Sul numero 6 del periodico settimanale
MicroMega La primavera otto personalità sono intervenute sul film di Nanni Moretti
Il Caimano. Sedici pagine di critica, analisi e riflessioni. Trascrivo di ognuna alcuni passi che ho evidenziato. Altri, come io stesso del resto, avrebbero potuto evidenziare altri passi. Ne viene fuori una possibile lettura del film, né ottimista né pessimista. Non tutto condivido. Anche perché io credo che questo è il momento di serrare le fila. Dobbiamo essere, comunque, tutti uniti per abbattere il caimano, sia esso vero o ideale. Il momento è grave. Dobbiamo uscire dall'incubo. Ci resta una settimana. Ognuno di noi faccia il massimo che può. E speriamo che questa
Primavera porti fiori e frutti diversi da quelli del 2001.
Lidia Ravera«E' un must, è un argomento obbligato, un "topic" da conversazione fra italiani, per la serie "Cinema e elezioni"».
«Essere di sinistra tutta la vita, senza smettere mai di criticare la sinistra, cioè se stessi. Ma ti rendi conto? E' un esercizio spirituale».
«Non è cascato nella trappola: non è un film contro Berlusconi. Non invita né al linciaggio né al lancio di pomodori marci, niente riso liberatorio che alla fine ti fotte... mentre noi perdevamo tempo a ridere di lui, lui ha messo in braghe di tela un'intera nazione... bene, Moretti l'ha capito. E ci ha detto basta. Basta ridere. La ricreazione è finita».
Dario FoQuella di Berlusconi è una storia di gabole inventate per imbrogliare la gente, per ingannare il fisco, di soldi che sembrano arrivare miracolosi ma che hanno chiaro lo stampo della loro origine: mafia.
Non condivido l'dea di chi dice che questo film è un film disincantato sul dopo Berlusconi, che Moretti voglia affermare che Berlusconi o non Berlusconi non cambia nulla. Non mi piace questo buttare tutto sulla spregiudicatezza, questo qualunquismo dell'«è inutile battersi, tanto le cose non cambiano». Certo, anch'io vorrei una sinistra più battagliera, più salda nell'affermazione di certi valori. Ma da questo a dire che destra e sinistra sono la stessa cosa ce ne corre.
Gian Carlo CaselliNel
Caimano salta poi agli occhi l'assenza della sinistra.
Come se escludendo la sinistra dal film si volessero lamentare alcuni momenti di insufficiente opposizione alla resistibile crescita del berlusconismo.
Allo stesso modo penso che gli attacchi vergognosi che la magistratura ha dovuto subire in questi anni sol perché ha fatto il suo dovere non sono stati adeguatamente contrastati dall'opposizione, troppo spesso autocensuratasi ad una rassegnata passività.
Certo è che il film (con il suo cupo crescendo finale) rafforza la preoccupazione di una possibile deriva populista della situazione italiana.
Sergio StainoE' un gran bel film che mi ha ricordato molto Casablanca: una grande storia d'amore e di separazione sullo sfondo di una lotta di Liberazione, girato nel bel mezzo di questa lotta con un taglio struggente e melanconico, ma fiducioso nella vittoria.
Gustavo ZagrebelskyNon è democrazia ma è demagogia, un regime insidioso che si nasconde sotto apparenze ingannevoli. Il popolo che si vuole che sia non è quello che sceglie, che decide, che discute, che approva o disapprova, promuove o boccia i suoi rappresentanti.
Vincere le elezioni non significa affatto, di per sé, avere sconfitto la demagogia. Bisognerà ripensare da capo la democrazia.
La democrazia, secondo la più classica delle definizioni, è quel sistema di governo che consente di cambiare i governanti nel più normale e pacifico dei modi: col voto. Le democrazie, appunto. E le demagogie, come ci insegna la storia che finiscono?
Michele SantoroSiamo noi Berlusconi, siamo noi la storia; siamo noi che per crescere, per cambiare, dobbiamo trovare il coraggio di raccontare come sono veramente andate le cose, assumendoci le nostre responsabilità.
Le idee non trovano produttori; e chi produce non prende rischi. Lo fa senza amore. Senza passione.
Ci sono stati in passato momenti terribili nei quali l'umanità si è rifiutata di capire ciò che era evidente e sotto gli occhi di tutti.
Siamo diventati più poveri e più vigliacchi ma non ci è stata tolta la libertà di intraprendere un'altra strada. Se avessimo reagito diversamente dopo quell'episodio di Bruxelles e dopo l'editto bulgaro o dopo le continue aggressioni alla magistratura ciò che è successo non sarebbe potuto accadere.
Beppe SebasteCitai questa frase di Giorgio Agemben, in realtà del 1994: «Se prevalesse il regime liberal-spettacolare di Berlusconi, esso instaurerebbe la più soffocante delle dittature mediatiche, in cui la falsificazione sistematica della verità, della lingua e dell'opinione, che ha già largamente corso in Italia, diventerebbe assoluta e senza spiragli, e dove, abolita ogni critica, tutto sarebbe di nuovo letteralmente possibile, perfino nuovi campi di concentramento».
Se il film parla di Berlusconi, il tema - come un
Minima moralia narrativo e pudico - è la vita. Ma anche il linguaggio.
Anche una guerra civile è verosimile se aizzata da chi ha modellato un partito sugli slogan da stadio.
Giovanni AliquòIl
Caimano è un film di poesia, passione civile ed amore.
Dire che sia un film contro qualcuno sarebbe davvero riduttivo, perché a me è parso che sia un film per qualcosa, ovvero per un'Italia libera da quei vizi, da quell'iposcrisia e da quella volgarità che ne sottolineano l'inarrestabile decadenza e che la sviliscono ad «italietta», paese che l'autore ha ritenuto di poter appassionatamente riassumere nella «metafora di Berlusconi».
Forse temono che chi è così attento ai valori della legalità da arrivare a cambiare le leggi, quando esse ostacolano certi interessi, possa anche rivelarsi grossolanamente vendicativo.