolari alle braccia ed al collo, patologie lombo-dorsali. Per queste malattie si è spesso costretti a ricorrere ad interventi chirurgici.
A livello psicologico si creano ansietà e depressione, a livello fisico sopravvengono disturbi cardiovascolari, immunitari e cardiovascolari. Anche i giovani vanno incontro ad infarti, ictus, disturbi della pressione.
Nel settore dei lavori edili e similari in Italia si verificano 1.200 incidenti mortali.
Di questi problemi si sta parlando in questi giorni a Milano al Congresso mondiale di Medicina del lavoro. Si confrontano tremila specialisti provenienti da tutte le parti del mondo, sia da nazioni industrializzate che da nazioni in via di sviluppo.
Congresso Mondiale di Medicina del Lavoro
11 giugno 2006
Colombo e Celentano - Botta e risposta
Un articolo di Adriano Celentano, pubblicato sul Corriere della Sera del 4 giugno 2006, dal titolo "Meglio che Silvio e Romano si parlino: la lezione della parata rock" ha provocato una "Lettera a Celentano" di Furio Colombo, pubblicata su l'Unità del 6 giugno 2006, con controrisposta di Celentano intitolata "C'è una sinistra che non è rock", pubblicata su l'Unità del 10 giugno 2006.
L'occasione è stata data dalla parata militare del 2 giugno ai Fori imperiali di Roma.
Non farò una sintesi dei tre interventi, che affrontano importanti e fondamentali temi della politica e della società italiana di oggi; già solo i titoli degli articoli sono una spia eloquente dei contenuti. Farò qualche mia considerazione su alcuni punti di quegli articoli.
Sono in totale disaccordo con l'affermazione di Celentano «credo che la missione italiana in Iraq è di pace e non di guerra». Laggiù si sta combattendo una sporca guerra, con centinaia di migliaia di morti civili e militari, che aumentano di giorno in giorno. Causa di quei morti è l'invasione americana, che ha fatto aumentare e non diminuire il terrorismo. Non vedo l'ora che i militari italiani lascino l'Iraq.
Dai due suoi articoli si evince che Celentano è un cerchiobottista, un colpo a destra ed un colpo a sinistra, con però maggiore simpatia dichiarata per Berlusconi. Scrive infatti che in Italia c'è «voglia non solo di pace ma di ricominciare e ricominciare, attenzione, non vuol dire ricominciare dal dopo Berlusconi come se lui avesse sbagliato tutto». Eh no, caro Celentano, Berlusconi non è un semplice "furbetto" che ha approfittato del cambio della moneta, ma è stato un grande furbone. E poi che Berlusconi sia «uno a cui si può dire tutto, tranne che non sia rock», lo lascio credere a te, io la penso diversamente.
Concordo invece con Furio Colombo quando sostiene che, contrariamente a quello che pensa e si auspica Celentano, la destra e la sinistra non siano la stessa cosa. La democrazia esiste se «circolano idee diverse». Anch'io mi auspico, come Colombo, «un'altra unità, quella delle persone libere che non temono di pensarla diversamente e di sentirsi dire che sono portatori di odio se criticano il capo».
Caro Celentano, a sentire quel che dici, anche tu ti sei lasciato ammaliare da Berlusconi. Solo chi è cieco e non ragiona può dire che «non si può disconoscere l´abilità di quel Silvio che, in campagna elettorale, con le sue sole forze, è riuscito a rimontare un distacco di ben 15 punti, portandosi praticamente a un pareggio che sapeva quasi di vittoria». E tutte le televisioni pubbliche e private, le platee degli industriali amici, gli insulti e le menzogne contro gli avversari senza contraddittorio, dove le mettiamo?
Caro (?) Celentano, sei proprio lento.
L'occasione è stata data dalla parata militare del 2 giugno ai Fori imperiali di Roma.
Non farò una sintesi dei tre interventi, che affrontano importanti e fondamentali temi della politica e della società italiana di oggi; già solo i titoli degli articoli sono una spia eloquente dei contenuti. Farò qualche mia considerazione su alcuni punti di quegli articoli.
Sono in totale disaccordo con l'affermazione di Celentano «credo che la missione italiana in Iraq è di pace e non di guerra». Laggiù si sta combattendo una sporca guerra, con centinaia di migliaia di morti civili e militari, che aumentano di giorno in giorno. Causa di quei morti è l'invasione americana, che ha fatto aumentare e non diminuire il terrorismo. Non vedo l'ora che i militari italiani lascino l'Iraq.
Dai due suoi articoli si evince che Celentano è un cerchiobottista, un colpo a destra ed un colpo a sinistra, con però maggiore simpatia dichiarata per Berlusconi. Scrive infatti che in Italia c'è «voglia non solo di pace ma di ricominciare e ricominciare, attenzione, non vuol dire ricominciare dal dopo Berlusconi come se lui avesse sbagliato tutto». Eh no, caro Celentano, Berlusconi non è un semplice "furbetto" che ha approfittato del cambio della moneta, ma è stato un grande furbone. E poi che Berlusconi sia «uno a cui si può dire tutto, tranne che non sia rock», lo lascio credere a te, io la penso diversamente.
Concordo invece con Furio Colombo quando sostiene che, contrariamente a quello che pensa e si auspica Celentano, la destra e la sinistra non siano la stessa cosa. La democrazia esiste se «circolano idee diverse». Anch'io mi auspico, come Colombo, «un'altra unità, quella delle persone libere che non temono di pensarla diversamente e di sentirsi dire che sono portatori di odio se criticano il capo».
Caro Celentano, a sentire quel che dici, anche tu ti sei lasciato ammaliare da Berlusconi. Solo chi è cieco e non ragiona può dire che «non si può disconoscere l´abilità di quel Silvio che, in campagna elettorale, con le sue sole forze, è riuscito a rimontare un distacco di ben 15 punti, portandosi praticamente a un pareggio che sapeva quasi di vittoria». E tutte le televisioni pubbliche e private, le platee degli industriali amici, gli insulti e le menzogne contro gli avversari senza contraddittorio, dove le mettiamo?
Caro (?) Celentano, sei proprio lento.
9 giugno 2006
Berlusconi, sei un buffone
Dare del buffone a Berlusconi non è reato, lo ha stabilito la quinta sezione penale della Cassazione. Si può essere condannati infatti per il reato di diffamazione, solo se si dice il falso. Evidentemente qualificare Berlusconi come un buffone corrisponde al vero.
