L’idea
del libro – scrive Enzo Ciconte nell’introduzione – è quella di leggere il
brigantaggio alla luce degli insegnamenti di Karl Marx. Il brigantaggio è stato
un fenomeno che esprimeva una rivolta di classe le cui radici si trovano nelle
condizioni materiali e sociali dei contadini, nel loro disperato bisogno di
terra, sempre traditi e ingannati dai nobili, dagli agrari, dagli usurpatori.
Ed i contadini non sono più disposti ad accettare tale situazione e danno mano
alla rivolta. Il brigantaggio – conclude l’introduzione Ciconte sintetizzando
il libro – non fu un fenomeno criminale, di assassini e di delinquenti, di
barbari cafoni assetati di sangue, ma un fenomeno sociale e di classe.
Il “ritorno a Marx” sta avvenendo nelle
università degli Stati Uniti (vedi quelle del Michigan, Massachusetts,
California) dove vengono istituite cattedre di marxismo, mentre in Italia lo si
è liquidato come morto con la scomparsa del Pci. Nel presente saggio si tenta
anche di superare un limite presente nella evoluzione gramsciana: non si vuol
privilegiare l’operaio rispetto al contadino.
In questa lotta di classe assume un ruolo
importante l’odio. L’odio di classe esercitato non solo dalla classe subalterna
contro la classe dirigente, ma anche e soprattutto in senso contrario.
Pontelandolfo, Casalduni, Campolattaro e altre decine di paesi rasi al suolo, -
scrivono gli autori - con le popolazioni
massacrate e annientate dalle truppe piemontesi, non furono forme estreme di
giustizia, ma libero esercizio dell’odio di classe.
Quello che avvenne a Marzabotto,
ottant’anni dopo, era già stato sperimentato dai Savoia nel Mezzogiorno
d’Italia. Questo che scrivono Di Brango e Romano, lo avevano già scritto altri.
In bibliografia i due autori citano opere che sono funzionali al loro assunto.
Non si deve però credere, si legge nel
libro, che nel Meridione d’Italia, quando vennero i piemontesi, esistesse solo
l’agricoltura; fiorente era anche l’industria; come esempio vengono riportate
ed analizzate le Ferriere di Mongiana in Calabria e le Officine di Pietrarsa
vicino Napoli. Sia le une che le altre vennero progressivamente chiuse, per non
consentire più al Sud di “intraprendere”, per dirla con le parole di Carlo
Bombrini, primo presidente della neonata Banca d’Italia.
Ma il mondo contadino, animato dall’ansia
di riscatto e di riappropriazione delle terre, è in rivolta nella Calabria
silana, negli Abruzzi, nel Cilento, nella Daunia, nel Beneventano, in Terra di
Bari, in Irpinia, nel Sannio, in Sicilia e nella Basilicata. In quasi tutto
l’ex Regno delle Due Sicilie fioriscono l’insorgenza contadina ed il
brigantaggio, che hanno come obiettivo di fondo: combattere la fame, condurre
un’esistenza decorosa, riappropriarsi della dignità del proprio lavoro.
Nell’ambito della più generale guerra
civile tra italiani del Sud e italiani del nord, nel Sud e per il Sud si
combattono due specie di guerre: quella di Crocco (e di tutti gli altri
briganti) e quella del legittimista José Borges; la prima in difesa dei
contadini stessi e dei subalterni tutti, la seconda per riportare il re
Francesco II sul suo trono.
Nella prima guerra si inserisce quella
avvenuta a Palermo nel 1766, la rivolta cosiddetta del “sette e mezzo” (durò
infatti sette giorni e mezzo). Fu la sollevazione popolare avvenuta dal 15 al
22 settembre 1866. Per sedare la rivolta furono mandati circa 40.000 (quarantamila)
soldati. Fu anche bombardata la città
Un capitolo del libro è dedicato alle
brigantesse, che furono presenti massicciamente e direttamente nella rivolta
contadina postunitaria; durante la durata di questa guerra le differenze di
genere si assottigliarono sensibilmente, sottraendo così l’esclusiva di
avanguardia al sesso maschile.
Alla domanda, posta da Franco Molfese, se
fosse stato possibile evitare tantissimi morti, provocati dal brigantaggio
contadino e dalla repressione statale, Enzo Di Brango e Valentino Romano nel
loro libro rispondono: «Sicuramente sì, se
solo alle istanze di classe si fosse risposto con una politica di riforme che
le esaudisse. Ma non si è fatto, e questo pesa ancora nelle coscienze, nei
destini e sul progresso della nazione».
Enzo Di Brango - Valentino Romano, Brigantaggio e rivolta di classe. Le radici
sociali di una guerra contadina, introduzione di Enzo Ciconte, Nova Delphi,
Roma 2017, pp. 260
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