Si è svolta a Villa Castelli (Brindisi), dal 22 al 25 novembre 2007, l’imponente “Fiera dei 100 Comuni”. 1500 metri quadrati coperti da gazebo di metri 4x4 in alluminio e teli in pvc e da stand in legno di metri 3x3 all’interno di tensostruttura.
50 gazebo e 50 stand che hanno accolto espositori provenienti da tutto il sud Italia. Erano in mostra ed in vendita prodotti enogastronomici, prodotti dell’artigianato, prodotti commerciali, prodotti culturali. Parecchi erano anche gli espositori di Villa Castelli, fra di essi l’Alta Moda Sposa di Vasta Pasquale, EdiliziAlò di Mimmo Alò, Antichi Sapori di Ciro Schiena.
Obiettivo della Fiera dei Cento Comuni era la valorizzazione del territorio regionale pugliese e delle sue eccellenze.
Anche l’Associazione “Settimana dei Briganti – l’altra storia”, con sede in Villa Castelli, ha allestito un suo stand dove erano esposti locandine e manifesti, alcuni anche molto rari, di film sul brigantaggio, oltre a libri sullo stesso tema. In questo stand erano anche ospitati quadri sul brigantaggio dei pittori Enza Schiavoni, Anna Guitti, Igli Arapi.
Nei quattro giorni di fiera gli spettatori sono stati allietati e coinvolti con spettacoli musicali, balli e teatro di strada.
Quasi tutti gli espositori hanno conseguito un notevoli volume di affari. Per tutti certamente la presenza in fiera è stata un’importante vetrina propagandistica.
Numerosissimi sono stati i visitatori, molti provenienti da altri Comuni.
Organizzatrice della fiera è stata l’Agenzia italo-rumena “Lost Eventi”, con il patrocinio del Comune di Villa Castelli. Il progetto era supportato dal Ministero dello Sviluppo economico, dalla Regione Puglia, dalle Province di Brindisi, Bari, Foggia, Taranto, Lecce.
Villa Castelli ha vissuto un momento altamente coinvolgente ed importante.
Nei prossimi mesi la fiera si sposterà in tanti altri comuni pugliesi.
28 novembre 2007
20 novembre 2007
Nude per Prodi, Avanti popolo per Berlusconi
Prodi se la ride come un gatto sornione. Berlusconi aveva promesso sfracelli con la finanziaria in Senato ed invece è andato a sfracellarsi lui.
Veltroni sfotte Berlusconi. Una volta era il centrosinistra a inseguire il Berlusca nelle sue trovate, ora il mondo si è capovolto. «Noi facciamo i gazebo, e li fa pure lui. Noi facciamo un nuovo partito e lo fa pure lui. Noi raccogliamo le firme facendo pagare un euro e lo fa pure lui».
Franceschini prende per il culo: «Berlusconi moltiplica i numeri a dismisura. Si fermi però quando arriva a 55 milioni…». Alle ore 17 – dice Bondi – avevano votato 7.027.734 firmatari. Li aveva contati uno per uno. Qualcuno ha scritto: «Sette milioni di persone marciavano verso i gazebo e nessuno se n’è accorto. Questa sì che è organizzazione».
Bossi, Fini e Casini frenano. Il partito del popolo se lo faccia lui, noi ci teniamo i nostri partiti.
Per Berlusconi: Bossi, Fini e Casini sono dei parrucconi di giacobina memoria.
Sono tanti i segnali che annunciano che il mondo sta cambiando. Mentre Berlusconi per portarsi delle ragazze in barca le deve pagare profumatamente, per Prodi addirittura si spogliano gratuitamente. Si chiama “Sexpolitik 2008 - Senza veli per Prodi” la nuova edizione del tradizionale sexy-calendario delle ragazze reggiane. 13 splendide ragazze, rigorosamente con la "testa quadra" ben piantata sul collo nonostante la giovane età - dicono gli autori del calendario - si sono spogliate a fin di bene, per una giusta causa, allo scopo nobilissimo di sostenere anima e corpo il loro celebre compaesano, cioè per solidarizzare, senza se e senza ma, con il governo in carica, continuamente minacciato da eventualità di spallate e da ipotesi di caduta. Ci mettono non solo la faccia, ma anche culi e tette, per scongiurare le elezioni anticipate o il pasticcio istituzionale di un governicchio di tecnici. Un lunario "erotically correct", che mira a convincere l'opinione pubblica sulla bontà della variopinta squadra di centrosinistra. Una strenna filo-governativa, quindi, realizzata per sostenere l'illustre concittadino Romano, un reggiano purosangue, proprio come le protagoniste di questa sexy-pubblicazione, molte delle quali, addirittura, sono nate o abitano a Scandiano, il paese natale del leader dell'Ulivo. Un calendario apertamente schierato con il centrosinistra, ovvero "il primo calendario di lotta e di governo", come recita uno strillo grafico in copertina.