Il fatto avvenne il 5 maggio 2003 in un corridoio del palazzo di giustizia di Milano. Il freelance milanese Piero Ricca urlò contro il berlusca: «Fatti processare, buffone! Rispetta la legge, rispetta la democrazia o farai la fine di Ceaucescu e di don Rodrigo».
La reazione del plurinquisito e plurimputato fu: «Prendetegli nome e cognome». Seguì denuncia. Il giudice di pace condannò, in primo grado, il Ricca a pagare 500 euro di multa.
Ora i supremi giudici di Milano, prendendosi quasi una pizzicata per tutti gli insulti quotidiani contro di loro da parte del berluscaz, hanno sentenziato che dare del buffone a Berlusconi costituisce opera di «utilità sociale intesa come interesse della collettività alla manifestazione del pensiero».
E non solo. La Cassazione ha anche aggiunto che la circostanza che Ricca abbia esternato nei corridoi di un palazzo di giustizia non è censurabile, in quanto il luogo «appare anzi particolarmente idoneo, come sede privilegiata, a suscitare riflessioni sul tema della legalità e del rispetto della legge».
Ed io aggiungo che se si può meritoriamente "insultare" Berlusconi nei palazzi di giustizia, a maggior ragione lo si può fare nei blog che la giustizia se la fanno in diretta.
«L’esortazione pressante "fatti processare, rispetta la legge" - continuano ancora i supremi giudici di Milano - è una vibrata ed accorata censura, istintivamente suscitata dalla presenza del personaggio che a tante polemiche e contrasti aveva dato origine». In altre parole, dicono i supremi giudici, «non si è trattato di gratuita aggressione alla persona del querelante, ma di forte critica, speculare per intensità al livello di dissenso originato nell’ambito politico e nell’opinione pubblica dalla delicatezza dei problemi posti ed affrontati dalla parte offesa».
In pratica il Ricca non deve essere condannato, ma premiato.
«Ci vuole tempo, ma alla fine la ragionevolezza prevale», commenta Piero Ricca.
Il fatto avvenne il 5 maggio 2003 in un corridoio del palazzo di giustizia di Milano. Il freelance milanese Piero Ricca urlò contro il berlusca: «Fatti processare, buffone! Rispetta la legge, rispetta la democrazia o farai la fine di Ceaucescu e di don Rodrigo».
La reazione del plurinquisito e plurimputato fu: «Prendetegli nome e cognome». Seguì denuncia. Il giudice di pace condannò, in primo grado, il Ricca a pagare 500 euro di multa.
Ora i supremi giudici di Milano, prendendosi quasi una pizzicata per tutti gli insulti quotidiani contro di loro da parte del berluscaz, hanno sentenziato che dare del buffone a Berlusconi costituisce opera di «utilità sociale intesa come interesse della collettività alla manifestazione del pensiero».
E non solo. La Cassazione ha anche aggiunto che la circostanza che Ricca abbia esternato nei corridoi di un palazzo di giustizia non è censurabile, in quanto il luogo «appare anzi particolarmente idoneo, come sede privilegiata, a suscitare riflessioni sul tema della legalità e del rispetto della legge».
Ed io aggiungo che se si può meritoriamente "insultare" Berlusconi nei palazzi di giustizia, a maggior ragione lo si può fare nei blog che la giustizia se la fanno in diretta.
«L’esortazione pressante "fatti processare, rispetta la legge" - continuano ancora i supremi giudici di Milano - è una vibrata ed accorata censura, istintivamente suscitata dalla presenza del personaggio che a tante polemiche e contrasti aveva dato origine». In altre parole, dicono i supremi giudici, «non si è trattato di gratuita aggressione alla persona del querelante, ma di forte critica, speculare per intensità al livello di dissenso originato nell’ambito politico e nell’opinione pubblica dalla delicatezza dei problemi posti ed affrontati dalla parte offesa».
In pratica il Ricca non deve essere condannato, ma premiato.
«Ci vuole tempo, ma alla fine la ragionevolezza prevale», commenta Piero Ricca.
I libri sono amici fedelissimi
Il libro è un supporto di carta che intende parlare al suo lettore. Ogni libro sottende una domanda, quasi preghiera: “Leggimi! Leggetemi!”.
I libri vogliono essere presi, mangiati, ingoiati, divorati. Qualunque sia il loro gusto: dolce o amaro, di miele e di fiele.
Il filosofo Jean-Luc Nancy, in un volumetto pubblicato da poco, dal titolo Del libro e della libreria – Il commercio delle idee, ha scritto: «La santità del libro, in generale, consiste nel fatto che il libro, allo stesso tempo, si pone e si impone ogni volta come un’entità data, compiuta, integrale e non modificabile, pur aprendosi liberamente alla lettura che non la finirà mai di aprirlo più ampiamente o più profondamente, di dargli mille sensi o mille segreti, di riscriverlo alla fine in mille modi. La fecondità del volume si sviluppa in una gravidanza interminabile».
I libri contengono delle combinazioni inestricabili che ogni lettore di volta in volta tenta di ricomporre secondo un proprio codice personale.
La biblioteca è un luogo, quasi sacro, dove, materialmente o immaterialmente, gli autori si incontrano con i lettori, gli editori si incontrano con gli autori e i lettori, gli autori si incontrano fra loro, dove i libri si incontrano con i lettori, dove il lettore si incontra con gli altri lettori, dove anche chi non vi entra, senza saperlo viene toccato e quasi coinvolto da chi vi è entrato.
In una biblioteca avviene quello che accade, come ha scritto Umberto Eco nell’introduzione al “Dizionario Bompiani delle Opere e dei Personaggi”, tra chi possiede una grande biblioteca e i libri in essa contenuti. «Molti sono quelli – scrive Eco – che non ha mai letto eppure, la volta che un libro sicuramente non-letto capita tra le mani e lo si sfoglia, si ha l’impressione di conoscerne già il contenuto, come se lo si fosse frequentato a lungo».
Umberto Eco ritiene che tre siano le possibili soluzioni a questo mistero.
«La prima è che i libri, quando sono amorosamente contemplati, accarezzati, maneggiati, anche solo per pulirli o spostarli negli scaffali, trasmettono per virtù misteriosa, attraverso i polpastrelli, il loro sapere a chi li ama.
