11 agosto 2006

Il muro di Padova

A Padova è stato un gioco facile e scontato per la destra attaccare l'amministrazione comunale di sinistra (sindaco ds) per il muro innalzato nel ghetto di Via Anelli. Il gioco sarebbe avvenuto anche a parti invertite, forse anche a dosi rafforzate.
Onestamente però un ex assessore di destra, il senatore padovano di An Maurizio Saia, ricorda a tutti: «La realtà è che l'idea del muro l'avevo avuta già io, quando ero assessore comunale alla sicurezza. Era anche scritta nel nostro programma, se fossimo rimasti in Municipio l'avremmo realizzata nei primi cento giorni. Alcuni miei alleati dovrebbero capire che non è obbligatorio attaccare il centrosinistra sempre e su tutto, altrimenti si rischiano brutte figure».
Non tutti quindi, nemmeno nel centrodestra, gridano allo scandalo.
Sono almeno quindici anni che quel quartiere è diventato una "discarica" per immigrati, magrebini e nigeriani, subentrati agli studenti per i quali le palazzine erano state costruite.
Il quartiere "La Serenissima" infatti era nato negli anni '80 quando Padova, città universitaria, scoprì il business delle case per gli studenti. Appartamentini di 27 metri quadrati. Dopo la laurea i genitori, che li avevano comprati per i loro figli studenti, li hanno affidati a immobiliari e un poco alla volta alla popolazione universitaria si è sostituita quella immigrata. I fitti vanno dai 400 ai 1000 euro mensili.
Per la giunta di centro sinistra il muro è una soluzione provvisoria; la soluzione finale è l'abbattimento del ghetto. Tre delle sei palazzine a quattro piani sono state già sgombrate e i residenti trasferiti in abitazioni più idonee in altre parti della città. Ma la guerra contro i proprietari, che lucrano sui fitti, è dura. Contro gli sgomberi fioccano i ricorsi al Tar.
Il muro, tre metri di altezza per ottantaquattro di lunghezza, lastre d'acciaio spesse quattro millimetri, conficcate nel terreno per un metro e venti, è stato innalzato fra le palazzine di via Anelli e via De Besi per impedire che spacciatori e tossici entrino ed escano di lì.
I residenti padovani del versante indigeno lamentano che la notte non riescono a dormire per le liti e gli schiamazzi provenienti dall'altro versante immigrato.
L'ultima guerra fra clan è di dieci giorni fa. «Ma è una consuetudine estiva - dice Paolo Manfrin, coordinatore del comitato di quartiere dei residenti. Ogni estate gli spacciatori delle altre zone vanno in vacanza, seguendo i clienti sulle spiagge. E via Anelli rimane un punto fermo per il grande business. Le grandi risse sono solo un problema di controllo del territorio e del mercato».
Al forzista Giancarlo Galan, presidente della regione Veneto, che ha strepitato contro il "muro della vergogna", ancora Manfrin risponde a distanza: «Polemiche sterili, quel muro lo abbiamo voluto noi e le giunte di centro destra non hanno fatto niente per risolvere la situazione. Questi almeno ci stanno provando e hanno già sgomberato tre palazzine».
Un muro è sempre un diaframma. E quello di Padova bello non è: muro d'acciaio, grigio, tetro, avvilente. Ma talvolta serve.
Una storia di funzione positiva del muro l'ho vissuta sulla mia pelle. Sono stato costretto a ricorrere al Tar, contro l'amministrazione comunale del mio paese, per vedermi riconoscere il diritto alla recinzione di un mio giardino nel centro urbano. Era diventato rifugio abituale ed incontrollato di drogati. In pochissimi giorni avevo raccolto una cinquantina di siringhe. Dopo cinque anni e non pochi soldi spesi per avvocati il Tar mi ha dato ragione. Il muro è lì, alto tre metri. Non è in ferro, ma in tufi imbiancati. Per drogarsi vanno altrove. E' ovvio che la soluzione del problema dell'uso della droga è altrove.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

già, è altrove. certo devo ammettere, da elettore di csx, che a parti opposte un provvedimento del genere sarebbe stato altro che strumentalizzato (anche se penso che Casarini & C. non tarderanno a farsi vedere a PD...purtroppo per Padova)

Anonimo ha detto...

Ho scritto un post sull'argomento. qualunque sia la motivazione e la parte politica che lo ha eretto è pur sempre un modo ignobile di affrontare e risolvere un problema...un muro divide, ghettizza, rende prigionieri gli uni e gli altri...forse una politica di risanamento andrebbe impostata a partire da subito!