Si sono svolti a Roma ieri e l’altro ieri gli Stati generali dell’editoria. Ma cosa significa Stati Generali? Mi pare di ricordare che anche la Moratti organizzò tempo fa gli Stati Generali della Scuola. E la scuola continua a colare a picco. Ma questi dell’editoria sono forse altra cosa. E comunque quei termini, che mi richiamano qualcosa di militaresco (che poco ha a che fare con la Rivoluzione francese), a me non piacciono. Le cose trattate sono invece interessanti.
Anche se l’obiettivo diretto è stato mancato, se ne è raggiunto un altro insperato. Gli editori invitando vari ministri berlusconiani speravano in qualche attenzione particolare che si sarebbe dovuta tradurre in contributi. Ed invece sono stati svillaneggiati dal ministro dei Beni Culturali. Giuliano Urbani, chi era costui? Un uomo sbagliato, al posto sbagliato. Come quasi tutti i ministri del governo Berlusconi. Che c’entra Urbani con la cultura? Quasi la stessa cosa che c’entra la Moratti con la scuola. Cioè niente.
Ecco una sintesi delle cose dette dall’Urbani che hanno fatto saltare i nervi agli editori: «1. La vostra categoria sta bene, se il più grande degli editori, Berlusconi, non si lamenta; 2. Verrà introdotto un ticket per il prestito dei libri in biblioteca, che dovrà essere pagato da chi usufruisce del servizio; 3. Voi editori per fare affari dovete puntare sul mercato cinese».
Adornato poi - secondo l’editore Laterza - ha sparato un’amenità più grossa ancora, quando ha sostenuto seriamente che l’Italia è all’ultimo posto in fatto di lettura perché da noi c’è tanto sole, e con il sole si va al mare e a passeggio, e quindi si legge di più nei paesi freddi.
In conclusione i vassalli del Berlusca hanno ottenuto un’alleanza di tutti contro l’Uno. Giuseppe Laterza mette sull’avviso: «Prima o poi capiranno che in politica i voti, oltre che contarli, si pesano. E i nostri voti sono pesanti…».
16 settembre 2004
Stati Generali dell’Editoria
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