Ho sempre considerato le uscite di Francesco Cossiga delle sbruffonate. Ma questa volta no. L’allarme che lancia e la proposta che fa le condivido appieno. Spero che non sia un’altra delle sue provocazioni. Ma se quello che dice è vero, al di là delle sue intenzioni, è una cosa molto seria.
La casa dove a Torino visse, pensò, scrisse e operò politicamente Antonio Gramsci sta per essere trasformata in albergo. «Se si consumerà lo scempio di una destinazione alberghiera data con il permesso delle autorità a quello che dovrebbe essere un monumento storico, vuol dire che questo Paese sta perdendo ormai il senso dei valori più profondi ed attuali della sua identità nazionale: civile, culturale e politica».
Condivido appieno questa affermazione di Cossiga, che si auspica invece che la casa di Gramsci diventi un museo e un centro di studio. E per raggiungere questo obiettivo lancia un appello a Stato, Regione, Provincia, Comune o a qualche “ricco signore” affinché trovino i soldi per acquistare quella casa. E si rivolge anche a l’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci, affinché apra una sottoscrizione. Sono pronto a dare il mio contributo, non da “ricco signore” ma da povero dipendente statale. Chiedo però che i soldi che verranno raccolti vengano usati solo ed elusivamente per acquistare la casa di Gramsci e per eventuali successive iniziative in essa; altrimenti vengano restituiti a chi li ha dati. Ho tristi esperienze di soldi da me dati per un fine e poi utilizzati per altro.
13 agosto 2004
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