Nella serata di sabato 5 agosto 2006 mi sono ritrovato a presenziare ad una "Serata Tradizionalista Borbonica", dove si celebrava la "Festa dell'amicizia duosiciliana". Ero stato invitato da un recente amico, profondo conoscitore del fenomeno del brigantaggio meridionale, che diede vita attorno al 1861 ad una resistenza contro l'annessione da parte dei piemontesi delle regioni meridionali appartenenti al Regno di Napoli.
Gli studi sul brigantaggio meridionale, che sono sempre esistiti, in questi ultimi tempi hanno preso nuovo vigore. I fatti che portarono all'unità d'Italia vengono sempre più studiati anche dalla parte dei vinti.
I briganti non vengono più liquidati come comuni delinquenti, grassatori, che hanno infestato terre e masserie del sud. Vengono rivalutati all'interno di un più generale movimento politico che voleva salvaguardare gli elementi positivi dell'essere meridionali.
Variegati sono gli approcci al fenomeno del brigantaggio, preunitario e postunitario, che partono dall'estrema sinistra ed arrivano all'estrema destra. Tutti però hanno come comune denominatore il meridionalismo.
E' ovvio che è antistorico favoleggiare di secessionismo e di improbabili ritorni a passati reami. Ma queste cose, forse, non le vogliono nemmeno i neoborbonici.
Il brigantaggio ha suscitato l'interesse di cinema, stampa, televisione. E' un fenomeno di grande presa nell'immaginario collettivo.
Insieme ad un gruppo di amici stiamo organizzando, per fine settembre, una settimana di studi sul brigantaggio meridionale.
Tornerò a parlarne in questo blog.
7 agosto 2006
Movimenti neoborbonici
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1 commento:
Riporto un mio commento fatto da Tisbe e da Lei riproposto come post il 18 marzo 2006, cui segue un'intervento di Smemorato.
Vorrei sottolineare come una mal'intesa battaglia x la democrazia possa produrre esiti nefasti. La storia dell'unità d'Italia, dimostra ampiamente come la guerra mossa dai Sabaudi x liberare il regno di Napoli dalla tirannia dei Borboni, s'è rivelata in tutta la sua drammatica tragedia sul piano economico, sociale, politico e finanziario di cui scontiamo ancora oggi le conseguenze: e tutto perchè una volta destituiti i Borboni, i cafoni meridionali, appoggiati da una parte della borghesia, osarono organizzare una resistenza all'occupazione sabauda nota col nome di "Brigantaggio".
La sconfitta del brigantaggio, comportò la stipula di uno scellerato patto d'onore tra la borghesia meridionale vincente, su quella che appoggiava il brigantaggio, con la borghesia sabauda, che si pose l' unico obiettivo di depredare il meridione delle sue ricchezze fino a inibirne ogni possibilità di sviluppo autoctono. E tutto questo con l'alibi di sconfiggere il brigantaggio.
Senonchè i vecchi baroni borbonici, pur di continuare a mantenere i loro privilegi ( è megli' ccummannà 'e fottere - si dice in napoletano), e nella necessità di attuare un capillare controllo del terrirorio, si premunirono di trasformare i briganti sopravvissuti in picciotti di mafia, additando come loro nemico i nuovi gendarmi sabaudi; cosicchè in tal modo poterono consapevolmente e colpevolmente contribuire ad attuare la potica Cavourriana di spoliazione delle ricchezze del vecchio regno di Napoli.
Tutto ciò ha comportato che fin'ora il meridione d'Italia continua a dimenarsi in questo assurdo quanto radicato blocco di potere che continua a inibire uno sviluppo autonomo del mezzogiorno; tanto che si è passati dalla negazione dell'esistenza di organizzazioni mafiose al consiglio di imparare a convivere con la mafia. Qui siamo di fronte più che all'aberrazione alla riconferma di una vecchia politica che continua a considerare il mezzogiono, suscettibile unicamente di attenzioni poliziesche.
Trasponendo l'analisi sul piano internazionale, assistiamo al fatto che esportazione di democrazia, vuol dire soltanto accettazione ed instaurazione di regimi disposti ad accettare condizioni di sudditanza nei confronti delle potenze esistenti.
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