Ha interpretato più di 100 film. Ma la celebrità arrivò con il mitico King Kong del 1933 diretto da Merian Cooper e Ernest B. Schoedsack. Inorridita e affascinata dall’enorme bestione, passerà con lui dalla giungla alla cima dell’Empire State Building di New York, prima che gli aeroplani da guerra glielo ammazzino. Ma King Kong, e l'esile Fay lo sapeva, era una bestia ferita, capace di provare sentimenti e di riconoscere la bellezza. Le pose procaci e le infinite letture trasversali la innalzano a figura simbolo della storia del cinema facendo dimenticare tutte le altre pellicole da lei girate. Era la stessa Wray, infatti, a riconoscere che la sua interpretazione in King Kong era stata la più importante di tutta la sua carriera cinematografica: "Con gli anni ho capito che King Kong è diventata una cosa spirituale per molti e anche per me", aveva rivelato in un'intervista nel 1993.
Rifiutò anche una piccola parte offertale nel 1976 nel remake di King Kong con Jessica Lange. "Il film che ho interpretato io - aveva risposto la Wray - era così straordinario, così pieno di immaginazione e effetti speciali, che non potrà mai essere eguagliato".
Prima di girare King Kong, la Wray aveva lavorato con registi del calibro di Erich Von Stroheim (Sinfonia nuziale) e David Sterberg (Le mazzate).
Dopo questi ruoli ne interpretò altri venti da protagonista al fianco di William Powell, Richard Arlen e Gary Cooper.
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