18 aprile 2006

Pernacchie al Financial Times

L'idea delle pernacchie da fare contro il Financial Times, per quello che ha scritto sull'Italia commentando le ultime elezioni, non è solo mia ma anche del condirettore del quotidiano economico Italia Oggi. Scrive infatti Franco Bechis: «Quello che dice il giornale inglese è da pura fantascienza. Possiamo prendere sul serio qualcuno che scrive tali sciocchezze? In un paese normale, no. Gli si farebbe una pernacchia». Ma noi non siamo un paese normale. Abbiamo Berlusconi.
L'idea che «orde di italiani imbufaliti costringeranno il povero Prodi a fare uscire dall'area dell'euro quell'Italia che proprio lui aveva portato lì dentro» non sta né in cielo né in terra. Ma viene applaudita dalla Cdl; Berlusconi, Tremonti e soci vanno a nozze. Come se loro non centrassero niente.
Prodi ha gioco facile nel dire: «Il Financial Times non sta sparando sul governo Prodi, ma esclusivamente sul governo Berlusconi. Se la situazione è difficile è per colpa del governo Berlusconi. Noi dimostreremo una grande politica e vedremo cosa scriverà il Financial Times fra qualche tempo».
Già nella serata di domenica l’ipotesi di un’Italia fuori dall’euro ha provocato una smentita ufficiale dell’Unione europea: «Impossibile. L'euro è una realtà e resterà tale».
Vincenzo Visco sostiene che l'eventualità dell'uscita dell'Italia dalla zona euro è irrealistica. Solo se la gestione dell'economia fosse rimasta nelle mani irresponsabili del centrodestra si sarebbe potuto correre questo rischio. Ma con il programma della sinistra viene capovolta la logica asfittica della finanza allegra del berlusconiano Tremonti.
La banda del Cavaliere pare abbia dimenticato di botto gli insulti che, un giorno sì e l'altro pure, The Economist e Financial Times hanno riversato su Berlusconi.
Ma a quanto pare gli inglesi, non digerendo loro l'euro, vorrebbero che anche gli altri lo rimettessero. Mal comune è mezzo gaudio.

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