Chissà quanti di quelli che hanno avuto in regalo, insieme a la Repubblica del 24 dicembre 2003, il romanzo di Victor Hugo: “Notre-Dame de Paris” lo hanno poi letto o hanno intenzione di leggerlo. Credo veramente pochi.
Io l’ho letto letteralmente da Natale a Santo Stefano. E’ stata una lettura appassionante ed avvincente. E non poteva essere diversamente. Altrimenti non si spiegherebbe l’enorme successo che ha avuto e continua ad avere “Notre-dame” non solo nel pubblico dei lettori, ma anche nel pubblico cinematografico.
Il gobbo Quasimodo, la bella ed innocente Esmeralda, il prete Claude Frollo, lo scrittore morto di fame Pierre Gringoire, il militare sciupafemmine Phoebus, l’insaccata reclusa, la Corte dei Miracoli sono personaggi non so se usciti dall’immaginario collettivo o entrati nell’immaginario collettivo, ma forse tutte e due le cose insieme.
Possono essere lette nel romanzo più storie. Ma due in modo particolare: la storia della cattedrale e la storia dell’amore tragico che accomuna i personaggi. Chi ha interesse solo alla seconda può saltare il Libro Terzo dove si parla della cattedrale di Notre-Dame ed il Libro Quinto dove si disquisisce del rapporto tra architettura e stampa: “la stampa ucciderà l’architettura”, “… l’architettura è stata la grande scrittura del genere umano”.
La storia dell’amore tragico ha due momenti clou nel Libro Ottavo del Capitolo Quarto “Lasciate ogni speranza” che è l’inno all’amore del prete Claude Frollo, e nel Libro Ottavo del Capitolo Sesto dove si descrive la formidabile apparizione sulla scena del gobbo Quasimodo.
Troppi morti invece nel Capitolo Quarto del Libro Decimo.
Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, introduzione di Umberto Eco, traduzione di Fabio Scotto, edizione La Biblioteca di Repubblica, Roma 2003, pagine 600
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