19 giugno 2017

L’eredità della Priora, di Carlo Alianello



La prima edizione del romanzo uscì presso la Feltrinelli nel 1963. Successivamente tante altre case editrici l’hanno pubblicato, tra le quali l’edizioni del sud, che noi abbiamo letto.
     Alianello racconta i fatti dalla parte dei vinti, gli abitanti del Sud, che sono stati soggiogati dai piemontesi. Pone l’accento però sui cosiddetti galantuomini, che sono dalla parte comunque, pur con profonde contraddizioni, dei loro concittadini del Mezzogiorno; vorrebbero salvare la loro posizione predominante, schierandosi con i cittadini del Sud e con i Borboni. Ma sono pronti a passare con i vincitori. Avrebbero voluto che Crocco assaltasse e prendesse Potenza, ed erano pronti a schierarsi con lui.
     Ma Crocco sapeva che era destinato a perdere, così infatti avevano deciso le grandi potenze; solo con la guerriglia poteva ottenere dei successi, anche se provvisori. E non assaltò Potenza.
     La storia che Alianello racconta inizia nella primavera del 1861 e termina un anno dopo. La storia generale è l’insieme di tante altre storie più piccole: quella di Gerardo Satriano, della Priora suor Agnese di Gesù, del barone Andrea Guarna, dell’avvocato Matteo Guarna, di Isabella Guarna, di Juzzella, di Carmine Crocco, di José Borges, e di tanti altri.
     Gerardo Satriano e Andrea Guarna sono due ufficiali del disciolto esercito borbonico, mandati in Basilicata, per porsi a capo dei briganti; ma in realtà abbandonati a se stessi.
     Il tenente Gerardo si arruola a Napoli, tramite la polacca Katia, che anche si concede a lui. In Basilicata Gerardo si innamora di Juzzella, una domestica che poi verrà uccisa. Dopo l’esperienza in Basilicata Gerardo andrà a combattere con i nordisti negli Stati Uniti nella guerra di secessione, arruolato ancora una volta da Katia.
     La Priora suor Agnese di Gesù, al secolo donna Maria Carolina dei duchi Guarna, dopo la requisizione da parte dei piemontesi del convento del Carmelo, si trasferì con alcune suore al terzo piano del suo palazzo Guarna a Potenza, dando ivi vita alla vita monastica. Arrivata alla fine della sua vita, la Priora, con atto tra vivi, dona quasi provocatoriamente «tutti i beni a noi spettanti, mobili e immobili, terre, palazzi, case, masserie, greggi e quant’altro fu lasciato a noi dal defunto nostro fratello don Tommaso duca Guarna» al Re Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, «perché voglia destinarli ai poveri orfani di Basilicata, con la fondazione d’un Collegio in questo nostro palazzo, sito in Potenza». E «se dalle rendite ricavate, qualcosa sopravanzasse, voglia servirsene per il bene dei poveri contadini di questa regione che non seppero mai cosa fossero le tasse e ora sanno ma non possono pagarle». Dal novero dei beni donati al Re d’Italia viene detratta la masseria di Picerno, con tutti i suoi annessi, che viene consegnata a donna Giuseppina de Vito, in religione suor Francesca della Madre di Dio, perché ne usi per sé e di chi vorrà condurre con sé.
     Il barone Andrea Guarna era capitano nell’esercito borbonico, e il maresciallo Vial lo invia in incognito da Roma presso la zia Priora a Potenza. La zia gli riserva il secondo piano del palazzo Guarna. Da lì avrebbe brigato per il Borbone. Accetta anche di divenire capitano della Guardia Nazionale piemontese, per poi eventualmente tradire. Dopo la mancata presa di Potenza raggiunge Roma su una carrozza della prefettura, insieme alla cugina Isabella che sposerà.
     Don Matteo Guarna, che aveva accusato Andrea, viene incolpato di calunnia e tradimento; «anche i troppo furbi si beccano le loro brave fregature». Don Matteo intanto è sparito; dicono che s’è ammazzato; ma forse non è vero. Molto probabilmente è fuggito con un passaporto falso in Svizzera. «Un giorno o l’altro uscirà fuori, uomo indistruttibile è, e vedrai che lo faranno pure deputato».
     Perché quella notte Potenza non fu assalita? Scrive Alianello, nell’Intermezzo secondo del suo romanzo: «La domanda d’Andrea e l’ignoranza angosciata di don Matteo chiedono una risposta che bisognerà trovare non nella storia, quella paludata e ufficiale, ma nell’umile cronaca che assurge così al rango di storia vera, anche se amara». La colpa vien data al capobrigante Carmine Crocco, anche se il generale José Borges nel suo diario non ne accenna per niente.
     Da L’eredità della Priora di Alianello fu tratto uno sceneggiato televisivo in sette puntate con la regia di Anton Giulio Majano, andato in onda su Rai Uno nel 1980.
Rocco Biondi 

Carlo Alianello, L’eredità della Priora, romanzo, edizioni del sud, 1985, pp. 600

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