18 giugno 2006

Dipendenza da computer, anche per i blogger

Il computer può dare dipendenza.
Una clinica olandese, la Smith and Jones di Amsterdam, specializzata nella cura delle dipendenze, ha organizzato una "due settimane" fra i boschi, a contatto con la natura, per disintossicarsi dalla dipendenza dai videogiochi. Il corso è riservato agli adolescenti tra gli 8 e i 18 anni, che stanno anche 16 ore giornaliere davanti al computer.
L'abuso da tastiera o da joystick ha effetti simili a quello delle droghe. Pensieri ossessivi, problemi di salute, danni seri alle relazioni personali, a scuola o sul luogo di lavoro.
I videogame, soprattutto se violenti e sanguinari, allontanano, fino al distacco completo, dalla vita reale. Le emozioni reali vengono sostituite dalla identificazione con quelle dei personaggi virtuali.
Solo dimostrando ai drogati del pc che la vita reale può essere più eccitante di una partita sullo schermo, spiegano gli organizzatori, si può sperare di salvare chi ha fatto del gioco virtuale l'unico scopo della sua vita.
Serve dunque un taglio netto con la consolle e una fuga nei boschi, per guarire una dipendenza che, secondo studi condotti dall'Università di Amsterdam, è del tutto simile a quella da droga.
La Smith and Jones non è la prima struttura a occuparsi di dipendenza da videogiochi. Ne esistono già negli Usa, in Canada e in Cina. Ma la clinica olandese sarà la prima, con il "ritiro" di metà luglio, a ospitare i propri pazienti.
Scopo del campo non è far abbandonare il computer ai "drogati", ma aiutarli a riavvicinarsi ad esso "disintossicati".
Leggendo questa notizia mi è venuto il sospetto che forse anche a tanti di noi blogger non farebbe male una "due settimane" fra i boschi, senza computer e senza internet. Ci libereremmo dall'ansia di prestazione da blog, dal bisogno di inventarci o trovare qualcosa per scrivere per forza un post al giorno, dal frequente controllo spasmodico dei contatori per vedere quante visite abbiamo avuto, dalla rassegnata attesa che qualcuno ci linki, dall'inconfessato rancore contro chi riceve più visite di noi, dall'attendere incollati al monitor un commento, dal sospettare che chi si dichiara amico lo fa per interesse.
Alla fine del "ritiro senza blog" forse ritorneremmo a ricordarci che la vita è anche altro: una buona lettura disinteressata, un'uscita con gli amici, gli affetti della propria famiglia (genitori, mariti, mogli, figli), una passeggiata, il lavoro (anche se alienante), e magari anche un po' di sport attivo.

Videogiochi, clinica ad Amsterdam

2 commenti:

Anonimo ha detto...

a me personalmente il blog ha dato alla testa..
non riesco a smettere ;)

Anonimo ha detto...

In parte mi sento dipendente e dal mio punto di vista l'articolo in questione ri riferisce ai "videogiocatori" che usano MMORPG ( massive multiplayer role play game , ovvero giochi di ruolo dove sono convolti migliaia o addirittura milioni di persone). Si possiamo definirci dipendenti dai videogiochi ( mi riferisco a quelli online) giocando almeno nel mio caso una media di 4-5 ore al giorno ma non droghati o asociali, è semplicemente un modo diverso di interagire con gli altri , migliaia di altri , non recando alcun danno a nessuno i "droghati" (alcolizzati , eroinomani , giocatori d'azzardo e vari)invece recano danno alla società e alla loro salute. Inoltre in media i videogiocatori (riferendomi alle mie conoscenze) sono più "inteligenti" dovendo avere una buona dimestichezza con il computer e conoscere almeno l'inglese ( non a caso la maggiorparte delgi europei che giocano provengono da paesi nordici). Credo sia semplicemente un modo diverso divertirsi invece che andare a fare chiacchere unitili e noiose di calcio al bar o andare al mare sotto l'ombrelone a leggere stupide riviste scandalistche ( stereotipo dell'italiano medio).