24 aprile 2017

Un eroe dalla parte sbagliata, di Chiara Curione



Il romanzo ha una dedica, da parte dell’autrice, “a mia nonna Chiara che mi raccontò questa storia”. Il libro si dipana, tra passato e presente, in due storie: quella di un tredicenne di oggi, che fugge da una ricca nonna di Milano per raggiungere la nonna del Sud, e quella che quest’ultima racconta al nipote sul sergente Pasquale Romano, vissuto negli anni immediatamente successivi al 1860, quando i piemontesi invasero il Regno delle Due Sicilie. La Curione è una discendente del Romano.
     Il libro porta l’introduzione del professor Daniele Giancane, che colloca il romanzo nel dibattito che riguarda la storia risorgimentale, tra Garibaldi (con l’invasione piemontese del Sud) e la reazione dei briganti. Questi ultimi furono dei delinquenti oppure furono degli eroi, fedeli a un ideale di vita? La risposta, sia della Curione che di Giancane, è che furono eroi. Napoli, prima del 1860, era un’autentica capitale europea, aveva un ingente tesoro trafugato poi dai piemontesi, e non era quindi arretrata.
     Nessun ragazzo sano di mente, dice il fuggiasco alla nonna del Sud, può vivere costretto come un burattino a fare lezioni di ogni tipo: di tennis, di inglese, di francese, di equitazione, di pianoforte, oltre la scuola. E i parenti del Sud ingaggiano una lotta, che vincono, per avere l’affidamento del ragazzo.
     Il sergente Romano era un brigante buono. Noi anzi diamo del termine “brigante” una connotazione solo ed esclusivamente positiva. I briganti sono stati insorgenti e partigiani che hanno lottato in difesa della loro terra, delle loro famiglie, della loro dignità.
     Il padre del sergente Romano faceva il pastore e la madre era una contadina. All’età di diciotto anni si arruolò nell’esercito borbonico e imparò a leggere e scrivere. Divenne sergente e alfiere.
     Il padre di Francesco, il ragazzo di oggi, era un musicista e suonava la tromba. Dopo la morte della moglie divenne un alcolizzato e viveva senza fissa dimora in un camper.
     Altro personaggio del romanzo è il cane Ric, incrocio tra un pastore tedesco e altra razza un po’ aggressiva; di un’intelligenza fuori dal comune.
     Vengono narrati i fatti della vita del sergente Romano. L’amore per Laura. Come divenne Comandante Generale nel Comitato di Gioia del Colle, suo paese natale. La formazione della sua banda brigantesca, divisa in quattro compagnie, comandate rispettivamente da Nenna Nenna, Pizzichicchio, Capraro e Coppolone. L’uccisione del sergente Prisciantelli della guardia nazionale, da parte di alcuni briganti del Romano. L’assalto a Gioia; il popolo che si schiera, armato di pugnali, forconi, mazze, sciabole, schioppi e mannaie, dalla parte del Romano. Arruolamento nella banda Romano di Carlo Antonio Castaldi, ex soldato piemontese. La disfatta presso la masseria Monaci, vicino Noci. Il tentativo, fallito, di unirsi alla banda di Carmine Crocco; a questo proposito si rileva che nel romanzo Crocco diventa anche Ninco Nanco, unificando così i due personaggi. Lo scioglimento della comitiva. L’uccisione del sergente Romano, per un tradimento, nel bosco Vallata, insieme ad altri ventuno briganti. Il corpo martoriato del Romano fu esposto per tre giorni nel paese; alcuni lo derisero, molti lo piansero.
     Nacque la leggenda che il Romano non fosse morto, fu ucciso invece un brigante che gli somigliava.
     Il ragazzo di oggi, dopo aver acceso il fuoco con rami secchi e paglia nella casa colonica dov’era vissuto il Romano, racconta la storia del brigante a dei suoi amici. Il romanzo si chiude con la seguente frase: «Stavo finendo di raccontare la sua storia, quando sulla parete si è proiettata un’ombra, sembrava di un uomo con uno strano cappello, poi un forte folata di vento ha fatto spegnere il fuoco».
     Il romanzo è scritto con mano felice; si legge tutto d’un fiato. Noi comunque crediamo che la parte con cui si schierò il sergente Romano sia quella giusta.
Rocco Biondi

Chiara Curione, Un eroe dalla parte sbagliata, Besa Editrice, Nardò (Lecce) 2008, pp. 128