21 luglio 2006

Sto con la Ferilli contro i tassinari

Sabrina Ferilli ha avuto coraggio e possibilità di ascolto per poter dire le cose che quasi tutti gli italiani pensiamo, eccetto i lobbisti. Infatti sui giornali e telegiornali trovano ampio spazio quattro gatti di tassinari che fanno casino bloccando abusivamente il traffico e farmacisti e avvocati che se ne vanno al mare, anziché lavorare, e non milioni e milioni di italiani che sarebbero contenti di trovare più taxi in giro a minor costo, di pagare di meno le medicine da banco nei supermercati, di non essere svenati dagli avvocati.
I consumatori, cioè tutti gli italiani, molti dei quali avevano firmato sottoscrizione per chiedere le liberalizzazioni, che Bersani timidamente ha cercato di realizzare, non fanno notizia.
Ci voleva un'attrice famosa per farsi pubblicare il proprio grido di indignazione: «Ricordo un'Italia - ha scritto la Ferilli - in cui le piazze si riempivano per difendere i diritti dei più deboli. Un'Italia in cui i lavoratori, guidati dai sindacati protestavano contro i privilegi, dove si lottava perché gli anziani, i pensionati, potessero arrivare con dignità alla fine del mese». Oggi invece le piazze, reali o telematiche, sono ostaggio delle lobbies: tassisti, avvocati, farmacisti, notai. Lavoratori pure loro, ma arroganti e difensori dei loro privilegi di casta, contro e a danno di tutti gli altri lavoratori.
E il sindacato dei pensionati - si chiede la Ferilli -, e i sindacati tutti, dove sono? Perché non parlano, perché non scendono in piazza per tutelare gli interessi degli iscritti?
E più candidamente ancora la Ferilli osserva: «Non ho mai visto le auto bianche arrivare al Circo Massimo da tutta Italia per protestare contro gli abusivi, i mafiosi che controllano gli aeroporti come Fiumicino». Qualche giorno fa avevo scritto in questo blog che l'Italia per risollevarsi avrebbe bisogno di sognatori. Io sono uno di questi, ora si aggiunge la Ferilli. Sono in buona compagnia. Se anche altri venissero con noi non se ne pentirebbero.
Se i cittadini capissero bene che a trarre beneficio dai provvedimenti Bersani sono in primo luogo le loro tasche, forse l'effetto ricatto di quelle caste sarebbe più debole.
Ma intanto una piccola soddisfazione. Dopo i blocchi nella Capitale i parcheggi dei taxi sono rimasti pieni di auto bianche e nessuno ci saliva. «Vuoi vedere che alla fine a tirare troppo la corda si ottiene l'effetto contrario?»

(Il commento della Ferilli è stato pubblicato in prima pagina su l'Unità di oggi 21 luglio 2006)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un interessante articolo a firma dell'economista Mario Deaglio, apparso su "La Stampa" del 7 luglio 2006:

Si consideri la giornata di un normale cittadino che esce di casa al mattino, va a bere un caffè al bar e compra un giornale; la lettura gli dà il mal di testa ed eccolo entrare in una farmacia per acquistare un antidolorifico e successivamente rientrare a casa con un mezzo pubblico. In tutto questo insieme di atti assolutamente normali non incontra mai un prezzo di mercato: i prezzi sono di fatto fissati, o fortemente suggeriti, da associazioni locali di categoria, come per il caffè, oppure stabiliti dal produttore senza che il venditore li possa modificare, come per i giornali o le medicine; oppure ancora derivano da normative in genere molto rigide che, come per i trasporti, non tengono conto dell'intensità della domanda.

Nessuna di queste norme è di per sé spregevole o irragionevole ma tutte assieme tengono a spegnere l'iniziativa, creare frustrazione e impedire l'adattamento dell'offerta alla domanda, il che crea inefficienza, e quindi riduce la capacità produttiva, traducendosi in un aumento dei prezzi per i consumatori e dei costi per le imprese. Il decreto legge del 30 giugno ha l'ambizioso obbiettivo di cambiare questo stato di cose ed è questo il suo primo elemento innovativo. Esso modifica il significato effettivo del termine «liberalizzazione ». Fino a pochi giorni fa, in Italia «liberalizzare» faceva rima con «privatizzare» e implicava, di fatto, la sostituzione di monopoli pubblici con mercati privati di tipo oligopolistico, nei quali pochi competitori si affrontavano, e si rivolgevano agli acquirenti, con regole sovente assai poco trasparenti. Ora «liberalizzare» significa essenzialmente sfoltire le regole e modificarle nel senso della flessibilità e della trasparenza. Il secondo elemento innovativo consiste nel collegamento diretto tra il cambiamento delle regole e la politica fiscale. Si cambiano le regole per consentire un aumento di produzione e quindi un aumento di gettito fiscale in una situazione di bilancio difficile; dal cambiamento, dalla nuova flessibilità e dalla nuova trasparenza il governo si attende infatti un contributo non indifferente al risanamento finanziario e al recupero della competitività del paese...

http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=25&ID_articolo=1297&tp=C

Anonimo ha detto...

Ho firmato la petizione che presenta Altroconsumo e così ha fatto mio marito. Non ho trovato altre petizioni in rete, nè nelle piazze, nè in nessun altro posto. Ditemi dove sono e firmo, anche a costo di veder annegare la mia casella postale di brutto spam.
Anch'io sono una sognatrice. E, da medico, comunque voglio battermi per certi protezionismi distorti che non aiutano neppure nello svolgimento sereno di una professione seriamente impostata.

Anonimo ha detto...

giusta l'indignazione della Ferilli e semplice e ragionato l'articolo di Deaglio.