Gimigliano
è un paese calabrese, in provincia di Catanzaro, che nel 1861 aveva circa 4.200
abitanti ed oggi ne conta circa 3.400; era collocato nella Calabria Ultra II.
È stato interessato dal brigantaggio, ma su
questo fenomeno nel paese, prima del libro di Alessandro Calogero, vi era un
vuoto storiografico: nulla nella memoria popolare e quasi del tutto assente la
bibliografia.
Calogero, nella presentazione del libro, scrive
che parlando di brigantaggio, si parla di briganti-sociali, di
briganti-insorgenti, di briganti-criminali. E questi tre aspetti sono
strettamente interconnessi tra di loro; in tutti e tre i casi si usa la forza
per produrre un cambiamento. Quando la violenza è la regola, si assottiglia il
confine tra morale e immorale, tra lecito e illecito. E questo vale anche per
chi reprime, anch’esso trascende in condotte criminali.
Oppressioni, insorgenze, repressione,
devianza criminale rappresentano, scrive Calogero, «una sequenza, un
canovaccio, anzi un copione ripetuto sul quale sono scritti tutti i movimenti,
le speranze e gli orrori degli uomini».
Nel libro vengono messe a fuoco storie
locali mai scritte, si segnala come l’insorgenza gimiglianese fu una realtà con
un proprio carattere.
Si parla dei briganti, nati a Gimigliano,
che operarono nei vari periodi: tre nel periodo sanfedista (fra essi Panzinero
e Gàlano), dieci in quello napoleonico (più importanti Abramo e Soluri), sei in
quello borbonico (fra essi Diego Mazza e Giuseppe Guzzo), trentacinque nel
periodo postunitario (più importanti Pietro Bianchi, Giuseppe Critelli, Nicola
Chiarella, Odoardo Trapasso, Raffaele Paonessa, Gesualdo Donato, Erasmo Rotella).
Un ruolo particolare ebbero mogli e amanti
dei briganti: Maria Giuseppa Itria (moglie del Donato), Vittoria Merenda Soluri
(10 figli: 8 femmine e 2 maschi), Giuditta Rotundo (7 figli: 6 femmine e 1
maschio), Rachele Rotella (detta la Generalessa).
Quello che Calogero scrive di Gimigliano
rappresenta uno spaccato locale di quello che accadeva nei paesi delle province
meridionali. Ben vengano quindi i libri con le storie locali dei briganti.
Messe insieme queste storie si ha la percezione del clima e del vissuto comune
di allora.
Nel periodo postunitario, scrive Calogero,
furono mandati nel Sud a combattere i briganti oltre 120.000 soldati, a cui si
aggiunsero 84.000 uomini della Guardia Nazionale e 7.500 carabinieri. In totale
quindi le forze impegnate contro i briganti furono circa 211.000.
Era una forza imponente che si opponeva ad
altrettanta forza. Si calcola infatti, scrive ancora Calogero, che gli uomini
delle bande fossero 135-140.000.
Alla fine, la cosiddetta tattica della persecuzione incessante ebbe
la meglio, ma il bilancio fu spaventoso. Dal 1861 al 1870, si contarono 123.860
giustiziati, 130.364 feriti, 43.629 deportati, 10.760 condannati all’ergastolo
e 382.637 a pene varie. Anche da parte piemontese le perdite furono cospicue,
con 21.120 caduti, 1.073 morti per malattie o ferite, 820 dispersi.
I deportati, scrive Calogero in una nota, furono
soprattutto ex soldati borbonici, condotti nei famigerati campi di Fenestrelle
e S. Maurizio Canavese.
Quella contro il brigantaggio fu dunque una
guerra fratricida, alla quale parteciparono anche i meridionali, contrapponendo
paesani a paesani.
Alla fine del libro sarebbe stato
significativo riportare episodi briganteschi presenti nella tradizione orale;
ma sembra, dice l’autore, che a Gimigliano, nello spazio di appena 4-5
generazioni, tutto sia stato cancellato. Nulla è rimasto del vissuto collettivo
di allora, nulla dei nessi familiari e dei nomi stessi.
Si è ricorso alla consultazione
archivistica, ai giornali d’epoca, ai periodici, alle interviste. Anche se a
volte i dati sono frammentari, i personaggi sono emersi comunque, così come il
quadro d’insieme, i rapporti, il tessuto sociale.
Alessandro Calogero è nato a Gimigliano nel
1945 e vive a Taranto. Neurologo. Professore a contratto dell’Università di
Bari dal 1997 al 2009.
Rocco Biondi
Rocco Biondi
Alessandro Calogero, Briganti e insorgenze. Gimigliano 1799-1874,
Artebaria Edizioni, Taranto 2012, pp. 214, € 18,00
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