È il primo libro interamente dedicato alle Brigantesse, pubblicato nel 1968. Successivamente Maurizio Restivo pubblicherà Ritratti di brigantesse del 1997 e Donne drude brigante del 2005, Valentino Romano Brigantesse del 2007, Giordano Bruno Guerri Il bosco nel cuore del 2011. Alcuni altri libri vengono pubblicati su singole brigantesse.
Una curiosità del libro della Trapani è
data dalla collana in cui viene inserito, intitolata Il mercato dell’anticaglia.
Esso sostanzialmente è una sintesi, quasi
romanzata, di quanto viene scritto sull’argomento in pochi libri citati nella
bibliografia.
Il curatore della collana Alberto
Consiglio, nella prefazione, scrive: «Le
Brigantesse di Francamaria Trapani sono un piccolo, acuto e pittoresco
contributo alla storia del brigantaggio nell’Italia meridionale».
Nel libro vengono trattate, dopo poche
brigantesse appartenenti ai periodi murattiano (1808-1815) e post-murattiano,
principalmente brigantesse del periodo post-unitario, specificatamente del
primo decennio del Regno d’Italia (1860-1870).
Il brigantaggio, scrive ancora Consiglio,
fu una vera e propria guerra, sanguinosa e crudele, combattuta dall’esercito
piemontese e dalla Guardia Nazionale, con scontri, battaglie, imboscate,
uccisioni, processi, esecuzioni capitali.
L’autrice, nell’introduzione, afferma che «il
brigantaggio femminile fu un fenomeno psicologicamente autonomo collaterale e
distinto rispetto al brigantaggio maschile, anche se per ovvi motivi
incorporato in esso». Fu in qualche modo una ribellione femminista e una sorta
di «suffragismo del subconscio». E le brigantesse in quanto a coraggio, ne
avevano da vendere. Non furono poche.
Le capostipiti delle brigantesse possono
essere considerate: «Maria Protettrice», donna del brigante Taccone impiccato
dai francesi nel 1810, Margherita prima e poi Niccolina Licciardi, donne del
brigante Bizzarro. Di quest’ultimo si narra che uccise il figlio, avuto da
Niccolina, prendendolo per un piede e sfracellando la testa contro le pareti
della caverna in cui erano nascosti, per timore che il suo pianto potesse
richiamare i soldati. Niccolina poi si vendicò uccidendo Bizzarro e portando la
sua testa tagliata ai piemontesi.
Altra brigantessa, di cui si parla nel
libro, è la signora donna Carmela, del periodo post-murattiano ai tempi della
banda Vardarelli.
Del periodo post-unitario si racconta della
storia d’amore gelosia e morte del brigante Pietro Monaco e di sua moglie la
brigantessa Maria Oliverio; quest’ultima uccise a coltellate sua sorella
Concetta, che era stata l’amante di Pietro Monaco; questi fu ucciso a
tradimento da un brigante; la Oliverio arrestata fu condannata ai lavori
forzati a vita.
Si parla poi di Luigia Cannalonga, madre
del famoso brigante Tranchella; arrestata ed inviata a domicilio coatto all’isola
del Giglio, viene liberata dopo che il figlio venne ucciso in combattimento.
Si narra ancora delle brigantesse Maria
Rosa Marinelli, della banda Masini, Filomena Cianciarullo, Reginalda Cariello, Carola,
Maria Brigida, compagna del brigante Palma, Maria Capitanio, amante del
brigante Antonio Luongo, Mariannina Corfù, Filomena, Gioconda Marini, Carolina
Casale, Maria Orsola D’Acquisto, La Padovella.
Nel 1870 sembrava che gli anni passassero
più in fretta; le aule dei tribunali ospitavano sempre meno briganti in
gonnella, in attesa di giudizio.
Nel 1968, quando il libro uscì, secondo l’autrice
finalmente le regine della montagna, dopo un secolo che erano rimaste sepolte
sotto la polvere delle carte d’archivio, cominciano ad uscire fuori a narrare
la loro «realtà vera».
Il libro contiene anche 16 fotografie color
seppia di brigantesse e 4 riproduzioni di incisioni a colori.
Rocco Biondi
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