
Nel mondo la mappa del controllo su internet è molto vario e frastagliato. La desumo da la Repubblica del 4 dicembre 2008. Si va dai paesi in cui vi è una censura totale, quali per esempio Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Egitto, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam. In Italia ed in molti altri paesi sono stati istituiti dei filtri che bloccano l’accesso a siti sospetti di attività criminali. All’estremo opposto si trovano gli Stati Uniti d’America dove è in preparazione una legge che si prefigge di aiutare i provider che denunciano pressioni censorie da stati stranieri.
In Italia comunque eludere i filtri censori non è illegale. Non esiste infatti nessuna norma che lo vieti. Gli unici obblighi previsti, con le relative sanzioni, sono per i provider, non per gli utenti.
L’uscita di Berlusconi ha suscitato la reazione contraria degli internauti. Il web è insorto. Gli interventi nei blog sono stati spietati. In Facebook, nel giro di poche ore, si sono formati gruppi affollatissimi in difesa della libertà in internet. Un eventuale controllo può nascere solo dall’interno dei fruitori, non imposto dall’esterno. Siamo contrari a qualsiasi tipo di censura esterna. Il web non può che essere democratico.
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