30 aprile 2006

1° Maggio: diritto democratico al fischio

«Rivendichiamo il diritto democratico al fischio come espressione popolare di dissenso. Loro hanno le televisioni, e noi abbiamo il fischio. Proponiamo di partecipare al primo maggio dotati di un fischietto, dato che i più si sono dimenticati come lo si fa con due dita. Proponiamo di fischiare per tutto il corteo, instancabilmente, in segno di contestazione pacifica e non violenta nei confronti della Ministra Moratti».
E' il proclama che l'associazione Retescuole lancia per il corteo del Primo Maggio a Milano. Dove pare parteciperà l'ancora per un giorno ministro dell'Istruzione, nonché candidata a Sindaco di Milano. Una signora che in questi anni di governo della scuola pubblica ha ignorato le richieste, le proposte, i desideri, le proteste di centinaia di migliaia di docenti, studenti e genitori. Non ha mai partecipato ad un corteo del primo maggio, giornata dei lavoratori, lei che ne ha eliminati dalle scuole decine di migliaia.
Il candidato dell'Unione a Milano, Bruno Ferrante, ha detto: «Non ho mai visto i padroni sfilare con i lavoratori. Il Primo Maggio deve sfilare chi si riconosce nei valori della festa dei lavoratori, come il 25 aprile deve sfilare chi si riconosce nei valori dell'antifascismo. Chi ha una visione della vita diversa e ha vissuto una vita più dall'altra parte non è del tutto legittimato a manifestare».
Vi ricordate i fischi alla Moratti per la partecipazione al corteo del 25 aprile spingendo la carrozzella di suo padre? E' recidiva. Sarà subissata dai fischi.
Niente di meglio, per festeggiare il 1° Maggio, dell'elezione per Camera e Senato di due presidenti ex sindacalisti. E' una clamorosa lezione, un bello schiaffo, per Berlusconi e soci di destra. Aveva detto che gli operai sono inferiori ai professionisti. Bravissimo Bertinotti quando a caldo, subito dopo la sua elezione a presidente della Camera dei deputati, ha detto: «Dedico l'elezione alle operaie e agli operai». E subito dopo nel suo discorso di investitura: «Questa legislatura nasce tra il 25 aprile e il primo maggio, due date importanti per la nostra storia». Facendo incazzare Fini.
Viva il Primo Maggio! Viva i lavoratori!

Primo maggio con i fischi(etti)
Primo Maggio, da Locri al Concertone: pace e legalità
primo maggio 2006

29 aprile 2006

Morti a Nassiriya: il Sismi sapeva

Dicono che i servizi segreti italiani, operanti a Nassiriya, sapessero della preparazione dell'attentato che il 27 scorso ha fatto tre vittime tra i militari italiani. Non riesco a capire il significato dei compiti dei servizi segreti. Sanno tutto, prevedono tutto, ma non riescono ad ottenere risultati pratici.
Pare che nelle informative che l'intelligence italiana aveva passato ai comandi militari sul campo c'erano tutti gli elementi necessari ad immaginare quello che sarebbe successo. L'attentato era in gestazione da tempo. La presenza intorno a Nassiriya di esponenti del disciolto partito Baath, fuggiti in Siria e rientrati in Iraq con passaporti falsi. Esplosivo «Made in Iran» logistica irachena, regia di Al-Zarqawi.
I «sensori» della rete del Sismi nel quadrante di Nassirya, avevano lanciato l'allarme già dall'inizio di febbraio.
Secondo l'informativa, il trasferimento di Al-Zarqawi avveniva in contemporanea a quello di esponenti del disciolto partito Baath e di cellule saudite in grado di predisporre trappole esplosive del tipo IED (Improvised Explosive Device) da interrare nella strada e poi far saltare con radiocomandi al passaggio dei convogli.
A metà aprile i servizi segreti danno l'informazione che sono arrivati a Nassirya nuovi ordigni IED, tecnologicamente più sofisticati e capaci di un'onda d'urto frontale devastante. Si chiamano EFP (Explosively Formed Projectiles) e consistono di una carica che espelle un dardo di metallo incandescente in grado di perforare la corazza di un mezzo blindato provocando un incendio all'interno. E' l'arma che ha ucciso i tre militari italiani.
Una carica interrata EFP fatta saltare ad una certa distanza dal mezzo blindato italiano e il dardo incandescente che colpisce e perfora il lato sinistro esplodendo internamente in una vampata di fuoco.
Come sempre qualcosa non ha funzionato nel sistema di prevenzione messo in atto dalle nostre forze militari sul campo.
Ed ora piangiamo i morti.
Ma io continuo ad essere convinto che l'unica prevenzione certa è il ritiro immediato di tutti i militari dall'Iraq.

28 aprile 2006

Ritiro immediato

Sono stato da sempre contro la guerra in Iraq e contro tutte le guerre. I soldati italiani non dovevano essere stati mandati in un territorio di guerra, voluta dall'imperialismo americano per smaltire gli arsenali dell'industria bellica e per impossessarsi del petrolio iracheno. In questo momento di dolore, lutto e rabbia per la morte a Nassiria di tre militari italiani richiedo con forza il ritiro immediato di tutti i militari italiani dall'Iraq. Non si può più tollerare la nostra partecipazione ad una missione di guerra per imporre la pace.

Riporto qui di seguito tre comunicati stampa de Il Giornale dei Carabinieri, che faccio totalmente miei.
Riassumo nel seguente modo i temi ricorrenti nei tre comunicati: rabbia per la prevedibilità dell'attentato; denuncia dell’inadeguatezza e dell’inopportunità della presenza militare italiana in Iraq; richiesta con forza dell'immediato ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, così come fece la Spagna di Zapatero, all'indomani delle elezioni, che avviò il ritiro delle truppe in una settimana; contatto con tutte le forze della coalizione di centrosinistra per chiedere il rispetto del programma dell'Unione nel quale è previsto il ritiro del contingente italiano da Nassirya; in un Paese lacerato dalla guerra civile i soldati stranieri vengono visti come invasori; andarsene ora dall'Iraq non equivale ad una sconfitta o ad un disonore.

Comunicato n. 1
ATTACCO AI MILITARI ITALIANI A NASSIRYA
Rabbia e dolore per il vile attentato. Ora ritiro immediato.
Il Sinacc, Sindacato Nazionale Carabinieri in congedo, per la Uilp, unitamente al Giornale dei Carabinieri e Radio Sicurezza, esprime il proprio dolore per l’ennesimo attentato di Nassirya in cui hanno perso la vita due sottufficiali dei Carabinieri ed un ufficiale dell'Esercito, mentre un altro sottufficiale dei Carabinieri è in gravissime condizioni.
Nel contempo il sindacato e il Giornale non possono esimersi dall’esprimere rabbia per la prevedibilità di tale attentato già denunciato all’indomani dell’eccidio di Nassirya del 12.11.2003. Da anni tutta la redazione ed il sindacato denunciano l’inadeguatezza e l’inopportunità della presenza militare italiana in Iraq essendo il Paese ormai allo sbando e alle soglie di una guerra civile
A questo punto, quindi, il Giornale dei Carabinieri chiede, nuovamente, con forza l'immediato ritiro delle truppe italiane.

Comunicato n. 2
RITIRO IMMEDIATO DALL'IRAQ
Appello all'Unione per il rispetto del programma elettorale.
Dopo l'ennesimo attentato terroristico contro i soldati italiani in Iraq, il Sinacc Sindacato Nazionale Carabinieri in congedo per la Uilp, unitamente al Giornale dei Carabinieri, esprime ancora una volta la propria solidarietà alle famiglie delle vittime.
Nel contempo, chiede il ritiro immediato delle nostre truppe, così come fece la Spagna di Zapatero all'indomani delle elezioni.
In queste ore, il Giornale dei Carabinieri è in contatto con tutte le forze della coalizione di centrosinistra per chiedere il rispetto del programma dell'Unione nel quale è previsto il ritiro del contingente italiano da Nassirya.
Ancora una volta si è visto il sangue dei nostri soldati scorrere per imporre la pace a un popolo in una guerra voluta da altri.
Confermiamo, nuovamente, che è necessario continuare a proteggere i nostri soldati fino a quando saranno in territorio straniero, ma che è fondamentale farli immediatamente rientrare in Italia.

Comunicato n. 3
LASCIARE L'IRAQ NON E' UN DISONORE
Il ritiro delle truppe italiane è possibile.
Dopo l'ennesimo attentato terroristico contro i soldati italiani in Iraq, il Giornale dei Carabinieri, sottolinea ancora una volta la necessità di un ritiro immediato del Contingente italiano.
Non è più possibile lasciare le nostre truppe in un Paese lacerato dalla guerra civile e nel quale, i soldati stranieri vengono viste come invasori.
Andarsene ora dall'Iraq non equivale ad una sconfitta o ad un disonore. La Spagna di Zapatero avviò il ritiro delle truppe in una settimana, il governo Berlusconi aveva preventivato di lasciare l'Iraq a dicembre; ora il Giornale dei carabinieri chiede al futuro governo di centrosinistra di rispettare il programma elettorale ed avviare nel più breve tempo possibile il rientro dei nostri soldati.
L'Italia ha già pagato un prezzo molto alto per imporre la pace a un popolo in una guerra voluta da altri.

