Ricorre oggi, 28 febbraio 2006, il primo anniversario della morte del poeta e senatore Mario Luzi. L'avvenimento sta passando quasi in sordina, se non fosse per il presidente Ciampi e la regione Toscana.Ciampi ha scritto: «Luzi è stato un grande uomo, rimasto fino ai suoi ultimi giorni, vigile e attento ai valori della democrazia e della civiltà. Firenze insieme all’Italia tutta ricorda oggi con commozione uno dei suoi figli più illustri, voce poetica italiana tra le più insigni, alte e nobili della lirica del Novecento. Nominato senatore a vita per aver illustrato la patria con i suoi altissimi meriti, Luzi con la sua limpida purezza linguistica è stato uno dei maestri della nostra letteratura. Ha rappresentato un modello di intellettuale al pari dei grandi esempi fiorentini e italiani dell’umanesimo italiano».
La regione Toscana dedicherà una sala del Palazzo del Consiglio Regionale a Mario Luzi, dove verranno ospitati i "tesori" di Luzi. «Dedicare una sala a Luzi - ha affermato Riccardo Nencini, presidente del consiglio regionale della Toscana - è il nostro modo, da fiorentini e da toscani, per celebrare l'anniversario della sua morte, per ricordare la vastità della sua opera che lo ha reso un poeta emblematico di più stagioni e per far sì che il suo patrimonio continui a vivere e ci accompagni nella memoria».
La famiglia Luzi ha donato libri, carteggi e manoscritti inediti di Luzi a tre organismi istituzionali toscani: il Consiglio Regionale, il Gabinetto Vieusseux e il Comune di Pienza. Acquisterà così nuovo spessore il Centro studi «La Barca» di Pienza con il quale Luzi aveva intrattenuto una proficua collaborazione per oltre vent'anni.
Ma anche in questa occasione la destra italiana ha voluto distinguersi, tentando di vendicarsi del fatto che Luzi ha difeso con forza la Costituzione italiana dagli attacchi dell'attuale maggioranza di centro destra. Alla proposta di intitolare una via di Firenze a Luzi, la destra pretende in cambio che venga posta una targa a ricordo del ministro fascista Giovanni Gentile.
Luzi aveva detto: «Stiamo attraversando una fase che, con lo sconvolgimento della Costituzione, attacca lo Stato di diritto con leggi di pura convenienza personale e una gestione dello Stato che fa quotidianamente risaltare le conseguenze di un conflitto di interessi che non ha l'eguale in nessun altro Paese». Nonostante Luzi avesse 90anni era di una grande lucidità, che suscitava rabbiose reazioni. La destra non lo perdona nemmeno dopo la morte.
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Film duro e forte. Una prova di grande maturità artistica di Sergio Rubini. La terra, nel senso di proprietà, spesso divide gli uomini. Solo liberandosi di essa si riscoprono valori comuni. Fotografia, come la storia, a tinte forti. Musica coinvolgente. Recitazione maschia e rude degli attori maschi, dolce e tenera delle attrici, con qualche voluta eccezione. Sergio Rubini ha scelto per se la parte del personaggio più sgradevole e negativo. La terra arida e l'architettura rurale decadente del sud sono appropriata e naturale cornice alla storia. La "roba" divide i quattro fratelli diversissimi tra loro; uno strozzino ripugnante, piccolo mafioso locale, che li ricatta; un delitto che scatena sospetti reciproci fra i fratelli; una soluzione finale ambigua in contrasto con la morale corrente. Palesi i riferimenti letterari, in particolare a Dostojevski con I fratelli Karamazov e Delitto e castigo.
FLASH
Consiglio a Berlusconi per far vincere le elezioni: «La Casa delle libertà potrebbe anche vincere: servirebbe un grande attentato internazionale di cui lei rimanesse vittima...». Calma, non sono stato io a fare questa affermazione, ma il presidente emerito Francesco Cossiga, al quale Berlusconi si era rivolto per chiedere consiglio sulla strategia elettorale. Ma io sono più buono di Cossiga, preferisco un Berlusconi vivo e Prodi vincente, che un Berlusconi morto e Prodi perdente.










Quinto film del 



