5 settembre 2004

Mi sento impotente di fronte alla violenza

Mi sento impotente e sradicato di fronte alla violenza che impera nel mondo e alla teorizzazione della sua ineluttabilità.
Impotente quando molti americani applaudono Bush che afferma che lui andrà ad ammazzare i nemici (veri o creati?) in casa loro per impedire che loro possano venire in America ad ammazzare gli americani. Ma mi chiedo perché loro (nemici o pseudo nemici) non lo potrebbero o non lo dovrebbero anticipare?
Impotente di fronte ai 400 (forse 600) sacchi neri con dentro i morti, principalmente bambini, di Beslan in Russia. Ma Putin non aveva detto che non si sarebbe ripetuto l’errore del tragico blitz delle teste di cuoio nel teatro di Dubrovka? Evidentemente mentiva o peggio ancora a Beslan qualcuno è stato più forte di Putin.
Impotente di fronte alla sudditanza acritica di Berlusconi e soci nei confronti dell’americano Bush. Impotente di fronte al dilemma di dover scegliere a tutti i costi fra la guerra di Bush o la violenza dei terroristi. Ma io, cosa apparentemente strana per me laico convinto, scelgo una terza strada: quella della pace senza se e senza ma del polacco papa Wojtyla.
Mi consola il fatto di non essere solo su questa via. Faccio letteralmente mie le affermazioni di alcuni volontari della Festa de l’Unità di Genova. «Quei sette, otto che governano il mondo si devono rendere conto che il terrorismo è diventato un problema che si ripropone tutti i giorni e che la strada fin qui seguita per combatterlo non ha fatto che alimentarlo». «E’ il sistema mondiale che va discusso e ridisegnato. Finché ci saranno popolazioni che muoiono di fame, finché si continuerà a calpestare i diritti umani, il problema del terrorismo non si potrà risolvere». E a proposito dei bambini uccisi a Beslan: «I terroristi sono caduti nella trappola di fare una guerra tra poveri».

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