5 gennaio 2020

Il processo beffa di Maria Oliverio, di Raffaele Caligiuri


Il processo beffa di Maria Oliverio, di Raffaele Caligiuri

È un romanzo che partendo dalla brigantessa Maria Oliverio detta Ciccilla, realmente esistita, traccia una storia proveniente dalla tradizione orale, che l’Autore fa propria immettendo spesso il suo pensiero. Il libro si chiude con la frase: “La storia è interessante quando il passato serve alle generazioni future per perfezionarsi e riprendersi”.
     A narrare in prima persona la storia nel libro è principalmente Maria Oliverio, ma spesso anche l’Autore o altri personaggi.
     A uccidere la sorella Teresa con l’accetta forse non è stata Maria ma il capobrigante Pietro Monaco, stanco di Teresa e invaghitosi di Maria, che poi sposerà. Ma l’amore fra i due dura poco. Maria ama poi il nobile Michele, un rapito dalla banda della quale fa parte. Il suo è un amore carnale, ma anche del cuore, della testa, delle parole; ma Michele non l’avrebbe capito, per lui era solo sesso e lo avrebbe dimenticato quando sarebbe stato libero.
     Maria Oliverio si era fatta una cultura su quattro bauli di libri, provenienti dalla famiglia Verga, nascosti nelle grotte di Cotronei. Libri di filosofia, di autori greci e latini, della Rivoluzione Francese, dell’Illuminismo, degli italiani: Dante, Boccaccio, Petrarca, Ariosto, Machiavelli, Guicciardini, Tasso, Leopardi, Manzoni. Aveva anche letto “Il Capitale” di Carlo Marx. I termini che non capiva andava a cercarne il significato sul Tommaseo. Poi lesse anche i libri di agronomia e sugli allevamenti, traendone frutto.
     Maria per l’Autore rappresenta in pratica quello che avrebbero dovuto essere gli abitanti del Sud, Pietro invece quello che erano i briganti.
     Intanto Pietro s’invaghisce di Rosa e lascia Maria, che diventa in pratica capobanda. Maria rimane gravida di Michele, e Rosa di Pietro; ai due bambini avrebbero messo appunto i nomi Michele e Pietro.
     Rosa tramite un transfert si crede Maria Oliverio e come tale viene condannata prima a morte, poi la pena gli viene commutata nei lavori forzati a vita ed infine graziata. Pietro Monaco era stato ucciso da un amico brigante. Maria Monaco, sotto altro nome, vive, ormai vecchia, nel marchesato crotonese e dice “non posso fare nulla per risollevare con altri mezzi gli altri, se non con i libri, e la sera in casa mia c’è un’altra ‘chiesa’ piena di giovani ai quali leggo e rileggo le opere di Marx e della sinistra Hegeliana, … Di cultura si vive e senza di essa la tirannia e la miseria domineranno il mondo”.
Rocco Biondi

Raffaele Caligiuri, Il processo beffa di Maria Oliverio, Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli (CZ) 2003, pp. 290

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