Ogni
regime, per legittimarsi dinanzi al mondo, ricorre alla creazione di leggende
nere riguardanti il proprio avversario, con la conseguente “damnatio memoriae”.
E’ quello che è avvenuto, da parte piemontese, con il Regno delle Due Sicilie
che, «negli ultimi decenni della sua esistenza libera ed indipendente, fu
oggetto di una preordinata, deliberata e concomitante azione di denigrazione,
calunnia, disprezzo», con la creazione di fantasiosi e raccapriccianti fatti,
tesi a screditarne completamente i suoi governanti e il suo popolo. Fu creata
una vera e propria “macchina del fango”.
E per questo non è facile incontrare
persone che abbiano una conoscenza piena e reale di uno Stato che ha governato
il Sud per oltre settecento anni, a partire dal 1130. E’ importante quindi
risalire il grande fiume della storia del Regno di Napoli (poi divenuto Regno
delle Due Sicilie nel 1816 quando il Regno di Sicilia fu unito al Regno di
Napoli).
In questo contesto viene inserita la
vicenda di Monsignor Giandomenico Falconi, Vescovo di Acquaviva ed Altamura,
che fu costretto come tantissimi altri Vescovi a lasciare la diocesi quando vi
fu l’invasione piemontese. Nel 1861 il Governo invasore piemontese colpì con
violente misure repressive i cinquantaquattro Vescovi delle diocesi dell’ex
Regno delle Due Sicilie. Solo undici si salvarono da questa ignobile operazione,
perché salirono sul carro dei piemontesi. Gli altri quarantatre, che erano
rimasti fedeli all’ex Regno, o furono arrestati o costretti a fuggire.
Mons. Falconi era nato a Capracotta, provincia
di Isernia in Molise, nel 1810, da una delle famiglie più in vista del paese.
Nominato da Pio IX nel 1848 vescovo di Acquaviva delle Fonti e Altamura. Era
laureato in utroque iure (diritto civile e canonico) e in Sacra Teologia. Morì
a 52 anni nel 1862. Oggi una strada nei pressi della Cattedrale di Altamura
porta il suo nome «come ricordo e testimonianza di un vescovo che amò la sua
diocesi pugliese, al punto da morirne di nostalgia».
Fedele e attaccatissimo alla Dinastia
Borbonica, pronuncia nella Chiesa di Acquaviva un elogio funebre in occasione
della morte del Re Ferdinando II avvenuta il 22 maggio 1859, che fece
pubblicare un mese dopo. Questo documento viene riproposto in alcuni passaggi
significativi commentandoli (nella parte documentale del libro poi viene riportato
integralmente, insieme alla velenosa risposta anonima di alcuni sedicenti
fedeli delle due città sorelle: Acquaviva ed Altamura).
Fra gli undici vescovi collaborazionisti un
posto di rilievo spetta a Mons. Michele Caputo, che si schierò apertamente e
con servilismo con i piemontesi, ottenendo dalla Santa Sede la scomunica.
Anch’egli morì nel 1862.
Nell’elogio funebre di Ferdinando II, fatto
da Mons. Falconi, si mette in risalto la “nuova” politica economica dei Borbone
nei più svariati campi della tessitura della fonderia della ceramica ecc. che
ebbero grandi riconoscimenti nelle nazioni straniere, l’amore per le belle arti
chiamando nel Regno le persone più qualificate del mondo scientifico accademico
artistico, le calorose ed entusiastiche accoglienze riservate alle visite del
Re, la venerazione della Vergine Maria quale Patrona principale del Regno
(Ferdinando II fece erigere a Roma in piazza di Spagna la colonna
dell’Immacolata), ma anche vien posto in rilievo il clima di assedio culturale
che il Regno delle Due Sicilie venne a vivere nel resto d’Europa ed il suo
progressivo isolamento.
Nell’acida risposta degli anonimi estensori,
Mons. Falconi viene chiamato “serpe” e gli si augura di rintanarsi nel suo
paese abbandonando per sempre l’idea di ritornare nella sua diocesi di Acquaviva
ed Altamura.
Mons. Giandomenico Falconi, scrive don
Luciano Rotolo, può essere definito una vittima di tempi di transizione
burrascosi e difficili. Una vittima che oggi chiede di poter essere riscoperta
e riabilitata.
Rocco Biondi
Luciano Rotolo, La vicenda di Mons. Giandomenico Falconi
prelato di Acquaviva e di Altamura. Un Vescovo e un patriota nella bufera dell’invasione
piemontese, Edizioni Viverein, Monopoli 2015, pp. 120, € 10,00
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