NSD.it News Sicurezza e Difesa
Iraq, sono 35 i morti italiani dall'inizio della missione

26 aprile 2006

Bandiere e fischi

Anch'io condanno chi ha bruciato le bandiere israeliane durante il corteo del 25 aprile a Milano. Ma per non creare confusione è bene far sapere chi sono stati gli autori di quel gesto.
Non sono stati i comunisti, non è stato nessuno degli appartenenti ai molti partiti dell'Unione che hanno vinto le elezioni, non sono stati gli italiani. La destra prima di sparare cazzate s'informi, ma so molto bene che la verità non è il loro forte. Hanno come capo il re dei mentitori e degli imbroglioni.
Sono stati alcuni immigrati del «Coordinamento Lotta per la Palestina» a dare fuoco ieri a Milano a due bandiere di Israele durante il corteo per la festa della Liberazione. Un Coordinamento che si trova all'estrema periferia della galassia dei centri sociali milanesi, composto da non più di una cinquantina di marocchini, palestinesi e militanti della «Panetteria occupata», gruppo estremista e minoritario tra gli autonomi. Tant'è che lo sfregio antisionista si è svolto in una costola esterna al corteo: mentre il Leoncavallo sfilava con gli ex partigiani.
Sull'altro caso scoppiato, dopo il corteo di ieri, per i fischi alla Moratti, dico che fischiare la Moratti non è peccato. Chiunque conosce un po' le cose della scuola sa benissimo che di fischi la Moratti se ne merita molti di più. Se fossi stato a Milano, forse l'avrei fischiata anch'io.
Mi chiedo se negli anni precedenti, quando non era candidata a sindaco di Milano, la Moratti ha prtecipato al corteo del 25 aprile spingendo la carrozzella di suo padre. Se si, provo un po' di compassione più che per lei per il padre, a causa dei fischi. Se no, dico che i fischi sono stati pochi. E tutti i milanesi dovrebbero continuare a fischiarla.
[Foto: dal Corriere della Sera]

Bandiere bruciate da immigrati palestinesi
25 aprile, bandiere bruciate: l'Unione condanna

Il disgelo in tv

Domenica sera in tv pareva di essere tornati ai bei tempi antichi, quando si poteva parlare male di Berlusconi senza essere cacciati , senza essere epurati.
Sulla terza rete sono tornati, nella stessa serata, Enzo Biagi e Marco Travaglio. Abbiamo assistito a prove tecniche di libertà.
Enzo Biagi era stato proscritto dalla tv con l'editto bulgaro del Berlusca, reo di aver ospitato nel suo programma Il fatto, durante la campagna elettorale del 2001, Roberto Benigni. L'altra sera Biagi era ospite di Che tempo che fa da Fabio Fazio, accolto al suo arrivo da una standing ovation dal pubblico in studio. E l'Auditel è andato alle stelle, con il 20,48% di share.
Marco Travaglio era stato messo alla porta delle tv cinque anni fa, insieme a Daniele Luttazzi, reo quest'ultimo di averlo ospitato nel suo programma Satyricon, dove Travaglio si permise di presentare il suo libro L'odore dei soldi puzzolenti di Berlusconi. Domenica sera Travaglio era ospite di Parla con me, condotto da Serena Dandini. Anche la presenza di Travaglio in tv è stata premiata con uno buono share.
Ma nonostante queste due epurazioni, insieme alle molte altre, Berlusconi ha perso le elezioni. Nonostante tutto i cittadini ed il pubblico televisivo sono più maturi di quanto il Berlusca non creda.
D'ora in poi chi vede la tv potrà sentirsi raccontare fatti veri e non solo invenzioni miracolistiche. E' iniziata l'epoca del disgelo. L'abbiamo notato anche con il maggior entusiasmo con il quale le tv hanno raccontato la ricorrenza del 25 aprile.
Si spiegano per questa ragione, in questi ultimi tempi, le facce più ingrugnite del solito dei Bondi, degli Schifani, dei Cicchitto, dei Vito, dei Bonaiuti e di altri della banda.

25 aprile 2006

25 Aprile: Resistere ancora

Compagni, amo la bandiera rossa. E' la mia risposta alla provocazione antistorica dell'affossatrice della scuola italiana, Letizia Moratti, che ha dichiarato che avrebbe partecipato alla manifestazione del 25 aprile a Milano, «a patto che non ci siano bandiere rosse nel corteo». Moratti stattene a casa, ché là è il tuo posto. La bandiera rossa è il simbolo che ha unito tanti partigiani, persone normali, che hanno lottato e dato la vita per la libertà, la democrazia, l'Italia.
Il 25 aprile di quest'anno assume un significato particolare: la liberazione da Berlusconi. «In questi ultimi cinque anni - ha scritto Beppe Sebaste -, tra i tanti motivi di sconforto, uno di peggiori è stato il rancore o l'indifferenza della destra nei confronti di questa data: la liberazione dal nazifascismo, la vittoria degli oppositori del regime, i partigiani».
Berlusconi, insultando i comunisti italiani, ha insultato tanti ragazzi, che, come ha detto lo scrittore Rocco Brindisi, «hanno dato la loro vita per un mondo migliore». Ha insultato i ragazzi torturati, fucilati e impiccati per amore del nostro Paese e della democrazia.
E allora ancora oggi, come ha scritto Ivan Della Mea su l'Unità, ci tocca resistere per salvaguardare la Costituzione figlia della Resistenza e della Lotta di Liberazione.
Dobbiamo continuare a resistere contro la voglia di golpe dei tanti iscritti, ancora in attività, della loggia massonica P2, contro la corruzione e contro la concussione.
Dobbiamo resistere contro la voglia di mollare tutto e contro la tentazione di non resistere.
Ci tocca resistere, come dice ancora Della Mea, «contro chi vorrebbe rimuovere memoria e storia nel nome di una grande marmellata omologante, pervasiva e demofascista».
Un altro grande significato assume ancora il 25 aprile di quest'anno: l'urgenza di difendere la Costituzione italiana dagli attacchi portati ad essa dalla legge sulla devolution votata dalla destra. Dobbiamo batterci per la vittoria nel referendum contro questa devolution, contro la riforma costituzionale che la destra - ha detto Prodi - «ha portato a conclusione senza un confronto parlamentare, stravolgendo il senso del lavoro della Costituente del 1947 che seppe far prevalere l’interesse generale su quello delle parti e il bene di tutti sulle divisioni ideologiche. Per questo è importante ricordare in questa giornata che la partecipazione popolare al prossimo referendum sia la più ampia possibile e che il no a questa sbagliata riforma costituzionale arrivi da ogni parte d’Italia».

Prodi: un 25 aprile per difendere la Costituzione
Prodi: "Difendiamo la Costituzione - In piazza a Milano per il 25 aprile"
Il 25 aprile ci ricorda il prezzo e il valore della libertà

23 aprile 2006

Il Caimano ha vinto

E' stata una bella soddisfazione per Nanni Moretti vincere con il suo Il Caimano il David di Donatello, nonostante l'ostracismo del Berlusca e dei suoi accoliti.
«La giuria fatta in gran parte di gente di cinema penso abbia apprezzato le qualità cinematografiche de “Il Caimano”, non credo che si siano lasciati influenzare dall’aspetto politico del film, messo in evidenza dai titoli dei giornali», ha commentato Moretti a fine serata, finalmente rilassato e disposto a parlare con i giornalisti dopo averli dribblati per tutta la sera.
Venerdì 21 aprile 2006, all'Auditorium Conciliazione di Roma, la gara per l'assegnazione dei David di Donatello si è svolta al fotofinish tra due pellicole giunte all'appuntamento con tredici nomination ciascuna. E si tratta certamente delle opere più complesse e discusse, tra quelle uscite negli ultimi mesi. Due affreschi al vetriolo dell'Italia, anche se assai differenti: Romanzo criminale di Michele Placido (dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo) ricostruisce gli intrecci tra banda della Magliana e apparati deviati dello Stato; Il Caimano di Nanni Moretti, invece, fornisce un ritratto in nero dell'Italia berlusconiana.
Sette David a Michele Placido, sei a Nanni Moretti: ma è il regista romano il trionfatore della 50esima edizione dei David di Donatello. Il suo Il Caimano ha rastrellato i premi più prestigiosi (tra cui miglior film, miglior regista, miglior attore e miglior produttore). A Romanzo criminale è andato il premio per la migliore sceneggiatura, la scenografia, il montatore e l'attore non protagonista. A Placido anche il David Giovani, assegnato dagli studenti delle scuole superiori d'Italia. Da ricordare che Michele Placido era anche attore nel film di Moretti.
Se questi sono i vincitori, c'è da dire che la serata degli Oscar italiani punisce anche alcuni film importanti. Come il campione d'incassi Il mio miglior nemico di Carlo Verdone (undici nomination), che resta totalmente a bocca asciutta. Mentre l'altro fenomeno del box office, Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, deve accontentarsi della statuetta per il miglior regista esordiente. E certamente anche La Terra di Sergio Rubini avrebbe meritato qualcosa di più.
Alla terza candidatura, ce l'ha fatta Valeria Golino premiata come migliore attrice protagonista per La guerra di Mario di Antonio Capuano. Al film è andato anche il premio della “Torino Film Commission”. Un solo riconoscimento per La bestia nel cuore che ha vinto il David per la migliore attrice non protagonista, andato ad Angela Finocchiaro. Miglior film dell'Unione europea è stato decretato Match Point di Woody Allen e miglior film straniero Crash - Contatto fisico di Paul Haggis.

