15 agosto 2004

Moana Pozzi

Uscirà a metà settembre un libro postumo di Moana Pozzi, intitolato Il diario.
Moana che aveva frequentato le elementari dalle suore Orsoline, il liceo scientifico dai Padri Scolopi e aveva studiato chitarra classica al Conservatorio, a 14 anni scopre il sesso, ma poi divenuta pornostar teorizzò che la penetrazione è apprezzabile come fornitrice di piacere solo dopo aver compiuto i 17 anni.
Collezionò flirt e passioni di alto livello mondano, personaggi che lei citò per nome e cognome nel suo libro La filosofia di Moana: Luciano De Crescenzo, Marco Tardelli, Renzo Arbore, Massimo Troisi, Francesco Nuti, Nicola Pietrangeli, Roberto Falcao. Ma non disdegnava di farsi accarezzare nuda, nei suoi spettacoli teatrali, da spettatori qualunque.
Era talmente forte il richiamo del sesso che dopo aver girato metri e metri di pellicola in un’orgia con quattro maschi, corre in bagno «a farmi scopare appoggiata a un lavandino» con il più attraente dei quattro.
Nella vita reale, fuori dal porno, confessava di amare leggere scrittori come «Moravia, Kundera, Poe, Yourcenar, Anais Nin, Burroughs».
Nella sua casa amava circondarsi con oggetti di arte sacra, inginocchiatoi, acquasantiere; timida e imbarazzata nelle conferenze stampa con i giornalisti, diceva: «Mi sento molto più a mio agio quando sono in palcoscenico e mi esibisco nuda». Diceva di credere in Dio e nella vita dopo la morte, «immagino il Paradiso come un posto di campagna con tanti alberi. Penso che avremo vicino le persone a cui abbiamo voluto bene e che il tempo non esisterà», ma nello stesso tempo ti invitava a vivere «come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai». Lei è morta dieci anni fa, all’età di 33 anni, in un ospedale di Lione per un cancro al fegato. Moana Pozzi è stata definita in tanti modi, eccone uno: «Una Jessica Rabbit in polpa, che pratica fellatio, cunnilingus e ogni genere di coito, davanti alla macchina da presa o sui palcoscenici a luci rosse, senza perdere la naturale eleganza che le viene dalla nascita buona borghese». Moana è stata considerata un simbolo per i suoi tempi, ma oggi “l’estremo” da lei praticato si è in pratica trasferito nel costume corrente.

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