27 luglio 2004
Ozio creativo
Per gli scrittori l’ozio non è il padre dei vizi, ma il ventre molle dal quale nascono le parole che incastonate opportunamente traducono le idee. Lo scrittore ha bisogno di crearsi il vuoto fuori e dentro di sé per riempirlo poi quasi inconsapevolmente ma costantemente con parole e discorsi. Non ci sono orari, né giorni dell’anno, per la scrittura. Il tempo dell’ozio non è tempo perduto, ma tempo ritrovato per andare incontro alla vita. La realtà diventa immaginazione, la visione diventa vita. Quasi tutta la letteratura è il frutto della pigrizia. Ma la strada per lavorare oziando è lunga ed impervia. E non sempre si raggiunge la meta. La pancia non può rimanere vuota.
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