Ma ecco l'elenco completo dei vincitori della 50esima edizione dei David di Donatello al cinema italiano:
- Miglior film: Il Caimano di Nanni Moretti
- Miglior regista: Nanni Moretti per Il Caimano
- Miglior regista esordiente: Fausto Brizzi per Notte prima degli esami
- Migliore sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro petraglia, Giancarlo De Cataldo con la collaborazione di Michele Placido per Romanzo Criminale
- Migliore produttore: Angelo Barbagallo e Nanni Moretti per la Sacher Film per Il Caimano
- Miglior attrice protagonista: Valeria Golino per La guerra di Mario
- Migliore attore protagonista: Silvio Orlando per Il Caimano
- Migliore attrice non protagonista: Angela Finocchiaro per La bestia nel cuore
- Migliore attore non protagonista: Pierfrancesco Savino per Romanzo Criminale
- Migliore direttore della fotografia: Luca Bigazzi per Romanzo Criminale
- Migliore musiscista: Franco Piersanti per Il Caimano
- Migliore canzone originale: 'Arrivederci amore ciao' per Arrivederci amore ciao
- Migliore scenografo: Paola Comencini per Romanzo Criminale
- Migliore costumista: Nicoletta Taranta per Romanzo Criminale
- Migliore montatore: Esmeralda Calabria per Romanzo criminale
- Migliore fonico di presa diretta: Alessandro Zanon per Il Caimano
- Migliore effetti speciali visivi: Proxima per Romanzo criminale
- Migliore film dell'Unione europea: Match point di Woody Allen
- Miglior film straniero: Crash di Paul Haggis
- David Giovani: Romanzo criminale di Michele Placido
- Miglior documentario di lungometraggio: Il bravo gatto prende i topi di Francesco Conversano e Nene Grignaffini
- Miglior cortometraggio: Un inguaribile amore di Giovanni Covini
- Premio Film Commission Torino Piemonte o Premio dei critici: La guerra di Mario di Antonio Capuano.

Premi David di Donatello 2006
David di Donatello, Moretti e Placido prendono tutto
Moretti trionfa ai David - "Il Caimano" è il miglior film

22 aprile 2006

Alida Valli è morta

Alida Valli è morta stamani 22 aprile 2006 a Roma all'età di 85 anni. Era nata a Pola il 31 maggio del 1921, figlia di Silvia Obrekar e del barone Gino Altenburger.
Di nobili origini quindi, visse in un ambiente familiare colto e agiato; compiuti gli studi iniziali a Pola e frequentato il liceo scientifico a Como, si trasferì a Roma, dove seguì un corso di recitazione presso il Centro sperimentale di cinematografia.
Si dice che il fortunato pseudonimo Valli venne scelto da lei, consultando a caso un elenco telefonico, nel 1937 in occasione del secondo film girato: Il feroce Saladino di Mario Bonnard. Aveva esordito nel cinema il 1936, all'età di 15 anni, nel film I due sergenti di Enrico Guazzoni.
Ha avuto una vita sentimentale piuttosto tormentata: era divorziata dal marito, il musicista Oscar De Mejo, con cui ha avuto un figlio. Negli ultimi anni ha sofferto di gravi problemi economici, tanto che nel 2004 è stata costretta, per vivere, a beneficiare della legge Bacchelli.
Di rara bellezza (incarnato luminoso, corporatura longilinea, occhi dall'inconfondibile colore chiaro e dallo sguardo fiero) e di notevole espressività, è stata una delle più grandi interpreti del cinema italiano, internazionalmente riconosciuta e apprezzata.
Alida Valli ha girato per il cinema oltre 100 lungometraggi, partecipato a oltre 30 diverse produzioni di show e telefilm televisivi e ad altrettanti lavori teatrali con centinaia di rappresentazioni. Resta una delle più grandi attrici della storia del cinema e l'indiscussa «signora del cinema italiano».
Raggiunse la popolarità grazie al regista Max Neufeld, che ne fece l'attrice principale del cinema dei "telefoni bianchi", dirigendola in sei film, nei quali interpretò il ruolo della giovane dinamica e sbarazzina. Il primo film di questa serie fu La casa del peccato del 1938.
Successivamente impersonò il personaggio della giovane fragile e delicata ma romantica e passionale in una serie di film, spesso in costume e di derivazione letteraria, diretti da Carmine Gallone, Mattioli, Soldati, Goffredo Alessandrini, Mario Camerini.
Nel 1947 si trasferì negli Stati Uniti, dove tra l'altro interpretò insieme a Gregory Peck, sotto la regia di Alfred Hitchcock, Il caso Paradine.
Rientrata in Italia, nel 1954 interpretò Senso di Luchino Visconti, il film più importante della sua carriera, impersonando la contessa Livia Serpieri, una donna appassionata e dilaniata che per amore del giovane e bellissimo ufficiale austriaco Franz Mahler (Farley Granger) tradisce la patria e il marito.
Nel 1957 interpreta un altro intenso ruolo drammatico ne Il grido di Michelangelo Antonioni; nel 1958 Gli amanti del chiaro di luna di Roger Vadim; nel 1963 Ophélia di Claude Chabrol; nel 1967 Edipo re di Pier Paolo Pasolini; nel 1972 La prima notte di quiete di Valerio Zurlini; nel 1976 Novecento di Bernardo Bertolucci; nel 1977 Suspiria di Dario Argento; ancora nel 1977 Berlinguer ti voglio bene di Giuseppe Bertolucci, con Roberto Benigni.
Premi ottenuti: "Nastro d'argento" nel 1947 per Eugenia Grandet (1946) di Mario Soldati, "Premio speciale della mostra internazionale del cinema di Venezia" per Piccolo mondo antico (1941) di Soldati, "Leone d'oro alla carriera" nel 1997, "David di Donatello" nel 1982 per La caduta degli angeli ribelli (1981) di Marco Tullio Giordana, "David di Donatello alla carriera" nel 1991.
In teatro ha alternato periodi di intensa attività ad altri, più lunghi, di quasi totale assenza. Aveva esordito nel 1956 con una compagnia che portava il suo nome. Nel 1958 aveva recitato anche negli Stati Uniti.
Ha lavorato anche molto in televisione, dove aveva debuttato nel 1959 in I figli di Medea per la regia di Vladimiro Cajoli.
Nel 1995 vengono pubblicate due sue biografie: Il romanzo di Alida Valli: storie, film e altre apparizioni della signora del cinema italiano di Lorenzo Pellizzari e Claudio Valentinetti, edizioni Garzanti, e Alida Valli di Ernesto G. Laura e Maurizio Porro, Gremese Editore.

CINEMA: E' MORTA ALIDA VALLI
Il cinema piange la morte di Alida Valli
Altra fonte: Enciclopedia del Cinema Treccani

21 aprile 2006

Il cavaliere disarcionato

Certo che al Financial Times sono un poco strani, i giorni pari insultano Berlusconi e i giorni dispari attaccano Prodi. Il problema vero forse è che guardano all'Italia con la puzza al naso. Oppure dipende da chi scrive l'articolo. Noto però che dell'Italia scrivono quasi sempre nei giorni pari, rarissimamente nei giorni dispari. E' ovvio che noi apprezziamo quando dicono la verità su Berlusconi.
Ieri hanno scritto: «Berlusconi è un cattivo perdente che tiene il broncio e che per il bene dell'Italia dovrebbe ammettere la sconfitta elettorale. Bisogna saper perdere con eleganza. Berlusconi, a dispetto della decisione della Cassazione, rifiuta ancora di ammettere la sconfitta, dando così prova di un disprezzo arrogante per il verdetto delle urne. E, come ha già fatto in passato, sembra porre gli interessi personali davanti a quelli del suo paese. Spetta ora a Prodi dimostrare che la sua è la voce dell'esperienza disinteressata, in contrasto con la presa di posizione partigiana di Berlusconi».
Anche Bush ormai considera Silvio un caro estinto. Oggi ha telefonato personalmente a Prodi congratulandosi per la sua vittoria e augurandosi di poterlo incontrare al più presto.
Solo il Berlusca s'incaponisce a non voler riconoscere la vittoria di Prodi. «Non ho fatto e non farò nessuna telefonata al signor Prodi. Non gli farò nemmeno gli auguri di buon lavoro, perché sarebbe contro gli interessi dell'Italia». Continua sulla strada della lacerazione permanente. Mi sembra come un cavaliere che è stato disarcionato dal cavallo, ma che è rimasto con un piede attaccato alla staffa della sella e viene trascinato strisciando per terra. In sella c'è ormai un altro cavaliere.
I manicomi sono stati ormai chiusi da tempo, ma forse bisognerebbe aprirne uno speciale per chi si crede gesù cristo, napoleone ed il padreterno allo stesso tempo.

Anche George W. molla Silvio e telefona: auguri a Prodi
Financial Times contro il Cavaliere
Ma Berlusconi ripete: mai telefonerò a Prodi, non governeranno

20 aprile 2006

Due vignette

Ora che anche gli Stati Uniti d'America hanno riconosciuto la vittoria di Prodi, diventa sempre più apertamente paranoica la posizione di Berlusconi. Il portavoce per il Dipartimento di Stato americano Sean McCormack ha dichiarato: «Intendiamo lavorare con il governo Prodi», mentre Berlusconi fa sapere che, se tutti i controllori gli daranno torto, tutte le schede elettorali se le conterà lui da solo. La dichiarazione di McCormack significa che gli Stati Uniti, dopo la pronuncia di ieri della Corte di Cassazione sulla vittoria dell'Unione, prendono atto che i risultati delle elezioni italiane sono finali e definitivi.
Enzo Biagi sul Corriere della Sera del 16 aprile aveva scritto: «L’unica cosa che dovrebbe fare il Cavaliere è chiedere scusa: non solo a Romano Prodi ma al Paese. Adesso al governo va il Professore ed è finita l’ora del dilettante».
Il Berlusca invece continua la sua incredibile farsa contro qualsiasi prassi democratica anche italiana.
Il 28 marzo 1994, quando vinse il Polo, Berlusconi convocò una conferenza stampa notturna, appena usciti gli exit poll, per cantare vittoria, senza aspettare nemmeno la fine dei lavori di scrutinio nelle sezioni. Occhetto, lo sfidante, ammise subito la sconfitta.
Il 21 aprile 1996 vince Prodi e lo dichiara alle ore 22. Fini e lo stesso Berlusconi ammettono la sconfitta.
Il 13 maggio 2001 Rutelli è battuto da Berlusconi, che alle 19 del 14 maggio si proclama vincitore. Un'ora dopo Rutelli gli riconosce la vittoria. E Prodi, allora presidente della commissione europea, invia le sue congratulazioni a Berlusconi.
Differenza di stile.