«La seconda risposta è che si crede di non aver mai letto quel libro, ma nel corso del tempo, magari aprendolo a caso (per pulirlo o spostarlo), a furia di sguardi casuali e fugaci, si finisce per aver assorbito buona parte di quel che dice».
«Ma più persuasiva mi pare la terza soluzione. Quel libro non lo si è mai letto, ma nel corso degli anni se ne sono letti o scorsi molti altri, che da quel libro sono stati ispirati, e ne hanno ripetuto (talora piattamente, talora in modo problematico) le idee o le situazioni. Ed ecco che attraverso altre fonti si è assorbito il sapere (o la follia) di quel testo originario».
Questa corrispondenza di amorosi sensi tra il libro e chi lo possiede, di cui parla Umberto Eco, spiega il piacere che prende tanti, ed io sono uno fra questi, nell’acquistare libri, anche se si sa che non verranno mai letti.
Una biblioteca, sia pubblica che privata, è come una grande strada che non porta da nessuna parte, se non di libro in libro, se non dentro noi stessi.
Il libro, nel tempo, ha avuto diversi materiali come supporto. Cera, legno, papiro, pergamena, velina, monitor, si è sempre però trattato di una materia tenera, di uno spessore morbido e duttile che si lascia incidere o stampare, che accetta il segno e trattiene la traccia, ma sempre fragile e fuggevole, fino al perenne oblio.
I libri non sono mai invadenti, parlano solo se li interroghi, non ti chiedono mai niente, se si ha bisogno di consigli sanno darti quello giusto, se si è tristi riescono a risollevarti, se si è affranti ti leniscono il dolore, si lasciano trasportare ovunque per farti compagnia, anche quando sei lontano sai che puoi fare sempre affidamento su di loro.
In sintesi e concludendo, i libri sono degli amici fedelissimi.
[Dalla mia relazione tenuta ieri 8 giugno 2006, in occasione dell'inaugurazione della Biblioteca Scolastica Multimediale "Giovanni Neglia", a Villa Castelli]
I libri vogliono essere presi, mangiati, ingoiati, divorati. Qualunque sia il loro gusto: dolce o amaro, di miele e di fiele.
Il filosofo Jean-Luc Nancy, in un volumetto pubblicato da poco, dal titolo Del libro e della libreria – Il commercio delle idee, ha scritto: «La santità del libro, in generale, consiste nel fatto che il libro, allo stesso tempo, si pone e si impone ogni volta come un’entità data, compiuta, integrale e non modificabile, pur aprendosi liberamente alla lettura che non la finirà mai di aprirlo più ampiamente o più profondamente, di dargli mille sensi o mille segreti, di riscriverlo alla fine in mille modi. La fecondità del volume si sviluppa in una gravidanza interminabile».
I libri contengono delle combinazioni inestricabili che ogni lettore di volta in volta tenta di ricomporre secondo un proprio codice personale.
La biblioteca è un luogo, quasi sacro, dove, materialmente o immaterialmente, gli autori si incontrano con i lettori, gli editori si incontrano con gli autori e i lettori, gli autori si incontrano fra loro, dove i libri si incontrano con i lettori, dove il lettore si incontra con gli altri lettori, dove anche chi non vi entra, senza saperlo viene toccato e quasi coinvolto da chi vi è entrato.
In una biblioteca avviene quello che accade, come ha scritto Umberto Eco nell’introduzione al “Dizionario Bompiani delle Opere e dei Personaggi”, tra chi possiede una grande biblioteca e i libri in essa contenuti. «Molti sono quelli – scrive Eco – che non ha mai letto eppure, la volta che un libro sicuramente non-letto capita tra le mani e lo si sfoglia, si ha l’impressione di conoscerne già il contenuto, come se lo si fosse frequentato a lungo».
Umberto Eco ritiene che tre siano le possibili soluzioni a questo mistero.
«La prima è che i libri, quando sono amorosamente contemplati, accarezzati, maneggiati, anche solo per pulirli o spostarli negli scaffali, trasmettono per virtù misteriosa, attraverso i polpastrelli, il loro sapere a chi li ama.
«La seconda risposta è che si crede di non aver mai letto quel libro, ma nel corso del tempo, magari aprendolo a caso (per pulirlo o spostarlo), a furia di sguardi casuali e fugaci, si finisce per aver assorbito buona parte di quel che dice».
«Ma più persuasiva mi pare la terza soluzione. Quel libro non lo si è mai letto, ma nel corso degli anni se ne sono letti o scorsi molti altri, che da quel libro sono stati ispirati, e ne hanno ripetuto (talora piattamente, talora in modo problematico) le idee o le situazioni. Ed ecco che attraverso altre fonti si è assorbito il sapere (o la follia) di quel testo originario».
Questa corrispondenza di amorosi sensi tra il libro e chi lo possiede, di cui parla Umberto Eco, spiega il piacere che prende tanti, ed io sono uno fra questi, nell’acquistare libri, anche se si sa che non verranno mai letti.
Una biblioteca, sia pubblica che privata, è come una grande strada che non porta da nessuna parte, se non di libro in libro, se non dentro noi stessi.
Il libro, nel tempo, ha avuto diversi materiali come supporto. Cera, legno, papiro, pergamena, velina, monitor, si è sempre però trattato di una materia tenera, di uno spessore morbido e duttile che si lascia incidere o stampare, che accetta il segno e trattiene la traccia, ma sempre fragile e fuggevole, fino al perenne oblio.
I libri non sono mai invadenti, parlano solo se li interroghi, non ti chiedono mai niente, se si ha bisogno di consigli sanno darti quello giusto, se si è tristi riescono a risollevarti, se si è affranti ti leniscono il dolore, si lasciano trasportare ovunque per farti compagnia, anche quando sei lontano sai che puoi fare sempre affidamento su di loro.
In sintesi e concludendo, i libri sono degli amici fedelissimi.
[Dalla mia relazione tenuta ieri 8 giugno 2006, in occasione dell'inaugurazione della Biblioteca Scolastica Multimediale "Giovanni Neglia", a Villa Castelli]
8 giugno 2006
Inaugurazione biblioteca
Mi piace annotare in questo diario oggi, 8 giugno 2006, un avvenimento di carattere locale, del quale sono stato principale propulsore fin dall'idea originaria: l'inaugurazione della Biblioteca Scolastica Multimediale, intitolata allo studioso locale prof. Giovanni Neglia (1922 – 2005), presso la Scuola Elementare di Villa Castelli (BR), alle ore 19,30.
