La
prima edizione del romanzo uscì presso la Feltrinelli nel 1963. Successivamente
tante altre case editrici l’hanno pubblicato, tra le quali l’edizioni del sud, che noi abbiamo letto.
Alianello racconta i fatti dalla parte dei
vinti, gli abitanti del Sud, che sono stati soggiogati dai piemontesi. Pone
l’accento però sui cosiddetti galantuomini, che sono dalla parte comunque, pur
con profonde contraddizioni, dei loro concittadini del Mezzogiorno; vorrebbero salvare
la loro posizione predominante, schierandosi con i cittadini del Sud e con i
Borboni. Ma sono pronti a passare con i vincitori. Avrebbero voluto che Crocco
assaltasse e prendesse Potenza, ed erano pronti a schierarsi con lui.
Ma Crocco sapeva che era destinato a
perdere, così infatti avevano deciso le grandi potenze; solo con la guerriglia
poteva ottenere dei successi, anche se provvisori. E non assaltò Potenza.
La storia che Alianello racconta inizia
nella primavera del 1861 e termina un anno dopo. La storia generale è l’insieme
di tante altre storie più piccole: quella di Gerardo Satriano, della Priora
suor Agnese di Gesù, del barone Andrea Guarna, dell’avvocato Matteo Guarna, di
Isabella Guarna, di Juzzella, di Carmine Crocco, di José Borges, e di tanti
altri.
Gerardo Satriano e Andrea Guarna sono due
ufficiali del disciolto esercito borbonico, mandati in Basilicata, per porsi a
capo dei briganti; ma in realtà abbandonati a se stessi.
Il tenente Gerardo si arruola a Napoli,
tramite la polacca Katia, che anche si concede a lui. In Basilicata Gerardo si
innamora di Juzzella, una domestica che poi verrà uccisa. Dopo l’esperienza in Basilicata
Gerardo andrà a combattere con i nordisti negli Stati Uniti nella guerra di
secessione, arruolato ancora una volta da Katia.
La Priora suor Agnese di Gesù, al secolo
donna Maria Carolina dei duchi Guarna, dopo la requisizione da parte dei
piemontesi del convento del Carmelo, si trasferì con alcune suore al terzo
piano del suo palazzo Guarna a Potenza, dando ivi vita alla vita monastica.
Arrivata alla fine della sua vita, la Priora, con atto tra vivi, dona quasi
provocatoriamente «tutti i beni a noi spettanti, mobili e immobili, terre,
palazzi, case, masserie, greggi e quant’altro fu lasciato a noi dal defunto
nostro fratello don Tommaso duca Guarna» al Re Vittorio Emanuele II, Re
d’Italia, «perché voglia destinarli ai poveri orfani di Basilicata, con la
fondazione d’un Collegio in questo nostro palazzo, sito in Potenza». E «se
dalle rendite ricavate, qualcosa sopravanzasse, voglia servirsene per il bene
dei poveri contadini di questa regione che non seppero mai cosa fossero le
tasse e ora sanno ma non possono pagarle». Dal novero dei beni donati al Re
d’Italia viene detratta la masseria di Picerno, con tutti i suoi annessi, che
viene consegnata a donna Giuseppina de Vito, in religione suor Francesca della
Madre di Dio, perché ne usi per sé e di chi vorrà condurre con sé.
Il barone Andrea Guarna era capitano
nell’esercito borbonico, e il maresciallo Vial lo invia in incognito da Roma
presso la zia Priora a Potenza. La zia gli riserva il secondo piano del palazzo
Guarna. Da lì avrebbe brigato per il Borbone. Accetta anche di divenire
capitano della Guardia Nazionale piemontese, per poi eventualmente tradire.
Dopo la mancata presa di Potenza raggiunge Roma su una carrozza della
prefettura, insieme alla cugina Isabella che sposerà.
Don Matteo Guarna, che aveva accusato Andrea,
viene incolpato di calunnia e tradimento; «anche i troppo furbi si beccano le
loro brave fregature». Don Matteo intanto è sparito; dicono che s’è ammazzato;
ma forse non è vero. Molto probabilmente è fuggito con un passaporto falso in
Svizzera. «Un giorno o l’altro uscirà fuori, uomo indistruttibile è, e vedrai
che lo faranno pure deputato».
Perché quella notte Potenza non fu
assalita? Scrive Alianello, nell’Intermezzo
secondo del suo romanzo: «La domanda d’Andrea e l’ignoranza angosciata di
don Matteo chiedono una risposta che bisognerà trovare non nella storia, quella
paludata e ufficiale, ma nell’umile cronaca che assurge così al rango di storia
vera, anche se amara». La colpa vien data al capobrigante Carmine Crocco, anche
se il generale José Borges nel suo diario non ne accenna per niente.
Da L’eredità
della Priora di Alianello fu tratto uno sceneggiato televisivo in sette
puntate con la regia di Anton Giulio Majano, andato in onda su Rai Uno nel
1980.
Rocco Biondi
Carlo Alianello, L’eredità della Priora, romanzo, edizioni del sud, 1985, pp. 600
Carlo Alianello, L’eredità della Priora, romanzo, edizioni del sud, 1985, pp. 600
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