Per chi non avesse avuto modo di vederle su l'Unità di oggi, riproduco qui due significative vignette: una di Staino e l'altra di Maramotti.

19 aprile 2006

Guerriglia mediatica

Coalizione di Romano Prodi voti 19.002.598.
Coalizione di Silvio Berlusconi voti 18.977.843.
Differenza voti 24.755 in più per l'Unione. Più di un voto in più.
La sinistra governerà.
Gli azzeccagarbugli della destra ancora non si rassegnano. Ma tirano per strade contrapposte. L'erremoscia Tremonti ricorrerà fino al padreterno pur di non riconoscere la vittoria di Prodi. Il pallore gonfiato Bondi lavora per portare il Berlusca al Quirinale. Pura follia. Senza pudore, sia l'uno che l'altro. E' la fine che fanno quelli che si son venduta l'anima.
La sparata più grossa però l'ha fatta il Bondi. Propone un'intesa fra centrodestra e centrosinistra per far diventare Prodi presidente del Consiglio e Berlusconi presidente della Repubblica. O viceversa, per Bondi è indifferente. Non riconoscendo a Bondi nessunissima capacità di umorismo, ritengo che sia veramente convinto della bontà della sua abissale castroneria. Ma è ovvio che non è farina del suo sacco. Qualcuno più importante di lui gliel'ha suggerita.
Ma forse è arrivato per noi il tempo di non seguirli più sulle loro pazze strade. Dobbiamo forse dichiarare chiuso il periodo della guerriglia mediatica, dobbiamo deporre le armi del turpiloquio. Limitiamo cazzi, culi e coglioni. Cancelliamo Berlusconi.
Vi sono cose assai più interessanti di cui parlare. Il sottotitolo del mio blog ne elenca alcune: Cinema, Fotografia, Libri, Scuola, Blogosfera. Ma anche nella zona franca della politica gli argomenti da approfondire sono tanti.
Bisogna cominciare a spulciare le 282 pagine del Programma di Governo dell'Unione. Per il bene dell'Italia. Dobbiamo proporre, vigilare, ricordare.
Anche nel nostro orto della sinistra cose su cui parlare e sparlare ve ne saranno tante.

18 aprile 2006

Pernacchie al Financial Times

L'idea delle pernacchie da fare contro il Financial Times, per quello che ha scritto sull'Italia commentando le ultime elezioni, non è solo mia ma anche del condirettore del quotidiano economico Italia Oggi. Scrive infatti Franco Bechis: «Quello che dice il giornale inglese è da pura fantascienza. Possiamo prendere sul serio qualcuno che scrive tali sciocchezze? In un paese normale, no. Gli si farebbe una pernacchia». Ma noi non siamo un paese normale. Abbiamo Berlusconi.
L'idea che «orde di italiani imbufaliti costringeranno il povero Prodi a fare uscire dall'area dell'euro quell'Italia che proprio lui aveva portato lì dentro» non sta né in cielo né in terra. Ma viene applaudita dalla Cdl; Berlusconi, Tremonti e soci vanno a nozze. Come se loro non centrassero niente.
Prodi ha gioco facile nel dire: «Il Financial Times non sta sparando sul governo Prodi, ma esclusivamente sul governo Berlusconi. Se la situazione è difficile è per colpa del governo Berlusconi. Noi dimostreremo una grande politica e vedremo cosa scriverà il Financial Times fra qualche tempo».
Già nella serata di domenica l’ipotesi di un’Italia fuori dall’euro ha provocato una smentita ufficiale dell’Unione europea: «Impossibile. L'euro è una realtà e resterà tale».
Vincenzo Visco sostiene che l'eventualità dell'uscita dell'Italia dalla zona euro è irrealistica. Solo se la gestione dell'economia fosse rimasta nelle mani irresponsabili del centrodestra si sarebbe potuto correre questo rischio. Ma con il programma della sinistra viene capovolta la logica asfittica della finanza allegra del berlusconiano Tremonti.
La banda del Cavaliere pare abbia dimenticato di botto gli insulti che, un giorno sì e l'altro pure, The Economist e Financial Times hanno riversato su Berlusconi.
Ma a quanto pare gli inglesi, non digerendo loro l'euro, vorrebbero che anche gli altri lo rimettessero. Mal comune è mezzo gaudio.

17 aprile 2006

Valeria Marini: godiamocela

Valeria Marini finora non mi aveva mai arrapato (idealmente); forse sarà per quelle labbrone gonfiate che me la diaframmavano. Ma un'affermazione da lei fatta in un'intervista sul Corriere della Sera.it di oggi me la sta facendo prendere in considerazione e salire di quotazione.
Alla domanda "Per chi ha votato?", ha risposto: «Il voto è segreto. Ma sono contenta che Bertinotti abbia ricevuto tanti consensi. Lo conosco personalmente e ho stima di lui, ha grande cultura, è un uomo di rara intelligenza ed equilibrio». Vuoi vedere che anche la Marini sia una compagna, comunista per giunta? Se è così fa parte della mia grande famiglia di sinistra e merita attenzione.
Tinto Brass, dovendole dare un voto da 1 a 10, le ha dato 11. E Tinto se ne intende.
Da qualcuno viene considerata la Marilyn italiana. Ma lei, modesta, si schernisce: «Sono lusingata: è una icona di seduzione e di femminilità, però di Marilyn ce n'è una sola. Io sono Valeria».
Ed allora è bona. Ma lei sostiene di essere qualcosa di più e quasi quasi le do ragione. E' stata sottoposta ad un test che misura l'intelligenza ed ha ottenuto un ottimo risultato. «Era un sondaggio serio - ha detto Valeria -, tutti pensavano che fossi una svampita. Così uno psicologo mi ha fatto una sfilza di domande e sono risultata molto intelligente».
Un'altra cosa che me la allontanava era la sua relazione con Vittorio Cecchi Gori. Ma anche se dopo un po' troppo tempo l'ha capito pure lei: «Con lui ho perso molto tempo, preferisco rimuoverlo».
E per ora vuole occuparsi solo del lavoro; i fan stiano tranquilli. «Esco da una situazione sentimentale pesante, non me la sento di cominciarne un'altra. E poi per una storia seria ci vuole tempo».
Fra i progetti futuri ve ne è uno più immediato, un libro. «Sarà una sorta di confessione a una giornalista». Forse mi toccherà pure leggerla.
Per intanto la compagna Valeria, mi può annoverare fra i suoi fan.
Ed ora godiamocela in questa piccola galleria fotografica.

16 aprile 2006

Subito incarico a Prodi

Per il bene dell'Italia la cosa più importante e prioritaria è ora affidare subito l'incarico a Prodi per formare il nuovo governo, prima e più ancora che l'elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Non si può consentire ancora a Berlusconi, che ha perso le elezioni, di continuare a fare danni, di continuare a inoculare l'odio di una parte degli italiani contro un'altra parte.
Quello che è accaduto in Italia con le elezioni e quello che occorre per il bene dell'Italia lo ha detto molto bene l'arcivescovo di Torino, Mons. Severino Poletto, alla Stampa. «C’è stato un evento che ha interessato non soltanto noi, ma l’Italia intera. Una lunga e non serena campagna elettorale, e poi le elezioni politiche di cui già conosciamo i risultati, che in una democrazia matura devono essere accettati e rispettati. I risultati dunque li conosciamo. Attendiamo ora che il nuovo Parlamento si insedi, che il Governo sia formato e si metta all’opera. Ora non è più tempo di parole ma di fatti per dimostrare che governare un Paese significa realizzare il bene comune non con strumentali finalità ma con sincerità di intenti. Bene comune vuol dire soprattutto il bene dei ceti più poveri e svantaggiati della nostra società».
Ecco un altro comunista per il Berlusca. Anche il cardinal Poletto si è schierato dalla parete dei poveri e degli operai.