Berlusconi dovrà accontentarsi di intonare: “Avanti popolo, alla riscossa”, sulle note del famoso inno comunista.
La politica italiana sta diventando un grande carrozzone di clown, di saltimbanchi e buffoni.
Veltroni sfotte Berlusconi. Una volta era il centrosinistra a inseguire il Berlusca nelle sue trovate, ora il mondo si è capovolto. «Noi facciamo i gazebo, e li fa pure lui. Noi facciamo un nuovo partito e lo fa pure lui. Noi raccogliamo le firme facendo pagare un euro e lo fa pure lui».
Franceschini prende per il culo: «Berlusconi moltiplica i numeri a dismisura. Si fermi però quando arriva a 55 milioni…». Alle ore 17 – dice Bondi – avevano votato 7.027.734 firmatari. Li aveva contati uno per uno. Qualcuno ha scritto: «Sette milioni di persone marciavano verso i gazebo e nessuno se n’è accorto. Questa sì che è organizzazione».
Bossi, Fini e Casini frenano. Il partito del popolo se lo faccia lui, noi ci teniamo i nostri partiti.
Per Berlusconi: Bossi, Fini e Casini sono dei parrucconi di giacobina memoria.
Sono tanti i segnali che annunciano che il mondo sta cambiando. Mentre Berlusconi per portarsi delle ragazze in barca le deve pagare profumatamente, per Prodi addirittura si spogliano gratuitamente. Si chiama “Sexpolitik 2008 - Senza veli per Prodi” la nuova edizione del tradizionale sexy-calendario delle ragazze reggiane. 13 splendide ragazze, rigorosamente con la "testa quadra" ben piantata sul collo nonostante la giovane età - dicono gli autori del calendario - si sono spogliate a fin di bene, per una giusta causa, allo scopo nobilissimo di sostenere anima e corpo il loro celebre compaesano, cioè per solidarizzare, senza se e senza ma, con il governo in carica, continuamente minacciato da eventualità di spallate e da ipotesi di caduta. Ci mettono non solo la faccia, ma anche culi e tette, per scongiurare le elezioni anticipate o il pasticcio istituzionale di un governicchio di tecnici. Un lunario "erotically correct", che mira a convincere l'opinione pubblica sulla bontà della variopinta squadra di centrosinistra. Una strenna filo-governativa, quindi, realizzata per sostenere l'illustre concittadino Romano, un reggiano purosangue, proprio come le protagoniste di questa sexy-pubblicazione, molte delle quali, addirittura, sono nate o abitano a Scandiano, il paese natale del leader dell'Ulivo. Un calendario apertamente schierato con il centrosinistra, ovvero "il primo calendario di lotta e di governo", come recita uno strillo grafico in copertina.
Berlusconi dovrà accontentarsi di intonare: “Avanti popolo, alla riscossa”, sulle note del famoso inno comunista.
La politica italiana sta diventando un grande carrozzone di clown, di saltimbanchi e buffoni.
12 novembre 2007
Briganteide di Nicola Misasi
Nicola Misasi (nato a Cosenza il 1850 e morto a Roma il 1923) non ha in simpatia il bandito d’Aspromonte Giuseppe Musolino, che negli anni intorno al 1906 (anno di pubblicazione di Briganteide) faceva tanto parlare di sé le cronache dei giornali. Musolino – scrive Misasi nella premessa al libro - «non è punto un brigante, perché non basta l’uccidere, non basta l’esser feroce, non basta il vendicarsi dei propri nemici per meritare un tale titolo di nobiltà nel regno del delitto». L’omicida di Reggio non è un Carlo Moor, un Ernani, un Ettore di Serralta, anime assetate di libertà e di giustizia che sorgevano per difendere i deboli contro i forti, gli oppressi contro gli oppressori.
