14 gennaio 2018

L’Europa e la “Questione Napoletana” 1861-1870, di Eugenio Di Rienzo



La Nazione napoletana scomparve definitivamente assorbita dalla Nazione italiana, e i politici «terroni» entrarono in massa prima nella stanza dei bottoni della burocrazia e poi progressivamente in quella della piccola e grande politica, dove si sarebbero prese le decisioni fondamentali che condizionarono il futuro del nostro Paese. Resta da domandarsi (scrive Eugenio Di Rienzo alla fine del suo saggio, concordando con S. Cassese) perché arrivati ai posti di comando, questi uomini del Meridione si siano generosamente «nazionalizzati», diventando solleciti servitori dello Stato, rivelandosi incapaci di colmare il distacco economico tra Nord e Sud la cui forbice cominciò a manifestarsi e poi ad allargarsi solo dopo il 1861.
     È questo un libro scritto da Eugenio Di Rienzo in continuità con il suo “Il Regno delle Due Sicilie e le Potenze europee, 1830-1861” del 2012.
     L’autore scrive, nella premessa, che finalmente il sentimento nazionale napoletano è divenuto un «problema storiografico», in tutta l’ampiezza e dignità del termine. Tale sentimento si è diffuso, dopo il 1860, non solo tra le masse contadine e il «proletariato straccione» delle città, ma anche tra il ceto «civile», la classe colta, l’esercito e la burocrazia di quello che era stato il Regno delle Due Sicilie.
     Di Rienzo, nato a Roma nel 1952, è professore presso l’università “La Sapienza” di Roma e dirige la «Nuova Rivista Storica». Rivista che ha ospitato molti studiosi, che sono citati nel libro.
     Nel primo capitolo si parla della «nazione napoletana» prima e dopo il 1860. Significativo fu il caso del nobile napoletano Francesco Proto, duca di Maddaloni, che in un primo momento si era schierato con i piemontesi venendo eletto deputato, ma successivamente, rifiutandosi gli uffici di presidenza della Camera di pubblicare negli atti parlamentari il suo atto di accusa contro i governi di Cavour e di Ricasoli, si dimise da parlamentare e divenne uno dei più importanti elementi dei comitati borbonici operanti in Italia e in Europa. La stessa analisi sulle storture del processo unitario, fatta dal duca di Maddaloni, si ritrova in tanti scritti di autori minori e in tanti libelli pubblicati anonimi, finalizzati a favorire le simpatie verso la riconquista da parte dei Borbone del Regno delle Due Sicilie.
     Il secondo capitolo affronta il tema degli interventi a favore dei Borbone nel Parlamento inglese, e specialmente il discorso tenuto da Lord Lennox l’8 maggio 1863 alla Camera dei Comuni; discorso che, in appendice, viene pubblicato integralmente in italiano con l’intervento anche di altri parlamentari inglesi. Si parla anche del fenomeno del «brigantaggio», ponendo l’accento principalmente sul suo valore politico, considerandolo una mobilitazione popolare e nazionale basata sul patriottismo napoletano e sulla fedeltà alla dinastia borbonica; non solo quindi come rivolta sociale. Viene affrontato anche il tema della camorra e della mafia.
     Nel terzo capitolo si parla anche del dibattito a favore dei Borbone, che avveniva in Francia. Viene riportato estesamente il pensiero di Charles Garnier.
     Nell’ultimo capitolo viene descritto il passaggio dalla «questione napoletana» alla «questione meridionale». Il sentimento nazionale napoletano, scrive Di Rienzo, fu la risposta del Sud al pregiudizio antimeridionale.
     Il libro di Di Rienzo, molto ricco di note nelle quali viene riportato il pensiero di molti scrittori che hanno affrontata la «questione napoletana», sembra scritto per chi già è addentro nella questione; riesce un po’ difficile per i neofiti dell’argomento. Utile sarebbe stata, per esempio, la traduzione in italiano dei diversi passi riportati nelle lingue originali straniere.
Rocco Biondi

Eugenio Di Rienzo, L’Europa e la «Questione Napoletana», 1861-1870, D’Amico Editore, Nocera Superiore 2016, pp. 160

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