All'avvenimento è stato dato il Patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Brindisi, del Comune di Villa Castelli.
Nell'invito a stampa ho fatto riportare il seguente passo tratto da una Circolare del Ministero della Pubblica Istruzione sui Centri di lettura, datata 1° marzo 1960.
«Un popolo è da considerarsi incolto se soltanto video e schermo, e possiamo aggiungere rotocalco, occupino le sue ore, giacché senza libro non c’è cultura».
«Guardare il grande, vedere il grande, pensare il grande, è voto di ciascuno; e ciò che raramente è possibile nella vita è sempre possibile nel libro».
«Quando si è riusciti a creare un’amicizia tra l’uomo, che nella propria giornata forse non ha visto un raggio solo di lume spirituale, e lo scrittore, non ci sarà negata la gioia che nasce dalla certezza di aver messo una creatura umana al riparo dall’usura morale e dal malcostume sociale».
PROGRAMMA
Scopertura targa di intitolazione della biblioteca.
Benedizione dei locali e delle strutture della biblioteca.
La Divina Commedia in DVD – Commento introduttivo e Canto I.
INTERVENTI
Dott. Cosimo Ligorio – Dirigente Scolastico
Don Lorenzo Elia – Parroco di Villa Castelli
Avv. Vito Nigro – Presidente del Consiglio d’Istituto
Avv. Francesco Nigro – Sindaco di Villa Castelli
Rag. Piero Giovane – Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Villa Castelli
Dott. Aldo Faienza – Provveditore agli Studi di Brindisi
Dott. Michele Errico – Presidente della Provincia di Brindisi
Dott. Domenico Lomelo – Assessore regionale per il Diritto allo Studio
Dott. Alberto Maritati – Sottosegretario di Stato per la Giustizia
RELAZIONE
Dott. Rocco Biondi – Direttore della Biblioteca -
“La biblioteca scolastica multimediale e i libri, amici fedelissimi”
INTERVENTO MUSICALE
Nuevotango – Duo Angelo Pignatelli / Mino La Penna (Bandoneòn / Pianoforte)
“Tango pour Claude” (Galliano)
“Oblivion” (Piazzolla)
“Violentango” (Piazzolla)
MOSTRA
Opere di artisti salentini
a cura di Giovanni Felle ed Enza Sciavoni
BUFFET
Antichi sapori
Prodotti pugliesi
a cura dell'Associazione Italiana Sommeliers Puglia - Delegazione di Brindisi
All'avvenimento è stato dato il Patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Brindisi, del Comune di Villa Castelli.
Nell'invito a stampa ho fatto riportare il seguente passo tratto da una Circolare del Ministero della Pubblica Istruzione sui Centri di lettura, datata 1° marzo 1960.
«Un popolo è da considerarsi incolto se soltanto video e schermo, e possiamo aggiungere rotocalco, occupino le sue ore, giacché senza libro non c’è cultura».
«Guardare il grande, vedere il grande, pensare il grande, è voto di ciascuno; e ciò che raramente è possibile nella vita è sempre possibile nel libro».
«Quando si è riusciti a creare un’amicizia tra l’uomo, che nella propria giornata forse non ha visto un raggio solo di lume spirituale, e lo scrittore, non ci sarà negata la gioia che nasce dalla certezza di aver messo una creatura umana al riparo dall’usura morale e dal malcostume sociale».
PROGRAMMA
Scopertura targa di intitolazione della biblioteca.
Benedizione dei locali e delle strutture della biblioteca.
La Divina Commedia in DVD – Commento introduttivo e Canto I.
INTERVENTI
Dott. Cosimo Ligorio – Dirigente Scolastico
Don Lorenzo Elia – Parroco di Villa Castelli
Avv. Vito Nigro – Presidente del Consiglio d’Istituto
Avv. Francesco Nigro – Sindaco di Villa Castelli
Rag. Piero Giovane – Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Villa Castelli
Dott. Aldo Faienza – Provveditore agli Studi di Brindisi
Dott. Michele Errico – Presidente della Provincia di Brindisi
Dott. Domenico Lomelo – Assessore regionale per il Diritto allo Studio
Dott. Alberto Maritati – Sottosegretario di Stato per la Giustizia
RELAZIONE
Dott. Rocco Biondi – Direttore della Biblioteca -
“La biblioteca scolastica multimediale e i libri, amici fedelissimi”
INTERVENTO MUSICALE
Nuevotango – Duo Angelo Pignatelli / Mino La Penna (Bandoneòn / Pianoforte)
“Tango pour Claude” (Galliano)
“Oblivion” (Piazzolla)
“Violentango” (Piazzolla)
MOSTRA
Opere di artisti salentini
a cura di Giovanni Felle ed Enza Sciavoni
BUFFET
Antichi sapori
Prodotti pugliesi
a cura dell'Associazione Italiana Sommeliers Puglia - Delegazione di Brindisi
6 giugno 2006
Il broglio - Romanzo - Dalla fantapolitica alla realtà
Agente Italiano
Il broglio
Aliberti editore - Pagine 252 - € 14.00
I personaggi
Tycon - Il capo della destra
Il Curato - Il leader della sinistra
Pietro Livornesi - Il Ministro degli Interni
Il Magro - Il segretario del partito democratico
Il Baffo - Il presidente del partito democratico
Tiepolo - Il sondaggista
Il Bretella - Direttore de La Pagina
Avvertenza
I fatti narrati non hanno, nelle intenzioni dell'autore, alcun riferimento alla realtà, e rappresentano una divagazione di fantasia dell'autore stesso che, in questo modo non ha inteso in alcun senso formulare una versione alternativa dei fatti quanto piuttosto redigere un romanzo di fantapolitica.
La trama
È davvero possibile che sondaggi ed exit poll falliscano completamente le loro previsioni? Dopo una campagna elettorale allo spasimo, in un Paese che assomiglia ironicamente o tragicamente all'Italia, i risultati smentiscono clamorosa mente ciò che tutti si aspettavano. Il reale batte il virtuale. Data per trionfatrice, la Sinistra ha quasi perso. Dato per sconfitto, il Tycoon ha quasi vinto. Ma davvero i sondaggisti sono semplicemente degli analisti del nulla? Oppure è accaduto qualcosa di molto più insidioso? Sulla scia della rivelazione di un investigatore privato, un giornalista cerca di venire a capo di un'ipotesi estrema. Il grande broglio. Una macchinazione per cambiare l'esito del voto popolare. Un complotto i cui contorni sono incerti, sfuggenti, indefinibili. Milioni di schede bianche che potrebbero avere preso un colore inatteso. Seguendo il ritmo dei giorni elettorali, sullo sfondo dei principali quotidiani, in una cronaca che si appresta a diventare storia, si sviluppa un giallo incalzante, in cui una vicenda fantapolitica è continuamente a contatto con una realtà riconoscibile e dunque inquietante.
