15 febbraio 2012

Il generale dei briganti, fiction


Come c'era da aspettarsi il film televisivo "Il generale dei briganti", andato in onda su Raiuno il 12 e 13 febbraio 2012, ha tradito le aspettative dei meridionali che vanno in cerca della loro storia, delle loro origini e delle motivazioni del loro essere attuale. E forse non poteva essere diversamente, tenuto conto di chi ha fatto il film e delle finalità che si prefiggeva. A fare il film non sono stati meridionali e la vera finalità è stata quella di fare spettacolo a buon mercato.
A dire il vero miei amici reali che non sono addentro alla vera storia del brigantaggio, ma vorrebbero conoscerla, l'impressione che hanno tratta dal film è stata positiva. Il brigantaggio non viene maltrattato. Anzi gli vien data una connotazione positiva e mitica. Crocco è un eroe positivo che lotta per le sue idee e per l'onore della sua famiglia.
Altri amici, ancora più digiuni della vera storia del brigantaggio, hanno veramente creduto che Crocco e i briganti abbiano lottato per l'unità d'Italia. Ovviamente niente di più lontano dal vero.
Ed allora che risposta si può dare alla domanda: il film è stato utile o dannoso alla causa meridionale? Io rispondo che il film è stato senza infamia e senza lode. Anzi in qualche modo è stato utile ad avvicinare il grande pubblico alle nostre idee, alla visione che noi meridionali abbiamo su quello che avvenne 150 anni fa, quando i "piemontesi" senza dichiarazione di guerra invasero uno Stato libero e sovrano: il Regno delle Due Sicilie.
La vera storia del brigantaggio dobbiamo ricostruirla noi, non dobbiamo aspettarci che siano altri a farlo per noi. Non hanno interesse e non hanno i mezzi per farlo. Né è tanto utile contrastarli nelle loro affermazioni strumentali e provocatorie. La storia dei contadini del Sud dopo il 1860, la storia dei comportamenti inumani dell'esercito invasore piemontese contro i nostri padri meridionali, la storia delle distruzione delle nostre industrie per farci diventare semplici consumatori di prodotti nordisti, la storia dei ladrocini perpetrati contro i nostri beni per arricchire le esangui casse savoiarde, la storia dell'espropriazione di tutti i beni ecclesiastici che fino al 1860 erano in qualche modo un serbatoio per la sopravvivenza dei poveri del Sud, la storia dei giovani meridionali che si ribellarono al divenire carne da macello nelle guerre piemontesi, deve essere elaborata ed imposta da noi negli ambienti storici e culturali.
Non lasciamoci quindi spaventare da fiction televisive, tipo "Il generale dei briganti". Gli autori, talvolta addirittura in buona fede, si sono lasciati strumentalizzare da chi consapevolmente impone una sua visione di parte funzionale alla copertura delle sue malefatte. E' ovvio che tocca a noi smascherarli, ma più ancora tocca a noi raccontare la nostra storia e la nostra verità. E siamo in tanti a fare questa operazione verità e cresciamo sempre più. E questo comincia a far paura.
Loro sono stati costretti ad inventarsi storie per tentare di trascinare Crocco dalla loro parte. Noi continuiamo ad impegnarci, anche ricorrendo a documentazioni d'archivio, per far venir fuori chi è stato veramente Carmine Crocco nella difesa della sua terra e dei lavoratori di essa. E non solo di Crocco noi parliamo, ma di Pasquale Romano, Luigi Alonzi, Giuseppe Tardìo, Giuseppe Nicola Summa, Cosimo Mazzeo, Gaetano Manzo, Giuseppe Schiavone e tantissimi altri che riuscirono a riunire attorno a loro migliaia e migliaia di briganti che tennero in scacco per molti anni l'intero esercito piemontese. E ciò non sarebbe stato possibile se la popolazione del Sud non fosse stata dalla parte dei briganti.

1 commento:

Giacomo ha detto...

Ho seguito con curiosità e delusione la fiction. Condivido, non sono però in linea sul giudizio di buonafede di chi mistifica i fatti per realizzare una fiction basata su fatti storici. Si può dare la propria visione di un fatto storico, ma non falsificarlo. Si poteva fare fantasia senza citare nomi e fatti, sarebbe stato più onesto.