E poi Reggio non fu mai terra di briganti, perché con il suo sole caldo e limpido, il suo mare spumoso e ridente, i suoi colli ed i suoi piani verdi di ulivi e di aranci, può essere la terra di «Mignon morbide e bianche sognanti baci e carezze fra i rosai» e non la terra dei Robin Hood armati di carabine e di pugnale, aspettanti al varco il passeggero.
Regno e terra dei briganti era la Sila cosentina, «far la storia della Sila è far la storia del brigantaggio». La Sila si estende da Acri a Taverna per circa cento chilometri, con picchi che giungono all’altezza di 1800 metri sul livello del mare, con gole profonde, con altipiani acquitrinosi. Per le pendici della Sila sono disseminati gli innumerevoli paeselli in cui d’inverno tornano i contadini scacciati dalla neve e dal freddo dei monti; «e da quei paeselli balzavano nelle macchie gli oppressi, i reietti, coloro che a una lunga vita di stenti, di umiliazione e di servitù, preferivano un breve giorno di tripudio». “Meglio un anno toro che cento anni bue”, diceva un detto dei montanari silani; «e in tal detto ci era tutta la Sila, ci era tutto il brigantaggio dei tempi di Roma fino ai nostri tempi».
Bene ha fatto quindi l’editore – scrive Misasi - «ad invitarmi a scrivere non già di Musolino, ma a proposito di lui e del chiasso che si è fatto intorno a lui, una breve storia del brigantaggio calabrese». Impresa non facile per il Misasi sintetizzare quanto già aveva scritto in una cinquantina di romanzi e circa duecento racconti. E nella premessa il Misasi stesso invita a chi vuol saperne di più a leggere i suoi Racconti Calabresi, In Magna Sila, Senza dimani, Assedio di Amantea, Cronache del Brigantaggio.
Raffaele Nigro, nel suo Giustiziateli sul campo, citando Antonio Verre, scrive che Misasi è stato «fecondo romanziere di un’idea sola». L’idea del brigantaggio, espressione di una ancestralità ferina ma eroica che faceva dell’antico calabrese un titano.
Al brigante «temuto dagli uomini, amato dalle femmine, protetto dai signori, servito dai poveri, pasciuto di carni succolenti, di vino generoso, vestito di velluto coi bottoni di oro o di argento, armato di fucili damaschinati e di pugnali con l'elsa di avorio; sentendosi nelle solitudini immense e nei boschi profondi, dei quali conosceva ogni sentiero, ogni antro, ogni recesso, libero come lo sparviero e gagliardo come il toro; assaporando la voluttà di sentirsi lupo, lui che per tanti anni era stato agnello, che importava se domani, sorpreso a mezzo di un banchetto, di un ballo o fra le braccia di una femmina una palla di fucile lo farà rotolare cadavere in fondo ad un burrone; o se, dopo aver lottato come un cinghiale inferocito, e aver ferito ed ucciso, lo trarranno in un carcere per esser poi condotto al patibolo in mezzo ad una folla di spettatori, tra i quali riconoscerà l'amico con cui banchettò, la bella femmina che gli diede baci e carezze, che importava?». Per un anno o per pochi mesi avrebbe goduto tutte le gioie della vita, si sarebbe pasciuto di cibi delicati, avrebbe dormito avvolto nell'ampio e ricco mantello presso un buon fuoco scoppiettante in una vasta caverna, avrebbe amato e sarebbe stato amato dalle più belle contadine.
Al Misasi interessa poco la cornice storica nella quale si muovono i briganti, per lui «il brigantaggio calabrese fu una lotta secolare tra il debole ed il forte che è poi la storia dell’umanità». Non sono gli avvenimenti storici che creano le condizioni del brigantaggio, «era il bosco che produceva il brigante, che lo attirava, che gli parlava di libertà, d'indipendenza, che ne temprava il cuore alle passioni violenti; era la Sila che lo seduceva come una femmina bella e perversa, con le sue segrete bellezze, con le sue acri voluttà. Da Spartaco a Marco Berardi, da Tallarico a Seinardi, quanti di cotesti audaci ivi regnarono, quante pagine vi scrissero della fosca leggenda!».
Il gladiatore Spartaco, che nel 73 a.C. capeggiò una grande rivolta contro Roma, si rifugiò nei monti della Sila per rifarsi di una sconfitta e uscirne «più baldo e più risoluto a viver libero ed a morir libero».