La tesi
La tesi sostenuta dall'agente italiano è che il grande broglio sia stato organizzato proprio da chi aveva in mano la gestione della macchina elettorale. Potendo così operare, in molti casi senza alcun controllo, sulle schede bianche vertiginosamente diminuite da una media stabile di tre milioni ad un milione. Ed a conti fatti quei due milioni di cui non c'è traccia costituiscono proprio il 5 per cento di differenza nel risultato che ha fatto mettere alla gogna chi lo aveva previsto. E chi ci aveva creduto.
Morale
Passando dalla fantapolitica alla realtà, prevale la spiacevole sensazione che il berlusconismo sia un morbo della politica non ancora estirpato. Il garante non ha garantito. Il controllore ha manipolato a suo uso e consumo. E' stato fermato ad un soffio dal suo traguardo. Bisogna non abbassare la guardia. Elementare Watson.
Intrigo
Intanto il ministro degli Interni lascia il Viminale e va a casa del capo della Destra, come non era mai successo durante uno spoglio elettorale. Intanto l´investigatore privato Biondo sparisce dalla circolazione lasciando Lara, la sua segretaria, a singhiozzare in tacchi a spillo. Intanto Freddy, l´inviato de La Cronaca, sente puzza di bruciato e mette in allerta i suoi sensori da labirinto. C´è una notizia in fondo a questo mistero elettorale. Glielo dice il naso, l´esperienza, il suo sesto senso da complotto e i baci di Lara. La notizia si chiama: il Broglio. Il libro si chiama Il Broglio.
Tre milioni di schede che di colpo diventano uno. “Sai cosa vuol dire 2 milioni di schede che ballano? Vuol dire 5 punti percentuali”. Cinque punti. Come l´errore dei sondaggi. Come l´errore per il partito del Tycoon. Uguale.
[Mia recensione delle recensioni di Marcella Ciarnelli (l'Unità) e Pino Corrias (La Repubblica)]
Il broglio
Aliberti editore - Pagine 252 - € 14.00
I personaggi
Tycon - Il capo della destra
Il Curato - Il leader della sinistra
Pietro Livornesi - Il Ministro degli Interni
Il Magro - Il segretario del partito democratico
Il Baffo - Il presidente del partito democratico
Tiepolo - Il sondaggista
Il Bretella - Direttore de La Pagina
Avvertenza
I fatti narrati non hanno, nelle intenzioni dell'autore, alcun riferimento alla realtà, e rappresentano una divagazione di fantasia dell'autore stesso che, in questo modo non ha inteso in alcun senso formulare una versione alternativa dei fatti quanto piuttosto redigere un romanzo di fantapolitica.
La trama
È davvero possibile che sondaggi ed exit poll falliscano completamente le loro previsioni? Dopo una campagna elettorale allo spasimo, in un Paese che assomiglia ironicamente o tragicamente all'Italia, i risultati smentiscono clamorosa mente ciò che tutti si aspettavano. Il reale batte il virtuale. Data per trionfatrice, la Sinistra ha quasi perso. Dato per sconfitto, il Tycoon ha quasi vinto. Ma davvero i sondaggisti sono semplicemente degli analisti del nulla? Oppure è accaduto qualcosa di molto più insidioso? Sulla scia della rivelazione di un investigatore privato, un giornalista cerca di venire a capo di un'ipotesi estrema. Il grande broglio. Una macchinazione per cambiare l'esito del voto popolare. Un complotto i cui contorni sono incerti, sfuggenti, indefinibili. Milioni di schede bianche che potrebbero avere preso un colore inatteso. Seguendo il ritmo dei giorni elettorali, sullo sfondo dei principali quotidiani, in una cronaca che si appresta a diventare storia, si sviluppa un giallo incalzante, in cui una vicenda fantapolitica è continuamente a contatto con una realtà riconoscibile e dunque inquietante.
La tesi
La tesi sostenuta dall'agente italiano è che il grande broglio sia stato organizzato proprio da chi aveva in mano la gestione della macchina elettorale. Potendo così operare, in molti casi senza alcun controllo, sulle schede bianche vertiginosamente diminuite da una media stabile di tre milioni ad un milione. Ed a conti fatti quei due milioni di cui non c'è traccia costituiscono proprio il 5 per cento di differenza nel risultato che ha fatto mettere alla gogna chi lo aveva previsto. E chi ci aveva creduto.
Morale
Passando dalla fantapolitica alla realtà, prevale la spiacevole sensazione che il berlusconismo sia un morbo della politica non ancora estirpato. Il garante non ha garantito. Il controllore ha manipolato a suo uso e consumo. E' stato fermato ad un soffio dal suo traguardo. Bisogna non abbassare la guardia. Elementare Watson.
Intrigo
Intanto il ministro degli Interni lascia il Viminale e va a casa del capo della Destra, come non era mai successo durante uno spoglio elettorale. Intanto l´investigatore privato Biondo sparisce dalla circolazione lasciando Lara, la sua segretaria, a singhiozzare in tacchi a spillo. Intanto Freddy, l´inviato de La Cronaca, sente puzza di bruciato e mette in allerta i suoi sensori da labirinto. C´è una notizia in fondo a questo mistero elettorale. Glielo dice il naso, l´esperienza, il suo sesto senso da complotto e i baci di Lara. La notizia si chiama: il Broglio. Il libro si chiama Il Broglio.
Tre milioni di schede che di colpo diventano uno. “Sai cosa vuol dire 2 milioni di schede che ballano? Vuol dire 5 punti percentuali”. Cinque punti. Come l´errore dei sondaggi. Come l´errore per il partito del Tycoon. Uguale.
[Mia recensione delle recensioni di Marcella Ciarnelli (l'Unità) e Pino Corrias (La Repubblica)]
5 giugno 2006
Rigassificatori sì, rigassificatori no
Grande è il bailamme quando si parla di rigassificatori in Italia. Capirci qualcosa non è facile.
