19 luglio 2006

Partito Democratico

Finora non avevo mai parlato in questo mio blog del Partito Democratico che si vuol fare. Semplicemente perché non sono ancora convinto della bontà di questa operazione.
Ma intanto la maggioranza dei Ds e la Margherita sono incamminati verso questo approdo e lo danno per scontato.
Fassino cerca di non chiudere le porte alla sinistra interna del suo partito, la quale non è per niente entusiasta della nascita del Partito Democratico, anzi sostanzialmente è contraria. Quel che serve oggi, dice Fassino, «non è precipitarsi in una conta referendaria, ma aprire un cantiere di ricerca e discussione». Ma le posizioni sono molte distanti. Mussi, Salvi, Spini ed altri non ci stanno.
Non è facile trovare posizioni comuni, su temi fondamentali, con la Margherita di Rutelli. Non è certo di buon auspicio l'intenzione di quelli della Margherita di non voler entrare a far parte del Partito Socialista Europeo, che io ritengo essere strumento essenziale di collegamento con il campo progressista internazionale, che ha alla base la laicità delle istituzioni pubbliche. In questa direzione però si sentono voci convergenti anche nella Margherita. Ciriaco De Mita ha affermato che la laicità deve essere fondamento della vita politica; non si può essere d'accordo con le pressioni dell'autorità ecclesiale nel tentativo di trasformare automaticamente ogni valore in norma; niente di più sbagliato. Ma non tutti la pensano in questo modo.
Io ritengo che siano più le cose che dividono i Democratici di Sinistra e la Margherita, rispetto a quelle che li uniscono.
Non bisogna sottovalutare i contraccolpi negativi che potrebbe esserci nella sinistra più radicale con la nascita di questo nuovo superpartito .
Gavino Angius ha detto, e io concordo con lui, che il problema dell'oggi non è il Partito Democratico, ma la tenuta della coalizione, ed ha aggiunto: «Se la nascita del Partito democratico è scontata, non è scontata la mia adesione». La penso come lui.

3 commenti:

Volpino Gänsfleisch zur Laden zum Gutenberg ha detto...

Io non voto Ds nè Margherita , quindi non avrei voce in capitolo. Ma mi metto nei panni di coloro che sono costretti a svendersi l'anima per trasformare un'alleanza elettorale ( legittima ) in partito. I Ds sono un partito tendente al centro , vero. Ma le differenze nei valori e nelle posizioni con la Margherita sono ancora particolarmente marcate. Non si può chiedere a chi ha dato tutto se stesso per un progetto di sinistra moderna di scendere ancora a patti con il "diavolo" per far nascere un partito che niente avrebbe a che fare con la loro storia , con le loro idee che , per quanto sbiadite , non possono essere uccise così in nome delle elezioni. Non sarebbe giusto nè per loro nè per gli elettori.

Anonimo ha detto...

Il problema è tutto nella storia e mbrosi lo ha colto in pieno. Non è la laicità a dividere i Ds e la Margherita visto che i due partiti stessi ospitano al loro interno diverse posizioni in questo ambito e visto che comunque un moderno partito riformista non può non fare della laicità un dogma. Il problema è tutto nell'iscrizione del Partito Democratico al gruppo parlamentare europeo, che non è altro che il momento in cui Ds e/o Margherita dovranno fare i conti con la propria storia.

redbullche ha detto...

Io sono convinto che si dovrà fare questo salto di qualità.
Certo di scontato non c’è niente e, per fare l’operazione del partito democratico, sia DS che Margherita alla fine penso che debbano perdere qualcosa.
E’ chiaro che sono tante le cose che dividono i DS e la Margherita. Io faccio politica a livello locale e, come DS , nella mia zona è gia difficile accordarsi su alcune questioni.
Però io mi accorgo che c’è tanta gente di sinistra che non si riconosce più in quella schiera di partiti che occupano il panorama politico di oggi. Da qui il bisogno di cambiare, ma questo cambiamento non può essere assolutamente forzato e soprattutto dovrà essere frutto di un profondo studio