26 gennaio 2004

Non c’è niente da ridere

Avrei molte cose da dire sulla sceneggiata e sul comizio per il decennale di Forza Italia. Ma i miei pensieri sono molto bene sintetizzati in un paragrafo di un articolo pubblicato ieri, a pag 2 de l’Unità, a firma f.l.. E allora lo riproduco.
“Avvilente e sinistro per un paese realmente normale quanto visto su questa scena. È il recupero dell'idolatria, dell'essere supre­mo, nel professare le idee del capo, colui che dieci anni fa venne fra noi e ci salvò dal peccato. Ma, come è evidente, quella che torna alla mente, nel gioco delle assonanze, fu ben altro. Il cristianesimo fu la rivoluzio­ne nella Storia, il primo verbo in nome della liberazione dell'uomo con valore uni­versale. Questa è avanspettacolo, cessione di sé, appecoronamento, in nome di Silvio Berlusconi. Un rito totalitario. Eppure è stato.”
L’opposizione ha qualificato a ragione l’intervento di Berlusconi come puro delirio. Ma la cosa grave, e per me tragica, è che molti gli vanno dietro, chi in buona fede ma molti per interessi personali.

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