29 settembre 2004
Liberate con riscatto
Si è concluso positivamente e felicemente il rapimento di Simona Pari e Sinoma Torretta. E’ stato pagato un riscatto di un milione di dollari, due miliardi delle vecchie lire. «Mai soldi sono stati spesi in modo migliore», ha scritto Antonio Padellaro su l’Unità di oggi. Concordo pienamente con lui. Ma voglio aggiungere qualche considerazione. La guerra in Iraq è un regalo di Bush ai padroni dell’industria bellica americana in cambio dell’appoggio elettorale avuto, il pagamento dei riscatti è un contributo (purtroppo necessario) ai signori della mafia irachena in cambio della vita degli ostaggi. La vita umana viene al primo posto e vale molto di più di qualsiasi somma di denaro. Di questo bisognerebbe ricordarsene anche quando vengono rapiti cittadini italiani in Italia. Con questo non sto dicendo che bisogna convivere con la mafia, come qualche nostro ministro incosciente ha affermato. Bisogna combattere contro tutte le mafie e contro tutte le guerre, eliminando le cause che le generano. Giustamente il generale Franco Angioni, a proposito dei rapimenti in Iraq, ha detto che l’unica forma di lotta contro i sequestri è quella di mettersi nelle condizioni di non subirli. In pratica gli americani devono ritirarsi da questa guerra scellerata, far cessare il rumore delle armi e dare la parola alla diplomazia, cercare il dialogo specialmente con le parti che si oppongono alla stabilizzazione in Iraq, far entrare in campo l’Onu che è l’unica organizzazione riconosciuta dal diritto internazionale in grado di svolgere questo ruolo di mediazione. Se la stessa metodologia utilizzata per le due Simone fosse stata usata anche per Enzo Baldoni, quasi certamente sarebbe ancora vivo fra noi. Ma nei suoi confronti siamo ancora in debito, il nostro governo deve fare tutto il possibile per far restituire i resti del suo corpo all’affetto dei suoi familiari.
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