E' un libro pamphlet
pubblicato nel luglio 2005, datato quindi ma che conserva nei temi
trattati una sua forte attualità. Mazziotti, calabrese trapiantato a Napoli, sferra uno spietato
attacco ai professionisti della politica, usata per sistemarsi per la
vita.
In Italia abbiamo una
elefantiaca, inutile e costosissima struttura
politico-amministrativa: al Governo nazionale un centinaio fra
ministri, sottosegretari e vice ministri; 630 deputati, 315 senatori,
5 senatori a vita; 20 regioni, con relativi governatori, 215
Assessori e 1036 consiglieri; 103 province con presidenti, assessori
e consiglieri; 8101 Comuni con Sindaci, assessori, consiglieri; 106
consigli circoscrizionali; 365 comunità montane, con presidenti e
giunta.
Abbiamo molti Comuni sotto
i 100 abitanti, per esempio: La Magdeleine, in Val d'Aosta, con 93
abitanti; Moncenisio, in Piemonte, con 43 abitanti; Monterone, in
Lombardia, con 33 abitanti; Rondanina, in Liguria, con 95 abitanti;
Carapello Calvisio, in Abruzzo, con 95 abitanti; Baradili, in
Sardegna, con 95 abitanti. In questi Comuni spesso gli abitanti
adulti, non sono sufficienti a coprire i posti di amministratori e
consiglieri. Tantissimi sono i Comuni di poco superiori ai 100
abitanti.
Sono convinto, scrive
Mazziotti, che cominciare a mandare a casa gran parte dello
sterminato esercito dei professionisti della politica sia un passo
del tutto necessario sulla strada dello sviluppo e della crescita del
paese. Risparmieremmo centinaia di milioni di euro l'anno,
attualmente tolti dalle tasche di noi contribuenti.
Sproporzionatissimi sono
gli "stipendi" degli amministratori pubblici. Il Presidente
della Repubblica percepisce uno stipendio di circa 19.000 euro al
mese. Di poco inferiore è lo stipendio del Presidente del Consiglio.
I Ministri percepiscono circa 16.000 euro mensili. I Senatori circa
16.000 euro al mese. I Deputati circa 15.000 euro al mese. Stipendi di
poco inferiori hanno presidenti, vice presidenti e assessori delle
Regioni. Gli stipendi dei Sindaci dipendono dal numero degli
abitanti, con uno stipendio medio di circa 6.000 euro.
Scandalo maggiore sono le
pensioni d'oro degli amministratori pubblici. Noi poveri mortali
siamo dei semplici ultra pezzenti rispetto a loro.
Ma adesso basta con le
cifre, anche per non correre il rischio di essere apostrofati dai
politici di professione con la sparata piena d'ira con la quale
l'allora sindaco di Milano Marco Formentini concluse l'intervista con
il giornalista Gian Antonio Stella: «Adesso
basta, lei mi ha rotto i coglioni».
Al fine di evitare lo
spreco di denaro pubblico e dare al sistema Italia quella efficienza,
rapidità, completezza dei servizi cui tutti i cittadini hanno
diritto, Mazziotti propone la soppressione delle 103 province, delle
365 comunità montane, dei 104 consigli circoscrizionali, e un
diverso criterio di accorpamento e gestione delle 20 Regioni e degli
8101 Comuni. Propone anche la riduzione da 950 a non più di 300
parlamentari: 200 deputati e 100 senatori, la sostituzione dei
trattamenti economici e pensionistici con gettoni di presenza e con
una liquidazione rapportata al numero delle partecipazioni ai lavori
parlamentari, introduzione della regola senza eccezioni secondo la
quale si può essere eletti deputati e senatori al massimo due volte,
introduzione della norma sulle incompatibilità, riduzione delle
"pensioni d'oro" di almeno il 50%, eliminazione della
boscaglia dei privilegi (vitalizi, auto, scorte, uffici, ecc. a tutti
gli ex).
Per quanto riguarda gli
enti locali, sostiene ancora Mazziotti, se il decreto Bassanini
venisse applicato integralmente, gli amministratori politici
diverrebbero mere figure di rappresentanza, costose e inutili, delle
quali si potrebbe fare a meno. Non ha alcuna importanza, scrive
ancora Mazziotti, che il sindaco sia eletto dal popolo o che sia
nominato dall'alto, l'importante è che sappia bene amministrare, sia
capace di inverare le aspirazioni dei cittadini e di risolvere i loro
problemi esistenziali.
Ultima proposta del
Mazziotti è quella di ridurre le attuali 20 regioni a 3 o 4
macroregioni (io opterei per 3). A me ovviamente interessa la
macroregione meridionale, che dovrebbe abbracciare l'intero territorio dello storico ex Regno delle Due Sicilie e comprendere quindi Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, più parte dell'odierno Lazio meridionale ed orientale. Si tratta di regioni, dice Mazziotti, che vantano quanto di meglio il paese vanta in materia di bellezze naturali (Capri, Ischia, Procida, le Tremiti, le Eolie e Lampedusa, i Campi flegrei, la costiera sorrentina patrimonio dell'umanità, la Sila, il Vesuvio, l'Etna e Taormina) e di beni e istituzioni culturali (i palazzi reali di Caserta, di Napoli e di Palermo, i giacimenti archeologici di Pompei, Ercolano, Paestum e di Sybari, la valle dei Templi di Agrigento e le Latomie di Siracusa, le università federiciane e i centri di ricerca). Operando le attuali istituzioni separatamente se non addirittura in concorrenza tra di loro, non
riescono a trasformare queste "ricchezze" in occasioni di crescita, di sviluppo e di progresso. Unite tutte le regioni meridionali in un'unica macroregione si risparmierebbero alcune centinaia di milioni di euro l'anno. Si dovrebbero pagare solo un governatore, 10 assessori, 60 consiglieri.
Il Mazziotti, pur facendo un calcolo al ribasso, indica lo "spreco di denaro pubblico" per pagare la "spesa inutile" dei
professionisti della politica in oltre cinquemila miliardi di euro
l'anno.
E'
ovvio che non possono essere gli stessi parlamentari o gli eletti nei
vari consigli a decretare la propria riduzione o, addirittura, la
loro estinzione. Bisogna allora creare dal basso le condizioni perché
ciò avvenga.
Rocco
Biondi
Gerardo
Mazziotti, L'assalto
alla diligenza, ovvero Come evitare la rapina di (almeno) diecimila
miliardi di lire l'anno,
Edizioni DenaroLibri, Napoli 2005, pp. 256, € 8,00
Nessun commento:
Posta un commento