L'Italia consuma tonnellate e tonnellate di gas naturale (metano) al giorno. A parte le auto a gas, lo utilizziamo per scaldare le case e per cucinare. Ma, soprattutto, lo utilizziamo per produrre energia elettrica.
Ma l'Italia produce pochissimo metano. La maggior parte di quello che consumiamo lo compriamo e lo importiamo dall'estero. Soprattutto da Russia, Algeria, Olanda e Libia. Ma la maggior parte viene dalla Russia, che sta cominciando a chiudere i rubinetti.
E' possibile liquefare il gas portandolo a temperature molto basse, caricarlo su grandi navi e trasportarlo in qualsiasi parte del mondo. Tuttavia, prima di poterlo riutilizzare, una volta scaricato questo gas liquefatto deve essere riportato allo stato gassoso, ovvero "rigassificato". Lo strumento che esegue questa operazione si chiama "rigassificatore".
C'è chi dice che dei rigassificatori non possiamo farne a meno se non vogliamo rimanere al freddo, e non ha senso impedirne la costruzione se non vengono violate le più banali e ferree regole di sicurezza. Devono ovviamente essere realizzati in luoghi adatti ed idonei, distanti dai centri abitati e con impatto ambientale accettabile. Sarebbe meglio costruirli "off-shore" (ovvero in mare), ma se i costi di tale scelta dovessero risultare proibitivi c'è il rischio che non se ne costruisca nessuno per i costi per l'appunto elevati, e questo sarebbe inaccettabile.
C'è chi dice che l'esplosione di metano avrebbe un effetto paragonabile ad una bomba atomica.
L'unico rigassificatore in funzione è quello di La Spezia, con 3,5 miliardi di metri cubi di capacità. Sono stati approvati i progetti di rigassificatori di Portoviro, 8 mld di metri cubi, e Brindisi, 8 mld di metri cubi.
Sono da approvare quelli di Livorno, 3,5 mld, di Rosignano, 3 mld, di Porto Empedocle, 8 mld, di Priolo, 8 mld, di S. Ferdinando, 8 mld, Gioia Tauro, 6 mld, Trieste, 8 mld e Taranto, 8 mld).
Esistono già in Italia i gasdotti TAG dall'Algeria e TTCP dalla Russia che oggi portano circa 45 mld che dovrebbero divenire 61 mld, il gasdotto GALSI dall'Algeria, 4 mld., il gasdotto IGI dalla Grecia che sarà realizzato entro il 2010 e di cui non si conosce la portata.
Si prevede il potenziamento del gasdotto Greenstream dalla Libia, oggi 4,5 mld che diventeranno 8 mld a regime.
Altri tre progetti di rigassificatori sono stati presentati dall'ENEL, ma poi congelati.
Se si sommano le potenzialità dei rigassificatori approvati e da approvare con quelle dei gasdotti potenziati si arriva, attorno al 2010, a un totale di 145,5 mld di metri cubi a cui bisogna aggiungere quelli che arriveranno dalla Turchia via gasdotto dalla Grecia.
Nel 2010 si prevede un consumo italiano pari a 90 mld di metri cubi.
Anche ipotizzando che solo la metà dei nuovi rigassificatori siano realizzati è evidente che siamo di fronte ad una sovraccapacità che svela il vero nocciolo della questione energetica italiana: vogliono fare dell'Italia lo snodo energetico dell'Europa centro-occidentale. Il gas arriverebbe in Italia, via gasdotto e via nave, per essere poi rivenduto ai paesi mediterranei e centro europei. Qui sta il business attorno al quale si svolge la guerra del gas che, pertanto, esula le questioni locali, come hanno perfettamente capito molte popolazioni che non vogliono sacrificare il loro ambiente e la loro sicurezza sull'altare del profitto delle multinazionali energetiche.
Il progetto del rigassificatore di Brindisi è condiviso da quasi tutti i partiti. Ma contro il rigassificatore ci sono tutti gli enti locali: il comune di Brindisi che è amministrato dal centrodestra, la provincia e la regione che invece sono amministrate dal centrosinistra.
Per quanto riguarda la regione Puglia è stato individuato un altro sito di rigassificatore a Taranto.
Ne siamo certi, la guerra fra chi è a favore dei rigassificatori e chi è contro i rigassificatori continuerà ancora per lungo tempo.
Il punto sui rigassificatori
Debenedetti: subito i rigassificatori
Rigassificatore
Rigassificatori ed "alto rischio di incidente rilevante"
La guerra del gas
L'Italia consuma tonnellate e tonnellate di gas naturale (metano) al giorno. A parte le auto a gas, lo utilizziamo per scaldare le case e per cucinare. Ma, soprattutto, lo utilizziamo per produrre energia elettrica.
Ma l'Italia produce pochissimo metano. La maggior parte di quello che consumiamo lo compriamo e lo importiamo dall'estero. Soprattutto da Russia, Algeria, Olanda e Libia. Ma la maggior parte viene dalla Russia, che sta cominciando a chiudere i rubinetti.
E' possibile liquefare il gas portandolo a temperature molto basse, caricarlo su grandi navi e trasportarlo in qualsiasi parte del mondo. Tuttavia, prima di poterlo riutilizzare, una volta scaricato questo gas liquefatto deve essere riportato allo stato gassoso, ovvero "rigassificato". Lo strumento che esegue questa operazione si chiama "rigassificatore".
C'è chi dice che dei rigassificatori non possiamo farne a meno se non vogliamo rimanere al freddo, e non ha senso impedirne la costruzione se non vengono violate le più banali e ferree regole di sicurezza. Devono ovviamente essere realizzati in luoghi adatti ed idonei, distanti dai centri abitati e con impatto ambientale accettabile. Sarebbe meglio costruirli "off-shore" (ovvero in mare), ma se i costi di tale scelta dovessero risultare proibitivi c'è il rischio che non se ne costruisca nessuno per i costi per l'appunto elevati, e questo sarebbe inaccettabile.
C'è chi dice che l'esplosione di metano avrebbe un effetto paragonabile ad una bomba atomica.
L'unico rigassificatore in funzione è quello di La Spezia, con 3,5 miliardi di metri cubi di capacità. Sono stati approvati i progetti di rigassificatori di Portoviro, 8 mld di metri cubi, e Brindisi, 8 mld di metri cubi.
