Ovviamente anche io concordo sul fatto che non si possa criticare un film senza prima vederlo, e come potrebbe essere diversamente, ma la mia protesta, e dei tanti altri che l'hanno fatta propria, è nata come reazione al come il film veniva presentato, nella sua fase iniziale di lavorazione. Quello che veniva detto nel comunicato stampa di lancio dell'inizio delle riprese in Puglia, ripreso da tanti giornali, non poteva essere assolutamente accettato. E' vero che avrei potuto privatamente mettermi in contatto con la Ellemme Group e con l'Apulia Film Commission per chiedere chiarimenti. Ma l'esperienza personale mi insegna che avrei avuto scarsissimo o nessun ascolto.
Le proteste in internet invece hanno ottenuto che un responsabile della casa produttrice, Giorgio Ferrero, si mettesse telefonicamente in contatto con me per dire che il contenuto di quel comunicato stampa non era partito da loro e che comunque sarebbe intervenuto per capire e chiarire. Parimenti il responsabile dell'ufficio stampa dell'Apulia Film Commission, Nicola Morisco, che in un primo tempo aveva tentato con email di scaricare la responsabilità del comunicato sulla produzione, telefonicamente aveva ammesso che vi era stata un po' di superficialità nell'attingere in internet informazioni su Crocco e che avrebbe provveduto ad emettere un nuovo comunicato stampa di precisazione e chiarimento. Cosa che poi è stata fatta; il nuovo comunicato infatti è reperibile sul sito di Apulia.
La Ellemme Group ha poi inviato per email, a me ed ad altri, una lunga nota di chiarimento, che pubblico di seguito integralmente. Non ci resta che aspettare l'uscita in autunno del film sulla Rai, per poter valutare e dire la nostra con più cognizioni di causa. Ora però voglio esternare un'altra perplessità sui contenuti del film su Crocco. Ferrero telefonicamente mi diceva che consulente storico per il film è stato il professore universitario, di Roma Tre, Carlo Felice Casula. Da forse superficiali informazioni esperite in internet risulterebbe che detto professore sia uno storico risorgimentalista dalla parte dei Savoia. Speriamo di aver visto male.
Rocco Biondi
Un grande cantautore meridionale, Rino Gaetano scrisse nella sua canzone forse più riuscita, il verso “Mio fratello è figlio unico perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo”. Tutta la troupe del film “Il Generale dei briganti” ha ripensato a quelle pungenti parole, leggendo le feroci accuse del signor Rocco Biondi riguardo al lavoro di cui abbiamo da poco iniziato le riprese. Il signor Biondi, certamente per amore riguardo la storia del meridione e delle lotte portate avanti dai briganti, si scaglia contro il nostro progetto, accusandoci di superficialità e ignoranza storica. Ma il signor Biondi non solo non ha potuto vedere il film (dovrà aspettare l’autunno, abbiamo appena iniziato a girare!!) ma non ha nemmeno letto la sceneggiatura. Se lo avesse fatto avrebbe saputo che “Il generale dei Briganti” è frutto di oltre due anni di lavoro molto intensi: ricerca storica, documentazione storiografica iconografica e persino merceologica, perché non solo le vicende narrate, ma anche costumi, ambientazioni, acconciature, arredamenti ed ogni piccolo particolare rispecchi le vicende narrate. Se chi si scaglia contro di noi avesse letto il copione scritto con profonda cura da Paolo Poeti e Giovanna Koch, saprebbe che raccontiamo le vicende di cui Crocco fu protagonista, senza mai falsificare la storia, pur confezionando un prodotto artistico e non un semplice documentario. Raccontiamo dunque la delusione dei briganti per come andarono le cose dopo l’iniziale patto stipulato con Garibaldi, come avremmo potuto fare altrimenti? Se chi ci attacca avesse contezza del film che stiamo girando, saprebbe che sull’immagine di una nave che porta lontano il valoroso Carmine Crocco, si racconta della sua angusta fine nel carcere di Portoferraio, nonché di come l’iniziale condanna a morte venne furbescamente tramutata in ergastolo, così da rendere meno pericolosa l’immagine eroica e simbolica di Crocco fra la sua gente. Vorremmo rassicurare gli studiosi del brigantaggio, che il nostro lavoro rispetta profondamente la storia del meridione italiano, e tenta di raccontarne una parte (peraltro controversa e lunga) proprio nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, per offrirla in prima serata al pubblico di Rai Uno. Sarebbe bastato -prima di strepitare e condannare il lavoro meticoloso e complesso di un gruppo produttivo ed artistico italiano- chiamarci per chiedere lumi sulle inesattezze lette in un comunicato stampa: avremmo rassicurato il signor Biondi e tutti coloro i quali si sono inalberati, e fortemente preoccupati senza averne ragione certa. Naturalmente dispiace anche a noi che per un disguido (forse una sinossi trovata su altre fonti) sia comparso sul sito dell’Apulia film Commission (il cui eccellente lavoro non smetteremo mai di lodare) un comunicato stampa che non raccontava con precisione il nostro film, ma ci dispiace anche (e ci lascia perplessi) che oggi sia più facile avvitarsi in polemiche violente anche quando esse non hanno nessun fondamento nella realtà. Amiamo il meridione, caro signor Biondi, e abbiamo intenzione di far tutto fuorché offenderlo!
