Il Presidente dell'Autorità garante delle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha trasmesso alla Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi un atto di indirizzo in materia di raccolta delle firme per la promozione del referendum sulle modifiche alla parte II della Costituzione. In esso si dice che le emittenti radiotelevisive pubbliche e private nazionali dovranno riservare nei programmi di informazione uno spazio adeguato allo svolgimento della raccolta delle firme per la promozione del referendum di modifica costituzionale, osservando i principi del pluralismo, obiettività, completezza e imparzialità dell'informazione. Mancano solo pochi giorni alla conclusione della raccolta delle firme per la richiesta di referendum contro la devolution e su radio, televisione e stampa vi è un «silenzio assordante». Il 17 febbraio scadono infatti i 90 giorni previsti, ma quelli effettivi che restano a disposizione sono una decina, poiché le firme dovranno essere controllate dalla Corte di Cassazione. «Stiamo subendo un black out da parte della Rai, da tutte le tv pubbliche e private, e anche dalla carta stampata. È difficilissimo parlare di Costituzione. I partiti sono presi dai problemi delle liste elettorali, che sono molto seri, ma non soddisfano la voglia di partecipazione del cittadino», ha detto Sandra Bonsanti, presidente dell'associazione "Libertà e Giustizia", tra i promotori del Comitato «Salviamo la Costituzione», che ha organizzato il referendum confermativo. Ieri una delegazione guidata da Oscar Luigi Scalfaro, presidente del Comitato promotore del referendum, si è recata dal Presidente della Repubblica Ciampi per sollecitare l'interessamento affinché i mezzi di comunicazione parlino delle finalità del referendum. In realtà la raccolta delle firme non è determinante, perché il referendum comunque si farà avendolo già chiesto un quinto dei parlamentari e cinque consigli regionali. La raccolta delle 500mila firme assume un valore di testimonianza sulla volontà da parte dei cittadini di bloccare questo scempio della Costituzione operato dal centrodestra. Firmiamo quindi tutti per salvare la Costituzione. Votiamo NO nella consultazione popolare che si terrà nel giugno del 2006. Non esiste quorum da raggiungere; il referendum sarà comunque valido. Fra i Si ed il No vince chi prende più voti.
Sito del Comitato promotore
3 febbraio 2006
Referendum sulla devolution: silenzio assordante
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
anche io, quasi certamente, voterò contro questa riforma, ma mi dici perché sprecare tempo e danaro per una raccolta di firme inutile?
Posta un commento