2 luglio 2008

La Mussolini contro i rom: prendiamole le impronte

Alla prima prova d’esame i ministri "cattolici" del Governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello. L’esame gli è stato fatto da Famiglia Cristiana n. 27, in edicola in questa settimana. Il settimanale cattolico dei Padri Paolini, che ha tre milioni e mezzo di lettori, è andato giù pesante contro il clan Berlusconi. E’ indecente la proposta razzista di Maroni di prendere le impronte digitali ai bambini rom.
Io che nei miei teneri anni sono stato formato in ambienti cattolici, dai quali però ora sono lontanissimo, plaudo incondizionatamente alla sonora bocciatura. Ma mi chiedo se servirà a qualcosa. Berlusconi ha un filo diretto con papa Ratzinger. Vi ricordate del caramelloso e plateale baciamani? Vi ricordate la immediata benevola risposta di Ratzinger al devoto Berlusca, che chiedeva di poter fare la comunione nonostante fosse divorziato?
Chi sono i cattolici ai quali si rivolge Famiglia Cristiana? Quelli che votano i partiti antiberlusconiani o quelli che venerano l’unto Berlusconi? Non so quanto questi ultimi si lascino impressionare dagli anatemi paolini.
E però ai devoti berlusconiani non è piaciuta per niente la scomunica in primo piano ed hanno reagito rabbiosamente. Il saltafossi Carlo Giovanardi, dopo aver respinto «con sdegno la delirante accusa di essere parte di un governo più o meno nazista», si chiede: «Questo settimanale che cos’ha ancora di cristiano?». La carneade ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini delira: «Da cattolica sento il dovere morale di occuparmi dei bambini rom proprio prendendo loro le impronte digitali».
Ma la più ineffabile è stata la nipote del duce Alessandra Mussolini [nella foto in versione estiva]. Di lei il pezzo incriminato di Famiglia Cristiana aveva scritto: «Non stupisce il silenzio della nuova presidente della Commissione per l’infanzia, Alessandra Mussolini, perché le schedature etniche e religiose fanno parte del Dna familiare e, finalmente, tornano a essere patrimonio di Governo». Apriti cielo. La camerata sbotta: «Evocare il mio dna dimostra scarso rispetto per le istituzioni». Dove l’istituzione sarebbe lei, in quanto occupa lo strapuntino della presidenza della fantomatica Commissione Infanzia. Vi ricordate i suoi insulti contro Berlusconi perché non gli veniva data una carica purchessia e per essere stata confinata in piccionaia? Una volta accontenta è allegramente prona davanti a Berlusconi.
Ma sentite ancora cosa scrive Famiglia Cristiana: «A sessant’anni dalle leggi razziali, l’Italia non ha ancora fatto i conti con le sue tragiche responsabilità. In particolare, quei conti non li ha fatti il Centrodestra al Governo, se un ministro propone il concetto di razza nell’ordinamento giuridico. Perché di questo si tratta».
E per finire il giornale cattolico conclude seriosamente che se le impronte digitali le si vogliono prendere, si cominci dai nostri figli; ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro. L’affossa "pianisti" sarebbe l’unico "lodo" gradito agli italiani.
Ma forse Famiglia Cristiana s’illude che quelli che votano per Berlusconi abbiano ancora una coscienza.

PRIMA PERÒ LE IMPRONTE DEI PARLAMENTARI E DEI FIGLI

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