Sono da approvare quelli di Livorno, 3,5 mld, di Rosignano, 3 mld, di Porto Empedocle, 8 mld, di Priolo, 8 mld, di S. Ferdinando, 8 mld, Gioia Tauro, 6 mld, Trieste, 8 mld e Taranto, 8 mld).
Esistono già in Italia i gasdotti TAG dall'Algeria e TTCP dalla Russia che oggi portano circa 45 mld che dovrebbero divenire 61 mld, il gasdotto GALSI dall'Algeria, 4 mld., il gasdotto IGI dalla Grecia che sarà realizzato entro il 2010 e di cui non si conosce la portata.
Si prevede il potenziamento del gasdotto Greenstream dalla Libia, oggi 4,5 mld che diventeranno 8 mld a regime.
Altri tre progetti di rigassificatori sono stati presentati dall'ENEL, ma poi congelati.
Se si sommano le potenzialità dei rigassificatori approvati e da approvare con quelle dei gasdotti potenziati si arriva, attorno al 2010, a un totale di 145,5 mld di metri cubi a cui bisogna aggiungere quelli che arriveranno dalla Turchia via gasdotto dalla Grecia.
Nel 2010 si prevede un consumo italiano pari a 90 mld di metri cubi.
Anche ipotizzando che solo la metà dei nuovi rigassificatori siano realizzati è evidente che siamo di fronte ad una sovraccapacità che svela il vero nocciolo della questione energetica italiana: vogliono fare dell'Italia lo snodo energetico dell'Europa centro-occidentale. Il gas arriverebbe in Italia, via gasdotto e via nave, per essere poi rivenduto ai paesi mediterranei e centro europei. Qui sta il business attorno al quale si svolge la guerra del gas che, pertanto, esula le questioni locali, come hanno perfettamente capito molte popolazioni che non vogliono sacrificare il loro ambiente e la loro sicurezza sull'altare del profitto delle multinazionali energetiche.
Il progetto del rigassificatore di Brindisi è condiviso da quasi tutti i partiti. Ma contro il rigassificatore ci sono tutti gli enti locali: il comune di Brindisi che è amministrato dal centrodestra, la provincia e la regione che invece sono amministrate dal centrosinistra.
Per quanto riguarda la regione Puglia è stato individuato un altro sito di rigassificatore a Taranto.
Ne siamo certi, la guerra fra chi è a favore dei rigassificatori e chi è contro i rigassificatori continuerà ancora per lungo tempo.
Il punto sui rigassificatori
Debenedetti: subito i rigassificatori
Rigassificatore
Rigassificatori ed "alto rischio di incidente rilevante"
La guerra del gas
3 giugno 2006
Le staminali e l'ignoranza (o della malafede)
In Italia si parla senza sapere di cosa si stia parlando, tutto è utile per innestare una bella polemica, la forma supera la sostanza.
E' quello che è avvenuto sulla decisione presa dal ministro per la Ricerca Fabio Mussi di sfilare l'Italia dal gruppo dei Paesi europei che si oppongono al finanziamento di progetti di ricerca «comportanti la distruzione di embrioni umani».
Di che si tratta? In pratica Mussi ha ritirato la firma dell'Italia dalla dichiarazione etica contro la ricerca sulle cellule staminali, che era stata posta dal precedente governo di centrodestra. Le legge italiana infatti non proibisce la ricerca sulle cellule staminali se importate da altri paesi, vieta solo l'uso degli embrioni italiani. La posizione del centrodestra quindi era semplicemente politica, andando oltre la legge italiana.
Bene ha fatto perciò Mussi a far aderire l'Italia al grande piano di ricerca che distribuirà ai paesi partecipanti 53 miliardi di euro «sulla base della qualità dei progetti presentati dalle Università, dai centri di ricerca, dalle imprese».
Mussi ha così onorato il nostro paese trattandosi di studi che potrebbero dare speranze ai tanti malati afflitti da malattie degenerative (Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, distrofia muscolare); e che nulla hanno a che fare con i Frankenstein propugnatori della clonazione umana. Niente strage degli innocenti ed infanticidi.
E' quello che è avvenuto sulla decisione presa dal ministro per la Ricerca Fabio Mussi di sfilare l'Italia dal gruppo dei Paesi europei che si oppongono al finanziamento di progetti di ricerca «comportanti la distruzione di embrioni umani».
Di che si tratta? In pratica Mussi ha ritirato la firma dell'Italia dalla dichiarazione etica contro la ricerca sulle cellule staminali, che era stata posta dal precedente governo di centrodestra. Le legge italiana infatti non proibisce la ricerca sulle cellule staminali se importate da altri paesi, vieta solo l'uso degli embrioni italiani. La posizione del centrodestra quindi era semplicemente politica, andando oltre la legge italiana.
Bene ha fatto perciò Mussi a far aderire l'Italia al grande piano di ricerca che distribuirà ai paesi partecipanti 53 miliardi di euro «sulla base della qualità dei progetti presentati dalle Università, dai centri di ricerca, dalle imprese».
Mussi ha così onorato il nostro paese trattandosi di studi che potrebbero dare speranze ai tanti malati afflitti da malattie degenerative (Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, distrofia muscolare); e che nulla hanno a che fare con i Frankenstein propugnatori della clonazione umana. Niente strage degli innocenti ed infanticidi.
2 giugno 2006
Festa della Repubblica e NO alla devolution
C'è o si trova sempre modo di litigare e contrapporsi su tutto, anche all'interno delle stesse forze di sinistra. Oggi è toccato alle diverse posizioni sulla festa del 2 giugno.
La stragrande maggioranza ha partecipato a Roma alla sfilata dei sette mila soldati ai Fori imperiali. Qui erano presenti tutti i vertici istituzionali.
Poco distante c'è stata la manifestazione pacifista, con un migliaio di persone che tranquillamente chiedevano non solo il ritiro delle truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan, ma anche la cancellazione della parata militare del 2 giugno.
Se fosse dipeso da me, avrei organizzato le due manifestazioni in tempi diversi ed avrei partecipato sia all'una che all'altra.
Sono anch'io per il ritiro immediato dei nostri militari dall'Iraq, essendo stata quella fatta contro quel paese una sporca guerra. Non esistono guerre pulite.
