Le acque sono agitate, sia a destra che a sinistra. Casini da una parte e Mussi dall’altra si stanno smarcando dalle maggioranze di originaria appartenenza. Ma le reazioni che suscitano nelle loro aree sono di stile diverso.
Berlusconi dice dell’Udc : «I sondaggi ci dicono che possiamo farne a meno». E per la base di Forza Italia Casini è un «doppiogiochista, mela marcia, voltagabbana». E la Lega dice: «Alle prossime elezioni amministrative l’Udc deve essere messo fuori». E Fini: «Ognuno per la sua strada, non abbiamo paura della concorrenza».
A sinistra invece i toni sono molto diversi. Fulvia Bandoli, dell’area Mussi, dice alla maggioranza Ds: «Prendiamo strade diverse, facciamoci reciprocamente gli auguri di buon lavoro». E Fassino di rimando: «Mussi venga a fare la minoranza nel Partito Democratico come l’ha fatta nel Ds. Come segretario sono sempre stato attentissimo alle esigenze delle minoranze interne. Nessuno chiede a nessun’altro di rinunciare alle proprie convinzioni». E ancora la Bandoli: «Alle prossime elezioni amministrative andremo assieme. Noi non vogliamo responsabilità per una eventuale sconfitta. Ma nemmeno la maggioranza può permettersi errori».
Io, che ritengo l’area a me più prossima quella di Mussi, già soffro all’idea della separazione. Non dimentico le sofferenze che provai quando ci fu la divisione fra Pds e Rifondazione comunista. Allora ero responsabile, nel mio paese, della originaria comune casa comunista. Arrivammo addirittura ai tribunali per la divisione delle strutture della sezione. Non auguro a me e a nessuno che ora ci si ritrovi in simili situazioni. Ma la coscienza e l’onestà politica non possono essere tradite.
30 marzo 2007
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