15 aprile 2006

Fine delle cazzate

Ormai è diventato un caso patologico. Il Paperon dei paperoni non si rassegna, non riesce a capacitarsi sul come uno straricco sfondato come lui possa aver perso le elezioni. Ed ora è disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di non essere colpito dall'onta di essere cacciato a casa. Ma oramai è fuori tempo massimo. Gli italiani l'hanno scaricato. Per pochi voti, ma in democrazia è così. Il guaio è che lui non sa cosa sia la democrazia. Ringalluzzito dalla vittoria del Milan sull'Inter, confondendo calcio e politica, ritorna sulla sua fissa di questi giorni: «Spero ancora di vincere. Aspetto i conteggi e mi auguro che possano assegnare la vittoria a noi». E' diventato ormai irrecuperabile.
Nonostante il suo Ministro degli Interni gli abbia detto che le schede contestate, fra Camera e Senato, sono solo 5.266 (equamenete ripartite) e non 82.850. Come si permette il Ministro Pisanu, i numeri li può dare solo il capitan Berlusca. Vedrete che gliela farà pagare.
Ma ormai lo stanno abbandonando quasi tutti. Solo le guardie del corpo aumentano a dismisura. Come se qualcuno che volesse farlo fuori, temerebbe le guardie del corpo. Ricordate il volgare treppiedi che lo colpì sulla testa.
Persino i fidissimi leghisti gli danno del matto. Il suo Ministro della Giustizia Castelli, a proposito della proposta berlusconiana di una temporanea intesa con l'Unione, ha sentenziato: «E' sconcertante, al di là della questione in sé, per il fatto che non ha interpellato nessuno. Andando avanti su questa linea distruggerà la Casa delle Libertà».
E a proposito della proposta di larghe intese, dalla sinistra gli hanno cantato in tutti i toni che è irricevibile. Ma lui insiste, è monomaniaco.
Come l'altra panzana dell'Italia divisa in due. Come se fosse una novità. L'Italia è divisa in due dalla fine del fascismo: il 1943. E forse lo sarà per sempre. E per fortuna dalla fine della guerra fredda, tra Usa e URSS, è finita in Italia la democrazia bloccata. Vi può essere alternanza, governa chi vince, anche con un solo voto di scarto e con i premi di maggioranza (ma chi li ha voluti?).
Basta, Berlusconi. Basta con le tue cazzate. Te ne devi andare.

Viminale: solo 2.131 schede contestate. Prodi: "Berlusconi ammetta la sconfitta"
Berlusconi: «Spero ancora di vincere»

14 aprile 2006

Fini e Casini, fuori le palle


Dal riconteggio delle schede contestate si profila una ulteriore figura di merda per il cavalier berlusca. Ha parlato di fantomatici brogli, ha detto che i voti degli italiani all'estero erano irregolari e fasulli, ha sparato minaccioso, in preda alla più pura follia, che il «voto deve cambiare». Chissà cosa voleva dire con quest'ultima affermazione. Forse che con decreto del presidente del consiglio dovesse essere assegnata la vittoria a lui. Ormai sono gli ultimi fuochi d'artificio che spara. Ma i colpi sono a salve. Il berlusca si sta incartando, gli erano riusciti durante la fase finale della campagna elettorale alcuni colpi ad effetto, come l'eliminazione dell'Ici e della tassa sulla spazzatura, ma ora la fantasia comincia a fare cilecca.
Pare che il berlusca si diverta a farsi sbeffeggiare. Da tutta la stampa estera gli arrivano sonore bardate di fischi. E' avvilente per l'Italia averlo ancora come presidente del consiglio per gli affari ordinari. Ma quali sono per lui gli affari ordinari? Qualcuno ha scritto che bisogna stare attenti che in questi ultimi giorni non si freghi l'argenteria di Palazzo Chigi. Bisogna affidare subito l'incarico a Prodi.
Ed intanto Fini e Casini perché tacete? Sarebbe ora che tiraste fuori le palle, se è vero che avete gli attributi. La campagna elettorale è finita. Siete stati massacrati ed annientati dal Caimano. Specialmente tu Casini, rimembri quando dicevi che premier doveva diventare, in caso di vittoria, non chi prendeva più voti, ma chi aveva il maggiore incremento in percentuale? Berlusconi ha perso voti, tu hai raddoppiato la percentuale. Ed allora fatti sentire. Non consentire a berlusconi di continuare a sparare cazzate. Ormai le elezioni non potete più perderle, le avete già perse. Pretendi un po' di serietà. Forse la sparata della grande coalizione fatta da berlusconi serviva semplicemente a fare terra bruciata, lui non ci credeva. Il berlusca ha voluto semplicemente fregarti sul tempo. La proposta forse stavi pensando di farla tu. Forse sognavi la presidenza della Repubblica. Svegliati.

13 aprile 2006

Buffone bastonato e incazzato


L'avete sentito il buffone bastonato e incazzato dire che si sarebbe rivolto alla giustizia (fino alla Cassazione) per far verificare i risultati elettorali? Bella faccia da culo. Fino al giorno prima aveva insultato e denigrato tutti i giudici. Ora dovrebbero dargli retta. Il Presidente della Repubblica ed il Ministro degli Interni hanno detto che le elezioni si sono svolte in modo ordinato e regolare, solo lui il Berlusca dice che vi sarebbero state delle irregolarità. Ma fino a quando lo dobbiamo ancora sopportare?
E l'altra boutade l'avete sentita? Ha chiesto a Prodi di volere entrare in una grande coalizione. Il culo non lo vuol proprio togliere dalla poltrona. Al Senato è stato fregato dalla legge elettorale che lui stesso si è fatta ed ora dice che essendo l'Italia divisa in due bisogna governare insieme. Prodi deve pensare al bene di tutti i cittadini, anche a quello del Berlusca. Patetico. Immaginate la situazione invertita, che avesse vinto lui con le stesse proporzioni con cui ha vinto la sinistra e che Prodi gli avesse chiesto di voler fare una grande coalizione per il bene dell'Italia. Forse non riuscite nemmeno ad immaginare le spernacchiate che il Berlusca avrebbe fatte a Prodi.
Nessuna meraviglia, il Berlusca non ha nessun senso del pudore. Tende la mano all'avversario che ha insultato fino ad un attimo prima, pur di sopravvivere politicamente. Ha fatto bene Prodi a dire che l'Italia senza Berlusconi non soffre. Se ne deve andare a casa, non lo vuol capire. Glielo hanno detto anche due milioni e mezzo di elettori che nel 2001 lo avevano votato e che ora gli hanno voltate le spalle. Fini e Casini, cosa aspettate, perché non glielo dite anche voi che è arrivata l'ora che se ne vada a casa?
Il fatto che Forza Italia ha preso 41 deputati e 54 senatori in meno rispetto al 2001 deve pur significare qualcosa.

12 aprile 2006

Addio al Padrino

The Independent: "Addio al Padrino"


"Fine della storia per il Padrino", è il titolo con il quale il quotidiano inglese "The Independent" accoglie il risultato delle elezioni in Italia. Lo stesso giornale aggiunge un "catenaccio" piuttosto allusivo: "E in Sicilia arrestato il capo della mafia"
«Fine della corsa per il padrino»: con un titolo che gioca con l'arresto di Bernardo Provenzano, «The Independent» dedica un lungo articolo alla fine dell'era del Cavaliere dopo le elezioni del 9 e 10 aprile e alla cattura del "capo dei capi". «Il fatto che un'era sia finita - scrive il quotidiano britannico - è stata sottolineata dalla straordinaria notizia, appena sette minuti dopo che la sconfitta di Berlusconi è apparsa certa, che il mafioso più ricercato della Sicilia...era stato arrestato». Si è trattato della «più strana delle coincidenze», secondo «The Independent».

11 aprile 2006

Vittoria anche al Senato. Ora governare

Speriamo che da adesso in avanti si cominci a vedere sempre di meno la faccia del Berlusca sui giornali, in tv, in internet. Ha stufato già abbastanza. Abbiamo bisogno di un periodo di disintossicazione.
Ora, grazie al voto degli italiani all'estero, la sinistra ha la maggioranza anche in Senato. Il pericolo di maggioranze diverse nei due rami del Parlamento è stato scongiurato. Ora vi sono le condizioni, come ha detto Prodi, di un governo di sinistra che duri cinque anni.
Niente inciuci e niente concessioni. Le presidenze di Camera e Senato devono essere della sinistra. Come anche le presidenze di tutte le commissioni ed organismi vari devono essere assegnate con i criteri imposti dalla destra nella passata legislatura. Niente buonismi. Occhio per occhio, dente per dente; almeno nella fase iniziale.
Le cose da fare prioritariamente ad inizio legislatura sono tre.
Prima. Approvazione di una legge sul conflitto d'interessi, che tra le altre cose sancisca che chi è proprietario (diretto o camuffato) anche di una sola televisione nazionale non possa diventare presidente del consiglio, come avviene già in tutti gli altri paesi del mondo civile.
Seconda. Cancellazione dell'ultima legge elettorale, quella definita, dagli stessi che la fecero, una porcata. Ritornare alla precedente scaturita anche da un referendum popolare.
Terza. Azzerare la pseudoriforma della scuola targata Moratti. Bisogna ripartire per le riforme dal punto in cui erano state lasciate cinque anni fa dalla sinistra.

Vittoria

Vittoria non completa, ma vittoria.
Berlusconi ce lo siamo tolto dai coglioni.
L'altalena delle emozioni è stata forte.
I sondaggi hanno fallito su tutti i fronti.
Politicamente ci aspettano giorni duri.
La casa della pseudo libertà non vuol mollare l'osso.
Adesso la destra contesta il risultato che la loro porcata di legge ha dato.
La vittoria risicata della destra al Senato creerà oggettivi problemi per la formazione del governo.
Anche se ancora bisogna attribuire i senatori eletti dagli italiani all'estero; ma presumibilmente la maggioranza andrà alla destra.
Bisognerà pure vedere con chi si schiereranno i senatori a vita.
Ma comunque per l'Italia la notte è passata.

10 aprile 2006

Proiezione Nexus per Rai, ore 19,30

Seggi: 158 al Centrosinistra, 151 al Centrodestra

Exit Poll alle ore 15,45

ELEZIONI POLITICHE 2006

Unione al 50-54%
Polo al 45-49%
Secondo exit poll

LA DIRETTA. Chiuse le urne, si profila una vittoria dell'opposizione. Crolla Fi, al palo An, soprattutto rispetto al 2001. Bene Udc, Lega così così. A sinistra il listone molto sopra il 30%.