I militari devono svolgere un ruolo di difesa e salvaguardia dei cittadini e del territorio, e la sfilata militare di oggi è stata una testimonianza in questo senso. A sfilare vi erano i volontari della Protezione civile, la guardia di finanza, la polizia, i carabinieri, la forestale e i vigili del fuoco.
Ma questo anno la celebrazione del 2 giugno cade in un momento particolare, la campagna elettorale per la difesa della Costituzione e per il referendum contro il progetto di riforma della II parte della Costituzione italiana, portato avanti dalla destra.
Siamo tutti mobilitati per votare NO il 25 e 26 giugno prossimi.
La stragrande maggioranza ha partecipato a Roma alla sfilata dei sette mila soldati ai Fori imperiali. Qui erano presenti tutti i vertici istituzionali.
Poco distante c'è stata la manifestazione pacifista, con un migliaio di persone che tranquillamente chiedevano non solo il ritiro delle truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan, ma anche la cancellazione della parata militare del 2 giugno.
Se fosse dipeso da me, avrei organizzato le due manifestazioni in tempi diversi ed avrei partecipato sia all'una che all'altra.
Sono anch'io per il ritiro immediato dei nostri militari dall'Iraq, essendo stata quella fatta contro quel paese una sporca guerra. Non esistono guerre pulite.
I militari devono svolgere un ruolo di difesa e salvaguardia dei cittadini e del territorio, e la sfilata militare di oggi è stata una testimonianza in questo senso. A sfilare vi erano i volontari della Protezione civile, la guardia di finanza, la polizia, i carabinieri, la forestale e i vigili del fuoco.
Ma questo anno la celebrazione del 2 giugno cade in un momento particolare, la campagna elettorale per la difesa della Costituzione e per il referendum contro il progetto di riforma della II parte della Costituzione italiana, portato avanti dalla destra.
Siamo tutti mobilitati per votare NO il 25 e 26 giugno prossimi.
1 giugno 2006
Il Papa si corregge
Benedetto XVI Ratzinger, nell'udienza generale di ieri mercoledi 31 maggio 2006, di fronte a 35 mila fedeli in piazza san Pietro, ha riparato alle omissioni del suo discorso ad Auschwitz e Birkenau. Ha pronunciato il nome di Adolf Hitler, ha usato le parole "antisemitismo" e "razzismo". Ma comunque ha continuato a tacere delle responsabilità della Chiesa, che con le sue posizioni antigiudee, ora per fortuna superate, aveva favorito in qualche modo l'antisemitismo.
Ha detto finalmente con chiarezza: «Nel campo di Auschwitz-Birkenau, come in altri simili campi, Hitler fece sterminare oltre sei milioni di ebrei. Ad Auschwitz-Birkenau morirono anche circa 150.000 polacchi e decine di migliaia di uomini e donne di altre nazionalità».
A queste Benedetto XVI ha aggiunte anche altre parole significative ed interessanti, e se volete anche coraggiose: «Non dimentichi l'odierna umanità Auschwitz e le altre "fabbriche di morte" nelle quali il regime nazista ha tentato di eliminare Dio per prendere il suo posto! Non ceda alla tentazione dell'odio razziale, che è all'origine delle peggiori forme di antisemitismo!».
E' ovvio che queste ultime battute non saranno piaciute ai centrodestri nostrani. E non parliamo solo della Lega, ma anche di AN e FI ed altri che gli vanno a ruota, anche se non sono perfettamente convinti.
Questa volta il Papa non potrà essere accusato di guardare ai nostri piccoli fatti italiani.
Un'altra autorità della Curia romana, il cardinale Walter Kasper, tedesco pure lui, ha difeso papa Ratzinger, dicendo: «Un Papa tedesco che va ad Auschwitz è un cammino molto arduo. Fare un discorso in quel luogo per lui era molto difficile. Perciò è essenziale ciò che ha detto, non ciò che non ha detto». In pratica, sostiene Kasper, la condanna da parte del papa dell'antisemitismo, del razzismo, di Hitler era cosa ovvia, anche se non l'ha pronunciata ad Auschwitz.
Altra affermazione fatta da Kasper: «Secondo la fede cattolica non esiste una responsabilità collettiva del popolo tedesco sullo sterminio degli ebrei, ma non esiste nemmeno una assoluzione collettiva». In pratica, secondo Kasper, a questi principi si sarebbe attenuto il papa, nel suo discorso fatto ad Auschwitz.
Il testo integrale del discorso di Papa Ratzinger ad Auschwitz
Ha detto finalmente con chiarezza: «Nel campo di Auschwitz-Birkenau, come in altri simili campi, Hitler fece sterminare oltre sei milioni di ebrei. Ad Auschwitz-Birkenau morirono anche circa 150.000 polacchi e decine di migliaia di uomini e donne di altre nazionalità».
A queste Benedetto XVI ha aggiunte anche altre parole significative ed interessanti, e se volete anche coraggiose: «Non dimentichi l'odierna umanità Auschwitz e le altre "fabbriche di morte" nelle quali il regime nazista ha tentato di eliminare Dio per prendere il suo posto! Non ceda alla tentazione dell'odio razziale, che è all'origine delle peggiori forme di antisemitismo!».
E' ovvio che queste ultime battute non saranno piaciute ai centrodestri nostrani. E non parliamo solo della Lega, ma anche di AN e FI ed altri che gli vanno a ruota, anche se non sono perfettamente convinti.
Questa volta il Papa non potrà essere accusato di guardare ai nostri piccoli fatti italiani.
Un'altra autorità della Curia romana, il cardinale Walter Kasper, tedesco pure lui, ha difeso papa Ratzinger, dicendo: «Un Papa tedesco che va ad Auschwitz è un cammino molto arduo. Fare un discorso in quel luogo per lui era molto difficile. Perciò è essenziale ciò che ha detto, non ciò che non ha detto». In pratica, sostiene Kasper, la condanna da parte del papa dell'antisemitismo, del razzismo, di Hitler era cosa ovvia, anche se non l'ha pronunciata ad Auschwitz.
Altra affermazione fatta da Kasper: «Secondo la fede cattolica non esiste una responsabilità collettiva del popolo tedesco sullo sterminio degli ebrei, ma non esiste nemmeno una assoluzione collettiva». In pratica, secondo Kasper, a questi principi si sarebbe attenuto il papa, nel suo discorso fatto ad Auschwitz.
Il testo integrale del discorso di Papa Ratzinger ad Auschwitz
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