Marco Berardi, proclamatosi “il Re dei boschi”, tenne in scacco sui monti della Sila per molti anni le truppe di Filippo II, re di Napoli e Sicilia dal 1556 al 1598. Per non farsi prendere vivo, si lasciò morire con la sua donna chiuso in una grotta.
Ma l’ammirazione maggiore del Misasi va al brigante Giosafatte Tallarico, «brigante calabrese, non superato dai masnadieri che lo precedettero e lo seguirono». In lui la forza era accoppiata all’astuzia, il coraggio alla prudenza, la ferocia alla bontà, la rozzezza ad una certa cultura. Era stato prete, poi aveva studiato da farmacista, ma nel 1820 uccise il seduttore di sua sorella e si diede alla macchia. Per ventisette anni, dal 1820 al 1847, regnò da re assoluto sulla Sila. Di lui – dice il Misasi – si ricordano solo le buone azioni, gli atti di generosità, di carità, di cavalleria. Trattò la sua resa alle forze governative per mezzo di un avvocato casentino. Fu deportato ad Ischia, ove gli assegnarono una casetta in riva al mare. Morì quasi novantenne, riverito ed amato.
Di questi ed altri briganti Misasi parla con entusiasmo nella sua Briganteide, che non è certamente l’opera sua più riuscita, ma è l’ultima testimonianza della sua ammirazione e stima per gli eroi briganti.
Ma ora [nel 1906] il brigantaggio è finito. L’emigrazione, portando in lontane contrade lo spirito di avventura e di vagabondaggio del calabrese, ha ucciso il brigante.
L’editore Laruffa ristampando quest’opera del Misasi continua la sua meritoria operazione culturale di riproposizione e diffusione di importanti e significativi scritti sul brigantaggio politico e sociale.
Se un piccolo appunto si vuol muovere all’editore è che sarebbe stato più utile e funzionale stampare i due volumi insieme [unico volume], premettendo una introduzione bio-bibliografica sul Misasi.
Rocco Biondi
Nicola Misasi, Briganteide, Laruffa Editore, Reggio Calabria 2007, Vol. I (pp. 126, € 10,00), Vol. II (pp.104, € 10,00).
E poi Reggio non fu mai terra di briganti, perché con il suo sole caldo e limpido, il suo mare spumoso e ridente, i suoi colli ed i suoi piani verdi di ulivi e di aranci, può essere la terra di «Mignon morbide e bianche sognanti baci e carezze fra i rosai» e non la terra dei Robin Hood armati di carabine e di pugnale, aspettanti al varco il passeggero.
Regno e terra dei briganti era la Sila cosentina, «far la storia della Sila è far la storia del brigantaggio». La Sila si estende da Acri a Taverna per circa cento chilometri, con picchi che giungono all’altezza di 1800 metri sul livello del mare, con gole profonde, con altipiani acquitrinosi. Per le pendici della Sila sono disseminati gli innumerevoli paeselli in cui d’inverno tornano i contadini scacciati dalla neve e dal freddo dei monti; «e da quei paeselli balzavano nelle macchie gli oppressi, i reietti, coloro che a una lunga vita di stenti, di umiliazione e di servitù, preferivano un breve giorno di tripudio». “Meglio un anno toro che cento anni bue”, diceva un detto dei montanari silani; «e in tal detto ci era tutta la Sila, ci era tutto il brigantaggio dei tempi di Roma fino ai nostri tempi».
Bene ha fatto quindi l’editore – scrive Misasi - «ad invitarmi a scrivere non già di Musolino, ma a proposito di lui e del chiasso che si è fatto intorno a lui, una breve storia del brigantaggio calabrese». Impresa non facile per il Misasi sintetizzare quanto già aveva scritto in una cinquantina di romanzi e circa duecento racconti. E nella premessa il Misasi stesso invita a chi vuol saperne di più a leggere i suoi Racconti Calabresi, In Magna Sila, Senza dimani, Assedio di Amantea, Cronache del Brigantaggio.
Raffaele Nigro, nel suo Giustiziateli sul campo, citando Antonio Verre, scrive che Misasi è stato «fecondo romanziere di un’idea sola». L’idea del brigantaggio, espressione di una ancestralità ferina ma eroica che faceva dell’antico calabrese un titano.
