13 novembre 2010

Viva l'Italia, di Aldo Cazzullo - Cazzate


Le cazzate del libello di Cazzullo 
Quello di Cazzullo è un libello che contraddice appieno la finalità per la quale sarebbe stato scritto: unire gli italiani. E' allo stesso tempo inutile e dannoso. Quelli del Comitato per i 150 anni dell'unità d'Italia dovrebbero (se ne avessero il potere) farlo ritirare dalla circolazione. Ma mi auguro che la censura sia naturale: siano i lettori a non farlo circolare.
E' un'accozzaglia di luoghi comuni. Vengono ignorati o irrisi tutti gli studi più recenti sul cosiddetto “risorgimento”. Ma quel che è peggio, vengono insultati studiosi seri che finalmente cominciano a mettere in luce i misfatti che portarono e conseguirono alla cosiddetta “unità d'Italia”, dal 1860 ai giorni nostri.
Di Pino Aprile e del suo “Terroni” (peraltro senza nemmeno citarli) il Cazzullo scrive: «Il best seller che comincia con il terrificante attacco: “Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quel che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni...” (un attacco in cui non c'è una sola parola giusta, dall'empio riferimento a Marzabotto alla definizione di “piemontesi” per l'esercito italiano)».
Di Gigi Di Fiore e del suo “Gli ultimi giorni di Gaeta” (anche questa volta senza citarli) il Cazzullo scrive: «Il saggio su Gaeta intitolato L'assedio che condannò l'Italia all'unità, come se l'unità fosse una sciagura».
Persino di Giordano Bruno Guerri il Cazzullo ha scritto: «E' vero, uno scrittore intelligente come Giordano Bruno Guerri ha detto che i libri sul Risorgimento annoiano. Ma può essere che si sbagli, e sia vero il contrario».
Cazzullo dovrebbe riflettere sul perché - come lui stesso scrive - sono infinite le «denigrazioni di cui i padri della patria [n.d.r. Garibaldi, Vittorio Emanuele 2°, Cavour, Mazzini] sono stati oggetto»; e sul perché - come lui stesso dice - questa lista di denigratori sia sterminata. E sul perché - come ancora lui lamenta - sono ritenuti «molto più italiani Ninco Nanco, Crocco, Fra' Diavolo e gli altri briganti, anzi patrioti meridionali».
Il Cazzullo farebbe bene a non irridere e banalizzare «i neoborbonici, nostalgici di festa farina e forca, e i sanfedisti, che rimpiangono l'Inquisizione e le insorgenze antimoderne con i forconi». Cazzullo prima di scrivere cazzate farebbe bene ad informarsi.
E per finire, è almeno una caduta di stile l'accusa di “sciovinismo, meschino e rancoroso”, che Cazzullo rivolge a chi «se la prende con Napoleone razziatore di opere d'arte» italiane. Per lui è “esaltante” incontrare quelle opere nei Musei stranieri. Ma Cazzullo forse è un italiano rinnegato.
Talvolta “nomen omen est”.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Gent. Sig. Biondi,
ho aggiunto il suo blog nella lista presente sul mio blog: "uno sguardo su Ceglie".
Buona giornata
dg

Anonimo ha detto...

Grazie per il link al mio post "Circonvenzione d'incapace".

Il Diavoletto (Biondi anch'io :-))

Anonimo ha detto...

Per sua fortuna non ha ascoltato la derisione fatta dal Cazzullo da Angela, altro piemonteis, per cui gli incarcerati a Fenestrelle, famoso luogo di villeggiatura montana dell'alto Piemonte, e dove venivano rinchiusi i patrioti del Sud, si dedicavano (che goduria) al gioco d'azzardo. Magari qualche scemo ci sarà pure stato, da dove viene Cazzullo ne è pieno. Sul cancello del suddetto carcere c'era scritto: il lavoro rende liberi. Ricorda qualcosa, ne? Oltretutto sti nordici sono pure scemi: che gusto c'è a vincere facile? Dovrebbero dire che hanno sudato sangue (quattro briganti contro 120 mila soldati!). Invece, diversamente dagli americani o inglesi, dicono che l'avversario era brutto, storpio, sporco e cattivo. Che forza! E poi vorrebbero che fossimo tutti italiani, chi ha avuto avuto, chi ha dato ha dato. Si sono scordati l'introdizione della corruzione, delle mafie, le ruberie, gli assassini, la richiesta di mandare i nostri nonni in Pastagonia. Prima scusa devono chiedere. E no, caz...