28 febbraio 2006

New Economy: sogni infranti

Nel 2000 molti sognarono di diventare miliardari sfruttando internet. Si pensava che bastasse una buona idea per fare businnes. «Studenti, neolaureati, smanettoni informatici, tossicodipendenti della Rete, tutti trasformati in miliardari virtuali in poco tempo, ricchi di stock option: azioni di società mai quotate». Per la stragrande maggioranza il sogno durò poco. Contro uno che riusciva, nove fallivano. Anche in Italia.
Il sardo Renato Soru, in tre anni, è riuscito a far diventare la sua Tiscali.it il secondo operatore telefonico e Internet Service a livello europeo. Ma Giancarlo Neri e Roberto Grassilli, fondatori di Clarence.com, dopo un avvio promettente, sono stati costretti a tornare ad antichi lavori: disegnatore il secondo e sviluppatore di format televisivi il primo (nel nuovo mondo dei blog, che non danno pane, è Macchianera.it). "Clarence", nel film La vita è meravigliosa di Frank Capra, era l'angelo che salva il protagonista dal suicidio e gli mostra come sarebbe stata la sua vita se non fosse mai nato. Gianluca Dettori di Vitaminic.it (musica in Rete) e Mario Del Rio di Buongiorno.it (multimedialità per telefonia e canali digitali) hanno fuso le due società, ridimensionando di molto i loro sogni. Massimo Gariano, socio fondatore di Lucky.it (promozioni on-line), ha venduto la sua quota perché «capì che il giocattolo si era rotto» ed è tornato a fare il pubblicitario tradizionale.
Anche negli Usa le cose non sono andate meglio. A fronte dello strepitoso successo di Google (motore di ricerca) di Sergey Brin e Larry Page, abbiamo l'altalenante Amazon.com di Jeff Bezos (vende libri e cd) e i fallimenti di Pets.com (vendeva prodotti per animali domestici) e di Kozmo.com (consegnava a domicilio patatine e Dvd). Il fallimento di quest'ultima società ha lasciato 1.100 disoccupati e molti debiti.
Ma c'è chi continua ad essere ottimista, come Elserino Piol, proprietario del fondo finanziario Kiwi, che sostiene: «Nel giro di qualche anno si potrebbe ripetere un boom del genere».

Quelli che dovevano essere miliardari

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