23 settembre 2006

I libri mancano

Pare che leggere libri sia un investimento economico. Lo documenta una ricerca dell'Associazione Italiana Editori, presentata il 21 settembre 2006 a Roma nell'ambito de "Gli Stati generali dell'Editoria", manifestazione che ha visto insieme editori e amministratori pubblici, intellettuali e industriali.
Il quadro che emerge dalla ricerca è desolante, nel 2005 più della metà degli italiani (57,7%) non ha preso in mano neanche un libro, mentre il 42,3% ne ha letto solo uno, solamente il 5,7% degli italiani ha letto almeno un libro al mese.
Gli italiani, mediamente, spendono in un anno per i libri, compresi quelli scolastici, quanto destinano per una cena in trattoria. E cioè 64 euro contro i 209 dei norvegesi.
Il pil (la ricchezza nazionale) cresce con l'aumento della lettura. Le percentuali di ricchezza regionali lo dimostrano. La Lombardia, che contribuisce al Pil nazionale per il 18,9% ha il 20% di lettori, mentre la mia Puglia con il 4,7% del Pil ha il 4,6% di lettori.
Gli investimenti in acquisto di libri negli ultimi tre anni sono calati del 16,9%.
112 comuni con più di 20mila abitanti non hanno nemmeno una libreria.
Al sud e nelle isole appena il 5% dei comuni possiede almeno una libreria.
Le risorse annue destinate dalle biblioteche pubbliche per l'acquisto di nuovi libri di lettura si aggirano solo intorno ai 2 euro pro capite.
Le biblioteche scolastiche sono quasi del tutto assenti e meno di un istituto su quattro ha una collocazione dei libri a scaffale aperto.
Solo il 13,6% degli studenti e addirittura il 2% dei docenti frequenta le biblioteche scolastiche esistenti.
Si conferma basso anche l'investimento annuo delle scuole per i libri: 3,31 euro per studente, ovvero un cappuccino e una brioche al bar.
Purtroppo, quindi, la scuola non incoraggia alla lettura, contraddicendo così ad uno dei suoi obiettivi primari.
La lettura significa formazione continua e permanente.
Bisogna riuscire a portare alla lettura lo sterminato pubblico televisivo, formato per il 90 per cento da non lettori assoluti o lettori deboli.
La scuola dovrebbe stare in prima fila in questa missione. Ma chi forma i formatori? C'è bisogno di missionari del libro e della lettura. Io mi ritengo uno di questi. Ma si può fare sempre di più.
Lo Stato dovrebbe incentivare la lettura. In Francia a questo scopo lo Stato spende dodici milioni di euro l'anno, la Spagna otto, l'Italia zero.

1 commento:

Anonimo ha detto...

è una vergogna...
ne ho scritto anch'io

ciao