Vorremmo a tal proposito sottolineare come la Ellemme group abbia deciso ancora una volta di realizzare le riprese INTEGRALMENTE nel sud Italia, dando così lavoro a tantissimi italiani (meridionali in particolare), a differenza di altre produzioni che per risparmiare girano in Argentina, in Portogallo o nei paesi dell’Est vicende che narrano storie del nostro paese, paradossalmente “ricostruito” altrove. Lavorare in Italia con lavoratori italiani è una scelta precisa -e costosa- di cui andiamo orgogliosi. A tal proposito è d’obbligo per noi ringraziare pubblicamente l’Apulia film Commission per il contributo prezioso con cui supporta le produzioni che scelgono il territorio e la manodopera locale. Siamo convinti che se la Puglia è diventata un set così appetibile per chi fa cinema o televisione è anche grazie al fondamentale aiuto di chi ha saputo valorizzarne le potenzialità, come ha fatto e fa l’Apulia film Commission, che ci aveva già dato una grande mano nel 2010, quando producemmo “Mia madre” (altro film interamente girato in Italia), enorme successo di pubblico e critica.
Riassumere una vita ricca come quella di Carmine Crocco e in due sole puntate è molto difficile, ed è possibile che il nostro lavoro potrà scontentare qualcuno, che non vi piacciano gli attori scelti, o le scelte di regia. Ma vi preghiamo di vederlo -in autunno, quando verrà trasmesso da Rai Uno- prima di applaudirci o fischiarci. Siamo certi che anche Rino Gaetano approverebbe questa richiesta! Intanto promettiamo di pubblicare entro domani un comunicato stampa che riassuma REALMENTE il nostro film, sperando di avere incoraggiamenti, critiche, consigli e quant’altro sul nostro lavoro.
La troupe di “Il generale dei briganti”;
La ELLEMME group
Vanessa Ferrero
2 commenti:
Bene, come consulente storico è stato scelto un professore universitario dalla parte dei Savoia. Non sarebbe stato meglio sceglierne uno, per così dire, "neutro"? I produttori dicono di amare il Meridione e di non volerlo offendere, ci mancherebbe altro...il Meridione è stato offeso per 150 anni. Troppo. Speriamo solo che questa fiction rispecchi la realtà dei fatti e non faccia passare il solito messaggio secondo cui Garibaldi e compagnia rappresentavano il bene che combatteva contro i "malvagi briganti".
Ho guardato la fiction ma nonostante ero diffidente già ancora prima di vederlo confermo la mia delusione. Anche se di finzione si tratta, il titolo parla di un generale, di cui mai è apparso l'esercito, se non una misera dozzina di uomini. Dove sono i 2000 uomini di crocco nel fiml, di cui era generale? Dove sono le rappresaglie sulle popolazioni subite dai sabaudi? Troppo incentrato nel periodo pre-unitario, ma il crocco che mi aspettavo di vedere con maggior approfondimento era il crocco del periodo post-unitario. Fiction mediocre. Il lavoro di Pasquale Squitieri "Li chiamarono Briganti" rimane sempre il capolavoro.
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