Brigantaggio politico e sociale
di Rocco Biondi
Sono passati 150 anni da quando i Savoia piemontesi invasero ed annessero il Regno delle Due Sicilie, che allora comprendeva le attuali regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia, oltre a gran parte dell'odierno Lazio meridionale (distretti di Sora e Gaeta) e al Cicolano (distretto di Cittaducale), l'area orientale dell'attuale provincia di Rieti.
Sono in atto le celebrazioni del centocinquantenario della cosiddetta unità d'Italia, in tono minore e con diverse contestazioni, anche se il presidente Giorgio Napolitano, con impegno degno di miglior causa, si sforza di ripetere le trite false storie risorgimentali.
Molteplici sono gli studi, sia di accademici che di irregolari, che documentatamente danno vita ad una controstoria del risorgimento. Nuova luce viene gettata su fatti ed avvenimenti che finora erano stati letti colpevolmente solo dalla parte e nell'interesse dei vincitori piemontesi invasori. Anzi talvolta, in cattiva fede, tali pseudo fatti erano stati inventati per mera propaganda adulatoria.
Si scopre che i cosiddetti padri della patria sono stati mossi da finalità poco nobili. Interessi economici inconfessati hanno dettato comportamenti che hanno calpestato i più elementari principi del vivere civile. Il Sud fu invaso senza alcuna dichiarazione di guerra. Le popolazioni meridionali sono state calpestate e spogliate della loro dignità umana. Fucilazioni spietate di chi resisteva, massacri di civili inermi, interi paesi incendiati e rasi al suolo, deportazioni di massa di oppositori, donne violentate. In questo modo fu fatta l'unità d'Italia.
Non vi è quindi nulla da celebrare. Noi meridionali continuiamo a ricordare e a commemorare. La presa di coscienza di quello che di tragico ed orrendo ci fu fatto continua ad allargarsi sempre più. Associazioni, movimenti, convegni, eventi si moltiplicano a macchia d'olio. Stampa e televisioni nazionali non riescono più a ignorare tutto quello che viene organizzato e detto quasi ovunque, dalle grandi città ai più piccoli Comuni.
I partiti politici tradizionali sono rimasti spiazzati. Cresce lo scontento contro di loro. Comincia a sentirsi il bisogno di nuove aggregazioni, che superino le tradizionali divisioni tra destra e sinistra e lascino il posto ad un nuovo sentire: la comune appartenenza al Sud. E' ancora un movimento indistinto e frastagliato, che ha bisogno di tempo per amalgamarsi e produrre una spinta quanto più unitaria possibile verso una nuova forma-partito, intesa nella più nobile accezione. Anche se alcuni, pur con le nuove idee, continuano ancora a militare nei partiti esistenti.
Non sappiamo, né prevediamo quale sarà lo sbocco di questo movimento. Vogliamo però che questo movimento vada avanti e cresca sempre più, nell'interesse nostro e dei nostri figli, per non vederci più costretti ad abbandonare la nostra terra per cercare altrove migliori, o quantomeno normali condizioni di vita; vogliamo che queste condizioni vengano create qui e subito. E questo compito non possiamo delegarlo a nessuno, dobbiamo esserne noi stessi gli artefici.
Ognuno deve fare la sua parte. L'obiettivo che noi ci proponiamo con questa nuova rivista è principalmente di carattere culturale. Per capire verso dove si deve andare per migliorare le proprie condizioni di vita, bisogna conoscere da dove si proviene. Sapere chi erano i nostri padri, scoprire per cosa hanno lottato, conoscere i risultati positivi che hanno conseguiti, riflettere sulle loro sconfitte, ma anche studiare le cause e le concomitanze che hanno portato a quelle sconfitte, è necessario e fondamentale sia per prendere coscienza dei valori positivi che devono guidarci, sia per conoscere gli ostacoli e da chi sono stati frapposti per chiederne il dovuto conto, ma anche per non ripetere gli errori da loro commessi.
Il brigantaggio politico e sociale è stato un fenomeno di massa, che nel decennio 1860/1870 ha coinvolto la stragrande maggioranza degli abitanti dei territori appartenuti all'ex Regno delle Due Sicilie. I briganti di quell'epoca, uomini e donne che per noi assumono solo ed esclusivamente una connotazione positiva, sono stati insorgenti e partigiani che hanno lottato in difesa della loro terra, delle loro famiglie, della loro dignità. Le preponderanti forze militari messe in campo contro di loro li condannarono alla sconfitta. Ma furono sconfitti perché i “piemontesi” usarono contro di loro metodi spietati ed inumani.
Le modalità di quella sconfitta spiegano l'attuale condizione poco felice del Sud. Noi dobbiamo partire da dove i nostri padri briganti furono costretti a lasciare.
Né lasciamoci ingannare dall'imbroglio del federalismo proposto dalla Lega Nord. Con quel federalismo fiscale chi sta bene (il nord) starà meglio, chi sta male (il sud) starà ancora peggio. Il federalismo poteva essere fatto nel 1860, non oggi.
Questa rivista si propone di raccogliere e diffondere contributi di studiosi, di qualsiasi estrazione e formazione, accomunati comunque dall'interesse positivo e dall'amore per il Sud. Saranno proposti principalmente studi storici sul brigantaggio politico e sociale, considerato come la radice ed il cuore dell'essere meridionali. Come pure verranno pubblicate proposte miranti alla crescita e valorizzazione del Mezzogiorno. Cercheremo di non privilegiare nessuna proposta, ma se lo faremo motiveremo e spiegheremo la nostra scelta.
La rivista, pur mirando al rispetto di criteri scientifici, avrà forma divulgativa; si rivolge infatti sia a chi è già addentro a questi studi e a queste idee, sia ai neofiti che vogliono cominciare ad avvicinarsi a questo mondo. Ma la rivista vuole essere anche uno strumento di propaganda per il meridionalismo.
L'interesse per i fatti di brigantaggio, e per il significato che il brigantaggio ha assunto nel tempo e che continua tutt'oggi ad avere, è molto grande. Testimonianza ne è il numero ed il livello altamente qualificato degli autori che hanno accettato di scrivere in questo primo numero. Ma anche dei tantissimi altri che siamo sicuri scriveranno nei prossimi numeri.
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