Ieri alle 22 aveva votato il 66,5%: meno del 2001 (81,4%), ma si votò in un giorno solo

LA DIRETTA SU REPUBBLICA RADIO & TV

9 aprile 2006

Scrutinio elettronico: soldi buttati

La mia Puglia, insieme a Liguria, Lazio e Sardegna, sperimentano, per le elezioni nazionali del 9/10 aprile 2006, lo scrutinio elettronico (non il voto elettronico). Lo scrutinio digitale riguarderà quindi il voto di circa 11 milioni di elettori sul totale nazionale di 47 milioni. Saranno impegnati 18 mila operatori informatici, che andranno ad aggiungersi ai tradizionali 370 mila tra scrutatori, presidenti di seggio e segretari. Verranno consumati per lo scrutinio elettronico 35 milioni di euro, circa 68 miliardi delle vecchie lire.
In ognuna della 12.680 sezioni delle quattro regioni interessate alla sperimentazione è stato inviato un ricco kit informatico comprendente un portatile, un monitor LCD, una stampante, due penne USB; per ogni plesso scolastico sede di elezione viene aggiunto un ulteriore kit su cui verranno fatti confluire i risultati delle singole sezioni, per essere poi trasmessi tramite sistema GPRS a un centro servizi gestito dalla società Eds e da qui, su linee Telecom, inviate al Viminale.
Già nella fase di consegna ed installazione delle macchine il meccanismo si è in parecchi casi inceppato. Io sono stato testimone della molta approssimazione con cui è gestita l'operazione. Nel mio paese i plessi interessati dal voto sono due: 4 sezioni in uno e 3 nell'altro. Nella mattinata di sabato sono arrivati i nove scatoloni con i computer, ma solo un coordinatore di plesso e sei operatori di sezione su sette, con il risultato che presso un plesso sono state installate le macchine, mentre nell'altro le macchine sono tuttora inscatolate e sigillate. Riusciranno entro domani a metterle in funzione?
Ma anche se il meccanismo tecnico funzionerà regolarmente, i timori di possibili brogli non sono stati fugati. Intanto è stata accettata la richiesta dell'Ulivo di istituire una commissione di garanzia su tutte le operazioni di spoglio elettronico, ma continuano le polemiche nei confronti di una iniziativa costosa, poco convincente e che presenta troppi aspetti controversi. Chi controlla le penne USB durante il percorso dalla sezione elettorale al centro di raccolta del plesso? Chi controlla il coordinatore di plesso, che è stato collocato, con il suo computer, da solo in un locale separato dalle sezioni?
La sperimentazione dello spoglio elettronico viene gestita da tre società, Telecom, Eds e Accenture, l'ultima delle quali avrebbe come partner il figlio dello stesso ministro degli Interni Pisanu.
Comunque in caso di discordanza tra i risultati registrati con il tradizionale metodo di carta e matita e quelli registrati con il sistema informatico, prevarrà il metodo tradizionale.
Il sospetto che tutta l'operazione diventi uno sperpero di denaro pubblico è grande. E se fosse addirittura un regalo elettorale con contropartita a qualche ditta?
Nota a margine. Da qualche parte ho letto che i computer dello scrutinio verranno regalati alle scuole dove sono stati utilizzati. Invece il corriere che ha portato i computer mi ha detto che a fine scrutinio dovranno essere restituiti. Qualcuno sa qualcosa di più certo sulla fine che faranno detti computer? Per me se rimanessero nelle scuole sarebbe cosa buona.

Scrutinio elettronico: tanti dubbi sulla via italiana all'e-vote
OLTRE sessantamila uomini schierati per la vigilanza
Uno scrutinio (elettronico) troppo perfetto
Scrutinio elettronico e brogli in vista

8 aprile 2006

Al voto, al voto! Contro le porcate

Gli ultimi giorni di campagna elettorale, perfino più di tutte le immonde leggi ad personam, certificano dunque quanto eversiva di ogni istituzione e atteggiamento liberali sia la pratica di sgoverno dell'alleanza Berlusconi-Fini-Casini-Bossi e gruppuscoli nazifascisti di rinforzo per la campagna elettorale.
I cinque anni del regime di Berlusconi sono stati IL REGNO DELLA PORCATA.
Dunque, su tutto, il dovere elementare di salvare la democrazia.
Quello di domenica e lunedì è in effetti un voto di civiltà. O più drammaticamente per impedire che l'Italia tracolli nell'inciviltà della menzogna sistematica, dell'imbarbarimento di potere, della volgarità obbligatoria, del compiuto asservimento mediatico.
(Dall'editoriale di Paolo Flores d'Arcais Un voto di liberazione su MicroMega la primavera n. 7/2006)

Riporto di seguito le scelte di voto di alcuni personaggi del mondo della cultura e della società civile (traendole dalle loro dichiarazioni di voto su "MicroMega la primavera n.7"). Ci potranno essere di pungolo ed esempio. Quando è indicato semplicemente "Democratici di sinistra" è da intendersi alla Camera "l'Ulivo" e al Senato "Democratici di sinistra".

Elle Kappa: Democratici di sinistra
Marco Travaglio: Italia dei valori
Margherita Hack: Comunisti italiani
Giovanna Marini: Rifondazione comunista
Moni Ovadia: Democratici di sinistra
Maddalena Bordin: Rifondazione comunista
Andrea Camilleri: Democratici di sinistra
Gassa D'Amante: Rifondazione comunista
Danilo Maramotti: Democratici di sinistra
Adriano Ardovino: Rifondazione comunista
Andrea Settis Frugoni: alla Camera l'Ulivo, al Senato (?)
Giuseppe Giustolisi: alla Camera Italia dei valori, al Senato Rifondazione comunista
Peter Gomez: alla Camera l'Ulivo, al Senato Italia dei valori
Stefano Velotti: Rifondazione comunista
Umberto De Giovannangeli: alla Camera l'Ulivo, al Senato Democratici di sinistra
Pancho Pardi: alla Camera (?), al Senato Italia dei valori
Daria Bonfietti: alla Camera l'Ulivo, al Senato Democratici di sinistra
Giulietto Chiesa: Comunisti italiani
don Aldo Antonelli: Comunisti italiani
Giovanni Franzoni: Comunisti italiani
Telmo Pievani: Rosa nel pugno
don Luciano Scaccaglia: Rifondazione comunista
Furio Colombo: Democratici di sinistra
Tirreno Bianchi: Comunisti italiani
Augusto 'Gughi' Vegezzi: l'Ulivo
Massimiliano Boschi: alla Camera l'Ulivo, al Senato Italia dei valori
Pierfranco Pellizzetti: alla Camera Pensionati, al Senato Comunisti italiani
Tana de Zulueta: Verdi
Cinzia Sciuto: Rifondazione comunista
Carlo Augusto Viano: Rosa nel pugno
Francesco De Carlo: Verdi
Emilio Carnevali: Rifondazione comunista

La mia dichiarazione di voto.
Da sempre, in ogni occasione, ho dichiarato che avrei votato Prodi. Confermo che voterò Ulivo alla Camera e Ds al Senato, sia pure con molta scontentezza. Le ragioni di questa scontentezza non mi pare il caso, ora, di dirle. Ad ogni modo, con questo governo che, tra le tante ignobili, ha fatto una legge elettorale indecente, siamo tornati a votare una specie di lista unica di fascistica memoria, senza nessuna possibilità di scegliere tra i candidati.
(Questa è la dichiarazione di voto di Andrea Camilleri, ma è esattamente quello che penso io; Camilleri ovviamente è stato più capace di me ad esprimerlo).

7 aprile 2006

Ultime sparate del berlusca

Ho finito poco fa di sentire alla televisione le conferenze stampa di chiusura della campagna elettorale di Fassino e Berlusconi. Due mondi diversi di concepire la politica e la funzione del governo dello stato.
Da un lato con Fassino un intervento sui problemi reali, sui fatti, sui programma attuabili, l'uso della parola per informare e portare tranquillità negli elettori, dall'altro lato con Berlusconi l'uso della parola per ingannare e per insultare, per favoleggiare di cose mai fatte, per promettere cose irrealizzabili. Cito per tutte una delle menzogne di Berlusconi; ha detto che lui in qualità di ministro della sanità ad interim ha già eliminato le liste d'attesa nei servizi sanitari, non bisogna più aspettare per una visita specialistica, non è più il malato ad andare dal medico ma il medico ad andare dal malato, tutte le richieste vengono fatte con i computer da casa. E' ovvio che stava parlando di se stesso; è lui che non aspetta mesi per una visita specialistica, è lui che si fa portare i medici a casa sua per essere visitato, è lui che si fare richieste con il computer. Come sempre confonde l'Italia con casa sua, lui stramiliardario non capisce le sofferenze dello stragrande numero dei bisognosi e della quasi totalità delle persone normali per garantirsi un servizio medico.
Nessuno gli ha detto che sono pochissime le famiglie che sono in grado di usare il computer per fare richieste e domande.
La registrazione della conferenza stampa di Berlusconi era stata effettuata nel pomeriggio, chissà quante altre cose ha promesso da allora a questo momento; è diventato ormai impossibile stargli dietro. Ha ragione Rita della R-esistenza-infinita quando afferma che il problema è che il Berlusca non ha avuto tempo, altrimenti non solo l'Ici, ma avrebbe pure eliminato la tassa sui rifiuti urbani, le tasse sull’acqua, sulla benzina, le tasse postali, le marche da bollo, l’IVA, l’Irpef, l’Irap, le tasse aeroportuali, le tasse universitarie e scolastiche, tutte le tasse insomma; e se avesse avuto un altro giorno ancora avrebbe emanato un editto con il quale si prescriveva che sarebbe stato lo stato italiano a versare le tasse al cittadino. Siamo alla pura follia, Berlusconi è totalmente matto.
Un'altra anticipazione ce l'ha data Cofferati: «Vi do una anticipazione: Berlusconi nel pomeriggio abolirà anche la tassa sull'occupazione del suolo pubblico e quella sulla pubblicità, che sono le ultime tasse comunali, e prima di sera annuncerà anche l'abolizione del senso del ridicolo".
Ma per fortuna siamo alla fine, ancora poche ore e sarà tutto finto. L'ultima tassa che gli resta da togliere è la sua presenza nel governo italiano. Gli italiani stanno per toglierselo dai coglioni.