Al brigante «temuto dagli uomini, amato dalle femmine, protetto dai signori, servito dai poveri, pasciuto di carni succolenti, di vino generoso, vestito di velluto coi bottoni di oro o di argento, armato di fucili damaschinati e di pugnali con l'elsa di avorio; sentendosi nelle solitudini immense e nei boschi profondi, dei quali conosceva ogni sentiero, ogni antro, ogni recesso, libero come lo sparviero e gagliardo come il toro; assaporando la voluttà di sentirsi lupo, lui che per tanti anni era stato agnello, che importava se domani, sorpreso a mezzo di un banchetto, di un ballo o fra le braccia di una femmina una palla di fucile lo farà rotolare cadavere in fondo ad un burrone; o se, dopo aver lottato come un cinghiale inferocito, e aver ferito ed ucciso, lo trarranno in un carcere per esser poi condotto al patibolo in mezzo ad una folla di spettatori, tra i quali riconoscerà l'amico con cui banchettò, la bella femmina che gli diede baci e carezze, che importava?». Per un anno o per pochi mesi avrebbe goduto tutte le gioie della vita, si sarebbe pasciuto di cibi delicati, avrebbe dormito avvolto nell'ampio e ricco mantello presso un buon fuoco scoppiettante in una vasta caverna, avrebbe amato e sarebbe stato amato dalle più belle contadine.
Al Misasi interessa poco la cornice storica nella quale si muovono i briganti, per lui «il brigantaggio calabrese fu una lotta secolare tra il debole ed il forte che è poi la storia dell’umanità». Non sono gli avvenimenti storici che creano le condizioni del brigantaggio, «era il bosco che produceva il brigante, che lo attirava, che gli parlava di libertà, d'indipendenza, che ne temprava il cuore alle passioni violenti; era la Sila che lo seduceva come una femmina bella e perversa, con le sue segrete bellezze, con le sue acri voluttà. Da Spartaco a Marco Berardi, da Tallarico a Seinardi, quanti di cotesti audaci ivi regnarono, quante pagine vi scrissero della fosca leggenda!».
Il gladiatore Spartaco, che nel 73 a.C. capeggiò una grande rivolta contro Roma, si rifugiò nei monti della Sila per rifarsi di una sconfitta e uscirne «più baldo e più risoluto a viver libero ed a morir libero».
Marco Berardi, proclamatosi “il Re dei boschi”, tenne in scacco sui monti della Sila per molti anni le truppe di Filippo II, re di Napoli e Sicilia dal 1556 al 1598. Per non farsi prendere vivo, si lasciò morire con la sua donna chiuso in una grotta.
Ma l’ammirazione maggiore del Misasi va al brigante Giosafatte Tallarico, «brigante calabrese, non superato dai masnadieri che lo precedettero e lo seguirono». In lui la forza era accoppiata all’astuzia, il coraggio alla prudenza, la ferocia alla bontà, la rozzezza ad una certa cultura. Era stato prete, poi aveva studiato da farmacista, ma nel 1820 uccise il seduttore di sua sorella e si diede alla macchia. Per ventisette anni, dal 1820 al 1847, regnò da re assoluto sulla Sila. Di lui – dice il Misasi – si ricordano solo le buone azioni, gli atti di generosità, di carità, di cavalleria. Trattò la sua resa alle forze governative per mezzo di un avvocato casentino. Fu deportato ad Ischia, ove gli assegnarono una casetta in riva al mare. Morì quasi novantenne, riverito ed amato.
Di questi ed altri briganti Misasi parla con entusiasmo nella sua Briganteide, che non è certamente l’opera sua più riuscita, ma è l’ultima testimonianza della sua ammirazione e stima per gli eroi briganti.
Ma ora [nel 1906] il brigantaggio è finito. L’emigrazione, portando in lontane contrade lo spirito di avventura e di vagabondaggio del calabrese, ha ucciso il brigante.
L’editore Laruffa ristampando quest’opera del Misasi continua la sua meritoria operazione culturale di riproposizione e diffusione di importanti e significativi scritti sul brigantaggio politico e sociale.
Se un piccolo appunto si vuol muovere all’editore è che sarebbe stato più utile e funzionale stampare i due volumi insieme [unico volume], premettendo una introduzione bio-bibliografica sul Misasi.
