È
un romanzo che pur partendo da fatti e nomi realmente esistiti, li sviluppa poi
in modi inventati.
Il racconto si svolge su due piani
temporali: il 1861-1862 e il 2009-2013, a capitoli alterni. Concetta (Biondi) è
la protagonista del primo periodo; mentre Michela Giordano lo è del secondo.
Michela è la pronipote del capobrigante Cosimo Giordano, che tanta parte avrà
nel primo racconto.
Il verso del merlo era il segnale di
pericolo, che le vedette inviavano ai briganti, per farli nascondere o scappare
dal luogo in cui si trovavano, perché arrivavano i piemontesi.
Concetta, una bambina di quattordici anni,
fu stuprata dai soldati piemontesi, che costrinsero il padre a guardare
legandolo ad un palo e poi lo uccisero. Concetta si salvò perché creduta morta
e promise vendetta.
Michela fa domanda per entrare nell’Esercito.
Suo padre e tutti i suoi parenti sono contrari, perché il trisavolo (Cosimo
Giordano appunto) si salvò dall’eccidio perché quel giorno non era in paese; e
perciò non vogliono nemmeno che si nomini la parola Esercito, sarebbe come
prestarsi ai nemici; ma il padre si convince «perché la figlia di un cafone non
deve morire cafona».
Concetta entra a far parte della famiglia
dei briganti. Francesca, la donna di Cosimo, garantisce per lei. Francesca,
dopo l’uccisione di Cosimo, diverrà capo della banda dei briganti.
Michela diviene maresciallo dell’esercito e
parte per la prima missione all’estero. Comunica tramite internet.
Concetta, dopo aver ucciso i soldati che
l’avevano stuprata, si sparò un colpo con la pistola e si uccise.
Michela, ferita, sta trenta giorni in coma,
durante il quale le compare Concetta e le mette al collo un medaglione con la
sua foto.
Questa è una possibile sintesi del romanzo,
che si legge tutto d’un fiato. Tanti sono i personaggi che lo animano. Viene
usato un linguaggio ricercato e talvolta onirico. L’autrice, pluripremiata, è
certamente amante dei briganti.
Rocco Biondi
Enza Armiento, Il richiamo del merlo, Castelvecchi,
Roma 2018, pp. 192
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