Un finale da Caimano

6 aprile 2006

L'Economist: "Basta con Berlusconi"

Ecco la copertina della edizione europea (domani in edicola) del prestigioso settimanale britannico. Sotto la scritta "Basta", in italiano, l'invito in inglese agli italiani di "licenziare Berlusconi". Sul settimanale, anche un lungo articolo, dal titolo: "Una triste storia italiana". Per questo numero, che esce alla vigilia del voto, è stata aumentata la tiratura per il mercato italiano

Occhio per occhio, dente per dente

Un certo ra2zi (chi è?) in un commento al mio precedente post "Impeachment per Berlusconi" ha scritto di un fantastico calcolo matematico che dimostrerebbe la certa vittoria della sinistra alle prossime elezioni. Siccome non tutti leggono i commenti ve lo propongo direttamente in un post. Se la battuta è sua, è geniale. Comunque è un genio chi l'ha pensata per primo. Come trovata è più forte di quelle di berlusconi, che poveraccio, in questi ultimi tempi, non gli riescono bene neppure quelle.
«Un calcolo matematico - scrive ra2zi - mi dà la certezza che la sinistra vincerà le elezioni con ampio margine... Necessariamente infatti i coglioni sono il doppio delle teste di cazzo». Assioma incontestabile, è matematica. Speriamo bene.
Intanto il testa di cazzo numero uno rincara la dose. Noi di sinistra avevamo capito male, lungi dall'intenzione di berlusconi di volerci dare del coglione. Sentitelo cosa ha dichiarato il berlusca in una conferenza stampa di stamattina (a dire il vero solo conferenza perché quelli della stampa non li ha fatti parlare): «Io non ho dato del coglione agli elettori della sinistra. Non li ho gratificati di questa espressione che io considero di gergo corrente ed affettuosa. Non l'ho data, perché se avessi dovuto parlare degli elettori della sinistra avrei detto ben altro. Quindi non si prendano un aggettivo che li dipinge bene, perché era rivolto a quelle persone che avendo costruito delle cose nella vita, votando per la sinistra o non andando a votare avrebbero fatto qualcosa contro i propri interessi». Per capirci: coglione è troppo poco per gli elettori di sinistra, perché meritano insulti peggiori.
Nella stessa conferenza senza stampa il presidente lavoratore ha dichiarato: «È assurdo che mentre io lavoro, giorno e notte, degli impiegati dello Stato, dei funzionari, dei dipendenti pagati con i soldi dei cittadini, tramano contro il presidente del Consiglio, che lavora per tutti gli italiani: è una infamità, una infamità». E qui ci azzecca una sonora pernacchia.
A margine di questo post vi voglio rendere partecipi di una disavventura che mi è capitata. Avevo da qualche giorno fatta l'iscrizione agli inserti pubblicitari "AdSense" di Google, scegliendo l'opzione di un pulsante in testa alla pagina sopra l'ultimo post. L'intelligente spider di google, leggendo il post "Berlusconi: cafone arricchito", ha pensato bene di immettere una pubblicità elettorale a favore di berlusconi e della casa della sua libertà. Ho persa un'oretta per riuscire a cancellare il codice sorgente per far scomparire la pubblicità. Non è che il berlusca si vuol comprare pure google?

5 aprile 2006

Impeachment per Berlusconi

Tisbe nel suo commento al mio post Berlusconi: cafone arricchito, ma anche nel suo blog, ha scritto: «Io sto troppo male per questa cosa... e quello che mi ferisce di più è il silenzio della stampa. Due persone di centrodestra non credono che Berlusconi l'abbia pronunciata, ma che possiamo fare per farlo sapere a tutti? "Il contesto?". Le parole hanno un senso ... correre ai ripari e negare l'evidenza è l'arte di Berlusconi».
Per intanto trascrivo letteralmente quello che berlusconi ha detto, nell'ultimo scontro televisivo con Prodi, parlando della sinistra: «... ciò che propongono è di rendere uguali il figlio del professionista con il figlio dell'operaio, di togliere cioè al ceto medio e di dare a quella che loro chiamano ancora la classe operaia». Potete andare a sentirlo su http://repubblicaradio.repubblica.it/speciale_duello_aprile.php. Il brano si trova nella risposta di Berlusconi alla terza domanda "Le tasse sul risparmio", nei minuti 3,17 - 3,30.
Uno che dice simili cose si pone fuori dalla democrazia italiana. I principi di uguaglianza e solidarietà, provenienti anche dal comunismo, sono stati scritti nella nostra Costituzione repubblicana.
Sono convinto, almeno lo spero, che il 9 e 10 aprile tutti gli italiani coglioni ad honorem cacceranno a casa il coglione vero berlusconi.
Ma se questo non dovesse avvenire dovremo studiare qualcosa per fermarlo. Non so se in Italia esiste l'impeachment e come funziona.
Potremmo comunque farci promotori di una sottoscrizione popolare per richiedere l'impeachment per Berlusconi.

4 aprile 2006

Berlusconi: cafone arricchito

Avevo deciso di non intervenire sullo scontro televisivo di ieri fra Prodi e Berlusconi. Ma un'affermazione carogna, vile, sprezzante, cafona, incivile, antidemocratica di Berlusconi mi ha fatto indignare in modo tale che non riesco a tacere. Nei commenti di oggi è stata ripresa da pochi. Ma per me è di una gravità inaudita. Berlusconi ha detto: «La sinistra, e in particolare quella massimalista propone di rendere uguali il figlio del professionista e il figlio dell'operaio. Vuole togliere al ceto medio e dare alla classe operaia». Uno che fa un'affermazione del genere dovrebbe essere colpito da un impeachment automatico con sospensione immediata da ogni carica pubblica a vita.
Va contro ogni principio democratico e civile. La Costituzione italiana all'articolo 3 dice: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
I miei genitori erano contadini, quasi poveri, che hanno fatto grandissimi sacrifici per farmi studiare e laureare. Non avevano come uomini nulla di meno del professionista coglione Berlusconi. Anzi, al loro cospetto, per dignità e ricchezza umana e civile, Berlusconi scompare, non esiste, è nessuno. E' grazie a loro se sono riuscito a ritagliarmi un mio più che decoroso spazio nella società.
Berlusconi, lascia stare la classe operaia. Forse fra essa e il ceto medio non esiste differenza. Non ti è consentito dividere quello che nei fatti è unito.
Berlusconi fai schifo. E non mi dite di essere calmo. Sono calmo e lo ripeto con forza: Berlusconi fai schifo. Sei un cafone arricchito, che non vedo l'ora di togliermi dai coglioni.

3 aprile 2006

A Bari si rivede il mare: giù l'ecomostro

Quando in macchina o in treno, provenendo da Brindisi, raggiungevo Bari, venivo colpito dagli scheletri in cemento dell'ecomostro. Tre complessi alti 13 piani edificati ad una distanza inferiore ai 300 metri dal mare e posizionati in modo da ostruire la vista del lungomare a sud di Bari. La "saracinesca" fu appunto ribattezzata quella gigantesca struttura. Io, anche se me lo auguravo, mai avrei creduto che venisse veramente abbattuta.
Ed invece è avvenuto domenica 2 aprile 2006, alle ore 10,30. Trecento chili di esplosivo e 150 detonatori hanno fatto cadere per implosione il primo blocco di 70 mila metri cubi di cemento. Domenica 23 aprile sarà demolito il secondo complesso e lunedì 24 aprile andrà giù l’ultimo modulo. I baresi di quella zona potranno ritornare a rivedere il mare. Non è stato possibile l'abbattimento di tutto il blocco in una volta sola perché la legge antiterrorismo impedisce di trasportare tutto l'esplosivo occorrente in una volta.
I lavori di costruzione erano cominciati il 1995. Nel 1997 la Procura di Bari mette sotto sequestro gli immobili perché «abusivi»: violano la legge Galasso che prescrive che gli immobili debbano tenere una distanza minima dal mare di almeno 300 metri. I costruttori e i progettisti vengono invece assolti in primo grado dal momento che ai loro progetti erano state rilasciate le concessioni. I palazzoni vengono confiscati e immessi nel patrimonio del Comune di Bari. Il Comune ne decide la demolizione. La gara viene affidata alla General Smontaggi di Novara.
Sul luogo dell'abbattimento sono giunti, nell' area riservata ai giornalisti, prima il sindaco di centrosinistra, Michele Emiliano, e dopo il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Tutti e due sono stati concordi nel dire che non è una giornata di festa. «Anzi - ha aggiunto Emiliano - io ho provato dolore, perché quando va giù una cosa è sempre triste. Ma è pur vero che oggi è stata lanciata una sfida, - ha aggiunto - oltre a riparare gli errori del passato». Anche Vendola ha ammesso di aver provato «un coacervo di emozioni contrastanti: da un lato la consapevolezza di una battaglia vinta, dall' altro il vedere quanto spreco c'è stato. Uno spreco - ha aggiunto il presidente della Regione Puglia - che è sul conto del partito delle speculazioni e degli abusi».
Ma ora a Bari si pensa soprattutto al futuro: e il futuro comincia proprio da quell'area. Emiliano punta molto sui suggerimenti che potranno essere messi in campo con la Biennale di Venezia, Vendola spera invece che si possa realizzare un parco, un parco per i bambini. E il suo pensiero va al piccolo Tommaso, ucciso senza pietà, e alla sua famiglia. Lo sviluppo urbano delle città, di tutte le città, è convinto Vendola, deve partire dai bambini, dai luoghi dove accogliere i bambini e dove i bambini possano essere finalmente rispettati».
A me non dispiacerebbe il collegamento con la Biennale di Venezia, a condizione però che non sia ora il pubblico a togliere la vista del mare ai baresi di Japigia.
Il sindaco Michele Emiliano a chi l'accusava di operazione pre-elettorale ha risposto: «Qui la destra ha sempre governato. Perché non l'hanno abbattuto loro?».