Rocco Biondi
Nicola Misasi, Briganteide, Laruffa Editore, Reggio Calabria 2007, Vol. I (pp. 126, € 10,00), Vol. II (pp.104, € 10,00).
9 novembre 2007
Nuevotango
Villa Castelli, in provincia di Brindisi, ha una grande tradizione nel campo musicale. Giuseppe e Giovanni Neglia, padre e figlio, furono affermati maestri di banda e compositori che operarono a Villa Castelli nei primi anni del 1900. Bernardino Ciracì è un maestro d’orchestra tuttora operante. I Cantori di Villa Castelli si sono esibiti nella “Notte della Taranta” a Melpignano. Villa Castelli vanta il primato fra i suonatori di organetto in tutta la Puglia. La Banda di Villa Castelli ha raggiunto in anni passati un grande livello artistico.
Ai giorni nostri opera a Villa Castelli il Centro Accademico Multifunzionale, diretto dai maestri Mino La Penna e Angelo Pignatelli, dove si tengono corsi di Pianoforte, Tastiera elettronica, Fisarmonica, Batteria, Chitarra elettrica, Organetto, Basso elettrico, Canto Leggero, Violino, Strumenti a fiato, Tamburi a cornice. Sono tantissimi gli allievi frequentanti.
Opera a Villa Castelli e fa tournèe in tutta Italia la Fisorchestra Pignatelli nella quale si esibiscono contemporaneamente 23 fisarmoniche elettroniche capaci di riprodurre i suoni di un'orchestra sinfonica.
Ma il fiore all’occhiello della scena musicale villacastellana è il gruppo Nuevotango, un quartetto composto da fisarmonica e bandoneon (Angelo Pignatelli), pianoforte (Mino La Penna), vibrafono (Cosimo Leone), contrabbasso (Francesco Salonna). Nuevotango nacque nel 2005 per riproporre soprattutto musiche di Astor Piazzola, il più grande interprete di tango. Ha raggiunto un alto livello artistico, dalle magiche sonorità.
Ieri sera Nuevotango si è esibito nel “Cinema Teatro Italia” di Francavilla Fontana (Brindisi), gremito in ogni ordine di posti, in occasione dell’apertura dell’anno sociale dell’Associazione culturale “l’Ulivo”, presieduta dal prof. Cosimo d’Amone. Lunghi e calorosi applausi a scena aperta. Ospiti applauditissimi della serata sono stati i campioni ballerini di tango Veronica e Denis Pennella.
Informazioni su Nuevotango possono essere trovate nel sito http://www.altrosuono.it/.
Ai giorni nostri opera a Villa Castelli il Centro Accademico Multifunzionale, diretto dai maestri Mino La Penna e Angelo Pignatelli, dove si tengono corsi di Pianoforte, Tastiera elettronica, Fisarmonica, Batteria, Chitarra elettrica, Organetto, Basso elettrico, Canto Leggero, Violino, Strumenti a fiato, Tamburi a cornice. Sono tantissimi gli allievi frequentanti.
Opera a Villa Castelli e fa tournèe in tutta Italia la Fisorchestra Pignatelli nella quale si esibiscono contemporaneamente 23 fisarmoniche elettroniche capaci di riprodurre i suoni di un'orchestra sinfonica.
Ma il fiore all’occhiello della scena musicale villacastellana è il gruppo Nuevotango, un quartetto composto da fisarmonica e bandoneon (Angelo Pignatelli), pianoforte (Mino La Penna), vibrafono (Cosimo Leone), contrabbasso (Francesco Salonna). Nuevotango nacque nel 2005 per riproporre soprattutto musiche di Astor Piazzola, il più grande interprete di tango. Ha raggiunto un alto livello artistico, dalle magiche sonorità.
Ieri sera Nuevotango si è esibito nel “Cinema Teatro Italia” di Francavilla Fontana (Brindisi), gremito in ogni ordine di posti, in occasione dell’apertura dell’anno sociale dell’Associazione culturale “l’Ulivo”, presieduta dal prof. Cosimo d’Amone. Lunghi e calorosi applausi a scena aperta. Ospiti applauditissimi della serata sono stati i campioni ballerini di tango Veronica e Denis Pennella.
Informazioni su Nuevotango possono essere trovate nel sito http://www.altrosuono.it/.
Iscriviti a:
Post (Atom)