Avevo comprato il libro I fuochi del Basento di Raffaele Nigro nel 1989, due anni dopo l'uscita da Camunia editrice; ma ero arrivato, nella lettura, solo fin verso la metà. L'organizzazione, che sto curando, di una "Settimana di studi sul Brigantaggio meridionale" è stata l'occasione per riprenderlo e portare questa volta a termine la lettura. Raffaele Nigro fa parte del Comitato organizzatore de "La Settimana dei Briganti".
Il libro I fuochi del Basento ottenne nel 1987 il premio Super Campiello ed il Premio Napoli narrativa.
Scrittura dura da masticare, specialmente nella prima parte.
I fatti narrati nel libro sono un misto di cronaca e di immaginazione, come la Storia del resto.
Dal libro ho tratto tre frasi, che ho posto come epigrafe alla settimana di studi sul brigantaggio. Sintetizzano, a mio parere, lo spirito del libro di Raffaele Nigro e l'anima più o meno nascosta dei briganti "buoni". Eccole: «Io ora non combatto per rubare e per farmi ricco, ma per l'emancipazione dei contadini, per affrancarli dalle servitù, dalle decime, dai terraggi»; «Nessuno ricorda mai gli sconfitti. Ma ogni tanto si affaccia un Giannone, un Cuoco e fa giustizia. Cent'anni dopo i fatti, magari»; «L'idea di uno Stato in cui fossero i contadini a governare non morì».
La vita dei briganti era piena di fatica e di batticuore: «Si getta erba bagnata e terriccio sui tizzoni dove si sono arrostite due patate, un passero, se va bene una gallina, e si fugge verso il cuore degli intrichi, tra le canne e gli acquitrini, a cavallo chi ne ha uno, a piedi gli altri, con la tromba i comandi, le schioppettate nelle orecchie, la morte dietro la nuca».
Nel libro si vive anche il sesso puro dei contadini. Ma Angelo Michele aveva solo attenzione per l'imboccatura della camicia di Teresa Addolorata, i suoi occhi erano unghie: «E se verrai nella pagliera ti farò vedere il bastoncino del re. Il re comanda e tutti ubbidiscono, e si fa piccolo e grande a seconda della richiesta». Un bastone magico!
«Nella strada polverosa passò una squadra di mietitori. Scalzi e laceri come sono i braccianti della Puglia». Questa cosa me la raccontava anche mio padre.
Il dotto don Tommaso Bindi al figlio del brigante Francesco Nigro così ricordava il padre: «Ma questo può dirti tutto: non sapeva leggere, eppure aveva accumulato nelle grotte di Monticchio più libri di questa biblioteca; uno così, non è un uomo che fa meraviglia?».
Ne I fuochi del Basento i morti continuano a vivere sulla terra e fanno da guida ai vivi. «Benvenuto in queste case. Io sono Pietropaolo, tuo fratello, morto in tenera età e comandato dall'angelo a seguirvi, tutti di casa, nel bene e nel male. Sii qui dentro il padrone e il servo e non temere i nemici».
Ma i morti si fanno compagnia anche tra loro. La sera che don Tommaso Maria fu seppellito, Francesco Nigro lo aspettò al cancello del cimitero. Erano visibilmente commossi e sorpresi, entrambi. «Eccellenza, vi aspettavo». «Dove si va?» chiese don Tommaso Maria. «Eccellenza, per qualunque strada» spiegò Francesco, «perché qui ogni posto è buono».
13 settembre 2006
I fuochi del Basento - Libro
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Ciao Rocco volevo ringraziarti per avere pubblicato questo tuo ottimo articolo su Cambiapelle.com, mi auguro ne pubblicherai ancora e che, se ti va, tu possa diffondere l'esistenza di tale community blog, che come vedi cerca di parlare di libri in modo diverso dai soliti cliché. Così da rendere anche la cultura più amichevole, moderna e accessibile a tutti.
Non so se l'hai già visto, ma ti segnalo anche:
www.Lamianotizia.com
che vuole essere un qualcosa di innovativo sul cosiddetto "citizen journalism".
Ovviamente sei invitato a pubblicare anche qui tuoi eventuali articoli, mi farebbe molto piacere!
A presto allora e grazie!
Alberto
Posta un commento