Punta Perotti, le tappe della vicenda
Bari, la dinamite cancella l'ecomostro di Punta Perotti

2 aprile 2006

Il Fantasma dell'Opera - Film

Dodicesimo film del Cineforum Grottaglie 2006

I fantasmi (l'uomo dei propri sogni, i divi, i dittatori, i venditori di sogni) riescono ad esercitare un grande fascino sugli affaristi e sulle anime belle, riescono a camuffare gli inferni in paradisi, riescono a plagiare chi gli presta attenzione. Una volta caduti nella loro rete è difficile uscirne, anche perché non si riesce a percepire l'inganno che si subisce. Il fantasma fa credere che quello che dà è quello che si vuole. Il fantasma induce i desideri, specialmente se possiede mezzi per comunicare. Ma liberarsi da loro è possibile. Vi possono essere occasioni che fanno prendere coscienza del male che i fantasmi fanno. Qualcuno può prenderci per mano e riportarci nel mondo reale. Se necessario si può anche tradire, pur di liberarsi.

Trama
Dai recessi più oscuri del Teatro dell’Opera, una voce misteriosa chiama lei, Christine Daae, innocente ballerina di fila, per coltivare il suo straordinario talento. Solo la direttrice del ballo, Madame Giry, sa che quello che Christine chiama il suo “Angelo della Musica” in realtà è il Fantasma, un geniale musicista sfigurato che abita i sotterranei dell’Opera, terrorizzando la compagnia di artisti che vivono e lavorano lì. Quando la capricciosa primadonna Carlotta abbandona la scena nel bel mezzo di una prova generale dell’ultima produzione della compagnia, ai due nuovi zelanti direttori del teatro non resta che spingere sulla ribalta la giovane Christine.

Cast
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Andrew Lloyd Webber, Joel Schumacher
Soggetto: Andrew Lloyd Webber
Montaggio: Terry Rawlings
Fotografia: John Mathieson
Scenografia: Anthony Pratt
Musica: Andrew Lloyd Webber
Interpreti:
Gerard Butler - Il Fantasma
Emmy Rossum - Christine
Patrick Wilson - Raoul
Miranda Richardson - Madame Giry
Minnie Driver - Carlotta
Ciarán Hinds - Firmin
Simon Callow - Andre
Victor McGuire - Piangi
Coreografie: Peter Darling
Titolo originale: The Phantom of the Opera
Nazione: U.S.A., Regno Unito
Anno: 2004
Genere: Musical
Durata: 143'
Sito ufficiale: phantomthemovie.warnerbros.com
Produzione: Andrew Lloyd Webber
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 17 Dicembre 2004 (cinema)

http://www.musical.it/box390.htm#

1 aprile 2006

Forza Nanni

Sul numero 6 del periodico settimanale MicroMega La primavera otto personalità sono intervenute sul film di Nanni Moretti Il Caimano. Sedici pagine di critica, analisi e riflessioni. Trascrivo di ognuna alcuni passi che ho evidenziato. Altri, come io stesso del resto, avrebbero potuto evidenziare altri passi. Ne viene fuori una possibile lettura del film, né ottimista né pessimista. Non tutto condivido. Anche perché io credo che questo è il momento di serrare le fila. Dobbiamo essere, comunque, tutti uniti per abbattere il caimano, sia esso vero o ideale. Il momento è grave. Dobbiamo uscire dall'incubo. Ci resta una settimana. Ognuno di noi faccia il massimo che può. E speriamo che questa Primavera porti fiori e frutti diversi da quelli del 2001.

Lidia Ravera
«E' un must, è un argomento obbligato, un "topic" da conversazione fra italiani, per la serie "Cinema e elezioni"».
«Essere di sinistra tutta la vita, senza smettere mai di criticare la sinistra, cioè se stessi. Ma ti rendi conto? E' un esercizio spirituale».
«Non è cascato nella trappola: non è un film contro Berlusconi. Non invita né al linciaggio né al lancio di pomodori marci, niente riso liberatorio che alla fine ti fotte... mentre noi perdevamo tempo a ridere di lui, lui ha messo in braghe di tela un'intera nazione... bene, Moretti l'ha capito. E ci ha detto basta. Basta ridere. La ricreazione è finita».

Dario Fo
Quella di Berlusconi è una storia di gabole inventate per imbrogliare la gente, per ingannare il fisco, di soldi che sembrano arrivare miracolosi ma che hanno chiaro lo stampo della loro origine: mafia.
Non condivido l'dea di chi dice che questo film è un film disincantato sul dopo Berlusconi, che Moretti voglia affermare che Berlusconi o non Berlusconi non cambia nulla. Non mi piace questo buttare tutto sulla spregiudicatezza, questo qualunquismo dell'«è inutile battersi, tanto le cose non cambiano». Certo, anch'io vorrei una sinistra più battagliera, più salda nell'affermazione di certi valori. Ma da questo a dire che destra e sinistra sono la stessa cosa ce ne corre.

Gian Carlo Caselli
Nel Caimano salta poi agli occhi l'assenza della sinistra.
Come se escludendo la sinistra dal film si volessero lamentare alcuni momenti di insufficiente opposizione alla resistibile crescita del berlusconismo.
Allo stesso modo penso che gli attacchi vergognosi che la magistratura ha dovuto subire in questi anni sol perché ha fatto il suo dovere non sono stati adeguatamente contrastati dall'opposizione, troppo spesso autocensuratasi ad una rassegnata passività.
Certo è che il film (con il suo cupo crescendo finale) rafforza la preoccupazione di una possibile deriva populista della situazione italiana.

Sergio Staino
E' un gran bel film che mi ha ricordato molto Casablanca: una grande storia d'amore e di separazione sullo sfondo di una lotta di Liberazione, girato nel bel mezzo di questa lotta con un taglio struggente e melanconico, ma fiducioso nella vittoria.

Gustavo Zagrebelsky
Non è democrazia ma è demagogia, un regime insidioso che si nasconde sotto apparenze ingannevoli. Il popolo che si vuole che sia non è quello che sceglie, che decide, che discute, che approva o disapprova, promuove o boccia i suoi rappresentanti.
Vincere le elezioni non significa affatto, di per sé, avere sconfitto la demagogia. Bisognerà ripensare da capo la democrazia.
La democrazia, secondo la più classica delle definizioni, è quel sistema di governo che consente di cambiare i governanti nel più normale e pacifico dei modi: col voto. Le democrazie, appunto. E le demagogie, come ci insegna la storia che finiscono?

Michele Santoro
Siamo noi Berlusconi, siamo noi la storia; siamo noi che per crescere, per cambiare, dobbiamo trovare il coraggio di raccontare come sono veramente andate le cose, assumendoci le nostre responsabilità.
Le idee non trovano produttori; e chi produce non prende rischi. Lo fa senza amore. Senza passione.
Ci sono stati in passato momenti terribili nei quali l'umanità si è rifiutata di capire ciò che era evidente e sotto gli occhi di tutti.
Siamo diventati più poveri e più vigliacchi ma non ci è stata tolta la libertà di intraprendere un'altra strada. Se avessimo reagito diversamente dopo quell'episodio di Bruxelles e dopo l'editto bulgaro o dopo le continue aggressioni alla magistratura ciò che è successo non sarebbe potuto accadere.

Beppe Sebaste
Citai questa frase di Giorgio Agemben, in realtà del 1994: «Se prevalesse il regime liberal-spettacolare di Berlusconi, esso instaurerebbe la più soffocante delle dittature mediatiche, in cui la falsificazione sistematica della verità, della lingua e dell'opinione, che ha già largamente corso in Italia, diventerebbe assoluta e senza spiragli, e dove, abolita ogni critica, tutto sarebbe di nuovo letteralmente possibile, perfino nuovi campi di concentramento».
Se il film parla di Berlusconi, il tema - come un Minima moralia narrativo e pudico - è la vita. Ma anche il linguaggio.
Anche una guerra civile è verosimile se aizzata da chi ha modellato un partito sugli slogan da stadio.

Giovanni Aliquò
Il Caimano è un film di poesia, passione civile ed amore.
Dire che sia un film contro qualcuno sarebbe davvero riduttivo, perché a me è parso che sia un film per qualcosa, ovvero per un'Italia libera da quei vizi, da quell'iposcrisia e da quella volgarità che ne sottolineano l'inarrestabile decadenza e che la sviliscono ad «italietta», paese che l'autore ha ritenuto di poter appassionatamente riassumere nella «metafora di Berlusconi».
Forse temono che chi è così attento ai valori della legalità da arrivare a cambiare le leggi, quando esse ostacolano certi interessi, possa anche rivelarsi grossolanamente vendicativo.